Il piacere di imparare, il piacere di insegnare
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Il volume raccoglie gli Atti del Convegno “Formazione multilinguistica: la voglia di imparare, il piacere di insegnare”, organizzato dalla sezione ANILS di Bassano del Grappa nel 2005. Esso consta di nove saggi che affrontano questioni di carattere metodologico e di pianificazione educativa centrati sulla motivazione, sulla riflessione e l’autovalutazione, e in particolare su un’attenta analisi di che cosa implichino nel processo di insegnamento/apprendimento il piacere di imparare, il piacere di insegnare, la centralità del soggetto apprendente e l’obiettivo del successo nell’apprendimento. Nel primo saggio, che dà il titolo all’intero volume, Paolo Balboni, partendo dalla considerazione che la percezione del mondo della scuola è che non esista più né il piacere di imparare né il piacere di insegnare, propone alcune riflessioni per far sì che “dis-piaceri evitati e piaceri procurati agli studenti rendano la vita più piacevole all’insegnante”. Seguono due saggi sulla motivazione ad insegnare (Federica Ricci Garotti) e sul piacere che l’insegnante può trovare nella formazione on line (Mara Salvalaggio). Il contributo di Graziano Serragiotto pone l’accento sull’importanza della valutazione che contribuisce in modo determinante ad accrescere o diminuire il piacere di apprendere o di insegnare. I percorsi di sviluppo di un’identità interculturale in ambienti integrati presentati nel saggio di Roberto Dolci e Barbara Spinelli evidenziano come sia possibile accrescere la motivazione ad apprendere negli studenti; lo stesso viene sottolineato nel contributo di Maria Pia Primon che propone un percorso didattico di osservazione interculturale. Paola Begotti pone l’accento sulla necessità di cambiamenti nei modelli operativi e propone il passaggio dall’Unità Didattica all’Unità di Apprendimento, mentre Morena Martini vede nell’uso della canzone nella classe di lingua un modo per stimolare negli studenti il piacere di apprendere. Il saggio conclusivo di Maria De Luchi presenta il Portfolio Europeo delle Lingue (PEL), con la descrizione dei modelli italiani validati, sottolineando come la sua introduzione nella prassi quotidiana possa costituire un’occasione importante di rinnovamento didattico e metodologico.
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