Novembre 2007  Supplemento alla rivista EL.LE - ISSN: 2280-6792
Direttore Responsabile: Paolo E. Balboni
Nuove tecnologie didattiche in contesto non formale di Rita Checchin, Chiara Giannoni, Fernanda Lobina

ABSTRACT

Il nostro progetto è un corso di italiano on-line in auto-apprendimento rivolto ai giovani europei che partecipano al Servizio di Volontariato Europeo, una delle azioni del Programma Gioventù. L’ idea è nata dalla rilevazione di un bisogno nel percorso di formazione linguistica dei volontari che arrivano in Italia: essa, infatti, comincia solo qualche settimana dopo il loro arrivo nel nostro paese, e questo causa un notevole disagio ai giovani di livello principiante che possono trovarsi, specialmente all’inizio, in una situazione di svantaggio.

Il nostro progetto ha l’obiettivo di colmare questo vuoto formativo: proponiamo uno strumento linguistico utilizzabile già nei paesi di provenienza dei partecipanti allo SVE, che consenta loro di crearsi un piccolo bagaglio linguistico utile per affrontare il primo periodo di permanenza in Italia. Obiettivo fondamentale del nostro progetto è anche quello di riuscire a creare una piccola comunità, che cresca insieme nel percorso di apprendimento, in cui ogni partecipante possa avere un ruolo attivo influenzando in modo personale il processo di conoscenza collettivo.

Strumento congeniale al raggiungimento di questi obiettivi ci è sembrata la piattaforma di gestione Moodle, versatile e flessibile. Vi abbiamo creato un percorso articolato in nove unità di apprendimento, dove il volontario ha la possibilità di seguire un sillabo strutturato ma può anche, se vuole, muoversi liberamente nel sito. Il filo conduttore delle unità è un blog, strumento di comunicazione ed espressione particolarmente familiare ai giovani del nostro target.

 

 

1. LE NUOVE TECNOLOGIE DIDATTICHE IN CONTESTO NON FORMALE

 

1.1 PREMESSE TEORICHE: LE NUOVE TECNOLOGIE E IL COOPERATIVE LEARNING

 

La modalità di lavoro adottata nella realizzazione di questo progetto si rifà ai principi del cooperative learning. Per parlare di cooperative learning non basta riferirsi a un semplice lavoro di gruppo ma, come sottolineano Comoglio e Cardoso1, è necessaria la presenza di alcune caratteristiche fondamentali che, secondo il modello di Learning Together di D.W. Johnson e R. T.Johnson, sono: l’interdipendenza positiva, l’interazione faccia a faccia, l’insegnamento e l’uso di competenze sociali nell’agire in piccoli gruppi, la revisione e il controllo costante dell’attività svolta, la valutazione individuale e di gruppo.
L’esperienza del lavoro che abbiamo svolto per il progetto che presentiamo ci ha fatto sperimentare gli effetti positivi del CL: all’interno del nostro piccolo gruppo abbiamo stabilito un’interdipendenza positiva, mettendoci in gioco fino a percepirci come risorse fondamentali per il gruppo. Questo ci ha permesso di condividere pienamente la responsabilità del lavoro, a partire dalla fase progettuale a quella della valutazione delle attività. Lavorare insieme ci ha permesso di conoscerci meglio, di creare un rapporto di fiducia e di stima reciproca, aiutandoci a superare momenti di stress, di solitudine, di difficoltà. Il gruppo ci ha permesso di creare un polo di energia positiva che è servito da stimolo per tutte noi.
L’ambiente in cui si sono realizzati questi scambi è Drupal, un’open source che ci ha permesso di lavorare in modo cooperativo nonostante le distanze geografiche che ci separavano. L’utilizzo di e-mail e telefono, mezzi che ci erano inizialmente più familiari, non sarebbe stato sufficiente per rispondere all’esigenza di creare uno spazio condiviso, una sorta di “stanza tutta per noi” da sfruttare come laboratorio comune dalla fase stessa di ideazione e progettazione, a quelle di organizzazione del lavoro, ricerca bibliografica, lettura, fino alla stesura del progetto cartaceo e all’elaborazione della parte operativa on-line e in cui fosse possibile, oltre che lavorare, anche raccontarsi, sfogarsi, chiedere e dare consigli.

Come sottolineano Calvani e Rotta2, gli interventi attuabili da un educatore in rete si riferiscono a quattro dimensioni fondamentali: l’accesso all’informazione, il costruttivismo in rete, la comunicazione e l’organizzazione. Lavorare su Drupal, oltre a renderci immediatamente disponibili numerose informazioni, altrimenti complesse da gestire, ci ha messe in contatto tra di noi garantendoci la possibilità di comunicare agevolmente e di avere un elevato livello di interazione. Inoltre ci ha consentito di costruire un luogo di scambio di informazioni in cui ci siamo potute organizzare per creare un prodotto didattico nuovo, seguendo una metodologia di lavoro cooperativa.

