Giugno 2016 | Supplemento alla rivista EL.LE - ISSN: 2280-6792 Direttore Responsabile: Paolo E. Balboni |
AUTORE: Elenilton Neukamp
TITOLO: A caixinha de perguntas. Desafio vivo em sala de aula
CITTÀ: Porto Alegre
EDITORE: Libretos
ANNO: 2013
Un insegnante brasiliano di filosofia e storia ha adottato nelle classi medie e in quelle per l’educazione agli adulti presso le quali insegna una pratica interessante: una piccola cassa di legno in cui gli studenti possono inserire domande e commenti di ogni tipo. Agli allievi è cioè concesso uno spazio mediante il quale esprimere dubbi e condividere pensieri in merito alle esperienze scolastiche, all’insegnamento in generale e, in un’ottica ancor più vasta, ad ogni aspetto della vita che sta loro a cuore: l’amicizia, l’amore, il senso della vita, la sessualità, la religione, ecc.
Onde tutelare l’anonimato, nell’atto di redigere le domande gli studenti sono invitati a modificare la grafia; l’insegnante poi, a intervalli regolari, svuota la cassa e compila un file word con tutte le domande e i commenti, evitando di riportare commenti offensivi o quelli con riferimenti espliciti a persone (per esempio ad altri insegnanti). In classe, ogni questione verrà poi trattata secondo un procedimento maieutico: se, per esempio, un alunno avesse espresso un pensiero del tipo: “Che noiosa questa materia”, il docente rilancerebbe alla classe la questione: “Se la materia è noiosa, cosa fare per renderla più interessante?”, e raccoglierebbe le idee, facendo in modo che anche i più riservati possano dire la loro.
Ogni quesito diventa occasione di scambio – anche quelli (o meglio soprattutto quelli) che a tutta prima potrebbero apparire scontati alla maggioranza della classe; del tipo “Cos’è la religione?”.
È chiaro: alcune domande possono riguardare la personalità del docente. A lui/lei spetta, in questa circostanza, valutare se e quanto condividere di sé. Di fronte ad una domanda provocatoria o imbarazzante, questi potrebbe chiedere alla classe: “Voi come vi sentireste se vi fosse rivolta questa domanda?”.
È interessante notare, tra l’altro, appunta l’autore, come molti interrogativi formulati dagli adolescenti siano stati più o meno gli stessi di quelli espressi nelle classi di adulti: pur se, in quest’ultimo caso – com’è ovvio aspettarsi – l’elaborazione era decisamente maggiore.
Nell’ottica di Neukamp, il dialogo che segue alla condivisione di domande e commenti è di fondamentale importanza per:
- affinare lo spirito critico
- promuovere un senso di condivisione e di partecipazione all’interno del gruppo,
- stimolare la presa di iniziativa (costituendo, per esempio, un’occasione per la realizzazione di progetti o indagini da parte degli studenti)
- consentire di riprendere e approfondire nozioni poco chiare
- valere come un momento metacognitivo
-favorire la flessibilità cognitiva e l´empatia
Nell’aula di lingue, in particolare, una pratica del genere ha lo scopo principale (che pur si aggiunge alle ragioni suddette) è la promozione dell’interazione orale, a partire da temi che, appunto, premono agli alunni.
Nella quarta di copertina, la filosofa Marcia Tiburi valuta l’esperienza con uno sguardo tra il sociologico e lo psicologico (la traduzione è nostra):
La cassetta delle domande di Elenilton Neukamp è uno strumento dialogico potente. La cassetta pone un interrogativo, come se si trattasse di un oracolo, senza però dare risposte né certezze. Sono le domande ciò che la anima. Ed è del resto attraverso le domande che si impara a pensare. Affinché emerga il coraggio di pensare, occorre che superiamo certi timori. La cassetta della domande rende evidente come la paura a formulare domande sia notevole. Essa aiuta a superare la vergogna di avere dubbi in un mondo – vale a dire, in un tempo, in uno spazio – che privilegia la certezza, che tratta la timidezza come difetto. È così che, giocando con questa ´camera oscura´ – simile a quella delle macchine fotografiche – scopriamo un nuovo modo di vedere il mondo.