L’Incontro e l’Altro. Linguaggio, culture, educazione

L’Incontro e l’Altro. Linguaggio, culture, educazione

Autore: 

Pisa, Ets, 2006, pp. 142

«Sarebbe bello, Agatone, se la conoscenza scorresse tra di noi come l’acqua che passa dalla coppa più piena alla più vuota attraverso un filo di lana». Questa citazione dal Simposio di Platone apre il libro di Stefano Adami, introdotto da Massimo Vedovelli. Sollecitato dalla questione socratica, l’autore indaga le modalità linguisticamente orientate e condizionate con cui la conoscenza passa tra gli uomini e tra le culture, tra l’Io e l’Altro. Il libro ci invita ad interpretare questo “evento” nei termini delle condizioni semiotiche, proponendo riflessioni che partono dalle analisi linguistiche di Wittgenstein, invitando ad una disamina dei fondamenti teorico-critici che stanno alla base delle dinamiche interculturali e del rapporto Io-Altro.

Emerge, qui, la consapevolezza dell’impossibilità di incontrare e conoscere l’Altro prescindendo dal condizionamento profondo del linguaggio e delle lingue, forme che strutturano ed orientano la nostra espressione e la nostra comunicazione quotidiana. Proprio per questo è sempre più necessaria, secondo Adami, una assunzione critica della propria lingua e cultura, e la costruzione e proposizione di una glottodidattica critica. Scuola ed educazione rappresentano infatti i luoghi di sedimentazione di certezze linguistico-culturali date, presentandosi come i garanti del nostro riconoscimento e del riconoscimento altrui. Il libro si concentra allora su una riflessione critica nei confronti di una trasmissione della conoscenza e del sapere linguisticamente condizionata, offrendo un’analisi di modelli concreti degli scenari teorici discussi, e puntuali proposte glottodidattiche di operazioni ‘aperte’ da mettere in campo. Le nostre strutture educative (e il linguaggio attraverso cui vengono veicolate) si manifestano, dunque, da una parte, come un’istituzionalizzazione forte della centralità della cultura che le ha pensate e prodotte, e dall’altra, come il luogo di diffusione acritica organizzata e capillare di questa stessa cultura.

Qual è dunque la soluzione? Adami propone un ripensamento profondo delle strutture linguistiche ed educative che, criticando categorie e fondamenti, ed il carico di teoria, faccia delle processo didattico il luogo di apertura ed incontro vero con l’Altro.

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