Settembre 2015  Supplemento alla rivista EL.LE - ISSN: 2280-6792
Direttore Responsabile: Paolo E. Balboni
O. García, L. Wei, Translanguaging: Language, Bilingualism and Education di Clelia Capua

AUTORE: O. García, L. Wei

TITOLO: Translanguaging: Language, Bilingualism and Education

CITTÀ: New York

EDITORE: Palgrave Macmillan

ANNO: 2014

 

Translanguaging è un termine nato per indicare una pratica pedagogica, lo è sempre stato, ma negli ultimi vent’anni ha assunto nuovi significati nell’ambito della linguistica applicata. Oggi con translanguaging ci si riferisce ad una pratica linguistica con implicazioni sociolinguistiche quanto psicolinguistiche, nonché a un approccio all’insegnamento. Il nome, che qui si è scelto di non tradurre, deriva dal gallese “trawsieithu” coniato da Cen Williams e tradotto in inglese da Colin Baker (2011). La tecnica didattica alla quale il termine gallese faceva riferimento prevedeva che gli studenti dovessero alternare le lingue in alcune attività, per esempio nel passaggio fra la lingua ricettiva e quella produttiva: leggere in inglese e scrivere in gallese e così di seguito. Nel corso di pochi anni e di molta letteratura, il termine ha assunto di volta in volta significati sempre più articolati fino ad arrivare a rappresentare la complessità linguistica nella quale oggi viviamo. Il volume di Ofelia García (City University, New York) e di Li Wei (University College of London) determina la definitiva acquisizione del termine in ambito linguistico e nella linguistica applicata. Il libro, attraverso una ricostruzione dei significati attribuiti al termine, introduce l’argomento che si estende dal quadro teorico, alla definizione di translanguaging come approccio all’insegnamento in generale e nella glottodidattica. García e Wei evitano di creare un enunciato che ne sintetizzi il significato, preferendo a questo una illustrazione che, capitolo per capitolo, conduca alla totalità del significato. Si stabilisce sin da subito che è una pratica ma non solo didattica, è cioè la modalità di negoziazione di significato che usano i bilingui in un mondo in cui la superdiversity è la norma e le vite sono vissute trasversalmente sia in termini geografici che culturali e linguistici. Gli esseri umani sono chiamati ad agire e produrre in processi sociali transnazionali nei quali la necessità di generare significato implica il saper mediare attraverso queste diversità. Con translanguaging si indica anche “the ways in which bilinguals use their complex semiotic repertoire to act, to know, and to be” quindi indicando con questo una modalità linguistica plurilingue socialmente determinata con la quale generiamo le nostre identità, “makes visible the different histories, identities, heritages and ideologies of the multilingual language users” (p. 137). Translanguaging è dunque un sistema trans-semiotico che supera quel bilinguismo inteso come la somma di due unità linguistiche “goes beyond the concept of the two languages of additive bilingualism or interdipendent” (p. 20), concetto quest’ultimo che prende le sue radici teoriche dall’idea di Grosjean (1982) sintetizzata come “bilinguals are not two monolinguals in one person”. La molteplicità di sfaccettature con le quali si compone il concetto di translanguaging non consente sintesi, ma l’immediatezza del senso si può trarre da questa efficace definizione “translanguaging refers to new language practices that make visible the complexity of language exchanges among people with different histories, and releases histories and understandings that had been buried within fixed language identities constrained by nation-states” (p. 21). Garcia e Wei affrontano con spirito critico, tutti quei temi chiave necessari alla definizione del translanguaging anche nella sua accezione didattica: il concetto di lingua, di confine di lingua, di bilinguismo, di multilinguismo, di scambio significativo, di lingua madre, di code-switching, di crossing. Il percorso epistemologico appare come un richiamo a disinventare e ricostruire (Makoni, Pennycook 2006) proprio quei concetti primari sui quali la linguistica e la didattica hanno fondato la loro esistenza per decenni. Il lavoro ha il pregio di indagare e riorganizzare quella letteratura che fin qui si è dedicata allo studio del tema sia come pratica linguistica dei bilingui e delle comunità multilingui, sia all’uso della sua applicazione come pratica didattica (in estrema sintesi: Blackledge A., Creese A. 2010; Canagarajah 2011, 2013; Creese, Blackledge 2010; Cummins J. 2007; García 2009, 2012, 2014; Hornberger. Link 2012; Lewis, Jones, Baker 2012a, 2012b; Li Wei 2010, 2011). Il volume è composto da due parti: la prima - capitoli 1 e 2- è dedicata alla costruzione del framework teorico, all’analisi delle differenze, varie per spessore e grado, presenti nelle interpretazioni dei differenti studiosi e all’indagine sulle modalità dell’impatto che il paradigma esercita nell’interpretazione corrente del bilinguismo (p. 22)

“and yet, as the discussion of how these scholars treat ‘translanguaging’ will show, the concept of translanguaging is based on radically different notions of language and bilingualism than those espoused in the 20th century, an epistemological change that is the product of acting and languagging in our highly technological globalized world”

