Febbraio 2013  Supplemento alla rivista EL.LE - ISSN: 2280-6792
Direttore Responsabile: Paolo E. Balboni
A. Thody, D. Bowden, Getting Organized di Paolo Torresan

AUTORI: A. Thody, D. Bowden
TITOLO: Getting Organized
CITTÀ: London
EDITORE: Continuum
ANNO: 2004

è come un fiammifero. Quando si è spento, non lo puoi riaccendere di nuovo”. Ce lo diceva una persona cara, in riferimento al tempo e alle energie da dedicare allo studio. Se troppe, la mente non lavora. Lo stesso lo si potrebbe dire per l’insegnamento. “Oggi come oggi ciò che veramente ha valore, nelle nostre vite, è il tempo”, questo invece era il motto di una nostra insegnante di lettere, al tempo delle superiori. Il testo oggetto di recensione aiuta a dar valore al tempo di cui un insegnante può disporre. Prevenire il burnout parte da qui: dall’organizzazione ecologica del tempo. A lungo andare l’entusiasmo iniziale a poco a poco può scemare e vale le pena adottare strategie che sostengano la motivazione, contenendo forme di stress/ansia. Si può per esempio –vien da dire, piluccando nel testo:

 

  • limitare il carico di lavoro da portarsi a casa;

  • rifiutare impegni a cui non sia corrisposto alcun riconoscimento/un riconoscimento adeguato;

  • mutare il carattere di un dialogo interiore che avvisa di essere inadeguati (ciascun essere umano ha dei limiti; il che può essere colto in termini positivi, come fece Freire: “Ninguém ignora tudo, ninguém sabe tudo. Todos nós sabemos alguma coisa. Todos nós ignoramos alguma coisa. Por isso aprendemos sempre”. “Nessuno è completamente ignorante, nessuno è onnisciente. Tutti sappiamo qualcosa, e tutti siamo ignoranti a riguardo di altre cose. Per questo apprendiamo sempre”:

  • decidere di lavorare a casa in una parte della giornata (o pomeriggio o sera), lasciando l’altra libera da impegni;

  • delegare (molte attività possono essere preparate in classe dagli studenti: un memory, un taboo, la confezione di buste, di tesserini; fino ai compiti da attribuire durante un role-play);

  • tenersi liberi, per quanto possibile, il fine settimana;

  • dedicare del tempo ad attività che procurano piacere;

  • tener conto che se non si è rilassati c’è buona probabilità che lo stato d’animo incida negativamente sulla didattica – per esempio, mostrando, anche senza avvedersene, dei segni di irritazione;

  • dedicare del tempo all’organizzazione di documenti, di risorse, e di progetti di lunga durata;

  • procurarsi di tanto in tanto delle ricompense;

  • dirsi che quando non si può rispondere ad una richiesta altrui non lo si fa perché si è egoisti, ma semplicemente perché si sta chiedendo agli altri il rispetto per il proprio tempo, lo stesso che al loro si tributa;

  • sforzarsi, assieme ai colleghi, di ridurre i tempi per riunioni e colloqui;

  • esprimere le proprie emozioni;

  • stabilire dei limiti di tempo per portare a termine certe attività;

  • fare una cosa alla volta, a cominciare dalle più piacevoli;

  • dedicare tempo, attrezzarsi di strumenti e allenarsi a affrontare il cambiamento;

  • valorizzare il rischio; essere pronti a nuove idee e iniziative;

  • coltivare l’umorismo;

  • essere ottimisti con i colleghi;

  • dire a sé stessi di avere energie e capacità per sostenere le sfide che si presentano, come si è già fatto in passato.

  • dirsi che “si farà tutto quel che c’è da fare, anche se non lo si farà tutto in una sola volta”.

Ecco, solo per fornire degli esempi delle tante direttrici dello slow teaching che questo libro presenta. La trattazione dei temi, pur se divulgativa, è adeguata e ben strutturato. Ciascuno, evidenziatore alla mano, può sottolineare i consigli che sente propri.   

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