Per creare il nostro corso di italiano abbiamo scelto di utilizzare le tecnologie didattiche per vari motivi. In primo luogo, essendo il corso rivolto ai giovani volontari ancora nel loro paese di provenienza, era necessario utilizzare uno strumento che permettesse di lavorare a distanza e in auto-apprendimento. Dopo l’esperienza positiva vissuta con Drupal, che consente di unire il cooperative learning con il net building, abbiamo pensato di utilizzare uno strumento di lavoro simile anche per il nostro corso di italiano, questo perché volevamo dotarci di una piattaforma di gestione di contenuti il più possibile flessibile e dinamica. La nostra ricerca è approdata su Moodle, un open source che viene utilizzata dagli educatori per creare delle comunità di apprendimento on-line. Attraverso Moodle abbiamo pensato di rispondere alle esigenze concrete dei volontari europei, proponendo un ambiente didattico snello, dove gli studenti potessero navigare con facilità e collegarsi, oltre che alle pagine del nostro corso, anche a siti internet e ad altri link di approfondimento. Purtroppo non abbiamo potuto prevedere una classe virtuale in quanto allo stato attuale non possiamo disporre dell’assistenza da parte di tutor “fissi”,ma all’interno delle nostre unità di apprendimento abbiamo previsto dei forum che permettono agli studenti di interagire, scambiarsi informazioni, apprendere insieme. La nostra attenzione è stata posta, oltre che sui contenuti, sulle possibilità di comunicazione che si possono creare tra gli utenti del sito, orientandoci verso la creazione di una forma di apprendimento il più possibile aperta e flessibile. Le attività messe a disposizione nel sito possono subire delle modifiche e degli aggiornamenti, in base ai feedback degli studenti e al nostro impegno a considerare il corso non come un ambiente statico ma come una realtà in continuo miglioramento.

Come insegnanti ci siamo messe in discussione sulla modalità di presentazione dei contenuti del nostro corso riflettendo sui concetti che delineano l’attuale costruttivismo3, i quali sottolineano il ruolo attivo del soggetto nella costruzione della conoscenza, il legame della conoscenza con il contesto concreto in cui avviene e il ruolo della collaborazione sociale. Spinte a volte dall’impeto di fornire agli studenti più materiale possibile e concentrato in poco spazio, ci siamo fermate per capire dove stavamo andando e a quale modello di insegnamento ci ispiravamo. Non volevamo che il nostro corso diventasse un contenitore esaustivo di informazioni; un eccesso in tal senso avrebbe infatti rischiato di paralizzare gli studenti e di renderli così passivi. Miravamo alla creazione di un ambiente dove gli studenti potessero muoversi in base alle proprie capacità, curiosità, con i propri tempi, senza sentirsi sovraccaricati. Abbiamo cercato di proporre un ambiente di apprendimento il più vicino possibile alla vita e agli interessi dei volontari, evitando eccessive semplificazioni nei contenuti, stimolandoli a cercare delle informazioni utili e interessanti per un confronto interculturale, a riflettere su alcuni temi di attualità. Le tecnologie sono dunque state fondamentali per rendere l’ambiente di apprendimento ampio, condividere le informazioni e creare interazione.

 

1.2 METODOLOGIA DI LAVORO: DRUPAL

 

 

Nel momento in cui abbiamo dovuto identificare un ambiente di lavoro comune, la nostra scelta è ricaduta sul Content Management System Drupal, un gestore open source di contenuti e di siti Web dinamici, realizzato in PHP, che rende possibile la pubblicazione di vari tipi di siti su cui è possibile inserire articoli, forum di discussione, messaggi e commenti, chat, manuali collaborativi.

I principi alla base di Drupal sono:

Modularità e flessibilità: Drupal offre un sistema di base semplice che può essere esteso, secondo le necessità degli utenti, di vari moduli e funzionalità.

Open source: Drupal è un software libero, rilasciato con licenza GPL .

Semplicità d’uso: ciò si traduce in facilità di installazione, tale da non richiedere specifiche competenze tecniche; intuitività sia per la configurazione da parte degli amministratori, che possono facilmente installare le opzioni richieste, sia per l’uso da parte degli utenti, che riescono con facilità a navigare, ricercare informazioni, intervenire, ecc.

Lavoro cooperativo: Drupal ruota intorno ad un approccio collaborativo di condivisione di informazioni, mira alla formazione di comunità di lavoro e/o di apprendimento in rete, allo scambio di idee e progetti, alla produzione e pubblicazione on-line di materiale informativo collettivo.

 

 

Fig. 1. Pagina iniziale del sito su piattaforma Drupal

 

• Questa piattaforma permette di comunicare in tempo reale tramite pagine di discussione e/o lavoro collaborativo; per intervenire si può scegliere di rispondere ad un commento già inserito o di creare una nuova pagina se l’intervento riguarda un nuovo argomento o se si vuole cambiare thread. Grazie alla registrazione e all’autenticazione ad ogni accesso, il sito tiene traccia dell’autore di ogni contenuto.

• Drupal ha un sistema modulare, vale a dire che ogni utente può aggiungere vari strumenti e funzionalità alla sua versione di base. Oltre alle pagine di lavoro/discussione, strumento per noi utilissimo è stata la shout box, che ci ha permesso di inserire in maniera veloce brevi messaggi; l’abbiamo utilizzata come chat in caso di presenza in contemporanea sul sito, in altri casi invece è stata usata per lasciare brevi comunicazioni su appuntamenti, compiti, idee.

