“Insegnare in lingua straniera: quali sfide? Quali difficoltà”

“Insegnare in lingua straniera: quali sfide? Quali difficoltà”

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In C.M. Coonan, (a cura di), CLIL, nuovo ambiente di apprendimento.
Cafoscarina, 2006, Venezia, pp. 105-117.

Strategia riconosciuta a livello europeo, il CLIL si afferma tra le modalità da privilegiare per diffondere la conoscenza delle lingue, sta facendo registrare un aumento delle sperimentazioni anche in Italia. Molto è stato scritto sulle potenzialità di questo nuovo ambiente di apprendimento/insegnamento, ma forse un po’ trascurato, a parere dell’autrice, è l’aspetto delle difficoltà che possono emergere nella progettazione e applicazione CLIL. E sarà proprio l’aspetto delle difficoltà insite nella progettazione e realizzazione CLIL a costituire il tema centrale dell’intervento di Barbero nel volume curato da Coonan. Potenzialità e difficoltà sono strettamente collegate tra loro, così come le sfide del CLIL, che nascono proprio dal superamento di ostacoli insiti nell’insegnamento di contenuti in lingue diverse da quella materna. Il primo fattore di difficoltà viene individuato dall’autrice nell’assenza di una metodologia adeguata CLIL. L’approccio CLIL può risultare difficile se non vengono considerati aspetti quali la disciplina, le modalità di presentazione dei contenuti, le attività e il livello di supporto fornito per eseguirle. La scelta della disciplina non è indifferente perché ogni disciplina richiede operazioni cognitive diverse, capacità di astrazione differenziate, così come sono diversi i tipi di linguaggio e i livelli di competenza linguistica richiesta. Compito dell’insegnante è decidere il modo di presentazione della disciplina. Il contenuto disciplinare può essere reso “espositivo”, per cui la comprensione del significato è soltanto linguistica, il discorso è astratto e decontestualizzato, come ad esempio avviene per la filosofia, oppure può essere esperenziale, caso in cui la comprensione non verbale assume un ruolo importante e la lingua è inserita in una serie di azioni operative. Altro aspetto da non sottovalutare è la scelta delle attività, che realizzino un giusto equilibrio tra contenuto e lingua. Utile punto di riferimento per la classificazione, la scelta e l’elaborazione delle attività diventa il quadrante di Cummins, basato sulla matrice BICS-CALP (Baker 2002, p. 169), che definisce due diverse modalità di padronanza e di uso della lingua. BICS si riferisce all’apprendimento e all’uso della lingua nella comunicazione quotidiana, mentre CALP si riferisce a situazioni “accademiche”, quando cioè attraverso il linguaggio si effettuano operazioni cognitive di livello superiore. Sarà, quindi compito dell’insegnante strutturare e sostenere le attività partendo da una dimensione esperenziale BICS per arrivare a quella di maggiore sforzo di astrazione e complessità concettuale CALP, individuando contemporaneamente opportuni criteri per la valutazione.

pdm2k@libero.it
Università di Venezia

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