“Corpora e glossari elettronici nella didattica della traduzione”
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Il saggio fa parte di un volume dedicato alla riflessione sulla traduzione e didattica delle microlingue scientifico-professionali. G. Porcelli, docente di glottodidattica all’Università di Pavia, prende le mosse dallo schema di Holmes-Ulrych con l’obiettivo di esaminare in quali snodi dello schema assume rilievo la disponibilità delle tecnologie informatiche a fini didattici. L’Autore apre il discorso richiamando il fatto che i testi microlinguistici sono di diverso livello e natura: delinea una distinzione tra testi che si rivolgono a un pubblico di non specialisti e testi destinati ad un pubblico di esperti del settore e traccia le linee distintive tra di loro. Dopo queste premesse e dopo aver concentrato la sua attenzione su alcuni esempi della distorsione del significato originale del termine italiano per calco dall’inglese, entra in un discorso più concreto sull’uso accorto delle tecnologie informatiche al servizio del traduttore, i corpora e i glossari elettronici, i due poli caratterizzanti che riprende già nel titolo. Sulla base di un esempio, ingl. solution vs ital. soluzione, ponendo in rilievo la presenza della parola nella lingua comune e in un settore specialistico, l’Autore sottolinea da un lato la differenza tra un corpus e un glossario elettronico, dall’altro, invece, richiama all’attenzione l’importanza per il mediatore linguistico di affrontare testi di ampie dimensioni, soprattutto quando si deve specializzare su un argomento o quando deve tradurre un testo lungo e complesso, invitandolo ad approfondire e prendere consapevolezza di ciò che una lingua realmente è. Il saggio si conclude con alcuni spunti per una didattica efficente, soffermandosi sull’importanza dei concordancer, non tralasciando però il valore dell’occhio critico dell’esperto, e sull’importanza del lifelong data driven-learning nella didassi della traduzione, un’esplorazione continua dei dati linguistici. Alla fine indica come le scuole per mediatori linguistici dovrebbero guidare gli studenti all’uso degli strumenti informatici esistenti e che gli istituti universitari dovrebbero essere luoghi in cui si sperimentano i programmi informatici e le risorse sul web.
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