• Il sito ci ha inoltre permesso di inserire il nostro progetto on-line, in modo da renderlo immediatamente accessibile alle altre utenti e permettere revisioni e modifiche direttamente sul sito, senza la necessità di caricare e scaricare documenti. La bozza cartacea si presenta “navigabile”: si parte da una pagina in cui è presente l’indice e, cliccando sui titoli, si aprono eventuali titoli di paragrafi, fino ad arrivare al testo.

• Drupal è stato dunque, a nostro avviso, uno strumento essenziale nello sviluppo del nostro lavoro. Ma il suo utilizzo non è stato importante solo al fine del raggiungimento del risultato “concreto”, del prodotto finale, bensì ha rappresentato una tappa fondamentale fine a se stessa, che ci ha permesso di avvicinarci e condividere molte idee, riflessioni, preoccupazioni. Mentre la piattaforma che abbiamo creato in Moodle, con il corso on-line, rappresenta la “classe”, dove si elaborano esercizi e attività, il sito Drupal è stato il nostro “ufficio”, un luogo che ha permesso non solo di lavorare e stare insieme, ma ha anche fatto sì che tra di noi si sviluppasse un bellissimo rapporto di confidenza e affiatamento.

• Ci è servito dunque a rafforzare l’idea che le nuove tecnologie possono davvero essere un ausilio rilevante alla formazione di “reti”, e che anche in questo tipo di relazioni, abbiano esse fine lavorativo o formativo, non si può e, probabilmente, non si riesce a sottrarsi dall’aspetto affettivo, per cui qualsiasi laboratorio di apprendimento, ovunque esso abbia luogo, è sempre e per forza anche un laboratorio di affettività.

 

1.3 LA SCELTA DEL PRODOTTO FORMATIVO: MOODLE

 

 

Lo strumento didattico che ci interessava non poteva che avere delle caratteristiche di estrema flessibilità. Vista la disponibilità di piattaforme e fatta un’analisi delle potenzialità delle stesse, la nostra scelta si è indirizzata su Moodle, un’applicazione per la gestione e l’erogazione di corsi di formazione on-line del tipo Learning Content Management System.

Rispetto agli aspetti tecnologici, sono state considerate caratteristiche fondamentali la facilità di installazione, la conformità agli standard (anche se nel nostro caso, rimarrà un aspetto non utilizzato), l’interoperabilità e la riusabilità dei contenuti che offre la possibilità di lavorare ad attività dinamiche e motivanti.

Così le nostre idee, coltivate su Drupal, si sono concretizzate sul sito Chiarida. Questo è il nome che abbiamo dato alla nostra piattaforma consultabile all’URL http://assonur.org/moodle.

 

Le funzioni principali di Moodle sono:

• la gestione dei corsi e degli utenti;

• la gestione dei contenuti;

• la gestione e la tracciatura dell’interazione tra studenti e contenuti, tra studenti e studenti e tra studenti e docenti.

Agli utenti che possono intervenire nell’animazione di una piattaforma Moodle, corsisti, docenti, amministratori, vengono assegnate funzioni e “poteri” differenti. I corsisti possono interagire attraverso gli strumenti disponibili, ma non hanno altro tipo di autorizzazione che gli permetta di agire sulla configurazione generale della piattaforma. I docenti possono modificare i corsi di loro competenza e gestirne i relativi partecipanti. Infine gli amministratori, ricoprendo il ruolo più alto, stabiliscono i parametri di base del sito Moodle, se e quali corsi creare e quali docenti impiegarvi.

 

Durante l’installazione della piattaforma, un amministratore o, come nel nostro caso, il gruppo di amministratori, stabilisce la configurazione generale di Moodle.

Può dunque decidere in merito all’interfaccia grafica quali saranno i moduli di attività didattica da aggiungere al momento dell’installazione e quali saranno le modalità di fruizione dei corsi.

I Temi, ovvero gli aspetti grafici del sito, sono forniti con la distribuzione principale, ma possono anche essere creati in proprio, con i colori desiderati, i propri logo, stili e grafica.

I corsi possono essere visualizzati a seconda del tipo di logica scelto:

• formato settimanale: organizza il corso in settimane, con compiti, aree di discussione, test, all'interno di blocchi settimanali;

• formato per argomenti: organizza i materiali in macro-aree tematiche all’interno delle quali viene distribuito il relativo materiale, indipendentemente dai tempi;

• formato relazionale: è costruito attorno ad un forum, utile soprattutto per annunci e discussioni.

Moodle è stato concepito come un ambiente modulare. Per questa sua caratteristica agli amministratori della struttura viene concessa la possibilità di rispondere alle esigenze specifiche che si possono presentare con la creazione di moduli ad hoc o con l’aggiunta di moduli opzionali a scelta fra gli innumerevoli a disposizione.

