Novembre 2010  Supplemento alla rivista EL.LE - ISSN: 2280-6792
Direttore Responsabile: Paolo E. Balboni
R. Buscetta, Per così dire. La fonetica e la fonologia nella didattica dell’italiano a stranieri di Paolo Torresan

AUTORE: Roberto Buscetta
TITOLO: Per così dire. La fonetica e la fonologia nella didattica dell’italiano a stranieri
CITTÀ: Roma
EDITORE: Aracne
ANNO: 2008

 

Che in Italia molti siano dalfonici (termine coniato da Luciano Canepari nel 1991) è ineccepibile. Il paese noto al mondo per le sue arie e la musicalità della lingua è, a dire il vero, assai poco sensibile a discernere i tratti segmentali del proprio parlato. Un italiano medio dirà per esempio che nella parola cielo si pronuncia effettivamente il suono corrispondente al grafema i e non avrà alcun dubbio che le vocali siano cinque e non di più.

In effetti, per quanto la relazione fonema-grafema sia più trasparente rispetto ad altre lingue (l’inglese, per esempio), vi sono margini di opacità che creano indecisione. Accade che, mentre a un ispanofono, allenato a trascrivere gli accenti che non seguono la regola, risulta facile stabilire quale sia la sillaba tonica di una qualsiasi parola della sua lingua, l’italiano nato in Italia, anche se di buona istruzione, può vacillare se gli viene chiesto dove cada l’accento nella parola fiammifero o di quante sillabe si componga la parola suino.

La fonetica è stata ed è tuttora la grande assente nella scuola dell’obbligo (eccezion fatta per rarissimi insegnanti di lingua, temerari).

Il testo di Buscetta, si indirizza, certo, a una figura professionale particolare, l’insegnante di italiano a stranieri (si veda il sottotitolo), ma ben si presta a essere letto da un qualsiasi abitante della penisola, deciso a rafforzare la propria consapevolezza metalinguistica.

Nel primo capitolo l’autore definisce i confini tra fonetica e fonologia e descrive la loro importanza ai fini dell’apprendimento di una lingua seconda. Nei capitoli due e tre, illustra la struttura dell’apparato fonatorio, quindi passa in rassegna i tratti segmentali dell’italiano: consonanti, vocali e la complessa questione della geminazione fonosintattica. Al capitolo quattro si concentra sui tratti soprasegmentali, con il monito però (p. 67) che è buono e giusto esimersi dall’ “assegnare alle svariate modularità del nostro parlato un valore condiviso e sistematico, giacché il valore comunicativo extralinguistico legato all’intonazione è solo leggibile all’interno delle singole comunità di parlanti”. Infine, nella parte conclusiva, Buscetta mette a fuoco le pronunce di alcuni stranieri: anglofoni, francofoni, ispanofoni, arabofoni, germanofoni, quindi i parlanti di lingue slave, del giapponese e del cinese.

Gli excursus diatopici si prestano a solleticare la curiosità anche del profano, che scopre per esempio che la dittongazione viene sospesa in alcuni contesti (nel napoletano le parole uova e suoni vengono pronunciate con uno iato, [‘uova] e [‘suoni], e non /’ωɔva/ e /’sωɔni/ come avviene, invece, in gran parte della penisola) o che la sola vibrazione delle corde vocali fa pronunciare in molte zone del meridione [’kando] per canto o [aŋgOra] per ancora, con esiti che perplimono un settentrionale. 

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