Italiano L2 “su misura”. Le biografie degli apprendenti e le scelte didattiche.
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In questo saggio Graziella Favaro ci illustra le dimensioni sottese al concetto di variabilità dei cammini di apprendimento degli alunni stranieri e le possibili scelte di approccio e metodo che possono agevolare l’insegnante di italiano L2 nella gestione dell’eterogeneità e nella promozione, attraverso un sillabo ibrido, sia della lingua per comunicare sia di quella veicolare dello studio. Per variabilità dobbiamo intendere, secondo l’autrice, gli aspetti biografici del percorso migratorio, le variegate situazioni linguistiche di partenza (L1 solo orale, bilinguismo, similarità tipologica tra lingue precedentemente apprese e italiano lingua obiettivo, ecc.), i bisogni i tempi di apprendimento, il contesto scolastico, estremamente mutevole nella situazione italiana. L’autrice sottolinea, a questo proposito, come l’interlingua, con le sue significative ricorrenze e con le sue notevoli variabilità formali – molto utile a questo proposito l’adattamento dello schema di Ellis - sia la cartina tornasole di questo intreccio di fattori linguistici, sociali e psicologici. Di qui parte il concetto di “didattica generativa”, che demistifica l’idea di un percorso lineare con obiettivi minimi per aprire la strada agli indici linguistici e di contenuto che rappresentano gli ancoraggi di un percorso aperto all’inedito e capace di valorizzare la L1 anche come terreno vivo di esperienza pregressa di apprendimento e, in definitiva, un’enciclopedia del mondo in grado di esercitare dei transfer di competenze. Nei paragrafi successivi si prendono in esame dati statistici riguardanti gli adolescenti stranieri sulla scena educativa e i loro esiti scolastici, sulle divergenze tra livelli di competenze dell’ “italiano per comunicare” e le competenze dell’ “italiano per studiare” e sulle relazioni tra questi aspetti della L2, e infine sull’uso quotidiano della L1 e della L2, con una significativa rassegna dei fattori extralinguistici influenti sulla lingua madre. In chiusura Graziella Favaro ritorna sul concetto di “sillabo ibrido”, fornendo le coordinate per costruire un curricolo centrato sul discente, sui suoi bisogni comunicativi e sulle caratteristiche di apprendente – biografia, stili di apprendimento, esperienze pregresse, ecc. – fermo restando il comune denominatore delle tre fasi attraversate dal primo inserimento: L2 per comunicare, fase ponte e fase dell’apprendente comune. E’ proprio la descrizione della cosiddetta “fase ponte”, dove “non si impara solo la lingua dello studio ma si impara anche la lingua studiando”, a costituire un valido sfondo di orientamento per tutte quelle attività di elaborazione dei testi a scrittura controllata e operazioni di “scaffolding” per la comprensione guidata e la produzione, attività che l’insegnante equilibrista si trova a gestire quotidianamente per coniugare l’unità con la diversità.
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