Tra i diversi moduli disponibili, quelli da noi utilizzati in Moodle 1.5.2 (la versione da noi installata) sono i seguenti:

forum: offre ai partecipanti un’interfaccia asincrona per la comunicazione; si tratta dello spazio virtuale delle discussioni.

glossario: uno strumento nel quale annotare la terminologia che si ritiene particolarmente utile e i cui contenuti possono essere filtrati dalla piattaforma e le parole riconosciute collegate mediante link alla relativa definizione;

quiz: consente al docente di creare dei test (domande aperte, a scelta multipla o del tipo vero/falso) da sottoporre agli studenti;

quiz Hot Potatoes: consente al docente di inserire esercizi generati con Hot Potatoes;

risorse: sono il materiale didattico del corso. Una risorsa permette di visualizzare all’interno del corso qualsiasi contenuto elettronico (Word, PowerPoint, Flash, video, suoni, immagini), collegandosi a file precedentemente creati e caricati sul server o creati direttamente attraverso un apposito editor integrato nella piattaforma;

 

Moodle consente di aggiungere, collocare diversamente ed eliminare in qualsiasi momento risorse e attività, aggiornando continuamente i contenuti e la struttura dei corsi. La possibilità, inoltre, di semplificare l’interfaccia grafica, ridurre i menu, rinominare le voci, eliminare elementi ritenuti non consoni al tipo di apprendimento ne rende l’uso semplice e adattabile alle esigenze degli utenti.

 

2. IL SILLABO

 

 

Gli obiettivi che ci eravamo poste nella realizzazione del corso on line erano di coprire un vuoto formativo nel percorso del volontario europeo e di guidare i volontari verso un primo contatto con la nostra lingua per acquisire gli strumenti fondamentali per una comunicazione di base; abbiamo pensato così di creare un ambiente didattico che potesse risultare interessante a tutti i potenziali fruitori del corso, rappresentando delle situazioni-tipo vissute da alcuni volontari europei appena arrivati in Italia4.

I protagonisti del corso sono: Irene, la tutor dell’associazione ospitante Nuovi Mondi, e tre nuovi volontari provenienti dall’Islanda, dalla Spagna e dalla Repubblica Ceca. Il corso si sviluppa in nove unità di apprendimento che fotografano delle situazioni tipo in cui i volontari potrebbero trovarsi una volta arrivati nel nostro paese. La prima unità è dedicata alle presentazioni tra due nuove volontarie e la tutor dell’associazione, la seconda unità all’arrivo di un terzo volontario alla stazione e al successivo colloquio di approfondimento con il direttore dell’associazione, la terza alla visita della casa in cui andranno a vivere i volontari, la quarta alle strade e ai mezzi di trasporto della città che ospita i volontari, la quinta ad una cena multietnica, la sesta alla spesa al supermercato, la settima alle diverse abitudini di vita dei volontari e al tentativo di stabilire delle regole di vita in comune, l’ottava alle situazioni in cui potrebbe trovarsi un volontario in caso di problemi di salute e la nona alla presentazione del progetto in cui collaboreranno i volontari.

All’interno di ogni unità abbiamo posto il nostro interesse sugli strumenti più adeguati a sviluppare la competenza comunicativa, in particolar modo sugli aspetti funzionali dell’utilizzo della lingua più che su quelli grammaticali. Nei link di approfondimento, infatti, abbiamo cercato di non essere troppo esaustive e di non sovrastimolare l’utente, proprio per non rischiare di disorientarlo e di frustrarlo per il troppo materiale presentato. Inoltre, grazie alla flessibilità con cui l’abbiamo impostato e alle potenzialità di Moodle, avremo la possibilità, in base al feedback degli studenti e alle loro richieste, di modificare gli input in itinere e di inserire gradualmente nuovi approfondimenti grammaticali. Pertanto la modalità con cui si presenta il corso attualmente non sarà sicuramente quella definitiva perché il materiale inserito potrà variare periodicamente.

Nel corso abbiamo previsto la possibilità per i partecipanti di verificare la correttezza delle soluzioni da loro date agli esercizi, sia nei quiz di Moodle che negli esercizi creati con hotpotatoes; le risorse che abbiamo a disposizione attualmente ci hanno permesso di impostare solo una valutazione di questo tipo, cioè un’autovalutazione, ma con la presenza di tutor stabili, cosa che auspichiamo per il futuro, sarà possibile progettare un lavoro più completo.

Oltre alle unità di apprendimento, abbiamo previsto uno spazio che ospita delle attività didattiche trasversali, da noi chiamato stanza delle risorse. A seconda delle specifiche esigenze si può accedere a questo ambiente didattico attraverso dei link di rimando presenti nelle attività proposte, in modo tale da attivare un micro-percorso di approfondimento relativamente a determinati argomenti. In questo momento abbiamo predisposto due tipi di attività trasversali, i glossari e l’abc di Jan. Quest’ultima è una risorsa chiusa, nel senso che al corsista non viene data la possibilità di intervenire; si tratta infatti di un breve video elaborato con Adobe Premiere che offre una panoramica, vista e ascoltata, delle lettere del nostro alfabeto.

