Febbraio 2007 | Supplemento alla rivista EL.LE - ISSN: 2280-6792 Direttore Responsabile: Paolo E. Balboni |
AUTORE: Howard Gardner
TITOLO: Educazione e sviluppo della mente
CITTÀ: Trento
EDITORE: Erickson
ANNO: 2005
PAGINE: 209
C’è una scena in Nuovomondo, film rivelazione del Festival di Venezia 2006, del regista Emanuele Crialese, che farebbe sorridere Gardner.
Sbarcati a Ellis Island, una famiglia di emigranti siciliani viene sottoposta a dei test di intelligenza. Al ragazzo chiedono: “le gambe di un maiale più le gambe di una gallina, cosa fanno?”, il ragazzo risponde candido: “camminano”. Risata generale. Al padre gli consegnano delle figure da incastrare, una sorta di lego giganti; lui buono buono s’ingegna e mette in piedi un casolare e un recinto per le bestie. La nonna invece non ne vuole sapere di quelle diavolerie, non capisce perché le deve fare. Lo psicologo la avvisa: queste sono le regole per entrare nel loro paese, se a lei non piacciono che se ne ritorni nel suo di paese. E in effetti la cocciutaggine le varrà un decreto di rimpatrio.
C’è un ragionamento eugenetico, di miglioramento della razza, che sta dietro i test psicologici somministrati negli Stati Uniti agli inizi del secolo scorso. L’intelligenza era intesa come una proprietà statica, che i genitori trasmettevao ai figli, e che presentava tratti omogenei all’interno di una stessa –usiamo il termine di quegli anni- razza.
Molti psicologi affilarono le armi della logica e misero in luce la superficialità delle domande, i pregiudizi culturali contenuti in molti test, la visione classista e il fatto di tradurre in un coefficiente il grado di scolarità di un individuo, non già la sua capacità intellettuale.
Howard Gardner è tra questi; la sua voce si aggiunge al coro degli scettici e rivendica una concezione dinamica e pluralista dell’intelligenza. Essa, egli dice, è una realtà sensibile al contesto; al variare delle opportunità offerte dall’ambiente (familiare, sociale, culturale in senso lato) le abilità possono svilupparsi o meno. In secondo luogo, una serie di riflessioni che vengono da ambiti diversi, come l’antropologia, la psicologia dell’età evolutiva e le neuroscienze, induce a pensare che, oltre alla logica e al linguaggio, esistano altri modi di essere intelligenti: nella musica, nel gestire le proprie emozioni, nel modo di vivere le relazioni con gli altri, nel concepire il rapporto di spazi e volumi, nelle prestazioni fisiche, e nel mondo della natura.
Questo saggio consta di ben quattordici articoli, tra i più recenti delle pubblicazioni di Gardner e tradotti per la prima volta in italiano. Lo psicologo di Harvard indaga sulla natura delle strategie universali o intelligenze. In particolare, tra gli altri temi, si sofferma sul rapporto tra intelligenze e multimedialità, presta una particolare attenzione alle intelligenze artistiche, fa un bilancio di vent’anni di teoria (1983-2003), segnala le pratiche didattiche buone e prende le distanze da conclusioni affrettate e superficiali.
Lo raccolta può dirsi un passo obbligato per lo studioso italiano che intenda approfondire la teoria. La prosa è leggera, elegante, autorevole. La traduzione dall’inglese, impeccabile.