Novembre 2009 | Supplemento alla rivista EL.LE - ISSN: 2280-6792 Direttore Responsabile: Paolo E. Balboni |
AUTORI: S. Deller, C. Price
TITOLO: Teaching Other Subjects Through English
CITTÀ: Oxford
EDITORE: Oxford University Press
ANNO: 2007
In un saggio di imminente pubblicazione, Nuevas Perspectivas en la didactica de las lenguas-culturas, curato dal sottoscritto e da Manuela Derosas (Universidad Autonoma de Mexico), Chaz Pugliese presenta un contributo che verte su una questione singolare: la creatività dell’insegnante di lingue. Siamo portati, dice Pugliese, ad associare la creatività ad alcune professioni, come per esempio l’artista, il designer, la modellista, meno ad altre: il vigile, la commessa, l’insegnante.
L’insegnante? Strano a dirsi in effetti, eppure è come, aggiungiamo noi, se si vedesse nell’insegnante un mero esecutore di programmi ministeriali, alla stregua di un burocrate: un pubblico ufficiale, punto e basta.
Ma è proprio così? Chi insegna sa che il ruolo dell’insegnante è più prossimo a quello di un deltaplanista che non a quello di un ricevitorista del lotto. L’insegnante cioè ha, come un climatologo, antenne sensibili per cogliere il minimo segnale che proviene dalla classe (da un lato), dalla società (dall’altro), dal singolo (ancora), dalla famiglia o dall’istituzione da cui proviene il singolo (nel caso dell’insegnamento di una microlingua, per esempio), e da se stesso (pensiamo a variabili che incidono molto sulla performance come l’umore o lo stato fisico) per giungere a elaborare risposte concrete in tempo reale. Proprio come un deltaplanista, che conosce bene le correnti d’aria calda e sa regolare così virate o planate, un insegnante lavora sul filo di quella che, ironicamente, chiameremmo emergency grammar, una grammatica dell’emergenza (è molto più attiva e potente della più nota e canonica expectancy grammar!).
In questo senso, l’insegnante, proprio perché si muove in un contesto che richiede risposte immediate, facendo leva il più delle volte su strategie divergenti, ha suo malgrado una vena di artista.
Pugliese l’ha capito bene; le autrici di questo saggio, Sheelagh Deller e Christine Price lo dimostrano. Teaching Other Subjects Through English: trattasi di una vera e propria opera d’arte, una prova di eccellenza nell’ambito della metodologia.
Ogni attività è un precipitato di strategie didattiche; ogni passaggio è ragionato e attinge alla vasta e solida competenza didattica delle autrici.
È in inglese, certo. Ma non tradisca il titolo: è un testo CLIL, pensato per l’insegnamento dell’inglese, ma adattabile ad ogni altra lingua. L’idea di fondo è di puntare alle abilità e alle competenze che l’insegnante CLIL deve curare maggiormente, con particolare attenzione alla comprensione, da un lato, e al lessico dall’altro.
In totale adesione alla tradizione pragmatica della glottodidattica inglese, il testo si costruisce per unità pensate per la comprensione e lo studio di testi disciplinari (dalla matematica alla geometria, dalle scienze alla geografia, dalla chimica alla storia, ecc.), per diversi livelli scolastici e gradi di competenza comunicativa.
È difficile sfogliarlo rapidamente: va studiato, in effetti. Un capolavoro di ingegneria didattica. Capace di eleganza (nella descrizione e nella scansione interna delle attività) e di flessibilità: è facile trasferire un’attività dall’ambito disciplinare per cui è stata pensata ad un altro.
C’è un occhio di riguardo per le attività cooperative; si prevedono momenti (millimetricamente medidati) di code-switching lingua materna/lingua straniera.