I glossari fanno parte degli strumenti didattici offerti da Moodle e rappresentano, secondo noi, un mezzo per rendere il corsista il più possibile indipendente e co-autore della propria conoscenza. Il glossario è una sorta di dizionario, permette di creare e gestire una lista di definizioni e permette di ordinarle in modo da garantire una facile fruibilità per tutti gli utenti.. Le definizioni possono essere, infatti, cercate e visualizzate in formati differenti. Il glossario ha un’interfaccia abbastanza intuitiva che permette anche a corsisti con basse competenze informatiche di contribuire e fruire di questa risorsa. Per aggiungere una nuova definizione è necessario inserire il concetto (termine) nel campo prestabilito e riempire lo spazio con una definizione. Quest’ultima può essere espressa attraverso un frase o un’immagine.

I glossari da noi proposti sono due: il Paroliere e il Verbario. Il primo si concentra sul lessico, favorendo l’acquisizione di nuovi termini; il secondo porta l’attenzione del corsista sulla forma delle strutture verbali, in particolare sulle irregolarità, favorendo comunque l’acquisizione dei nuovi termini.

 

3. IL FILO CONDUTTORE: IL BLOG

 

 

L’idea di base del nostro corso prevede un filo conduttore che in qualche maniera faccia da collante a tutta la struttura e sia, soprattutto, motivante per un pubblico di utenti della fascia di età in questione. In sede di progettazione è emersa subito la necessità di avere a disposizione uno strumento web alquanto intuitivo, interattivo e completamente automatico in modo da permettere a chiunque di intervenire e per questo abbiamo deciso di aprire un blog per raccogliere, sotto forma di messaggi, gli episodi presentati nelle diverse unità.

Il blog può essere definito uno strumento collaborativo. Un monologo, una lista di post inviati da un autore, non avrebbe nessun senso nel nostro progetto didattico se non vi fosse l’obiettivo di fondo che altri utenti leggano e interagiscano con questi messaggi. Se i blog, per un verso, infatti, si presentano come una sorta di diario personale, i commenti, permessi ai lettori, talvolta richiesti, fugano ogni dubbio relativamente alla dimensione intimistica che apparentemente possono assumere e “chiamano dentro” il lettore invitandolo ad offrire un punto di vista e a partecipare alla stesura della pagina attraverso i commenti. Nel nostro caso la comunità ipotizzata dovrebbe essere costituita dai volontari e dalle volontarie in partenza per l’Italia che, non avendo o avendo scarsa conoscenza della lingua italiana, si rivolgono ad una classe “virtuale” per apprendere gli strumenti linguistici di base. Il gruppo di corsisti dovrebbe essere variegato per provenienza culturale e background personali e lo strumento dovrebbe quindi permettere di condividere le minime competenze possedute in maniera semplice, con uno strumento informale e, ipotizziamo, abbastanza intuitivo per questa classe di età.

Abbiamo quindi registrato il nostro blog, anzi il Blog di Irene, su Splinder alla URL http://italianoxsve.splinder.com/. Il permalink, un collegamento permanente al messaggio stesso, ci permette di richiamare, nella struttura di Moodle, i messaggi specifici anche se già archiviato.

Il contenuto dei messaggi ruota intorno a Irene, un’ex volontaria che lavora come tutor dei volontari stranieri accolti presso un’associazione interculturale. Il testo è fittizio ma rispecchia fedelmente quello che potrebbe essere il contesto d’accoglienza per un volontario straniero in Italia. In tal senso i brevi messaggi di Irene riportano fedelmente situazioni-tipo del percorso che un volontario intraprende fin dal suo arrivo nel nostro paese.

 

Fig. 2. Il Blog di Irene

 

A livello emotivo gli studenti dovrebbero essere fortemente legati dai comuni sentimenti, dubbi, emozioni, curiosità che accomunano i volontari in prepartenza. Questo dovrebbe facilitare la creazione di una rete di persone e, quindi, il consolidamento della comunità di volontari in una comunità di pratica.

 

 

4. PROTOTIPO DI UNITÀ DI APPRENDIMENTO

 

 

I nostri ambienti di apprendimento sono stati realizzati seguendo la classica articolazione in tre fasi (globalità, analisi, sintesi) dell’unità di apprendimento5, a cui abbiamo aggiunto la fase della motivazione e del controllo.

Il corso che abbiamo progettato è suddiviso in 9 unità di apprendimento6. In questo paragrafo presentiamo, a titolo esemplificativo, la prima unità pubblicata che mira a fornire al volontario gli strumenti per i primi contatti con i colleghi e i tutor.

