“L’approccio lessicale di Lewis e la lingua dello studio”
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Dopo una sintetica illustrazione dei principi dell’Approccio Lessicale di Lewis e delle teorie principali sull’apprendimento del lessico, l’autore si focalizza sul contesto dell’insegnamento dell’italiano come lingua seconda nel biennio della scuola superiore italiana, dove lo studente straniero di recente immigrazione necessita non solo di raggiungere nel più breve tempo possibile un bagaglio lessicale di base pari allo studente italofono, in media circa 7000 vocaboli, ma anche di appropriarsi dei termini delle microlingue disciplinari. Quali applicazioni dell’approccio lessicale di Lewis sono dunque possibili nell’insegnamento dell’italiano come lingua dello studio? Per rispondere a tale quesito, l’autore propone alcune esemplificazioni che riguardano la scelta del lessico da insegnare e il ruolo del contesto nella selezione dello stesso, le strategie operative e le attività didattiche durante il primo approccio al testo, la registrazione e l’organizzazione del lessico. In particolare gli esempi si riferiscono a testi tratti da manuali di Scienze, Geometria, Diritto ed Economia in uso nei bienni degli Istituti tecnici. Benché il lavoro sui testi ne evidenzi qualche limite in termini di chiarezza e comprensibilità dei criteri di schematizzazione, l’autore sostiene che tale approccio consentirebbe interventi di facilitazione piuttosto che di semplificazione, fornendo agli studenti strumenti per l’accesso autonomo ai testi di studio così come sono. In tal modo è possibile puntare al raggiungimento di competenze elevate piuttosto che semplicemente puntare al perseguimento di obiettivi minimi; quest’ultimo infatti non fa che aumentare il divario tra lo studente straniero e il parlante nativo.
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