“Tendenze e sviluppi del Language Testing nel nuovo millennio: dai modelli tecnologici all’istanza etica”

“Tendenze e sviluppi del Language Testing nel nuovo millennio: dai modelli tecnologici all’istanza etica”

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In DARIA COPPOLA (a cura di), Percorsi di formazione dell’insegnante di lingue
Bologna, CLUEB, 2005, pp. 229-241.

Nel saggio si mettono a fuoco gli aspetti più significativi e attuali del Language Testing (LT), alla luce dei più importanti risultati della ricerca dagli anni Ottanta a oggi: se oggi, grazie allo sviluppo della tecnologia, “si può disporre di test e modelli statistici sofisticati in grado di fornire risultati sempre più attendibili, sembrano tutt’altro che risolti i problemi che ancora si impongono a chi, a titolo diverso, si occupa di valutazione”, e le cui soluzioni “coinvolgono ora anche il piano etico oltre che quello teorico-metodologico” (p.229). Il Communicative Language Testing degli anni Ottanta, che segue la fase pre-sistematica e quella psicometrico-strutturalista del LT, fa propria la nuova concezione di lingua e di abilità linguistica che consegue alla diffusione delle istanze comunicative. Vengono revisionati i requisiti classici di attendibilità (reliability) e validità (validity) e collegati ad altri requisiti, come l’accettabilità (ad es. nei test EAP ed ESAP) e l’autenticità; “emerge la necessità sia di calibrare i contenuti dei test sui bisogni dei candidati, in modo che questi li accettino come ‘buoni’ test, sia di servirsi di attività comunicative spontanee, di materiali autentici e di compiti real-life” (p 231). Nella ricerca degli anni Novanta si prova a raccordare criteri e risultati dei due diversi aprocci, quantitativo e qualitativo: da un lato, nuovi e più potenti modelli teorici consentono procedure statistiche molto sofisticate che non erano possibili nell’ambito della Classical Test Theory, inoltre si diffonde su larga scala il Computer Based Testing con gli innegabili vantaggi della Rete; dall’altro, l’indagine qualitativa si incentra sui fattori interni (processi e strategie utilizzate) e sul background culturale dei candidati, analizzando forme di valutazione complesse, lontane dal modello docimologico, nelle quali il giudizio del valutatore diventa imprescindibile. Un rinnovato interesse per il valutatore caratterizza anche le indagini del nuovo millennio che fanno proprio il concetto di “responsabilità etica”, preoccupandosi degli effetti che la valutazione può avere sul candidato e sul contesto socio-educativo: “i test non sono neutri, ma veicolano ideologie e valori, e possono diventare pericolosi strumenti di selezione; di conseguenza essi richiedono particolare cautela e un serio controllo” (p. 236).

pietropacini@libero.it
Università di Pisa

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