Febbraio 2011  Supplemento alla rivista EL.LE - ISSN: 2280-6792
Direttore Responsabile: Paolo E. Balboni
N. Beretta, F. Gatti, Abilità d'ascolto di Paolo Torresan

AUTORI: Niki Beretta, Fabia Gatti
TITOLO: Abilità d’ascolto
CITTÀ: Perugia
EDITORE: Guerra
ANNO: 2007

 

In genere si dà per scontato che parlare implichi capire.
Tuttavia, qualsiasi apprendente di una LS, calato per la prima volta nel paese dove si parla la lingua che sta studiando, sa benissimo che così non è.
Il testo Abilità di ascolto di Niki Beretta e Fabia Gatti presenta un campionario di attività utili ad allenare lo studente all’ascolto: alcune di esse servono a introdurre il brano; altre vanno svolte durante l’ascolto; altre ancora in una fase immediatamente successiva.
Gli autori avvertono che non c’è, comunque, una linea di demarcazione netta (specie tra le attività da realizzare durante l’ascolto e quelle da somministrare dopo), dal momento che “la loro collocazione in un gruppo piuttosto che nell’altro è determinata dalla lunghezza e dalla complessità del lavoro da svolgere” (113).
Qualsiasi sia l’attività, le consegne vanno esposte in maniera chiara e concisa (senza costringere gli allievi a un doppio ascolto!); lo studente deve essere messo al corrente in anticipo di cosa gli viene chiesto di fare (37; 130). In seconda battuta, nel caso si susseguano vari compiti, è bene che le consegne vengano illustrate di volta in volta (38).
In nome di ciò che accade nella vita reale, e cioè che quanto ascoltato non ha occasione di essere ripresentato né si dispone di una trascrizione, emergono indicazioni anche sull’opportunità di limitare il numero di ascolti e di evitare di fornire una versione a stampa del testo audio (posto che “solamente attraverso molte attività di solo ascolto si sviluppa la comprensione orale”, p. 108).
Allo studente va insegnato, poi, che la comprensione non procede per opposizioni (o si capisce o non si capisce): è sempre un fenomeno parziale e selettivo (anche per un nativo), per via del quale si ricuciono i significati in un puzzle che presenta via via caratteristiche di ordine e completezza.
Vanno promossi compiti aperti che concedano a tutti la possibilità di confrontarsi il testo. In una classe ad abilità differenziate, ciascuno può così dare un proprio apporto ad una comprensione che diventa un fenomeno collettivo (si comprende grazie agli altri, con gli altri), e non avviene nel chiuso della testolina di Tizio o di Caio.
Riportiamo per esteso un compito aperto ideato da Beretta e Gatti (67):

Se facciamo […] riferimento alla notizia tratta da un giornale radio la consegna agli studenti potrebbe essere; notare le tre parole più importanti del testo, confrontarle con quelle scelte dai colleghi e accordarsi su tre parole comuni, motivandone la scelta.
Tale modo di procedere non pone l’accento su ciò che gli studenti non hanno capito (il che costituirebbe un punto di partenza di per sé negativo e demotivante), ma ribalta la situazione evidenziando ciò che gli studenti hanno capito, che nella prima fase di ascolto potrebbe essere a livello recettivo già molto. Questa tecnica permette agli studenti di sviluppare fiducia in se stessi, di imparare a sfruttare la ridondanza dei testi, a fare ipotesi e ad ascoltare orientati al significato e diretti all’obiettivo”.

Non è detto tuttavia, replichiamo noi, che tutti gradiscano compiti del genere. Studenti dallo stile convergente (alla ricerca di un risultato tangibile) possono preferire, difatti, compiti chiusi: tabelle, immagini da riordinare, vero/falso, quesiti a scelta multipla.
Un altro autore, Marco Mezzadri, che sempre nel 2007 ha dato alle stampe un testo analogo (Insegnare a comprendere, Guerra, Perugia), invita l’insegnante a corredare un compito chiuso (come il vero/falso) con domande che mettono in luce i processi (vero o falso, perché?).
Ad ogni modo, come in un simpatico ritornello che Mario Rinvolucri suole ripetere –“occorre ripartire democraticamente l’infelicità in classe”–, riteniamo che una saggia successione/commistione di compiti aperti e di compiti chiusi possa andare incontro alle esigenze di tutti. Non solo, ma costringa ciascuno a confrontarsi con altri modi di imparare, ovvero con strategie che, in alcune occasioni, si possono rivelare più efficaci di quelle a cui costui/costei generalmente fa uso.
Consigliamo, in definitiva, la lettura del testo oggetto di recensione a tutti coloro che vogliano disporre di un campionario vasto (forse il più vasto pubblicato in Italia) di tecniche di ascolto, e da cui possono scegliere quelle più adatte al contesto in cui operano.  

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