La seconda parte - capitoli 3-7 - del libro si concentra sulle potenzialità del translanguaging come strumento glottodidattico e didattico. Per questo aspetto Ofelia García e Li Wei non possono che documentare le resistenze delle istituzioni di ogni ordine e grado ad accettare un approccio olistico nella formazione degli studenti. Richiamando Bourdieu (Bourdieu 1991; Bourdieu and Passeron 1990) si ritorna alla forza della complicità tra potere politico, istituzioni e scuola, in cui lo “standard academic language” è concepito esclusivamente solo come monolingue persino in quei paesi costituzionalmente dichiarati bilingui. La didattica che prevede il translanguaging come strumento è basata sulle pratiche linguistiche e conversazionali dei bilingui applicate e sviluppate in classe con lo scopo di consentire l’accesso a nuove competenze e pratiche linguistiche senza escludere da ciò quell’ “academic standard” così ideologicamente interconnesso con il monolinguismo. “Despite (and because of) the multilingual reality of the world, state schools continue to insist on monolingual ‘academic standard’ practices.” (p. 47). La negazione della realtà plurilingue all’interno delle classi e nelle pratiche didattiche si realizza tramite un atteggiamento punitivo e di illegittimazione nei confronti del languaging messo in atto dai bilingui. Questa barriera linguistica e culturale rischia di isolare, escludere e persino ostacolare l’accesso all’apprendimento. Nei capitoli - 5 e 6 - “Translanguaging to learn” e “Translanguaging to teach” si da ragione dei risultati ottenuti dall’applicazione del translanguaging come metodologia sia per l’apprendimento che per l’insegnamento, e non solo per le lingue straniere. La seconda parte del libro è dedicata alla didattica così non sono pochi gli esempi di attività descritti. Nel paragrafo “Using translanguaging as pedagogy” (p.97) vengono presentati cinque scenari realizzati negli stati Uniti e inerenti all’insegnamento di matematica, studi sociali, scienze e English Language Art. Per quest’ultimo soggetto gli autori descrivono il lavoro di Camilla, un’insegnante che lavora in una scuola pubblica a maggioranza immigratoria e ispanica. Il lavoro si svolge intorno a un video musicale realizzato in completa modalità traslanguage: “It is the translanguaging of the music video that create a unity that is difficult to express, neither immigrants nor native and yet both; neither Spanish nor English, and yet a ‘both’ that ‘neither’ becouse it is a new discourse, a product of post-coloniality, a translanguaging. (p. 120). Camilla ha acconsentito che nel lavoro di gruppo si svolgesse, o continuasse, in modalità translanguage con il risultato documentato, che gli studenti hanno potuto avere accesso a tre importanti funzioni discorsive: partecipare, elaborare le idee e porre domande. Nelle poche pagine dedicate alle conclusioni, Ofelia García e Li Wei riprendono i concetti cruciali del translanguaging con l’obiettivo di affermarne non tanto la validità o l'efficacia didattica che a questo punto del volume è stata già documentata, quanto l’urgenza di diffonderne l’applicazione nelle classi e nella didattica di qualunque genere: “in integrating the act of languaging, doing and knowing, translanguaging reflect the goal of education itself” (p. 137). A nostro avviso l’annotazione scelta dagli autori per concludere questo volume, indispensabile a chiunque lavori oggi con la didattica, è la ragione stessa di ogni apprendimento e di ogni insegnamento, il motivo stesso dell’accesso alla cultura e alla conoscenza: “Translanguaging enable us to imagine new ways of being and languaging so that we can begin to act differently upon the world.” (p. 138).

 

Riferimenti

Baker C. 2011. Foundation of bilingui education and bilingualism. 5th ed. Bristol, UK: Multilingual Matters

Blackledge A., Creese A. 2010. Multilingualism. London: Continuum. Bourdieu P. 1991. Language and Simbolic Power. Cambridge, MA: Harvard University Press.

Bourdieu P, Passeron J. C. 1990. Reproduction in education, society and culture. London: Sage.

Canagarajah S. 2011. “Codemeshing in academic writing: Identifying teachable strategies of translanguaging”. The Modern Language Journal, 95(iii), pp.401- 417.

Canagarajah S. 2013. Translingual Practice: Global Englishes and Cosmopolitan Relations. Oxon e New York: Routledge.

Creese A., Blackledge A. 2010. “Translanguaging in the bilingual classroom: A pedagogy for learning and teaching?” Modern Language Journal 94 (i), pp. 103-115.

Cummins J. 2007. “Rethinking monolingual instructional strategies in multilingual classrooms”. Canadian Journal of Applied Linguistics, 10 (2): 221-240.

García O. 2009. Bilingual education in the 21st century: A global perspective. Malden, MA and Oxford: Blackwell/Wiley.

García O. 2011 (et al) “Translanguaging of Latino kindergarteners”. In Bilingual youth: Spanish in English speaking societies (eds) Potowski K, Rothman J., pp. 33-55. Amsterdam: John Benjamins.

García O. 2011. “From language garden to sustainable languaging: Bilingual education in a global world. Perspective”. National Association for Bilingual Education, Sept/Oct 2011, pp. 5 – 10. 

García O. 2012. “Theorizing Translanguaging for educators” in Celic C., Seltzer K. Transalnguaging: A Cuny-Nysieb Guide for educators.

Grosjean F. 1982. Life with two languages. Cambridge, MA: Harvard University Press.

Hornberger N., Link H. 2012. “Translanguaging and transnational literacies in multilingual classrooms: A bilingual lens”. International Journal of Bilingual Education and Bilingualism 15(3), pp: 261- 278.

Lewis G., Jones B., Baker C. 2012a. “Translanguaging: Developing its conceptualisation and contextualisation”. Educational Research and Evaluation, 18(7), pp: 655–670.

Lewis G., Jones B., Baker C. 2012b. “Translanguaging: Origins and development from school to street and beyond”. Educational Research and Evaluation,18 (7), pp: 641–654.

Li Wei. 2010. “Moment analyses and translanguaging space: Discursive construction of identities by multilingual Chinese youth in Britain”. Journal of Pragmatics 43(5), pp.1222-1235.

May S. (ed.) 2013. The Multilingual Turn. Implications for SLA, TESOL, and Bilingual Education. UK: Routledge.

Pennycook A., Makoni S. 2006. Disinventing and Reconstituting Languages. Clevedon, UK: Multilingual Matters.

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