 

 

Fig. 3. La successione delle fasi della prima unità

 

La fase della motivazione è fondamentale considerando l’approccio alla lingua italiana di tipo umanistico-affettivo a cui ci rifacciamo e quindi la necessità di tenere in considerazione l’aspetto emotivo ed affettivo collegato all’apprendimento, creando le premesse migliori per stimolare l’interesse degli studenti e per avvicinarli al tema del corso. Abbiamo ritenuto interessante utilizzare il blog, attraverso cui gli studenti entrano nel tema dell’unità di apprendimento; tramite fotografie e immagini si inquadrano i protagonisti dell’unità e gli argomenti che verranno trattati. Nelle prime unità il blog è breve per non disorientare gli studenti, considerando che il loro livello di partenza è A 1-, mentre con il progredire del corso si arricchisce nelle strutture, nel lessico e cerca di fornire informazioni che possano suscitare la loro curiosità. L’abilità che gli studenti devono utilizzare in questa fase è quella di lettura, senza la necessità di comprendere il testo in modo approfondito, ma solo di immaginare cosa potrà succedere dopo…

 

Nella fase della globalità l’elemento focale è un dialogo che tratta gli argomenti previsti nell’unità. Il dialogo è il pilastro dell’unità di apprendimento, il materiale più importante da cui partiranno le riflessioni linguistiche. In questa fase le abilità linguistiche che vengono stimolate sono la capacità di ascolto, di lettura e di comprensione, tutte a livello globale. Nelle prime due unità il testo del dialogo viene presentato insieme al file audio, successivamente si parte dal file audio per lavorare più approfonditamente sulla capacità di ascolto, per poi presentare il testo scritto.

Fig. 4. La schermata della fase di globalità della prima unità.

 

Questa fase prevede l’utilizzo di uno o due quiz di comprensione globale del testo.

Per motivi tecnici in questa parte del corso si utilizzeranno file audio e immagini, perché i file video non sono attualmente disponibili.

 

Nella fase dell’analisi abbiamo impostato un lavoro di approfondimento delle strutture linguistiche e degli aspetti grammaticali presenti nel dialogo. Partendo da una pagina web di Moodle in cui viene ripresentato il dialogo, vengono sottolineati con colori diversi le parti del dialogo dove si possono ritrovare le funzioni o gli aspetti grammaticali obiettivo dell’unità. Cliccando sulle parole evidenziate si aprono dei link di approfondimento che permettono di scoprire con gradualità gli aspetti grammaticali e le funzioni in oggetto.

Fig. 5. Pagina web di moodle con il dialogo che dà accesso agli approfondimenti

 

Il testo del dialogo che segue è interattivo, corredato da link di approfondimento morfosintattici e funzionali, che lo studente può decidere di consultare per avere informazioni sulla grammatica o per imparare alcune frasi utili. Le parole e le frasi “cliccabili”, tramite cui si accede agli approfondimenti, sono contraddistinte da colori, il giallo per le informazioni di genere morfo-sintattico, il verde per quelle sulle funzioni. Per non sovraccaricare lo studente né a livello cognitivo né a livello “tecnico”, abbiamo cercato di ridurre al minimo il numero di link, inserendo solo le informazioni che, in questa prima unità, ci sembravano indispensabili:

 

• le prime tre persone del verbo essere

• la terza persona presente indicativo della prima coniugazione (verbo “arrivare”)

• la funzione “Dire e chiedere la provenienza”, “Presentarsi e chiedere il nome”.

 

Per esempio, cliccando su sono si apre una pagina con la tabella:

 

 

 

Dalle successive occorrenze del presente indicativo del verbo “essere” partono link ad altri schemi, che completano la tabella di partenza, stimolano lo studente a porsi domande e lo aiutano a trovare le risposte e a colmare i propri dubbi.

 

 

Questa fase si conclude con due o tre esercizi a scelta tra cloze, accoppiamento parola-parola, parola-immagine, riordino di frasi, dialogo da completare, per accompagnare gli studenti verso la scoperta della lingua, in particolare delle funzioni linguistiche.

 

La fase della sintesi e della riflessione richiede agli studenti di mettere alla prova la loro abilità di scrittura, stimolandoli ad inserire un piccolo intervento all’interno del blog di Irene. Il tema dell’intervento varierà a seconda degli argomenti delle unità: per esempio, nella prima unità verrà chiesto di scrivere una breve presentazione, nella seconda unità di parlare del propria attività lavorativa o di studio, e così via.

L’obiettivo di questa fase è quello di facilitare la conoscenza tra gli studenti e di incentivare l’interazione. L’utilizzo del blog permette di chiudere il percorso dell’unità e di trovare una continuità con gli input lanciati inizialmente nel diario di Irene.

 

La fase di controllo, anche se collegata da un filo logico con il resto dell’unità, costituisce uno spazio a sé, dove si offre un’occasione di confronto multiculturale e dove gli studenti hanno la possibilità di esprimersi in italiano ma anche in lingue diverse. Questa fase presenta delle attività di “decondizionamento”, come le definisce Balboni”7, cioè delle attività non specificatamente didattiche che vogliono stimolare il piacere di usare la lingua.

L’obiettivo di questa fase è di fornire degli spunti di riflessione su argomenti di civiltà e cultura che riguardano l’Italia, a partire dai quali aprire una discussione e un confronto con le tradizioni e le caratteristiche di altri paesi.

