Giugno 2004 | Supplemento alla rivista EL.LE - ISSN: 2280-6792 Direttore Responsabile: Paolo E. Balboni |
Da molto tempo il cinema è adoperato come strumento per l'educazione interculturale. Tra i sostenitori più attenti di questa tendenza educativa, Michele Serra, collaboratore ai Servizi di Progettazione Educativa del Comune di Venezia, nell'abito del Progetto Intercultura, traccia una "cartografia cinematografica" in grado di spaziare da un continente all'altro, alla ricerca del "cinema dell'intercultura". Il giro del mondo in 80 film è un manuale didattico, agile e dettagliato, ma anche il risultato di un'importante ricerca filmografica che allarga il campo visivo dall'Occidente ai continenti lontani, soffermandosi in particolare sul cosiddetto sud del mondo. È dai paesi svantaggiati infatti che milioni di individui emigrano alla ricerca di un'esistenza migliore. L'Europa è interessata da flussi migratori che non accennano a diminuire e che sono il segno indelebile e più evidente della società del mercato globale. Alla liberalizzazione dei mercati, la cui conseguenza è l'aumento della disuguaglianza tra ricchi e poveri del mondo, risponde un aumento dei fenomeni migratori con conseguenze tanto sul piano sociale, quanto sul piano culturale. I confini tra le culture si liquefanno. In pochi anni, ci si è trovati impreparati all'interazione con individui di culture lontane dalla nostra. L'intero sistema culturale dell'Occidente è chiamato a confrontarsi con un nuovo assetto sociale, problematico e contraddittorio, ma non necessariamente conflittuale. Il campo d'azione di Serra è la promozione della convivenza pacifica tra popoli mediante l'approfondimento della conoscenza del "nuovo mondo" attraverso il linguaggio che più di ogni altro è in grado di raccontarlo, con immediatezza ed efficacia: il cinema. Un nuovo racconto del mondo, attraverso la ridefinizione dei confini culturali che ne delineano le forme di rappresentazione, è senz'altro l'obiettivo di strumenti culturali come Il giro del mondo in 80 film, che apre la sfida dell'impegno diretto, della discesa in campo, unico antidoto al ritardo degli organi nazionali, legislativi e culturali, che dimostrano un pericoloso strabismo ostinandosi a rispondere al fenomeno migratorio come a un problema di sicurezza sociale. Ben vengano allora le 80 schede che l'autore consegna prima manu agli operatori culturali, l'attenzione alle forme primarie della fiaba (in chiave interculturale), per non escludere i giovanissimi dal processo di cambiamento di cui saranno, senz'altro, i migliori interpreti, la suddivisione in Europa, Asia, Africa (la sezione più ricca), America e Australia. Pesca dal fondo Serra, titoli reperibili appoggiandosi a videonoleggi, associazioni, film come Le cri du coeur di Idrissa Ouedraogo (Burkina Faso), allegoria dell'integrazione di un ragazzino africano a Parigi, o Mirka, dell'italo-algerino Rachid Benhadi, altra allegoria sull'identità. Emergono titoli dimenticati, passati inosservati, eppure importanti, e letture nuove di classici come Miracolo a Milano di De Sica. Quella di Serra è una filmografia non ortodossa, antiaccademica, anacronistica: opere di varia provenienza, di vario formato e di epoche distanti del cinema convivono in questa cartografia cinematografica ibrida e deforme. Unici punti saldi di questo "cinesfero", i continenti: punti cardinali per potersi orientare nel magma audiovisivo che ci investe e sempre più spesso ci porta con sé. Prossimo passo, cancellare ogni localizzazione e servirci, per orientarci, di segni e tracce di un codice metareferenziale e interculturale autentico, di là da venire.