“Analisi dei questionari studenti”
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Questo contributo esamina i risultati ottenuti in seguito alla distribuzione di un questionario per studenti italiani (QSI) e di un questionario per studenti stranieri (QSS) somministrati presso un’università medio-grande del centro-nord. La struttura di questo questionario rispecchia quella del questionario docenti (cfr. scheda su Ciliberti-Anderson, 2007). Dal QSI emergono informazioni utili sia sulla frequenza ad alcune forme di didattica, sia l’opinione e la percezione che di essa hanno gli studenti. Emerge che la lezione frontale non risulta molto interattiva, in quanto interrompere un docente mentre parla, come pure porre domande alla fine della lezione è pratica poco adottata. Per quanto riguarda il seminario, gli studenti lo hanno ridefinito come una presentazione di nuovi contenuti da parte del docente a cui segue una discussione libera, anche se talvolta la mancanza di tempo riduce il seminario a un’esposizione di contenuti o da parte del docente (che approfondisce contenuti della lezione) o da parte dello studente (che relaziona su un argomento assegnatogli). L’esercitazione pratica consiste in un lavoro individuale controllato dal docente. La stessa modalità individuale è prevalentemente praticata anche nel tutoriale (durante il quale gli studenti si rivolgono al docente per discutere argomenti del corso o per discutere di argomenti pratici od organizzativi. In termini di utilità, gli studenti hanno indicato il seminario come la forma didattica più utile, seguono poi la lezione frontale, il tutoriale, l’esercitazione pratica. Per ciò che riguarda le prove di verifica, predomina quella orale. Per quanto riguarda la verifica scritta, questa viene somministrata attraverso: a. elaborato scritto in classe, b. relazione svolta a casa, c. domande aperte, d. domande chiuse. I risultati del QSI sembrano confermare i dati ottenuti dall’anali del questionario-docenti. Il QSS comparativo fra forme di didattica in paesi stranieri e in Italia è stato somministrato a studenti di facoltà umanistiche delle seguenti nazionalità: spagnoli, tedeschi, francesi, inglesi. Gli spagnoli e i francesi hanno frequentato la loro università per più di 3 anni prima di venire in Italia, gli studenti tedeschi e inglesi hanno frequentato la loro università non più di 2 anni prima di venire in Italia. I non parlanti lingue romanze hanno già studiato l’italiano in patria, non così pere i parlanti le lingue romanze, che hanno affrontato lo studio dell’italiano per la prima volta in Italia. Soprattutto da parte tedesca e inglese si lamenta la mancata possibilità di comunicare con i docenti e la difficoltà di accedere alle informazioni sulle attività che si svolgono nell’università. Per quanto riguarda le prove di verifica, gli studenti sostengono che in patria consistono in: a. una relazione scritta a casa, b. un elaborato da sostenere in classe, una serie di domande aperte o chiuse (mentre in Italia avrebbero riscontrato solo verifica scritta attraverso serie di domande aperte o chiuse). Per quanto riguarda la didattica frontale, nelle università non italiane si verifica una maggiore possibilità di interrompere il docente mentre parla. Per quanto riguarda il seminario, soprattutto i tedeschi sostengono che in Germania il seminario vede soprattutto la presentazione di un argomento da parte degli studenti, si verifica meno di frequente la presentazione da parte del docente. Il tutoriale è anche vissuto diversamente da tedeschi e inglesi, i quali vivono questa forma didattica come un incontro fra piccoli gruppi di studenti con un assistente allo scopo di discutere e chiarificare argomenti trattati dal docente titolare.
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