In questa parte sono previsti cinque forum di discussione bilingui, ai quali potranno accedere sia i volontari madrelingua che gli ex volontari che collaborano con il nostro progetto e che desiderano mettersi in contatto con i ragazzi che provengono dai paesi dove hanno svolto la loro esperienza di volontariato. Abbiamo deciso di inserire la possibilità di intervenire sul forum, oltre che in italiano, in cinque lingue diverse (polacco, tedesco, portoghese, francese, inglese), per vari motivi: innanzitutto, l’utente si sente “sciolto” dall’obbligo di scrivere in italiano. Nella sua lingua madre o forse in altre lingue riesce ad esprimersi meglio, ad aprirsi di più, chiedere e dare più informazioni. Si promuove inoltre in maniera più efficace lo scambio interculturale. Lo studente sente chiamare in causa la sua specificità e, eventualmente, le sue competenze linguistiche già acquisite (nel caso usi una lingua diversa dalla sua lingua madre). Si può muovere inoltre nelle varie stanze, alla ricerca di contatti con persone con cui parla la stessa lingua.

 

Lo stimolo di partenza è dato da un’attività libera, tipo web quest, che si collega agli argomenti di civiltà introdotti nell’unità e che da lo spunto per la discussione.

 

 

5. ASPETTI INTERCULTURALI

 

Un progetto di servizio volontario europeo ha delle incognite molto alte in termini di impatto interculturale8. Ogni persona coinvolta in uno scambio, proiettata in un contesto diverso da quello abituale, ha una serie di preoccupazioni, esigenze, interessi a cui far fronte in maniera consequenziale9. .

Secondo l’esperienza di associazioni come Intercultura10, i bisogni che emergono impellenti sono di tipo primario quali i bisogni fisiologici, il cibo; affiorano gradualmente bisogni legati alla necessità di orientamento, la familiarità con le vicinanze, la necessità di comunicare con i propri cari, ancora di tipo pratico; si arriva, infine, alla necessità di far fronte a curiosità che vanno oltre la superficie e proiettano il volontario nella parte più sommersa degli aspetti relativi alla cultura di un Paese, la società, i valori.

Per questo motivo abbiamo inteso, seguendo virtualmente il movimento centrifugo dei bisogni e nel contesto dei contenuti del sillabo, fornire ai potenziali volontari coinvolti in questo corso degli spunti per cominciare a riflettere, con ordine, intorno alle varie argomentazioni.

Tutto è importante, anche gli aspetti apparentemente banali e quotidiani. Le azioni che compiamo di routine nel nostro paese diventano laboriose, difficoltose all’estero. Tenendo conto che il diagramma suggerito da Intercultura si basa su un modello applicabile alla generalità dei casi di inserimento interculturale senza un riferimento specifico all’esperienza di volontariato, di collocazione in un progetto e in una struttura associativa, abbiamo integrato il sillabo con contenuti riferibili a quelle esigenze primarie di inserimento applicabili in modo specifico al caso “Servizio Volontario Europeo”.

Come viene suggerito nell’Intercultural Learning T-Kit11, lo strumento migliore per abbattere le ansie e le paure può essere l’affidare il ruolo di guida ad un altro volontario che si occupi e si preoccupi di presentare al nuovo arrivato la realtà locale. La nostra Irene, ex volontaria e quindi perfettamente consapevole di quelle che possono essere le incertezze, i dubbi, gli aspetti più delicati di un primo approccio, organizza per il lettore, prossimo volontario, un viaggio virtuale, in quello che potrà essere il suo imminente nuovo contesto di vita e di lavoro.

Irene cerca di attenuare la difficoltà del confronto tra ciò che è familiare e ciò che è sconosciuto, tra quello che è il rituale della quotidianità e quello che è nuovo; attraverso Gudrum, Ines e Jan accompagna il lettore in una prima immersione in quella che potrà essere la sua stazione d’arrivo, la sua casa, la sua associazione.

Rispetto alla programmazione del sillabo, non sono state previste precise attività in funzione interculturale, ma l’approccio interculturale è evidente nella fase finale dell’unità di apprendimento, in cui si introduce un’attività culturale in cui viene favorito il processo di confronto e di scambio tra i volontari.

A completare il percorso di guida di Irene contribuiscono quindi le pagine della cultura che concludono ogni unità. Esse si inseriscono, come una sorta di finestra, su spaccati di quotidianità italiana, in maniera particolare su quelli che potrebbero risultare “inaspettati” o “strani” ad un volontario straniero.

Prendendo spunto da un argomento di approfondimento di una dimensione della cultura/società italiana, si supera il processo unidirezionale di “passaggio” di saperi grazie a una richiesta di reciprocità, di scambio, di partecipazione attiva. Questo viene attivato chiedendo al corsista un intervento che coinvolga la sua specificità, attraverso il confronto tra il suo vissuto culturale e ciò che ha appena appreso sulla civiltà italiana. Questo percorso circolare, questa “restituzione” attraverso il confronto, comincia dalla seconda unità, perché nella prima vogliamo lasciare ai corsisti lo spazio e il tempo di prendere confidenza con il corso on line.

Alla fine di ogni unità inizia quindi un breve percorso alla scoperta del nuovo, ma soprattutto di ciò che ci differenzia e ciò che ci accomuna, passando, forse, attraverso il momento della sorpresa, probabilmente attraverso la scoperta, quindi il confronto, per arrivare allo scambio reciproco.12

 

CONCLUSIONI

 

 

L’obiettivo del nostro progetto era quello di coprire un vuoto formativo che rischiava di penalizzare il percorso dei volontari europei in arrivo in Italia, quindi di mettere a disposizione le nostre conoscenze ed esperienze per creare un prodotto didattico specifico e di effettiva utilità.

