Febbraio 2011 | Supplemento alla rivista EL.LE - ISSN: 2280-6792 Direttore Responsabile: Paolo E. Balboni |
ABSTRACT
Il test di lingua italiana, senza l'istituzione di corsi ad hoc, rischia di diventare un ostacolo all'accesso alla domanda per il rilascio del permesso di soggiorno Ce. Il Vademecum del MIUR, che fissa la durata, le modalità e la tipologia delle prove, privilegia una visione dell'italiano principalmente come lingua "scritta" e tende a non dare sufficiente rilevanza alla comprensione e all'interazione orale. Molti cittadini stranieri, provenienti da sistemi grafematici non in caratteri neolatini, potrebbero incontrare serie difficoltà nel superamento del test.
Il permesso di soggiorno Ce per soggiornanti di lungo periodo (ex carta di soggiorno) rappresenta un’opportunità straordinaria e preziosa per gli stranieri immigrati in Italia. Costituisce infatti la fine dell’incubo del rinnovo del permesso di soggiorno, delle code in questura e, forse, l’inizio di una nuova percezione: sentirsi “quasi” cittadini.
Secondo il Decreto 4 giugno 2010 del Ministero dell’Interno, per accedere alla domanda per il rilascio del permesso di soggiorno Ce è necessario aver superato il test di lingua italiana.
“Per il rilascio del permesso di soggiorno Ce per soggiornanti di lungo periodo, lo straniero deve possedere un livello di conoscenza della lingua italiana che consente di comprendere frasi ed espressioni di uso frequente in ambiti correnti, in corrispondenza al livello A2 del Quadro comune di riferimento europeo per la conoscenza delle lingue approvato dal Consiglio d'Europa.” (art.2, comma 1)
“Il test … è strutturato sulla comprensione di brevi testi e sulla capacità di interazione, in conformità ai parametri adottati, per le specifiche abilità, dagli Enti di certificazione …” (art. 3, comma 3)
Non è superfluo ribadire il concetto: l'accesso alla domanda per il rilascio del permesso di soggiorno Ce è subordinato al superamento del test di lingua italiana. Se non passi il test, dal 9 dicembre 2010, non puoi neanche fare la domanda.
Ecco di seguito alcune considerazioni ispirate alla concezione linguistica, sempre attuale, di Don Milani.
1. Perché è solo la lingua che fa eguali. Eguale è chi sa esprimersi e intende l’espressione altrui. Che sia ricco o povero importa meno. Basta che parli.
Comprendere, interagire in italiano, magari anche esprimersi, può essere una sollecitazione positiva per tutti noi, concittadini stranieri e autoctoni, se chi emana una norma si preoccupa anche di fare in modo che ciò accada. Il decreto, invece, non prevede l’attuazione di corsi ad hoc perché, come ormai avviene per tutte le disposizioni del Ministero dell’Interno, all’articolo 7 recita: “… dall'attuazione delle disposizioni del presente decreto non devono derivare nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica…”.
Ecco come un’opportunità di interazione, di inclusione, di condivisione rischia di trasformarsi in un ostacolo alla fruizione di un diritto per chi ne possiede già i requisiti. La conoscenza della lingua italiana si materializza solo in un test, una sfida a punti, senza un’offerta formativa, un’occasione per apprendere la nostra lingua, in modo disteso, con un tempo dedicato, insieme ad altri adulti, compagni di scuola e di immigrazione, in una scuola della Repubblica Italiana.
“Amo la lingua, quel dolce latino bastardo che ti si scioglie in bocca come baci di donna, che suona come fosse scritto sul raso…”.
Saranno d’accordo con Lord George Gordon Byron i candidati al test o non succederà per caso che anche la lingua italiana venga identificata come uno strumento di esclusione?
2. Del resto bisognerebbe intendersi su cosa sia lingua corretta. Le lingue le creano i poveri e poi seguitano a rinnovarle all’infinito. I ricchi le cristallizzano per poter sfottere chi non parla come loro. O per bocciarlo.
Il livello A2 corrisponde alle specificazioni del Livello di sopravvivenza (Waystage). Insieme al livello A1, rientra nel Livello elementare della suddivisione classica "elementare, intermedio, avanzato". Inoltre, il Livello A2 è la versione semplificata e abbreviata dell’insieme delle specificazioni transazionali contenute nel Livello soglia per adulti che vivono all’estero.
In teoria potremmo ipotizzare quindi che i candidati supereranno facilmente il test e che in fondo non si chiede loro troppo. In realtà il livello da solo non basta, bisogna specificare quali abilità e competenze verranno testate.
Il test, così come emerge dal Vademecum (Indicazioni tecnico-operative per la definizione dei contenuti delle prove che compongono il test, criteri di assegnazione del punteggio e durata del test", a cura della Direzione Generale dell’Istruzione e Formazione Tecnica Superiore e per i rapporti con i sistemi formativi delle Regioni, Ufficio IV, concepito secondo criteri di massima economicità nella correzione e nella somministrazione, disattende del tutto la componente orale della lingua seconda e si concentra solo sul versante delle abilità scritte. Anche la comprensione orale di brevi testi viene accertata tramite la forma scritta (scelta multipla, abbinamento, Vero/Falso ecc.) e la capacità di interazione di cui si parla nel decreto, viene interpretata dal Vademecum solo esclusivamente come interazione scritta.
