Tecnologie per l’insegnamento delle lingue
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Molti docenti spesso vedono il PC, tanto nella loro vita privata quanto nell’impiego didattico, come uno strumento caratterizzato da tre funzioni: la scrittura, la ricerca di informazioni (internet), lo scambio di messaggi (email). Eppure, avvisa Fratter, il rapporto tra tecnologie e didattica delle lingue ha raggiunto una tale ricchezza e varietà di espressioni, che è ormai più una colpa che una leggerezza limitarsi ad una visione così ridotta. Di acqua ne è passata, cioè, da quando l’informatica ha fatto ingresso nella didattica delle lingue, nella forma del drill –dell’esercizio stimolo-risposta, caratterizzato da una lingua decontestualizzata, ridotta ad atomi, con una scarsa o del tutto assente relazione alla cultura. Oltre ad essere più user-friendly, quindi dalla grafica più accattivante e dai comandi più facili da usare, gli strumenti descritti da Fratter vantano la caratteristica di tradurre in atto un’idea che da tempo la pedagogia ha fatto sua: mettere lo studente al centro del processo.
Dati gli strumenti tecnologici di cui oggigiorno ci si può servire, è sempre più facile per l’insegnante-facilitatore definire lo scaffolding, ovvero l’impalcatura di un percorso didattico, nel rispetto dei diversi stili cognitivi e dei differenti livelli di competenza (linguistici e informatici). Allo stesso modo, le tecnologie permettono allo studente del 2000 di gestire in maniera abbastanza autonoma un percorso di apprendimento, potendo interrompere l’esecuzione di un esercizio per passare ad uno successivo, consultare dizionari online o approfondire la linea di sviluppo di un ipertesto piuttosto di un'altra. Mentre gli esercizi meccanici anni ’60 erano in sintonia con la teoria dell’apprendimento allora in voga, il behaviorismo, le modalità più esplorative e collaborative con cui si caratterizzano gli strumenti moderni danno forma al postulato precipuo del cognitivismo: centrale in qualsiasi processo educativo è l’elaborazione delle informazioni da parte del soggetto pensante, o meglio -nella formulazione costruttivista- l’elaborazione delle informazioni da parte del soggetto agente. Lo studente infatti pensa e agisce quando deve selezionare le informazioni che gli vengono dalle pagine web per poi relazionare alla classe, pensa e agisce quando lavora su esercizi interattivi costruiti ad hoc dall’insegnante sulla base di materiale autentico, pensa e agisce quando è chiamato a contribuire ad un brainstorming realizzato via chat, pensa e agisce quando partecipa a un ambiente di apprendimento per realizzare un progetto didattico, e via di seguito. Nonostante l’essenzialità e il carattere divulgativo della guida, il lavoro di Fratter offre suggerimenti che stimolano la curiosità e la voglia di approfondire, tracciando con chiarezza i limiti e ipotizzando i possibili sviluppi delle glottotecnologie nel prossimo futuro. Eccezion fatta per gli esercizi di verifica finali, stridenti con lo spirito euristico del resto del libro e della cui utilità dubitiamo, le caratteristiche formali del volumetto rendono la lettura scorrevole: la scrittura è felice, l’esposizione chiara e coraggiosa, efficace la sintesi alla fine di ogni capitolo.
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