“L’organizzazione che apprende: il modello ITALS”

“L’organizzazione che apprende: il modello ITALS”

Autore: 

in BALBONI, P.E., DOLCI, R., SERRAGIOTTO G., (a cura di), Itals. Dieci anni di formazione e ricerca
Roma, Bonacci, 2007, pp. 27-43.

Il saggio di Roberto Dolci è il punto di forza, il cardine intorno al quale ruota l’intero volume che lo contiene (vedi scheda): definisce infatti il modello organizzativo e formativo del Laboratorio dell’Università Ca’ Foscari di Venezia.La nozione fondamentale è quella di “organizzazione che apprende”, legata ad altre nozioni divenute essenziali nella progettazione formativa, come “comunità di pratica” e “gestione della conoscenza”: una struttura che è capace di migliorarsi, adattandosi ai cambiamenti del contesto al cui interno intende operare; una struttura che porta i propri membri ad acquisire continuamente nuove conoscenze ed abilità attraverso la valorizzazione dei talenti di ciascuno all’interno di quelle che la letteratura sulle organizzazioni definisce, con termini inglesi, la vision e la mission della struttura stessa. Un secondo aspetto fondante di questo saggio è la descrizione della scelta operata a favore di teorie dell’apprendimento di matrice sociale, costruttivista (da adattare però alla formazione di docenti, cioè di coloro che in seguito dovranno generare apprendimento); tali concezioni vengono proposte senza però rigettare alcuni elementi delle teorie cognitiviste. Al di là della discussione epistemologica su questi temi, l’autore ne indica alcune realizzazioni operative, che hanno funzionato con migliaia di persone coinvolte – dalle comunità di pratica (essenzialmente una per l’italiano LS e una per l’L2) alla creazione di un Laboratorio di formazione secondo quella che Levi definisce “collettivo intelligente”, che porta ad una intelligenza collettiva che di distribuisce ovunque e su tutti i membri, per cui il risultato è superiore alla somma delle intelligenze dei singoli membri. Su questo impianto organizzativo, già complesso di per sé, l’Autore (uno dei massimi esperti italiani di tecnologie glottodidattiche) inserisce una componente che “complica” (in quanto arricchisce) molto il modello, cioè l’uso intensivo delle tecnologie telematiche, con tutti i problemi comunicativi e relazionali che esse implicano. Il risultato di queste riflessioni è un saggio molto strutturato e complesso sul piano concettuale, in cui ogni sezione fa parte di un un’unica costruzione concettuale estremamente compatta.

fabiocaon@inwind.it
Università di Venezia

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