Riteniamo che il progetto del nostro corso di italiano on-line, per la sua flessibilità, possa consentire a tutti i volontari europei in prepartenza di avere un piccolo bagaglio di italiano prima di arrivare in Italia e prima di frequentare i corsi in presenza nel nostro paese, in certi casi attivati anche dopo due mesi dal loro arrivo.

Ci riteniamo soddisfatte del nostro lavoro anche perché non avevamo la pretesa di costruire un percorso didattico completo ed approfondito, ma piuttosto degli strumenti linguistici essenziali per permettere ai volontari di acquisire i rudimenti della prima comunicazione nel nostro paese.

Crediamo che in base alle risorse disponibili e al nostro sforzo di andare incontro alle esigenze dei fruitori del corso, la soluzione che abbiamo progettato e in parte realizzato nel sito di Moodle rappresenti un buon risultato. Ci rendiamo conto che per dare vita a tutti i nostri desideri e ci vorrebbero delle risorse più ampie, come dei tutors on line fissi, ma non per questo ci siamo scoraggiate ed abbiamo evitato di “osare”. Se il progetto avrà un buon esito e il feedback sarà positivo, confidiamo di continuare a lavorare a questo sito renderlo più efficace possibile e per adeguarlo alle esigenze che ci manifesteranno i nostri corsisti.

 

BIBLIOGRAFIA

 

 

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1 M. Comoglio, M. A. Cardoso, Insegnare e apprendere in gruppo, LAS, Roma, 1996, p. 24.

2 A. Calvani, M. Rotta, Comunicazione e apprendimento in internet, Erikson, Trento, 1999, p.9.

3 Ibidem, p. 51.

4 Il Servizio Volontario Europeo è una delle azioni del programma di educazione non formale Gioventù in Azione (ex programma Gioventù), finanziato dalla Direzione Generale Commissione e Cultura della Comunità Europea, messo in atto in Italia dall'Agenzia Nazionale Italiana Gioventù del Ministero della Solidarietà Sociale. Il Servizio Volontario Europeo è un progetto di mobilità giovanile internazionale che offre ai giovani di età compresa tra i 18 e i 30 anni di svolgere, in un paese diverso dal proprio, un'esperienza di volontariato per un periodo di tempo variabile.

5 Balboni P.E., Le sfide di Babele. Insegnarele le lingue nella società complessa, Utet, Torino, 2003.

6 Attualmente sono disponili tre unità di apprendimento.

7 Balboni P.E., Le sfide di Babele. Insegnare le lingue nella società complessa, Utet, Torino, 2003.

 

8 Cfr. Stage in Europa. Guida per gli operatori a cura del Centro Risorse Nazionale per l’Orientamento, Sannioprint, Benevento, 2006. In particolare si legge: “Un’esperienza di stage all’estero è, dunque, un momento d’incontro con potenzialità molto alte sia in senso positivo che negativo. Se, da una parte, permette di superare la fase etnocentrica, di diventare più consapevoli della propria identità e, attraverso un processo di empatia, di costruire una relazione positiva con l’altro, dall’altra implica anche difficoltà di adattamento e di comprensione e può portare a momenti di “crisi” che possono compromettere il buon esito del progetto”, p. 13.

9 Paolo Maddonni (a cura di), Welcome! Istruzioni e consigli per facilitare l’accoglienza in Italia ai giovani nel programma del Servizio Volontario Europeo, Lunaria, Roma, 1999. La presente guida è stata predisposta durante la fase pilota dall’associazione Lunaria, fino al 1999 Struttura di Assistenza Tecnica nazionale per il Servizio Volontario Europeo.

10 Da oltre 50 anni l’organizzazione Intercultura, attraverso una rete capillare di sedi localizzate in tutto il territorio, promuove e organizza scambi ed esperienze interculturali, inviando ogni anno quasi 1500 studenti delle scuole secondarie a vivere e studiare all’estero. Essendo a livello internazionale affiliata all'AFS (AFS Intercultural Programs) e all'EFIL (European Federation for Intercultural Learning) accogliendo in Italia altrettanti giovani stranieri.

Durante la fase pilota del programma si è occupata della formazione degli operatori coinvolti negli scambi del Servizio Volontario.

11 Cf. AA.VV, Intercultural Learning T-Kit 4. For trainers and other youth dealing with ntercultural issues, Council of Europe and European Commission, Strasbourg, November 2000. Disponibile nel sito http://www.training-youth.net/INTEGRATION/TY/Publications/tkits/tkit4/in...

12 Cfr. Demetrio D., Favaro G. Didattica interculturale. Nuovi sguardi, competenze, percorsi, Franco Angeli, Milano, 2002.

In particolare rimandiamo al paragrafo “La sorpresa delle differenze” dove vengono scandite le tappe che definiscono le fasi dell’incontro e dello scambio.

 

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