Novembre 2015 | Supplemento alla rivista EL.LE - ISSN: 2280-6792 Direttore Responsabile: Paolo E. Balboni |
AUTORI: E. Nuzzo, S. Rastelli
TITOLO: Glottodidattica sperimentale. Nozioni, rappresentazioni e processing nell’apprendimento della seconda lingua.
CITTÀ: Roma
EDITORE: Carocci
ANNO: 2011
Nel volume, destinato a studenti, ricercatori e insegnanti, si definiscono obiettivi e metodi della glottodidattica sperimentale, che studia la relazione tra ciò che viene insegnato nella classe di lingue e l’effettiva acquisizione di questi contenuti da parte degli studenti. Stefano Rastelli spiega come, grazie agli strumenti scientifici offerti dalla neurolinguistica (ad esempio, gli studi di neuroimmagine), la glottodidattica sperimentale possa indicare le aree e le strutture cerebrali attivate nei compiti di apprendimento per conoscere il tipo di acquisizione (esplicita o implicita) che sta avendo luogo in una data classe. La disciplina muove infatti dall’ipotesi che la distinzione operata da Krashen tra acquisizione e apprendimento abbia una base neurofisiologica (cap.1). Lo studioso illustra come questo tipo di ricerca si sia consolidato soprattutto a partire dagli anni Novanta, quando sono state individuate aree del cervello distinte e basi biologiche differenti per la memoria dichiarativa e la memoria procedurale (“declarative-procedural model” di Michel Paradis e Michael Ulmann; in particolare, i due sistemi di memoria sono collegati con due distinti modi di apprendere: la memoria dichiarativa sottosta all’apprendimento e si basa su una conoscenza esplicita; la memoria procedurale, invece, è implicata in conoscenze e abitudini cognitive e motorie e si basa sulla conoscenza implicita). Nel cap. 2 Rastelli indica come modi e tempi dell’acquisizione siano dettati dalla modulazione di tre fattori: le conoscenze (metalinguistiche), il processing (la processazione, non esclusiva della facoltà del linguaggio) e le rappresentazioni (grammaticali e statistiche). Nel cap.3 Elena Nuzzo descrive un esperimento di insegnamento del passivo in una classe di studenti arabofoni principianti di italiano L2. L’obiettivo dell’esperimento è verificare se l’insegnamento di una struttura a un gruppo di apprendenti produca effetti diversi da quelli che si osserverebbero non insegnando la stessa struttura a un gruppo di controllo: per verificare se la conoscenza esplicita degli studenti del gruppo al quale è stato insegnato il passivo si è trasformata in conoscenza implicita, è stato analizzato il processing degli studenti di entrambi i gruppi. Ragionando sui dati raccolti gli autori concludono che non dovrebbero emergere differenze sostanziali tra i due gruppi e che anche alcuni apprendenti del gruppo di controllo possano aver sviluppato sia la sensibilità alla regola sia la capacità di processazione durante i test di comprensione e produzione.