Febbraio 2009  Supplemento alla rivista EL.LE - ISSN: 2280-6792
Direttore Responsabile: Paolo E. Balboni
G. Mantovani, Intercultura e mediazione di Paolo Torresan

CURATORE: (a cura di) Giuseppe Mantovani
TITOLO: Intercultura e mediazione - Teorie ed esperienze
CITTÀ: Roma
EDITORE: Carocci
ANNO: 2008

 

Questo volume nasce ed è assieme testimonianza e risultato del percorso di ricerca e di sperimentazione del gruppo di docenti, ricercatori e operatori che hanno creato e fanno parte del CIRSSI - Centro interdipartimentale di ricerca e servizi per gli studi interculturali - al quale, attualmente, aderiscono undici dipartimenti dell'università di Padova e varie realtà italiane ed europee.

Il libro è suddiviso in tre parti che si occupano rispettivamente di teoria, metodologia e modelli dell'intercultura e della mediazione interculturale. Ogni parte è costituita da capitoli su questioni specifiche redatti e curati dai docenti e ricercatori esperti e operanti sul territorio.

La prima parte, quella dedicata alla Teoria, prende origine dalla distinzione, fondamentale, del concetto di intercultura - che riguarda tutti i contatti tra "culture" diverse, di cui i fenomeni migratori sono solo un aspetto, anche se importante (p.17) - rispetto a quello di multicultura (CAP. 1). Due termini spesso confusi o peggio usati come sinonimi, ma che in realtà segnano due mondi e due strade completamente opposte. La dimensione multiculturale accetta le differenze ma le isola all'interno di sterili etichette o di supposte comunità etiche e religiose. La prospettiva interculturale, al contrario, apprezza le differenze ma non ne fa delle barriere impenetrabili (p.29). Fatta questa distinzione di fondo, il volume prosegue offrendo importanti riflessioni sul tema delle religioni nelle migrazioni (CAP. 2) e su quello della lingua d'origine nei contesti di immigrazione (CAP. 3).

La seconda parte, denominata Metodologia, offre delle riflessioni sulle metodologie e le strategie di ricerca interculturale proponendo una metodologia di ricerca centrata prima sul territorio - che diventa spazio privilegiato di scambi interculturali (p.85) proprio grazie alla possibilità quotidiana del contatto e dell'incontro - e sulla scelta dell'analisi critica del discorso (Fairclough, 2001) come strumento di indagine: questo metodo permette infatti di considerare sia il contesto micro dell'interazione (contesto linguistico) sia il contesto macro (socioculturale) degli eventi (p.88) (CAP. 4); poi sul metodo clinico e l'intercultura (CAP. 5) dimostrando come la clinica interculturale possa diventare "un modo di pensare e di vivere l'alterità che può trasformare le nostre pratiche di cura, l'ambito di vita che condividiamo con gli altri e anche noi stessi" (p.108); infine sullo sviluppo delle competenze interculturali che permettono di esplorare e capire dimensioni culturali diverse (CAP. 6).

Nella terza parte, definita Modelli, vengono illustrate le esperienze di mediazione interculturale promosse e realizzate dall'équipe universitaria dell'Università Autonoma di Madrid e applicate in Spagna, California e Messico (CAPP. 7 e 8) e presentata, coerentemente con le riflessioni teoriche e metodologiche dei capitoli precedenti, l'utilità dell'approccio narrativo nella pratica interculturale.

Questo lavoro risulta pregevole ed interessante per almeno due motivi.
Primo perché offre uno sguardo d'insieme ampio e plurale su un tema di studio e ricerca come quello interculturale di cui, soprattutto negli ultimi anni, molto è stato detto e molto è stato scritto, dando spazio a voci e prospettive diverse: i contributi che formano il volume nascono infatti dalla penna (e dalla prospettiva) di studiosi di discipline diverse (Psicologia sociale, Sociologia della religione, Linguistica, Pedagogia interculturale e Psicologia clinica).
Secondo perché il volume può costituire un utile strumento sia per la riflessione che per l'azione di studenti, operatori e ricercatori dal momento che esso offre e accompagna, con esperienze pratiche e modelli di riferimento, le linee-teoriche che costituiscono il forte impianto concettuale alla base del lavoro.

 

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