Settembre 2007  Supplemento alla rivista EL.LE - ISSN: 2280-6792
Direttore Responsabile: Paolo E. Balboni
M. Ogniben, M. Piovesan, B. Vettorel, In Cina non serve lavare piatti di Greta Mazzocato

AUTORE: M. Ogniben, M. Piovesan, B. Vettorel
TITOLO: In Cina non serve lavare piatti
CITTÀ: Roma
EDITORE: Sinnos Editrice
ANNO: 2006

 

Quando ero ancora in Cina pensavo che Italia è un paese gigante e bello, posso trovare tanti amici e una casa grande e bella, posso avere una mia stanza, non ho mai pensato di dover imparare l'Italiano, credevo che anche in Italia si parla lingua cinese, ma quando sono arrivata sono tutti diversi da quelli che pensavo quando ero in Cina, non trovo amici, non ho una casa bella, e devo imparare l'Italiano. In Cina stavo sempre fuori con i miei amici, e potevo uscire anche la sera.
Qui ogni giorno devo svegliarmi presto per prendere l'autobus per andare a scuola, e poi devo andare a scuola anche il sabato, e poi non dovevo far niente ma qui devo fare tutto.

Lian Xiao Yuan
Ragazza, 13 anni, in Italia da 5

 

Questa è una delle storie raccontate da alcuni ragazzi cinesi nel libro In Cina non serve lavare piatti, un testo bilingue, italiano e cinese, nato all'interno del progetto "Tutti diversi, tutti uguali" realizzato, dal 1999, dalla Scuola Media "C. Casteller" di Paese (TV).
Come scrivono le autrici, l'obiettivo principale del progetto è quello di coinvolgere gli allievi stranieri che frequentano le scuole del Comune in attività di accoglienza, di socializzazione e di alfabetizzazione anche attraverso la realizzazione dei laboratori per l'insegnamento della lingua italiana che si sono susseguiti a partire dall'anno scolastico 2003-2004. In questo anno, dal momento che gli studenti cinesi costituivano la presenza straniera numericamente più significativa all'interno della Scuola Media e presentavano maggiori difficoltà linguistiche perché per la maggior parte arrivati direttamente dalla Cina, si è ritenuto necessario promuovere degli interventi mirati sui bisogni linguistici specifici e diversificati degli allievi sinofoni affiancando agli altri corsi di italiano L2 attivati nella scuola per tutti gli allievi stranieri, un laboratorio, in orario curricolare, destinato ai soli discenti cinesi.
E' all'interno di questo laboratorio che è nata l'idea di costruire un "oggetto narrativo" che "raccontasse attraverso scritti, testimonianze, racconti e foto il vissuto degli allievi cinesi sia nel paese d'origine che nel paese ospitante". Si trattava per questi allievi di un'attività nuova e stimolante con cui raccontare agli altri le loro storie e "creare una reale occasione di scambio interculturale attraverso la costruzione di un libro bilingue che potessero leggere ragazzi e adulti di entrambe le comunità".
Il libro è suddiviso in tre sezioni: nella prima e nella terza le autrici raccontano le premesse, le ragioni e le diverse fasi che hanno portato alla nascita di questa opera ma la parte più significativa è naturalmente quella centrale ossia l'antologia di testi dei ragazzi.
I testi sono inseriti rispetto all'ingresso in Italia e all'età degli allievi e suddivisi in sezioni tematiche (Dalla Cina all'Italia...,…alle prese con i cambiamenti familiari…, …con la nuova scuola…, …con le prospettive future…, …con culture diverse) che ripercorrono le diverse tappe del loro percorso di integrazione e di acquisizione della lingua italiana.
Questi componimenti bilingui danno voce alle esperienze, alle aspettative, ai sogni, alle emozioni ma anche alle difficoltà, alle paure e delusioni di ragazzi che si ritrovano a vivere la loro adolescenza nel mezzo di un processo migratorio che può rendere ancora più complicata questa fase di vita di per sé già tanto delicata.
Ecco quindi che ci vengono raccontate le difficoltà nel lasciare parenti, amici e affetti nel paese d'origine e affrontare una nuova vita in un paese lontano con regole, tradizioni e valori diversi; lo spiazzamento e l'inadeguatezza iniziali che si possono provare nel frequentare la nuova scuola dove poiché non si conosce la lingua all'inizio non ci si sente capaci di fare niente; la delusione di veder crollare le aspettative verso un paese immaginato come bellissimo e migliore rispetto al proprio; il malcontento dinanzi al diminuire di alcune libertà (stare con gli amici, uscire la sera) e al sorgere di nuove responsabilità che nel paese d'origine erano invece a carico degli adulti. Ma non solo, è un libro che parla anche di speranza, di sogni, di idee e di progetti per il futuro (tornare in Cina, realizzarsi nel lavoro).
Questa raccolta di testi rappresenta un strumento per ascoltare e capire cosa provano questi ragazzi, una possibilità di uscire dal clichè che vede la comunità cinese in Italia solo come lavoratrice, schiva e riservata, un'occasione per promuovere la conoscenza e la valorizzazione dell'altro e il confronto e l'arricchimento reciproco fra le culture. Insomma un bel libro che può essere d'esempio per esperienze future.
E che dire del titolo? Perché In Cina non serve lavare piatti? Non resta che leggere il libro per scoprirlo!

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