Febbraio 2010 | Supplemento alla rivista EL.LE - ISSN: 2280-6792 Direttore Responsabile: Paolo E. Balboni |
AUTORI: Roberta Barazza
TITOLO: Storie di emigranti
CITTÀ: Roma
EDITORE: Ilmiolibro.it
ANNO: 2009
Roberta Barazza nel suo libro “Storie di emigranti”, affronta il tema sempre attuale dell’incontro con l’altro. A partire da una serie di toccanti storie, raccontate in prima persona dai protagonisti, e alle quali è dedicata la prima parte del libro. E se i protagonisti, studenti di corsi di inglese nei quali ha insegnato R. Barazza, si sono fidati ed aperti a condividere i loro ‘viaggi incredibili’, è stato sicuramente perché dall’altra parte hanno trovato un genuino interesse a voler sapere e conoscere, e la sensibilità priva di giudizio necessaria all’ascolto. D’altronde non dimentichiamo che insegnare è anche mettere lo studente in condizione di trasmettere la propria storia e le proprie esperienze in una lingua che non è la sua. E che conoscere è un modo per sconfiggere la paura spesso frutto dell’ignoranza. Un ignorare che porta a vedere l’altro come uno scomodo ostacolo, o una minaccia, un qualcuno totalmente avulso da sé, che arriva non alla ricerca di una vita ‘normalmente dignitosa’ ma per rubare un qualcosa che, chissà perché, non gli è dovuto, o forse gli è dovuto rigorosamente altrove.
In tal senso la lingua non è solo un mezzo per veicolare esperienze toccanti, commoventi, dolorose, ma diventa uno strumento per recuperare la memoria sia personale che storica. L’Italia come paese di emigranti spinti a lasciare la patria dalla disperazione, la povertà, la mancanza di prospettive per il futuro per sé e i propri figli, ma anche l’Italia come ‘potenza’ coloniale le cui responsabilità, assieme a quelle di molti altri paesi occidentali, non sono terminate con la fine di quei regimi.
Ed è qui che si passa alla seconda parte del libro dove R. Barazza fornisce una serie di informazioni, fatti, cartine che creano lo sfondo politico e socio-culturale sul quale si stagliano le vicende dei protagonisti della prima parte. A partire dalla martoriata Africa da dove un eritreo, un etiope, un nigeriano, emigrano per motivi spesso profondamente diversi tra loro, anche se poi entrano a far parte della massa generica ed indistinta degli ‘africani’. Fino alla Moldavia, diventata un calderone da cui attinge a piene mani il mercato della prostituzione e della tratta delle bianche. Da queste dettagliate informazioni R. Barazza delinea per noi il complesso e lucroso business che ruota, nei vari paesi, intorno all’emigrazione clandestina e che di essa si nutre, in un mors tua vita mea, andando a creare ulteriori catene che saranno ben difficili da spezzare.
Almeno fino a quando, a parere dell’autore della recensione, seguendo il percorso già delineato da Tzvetan Todorov ne “La conquista dell’America”, non intraprenderemo un viaggio anche noi che, dall’altro totalmente diverso e separato dal sé, ci porti alla realizzazione ultima che l’altro siamo noi.