Le prove proposte il 17 gennaio dal Centro Territoriale Permanente "Arnolfo di Cambio-Beato Angelico" di Firenze ne sono un esempio.
La prevalenza della forma scritta su quella orale rischia di penalizzare cittadini immigrati con una buona competenza nella comprensione e produzione orale e nella capacità di interazione con i parlanti nativi, spesso anche superiore al livello A2, ma non sufficientemente alfabetizzati nella letto-scrittura. Molteplici le ragioni, tra cui la provenienza da un sistema grafematico non in caratteri neolatini, la mancata acquisizione del sistema di scrittura nella lingua madre, la scarsa esposizione alla lingua scritta ecc.
Che ne sarà di tutti quei cittadini immigrati nel nostro Paese da tanti anni, che hanno raggiunto una certa stabilità nel lavoro, nella situazione abitativa, che hanno ricongiunto la famiglia, immaginato un futuro in Italia per sé e per i figli, se non passano il test? Hanno intessuto in italiano relazioni nel luogo di lavoro, nelle case in cui vivono, affrontato e risolto problemi burocratici, di gestione della salute, di crescita e cura dei figli ecc., ma non sanno scrivere in questa che è solo una delle tante lingue del mondo.
3. L’arte dello scrivere si insegna come ogni altr’arte
Non è il decreto ministeriale che regola la tipologia delle prove, ma un documento a cura di una Direzione Generale e di un ufficio del MIUR, il Vademecum. Sarebbe interessante capire quali funzionari, e/o esperti di language testing – non viene detto – abbiano elaborato le indicazioni tecnico-operative. Nell'introduzione si dice genericamente che sono state “redatte sulla base delle «Linee guida» contenute nel Sillabo per i livelli di competenza in italiano L2, adottate degli Enti certificatori”, ma non si mette a disposizione il citato Sillabo, né si dichiara con quali criteri sia stato “adattato alla particolare tipologia di utenza”.
Si tratta di un lavoro rigoroso, scientifico, o di un “copia-incolla” brutale, burocratico per accorciare il numero di pagine?
Non ci è dato saperlo. É possibile invece, proprio in accordo con quanto viene dichiarato nell'introduzione (“Il Vademecum, adottato in fase di prima applicazione, potrà essere rivisto ed implementato sulla base delle esperienze realizzate nei diversi contesti”), provare a correggere alcuni dei macroscopici errori di analisi della tipologia di utenza a cui è destinato il test:
-
elaborare prove in cui la verifica attraverso la forma scritta venga sostituita dalla transcodificazione in linguaggio iconico;
-
prevedere una prova di interazione orale, la cui registrazione rimanga agli atti della commissione esaminatrice;
-
modificare l’attribuzione dei punteggi in modo che la conoscenza della lingua scritta non superi il 20% del punteggio complessivo che invece allo stato attuale rappresenta il 100% delle prove.
"Se tu non lo so italiano … dopo tu lo so italiano … vai giù imparare italiano … dopo italiano imparare bene bene … ce l’hai uno libro”
È così che Huiting, alunna neoarrivata dalla Cina, prova a spiegare ad un compagno i vantaggi del corso intensivo di italiano come seconda lingua organizzato dalla scuola. Se studi, se vai giù in laboratorio, se hai un libro, impari bene. Ma se i corsi di italiano non ci sono, o se sono organizzati solo al di fuori della scuola della Repubblica Italiana, allora speriamo che il Vademecum recepisca almeno questi semplici suggerimenti.
4. Volantino informativo Test di lingua italiana per Permesso di Soggiorno CE
ll volantino, elaborato e distribuito da Centro Come - Cooperativa Farsi Prossimo, Caritas Ambrosiana, Polo StarT1 è uno stumento di informazione, studiato ad hoc per i nostri concittadini stranieri, su modalità di iscrizione, svolgimento e soprattutto condizioni di esonero del Test di lingua italiana per l'accesso alla domanda di Permesso di Soggiorno CE per soggiornanti di lungo periodo.
Si ringraziano i traduttori che hanno prestato gratuitamente la loro opera, e si clicchino sulle lingue per scaricare le versioni del Test:
- italiano
- albanese (Tushi Maksim)
- arabo (Ashraf Hassan)
- cinese (Jada Bai)
- francese (Danièle Lehaire)
- inglese (Annabel Parkes)
- rumeno (Lucia Untila)
- spagnolo (Idoia Ortiz)
- tagalog (C. Castro)
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI E SITOGRAFICI
Quadro Comune europeo di riferimento per le lingue: apprendimento, insegnamento, 2002, La Nuova Italia-Oxford, Milano.
VEDOVELLI M., 2002, Guida all'italiano per stranieri, Carocci Editore, Roma.
SCUOLA DI BARBIANA, 1967, Lettera a una professoressa, Libreria Editrice Fiorentina, Firenze.
JAFRANCESCO E. (a cura di), 2005, L'acquisizione dell'italiano L2 da parte di immigrati adulti, Atti del XIII Convegno nazionale ILSA, Edilingua, Roma.Decreto Ministero dell' Interno 4 giugno 2010 <http://www1.interno.it/mininterno/export/sites/default/it/sezioni/serviz...