AUTORE: Carlo GuastallaTITOLO: Giocare con la letteraturaCITTÀ: FirenzeEDITORE: Alma EdizioniANNO: 2002PAGINE: 176L'autore ha scelto un titolo azzeccato, dato che di un grande gioco si tratta. Le quindici Unità Didattiche di cui si compone il libro prendono le mosse da altrettanti brani di autori italiani del Novecento. Prima ancora di imbattersi nel testo, lo studente deve misurarsi con sfide linguistiche che hanno il sapore di curiosi e simpatici divertissement. Chi legge ne è coinvolto, perché gli viene dato il ruolo di detective alla ricerca della parola mancante, di turista trasformato per caso in avventuriero del testo. Eppure dietro al gioco, o meglio dentro al gioco, labirinti sintattici, prove lessicali, esercizi di morfosintassi e percorsi di riflessione testuale mettono alla prova il gusto e la voglia di imparare dello studente. Guastalla porta i suoi lettori avanti e indietro, da una pagina all'altra, con alcune mosse davvero originali, autentiche "inversioni a U" sulla carta. Non solo, ma uno tra i pregi maggiori di Giocare con la letteratura sta nel senso di insieme e di sistema che ogni Unità possiede, cosicché, senza saperlo, lo studente è invogliato a leggere e a esercitarsi, e alla conclusione delle attività ha la soddisfazione di avere percorso un sentiero a tutto tondo, di aver abitato il brano.A ciò si aggiunga che l'aura di severa sacralità e di lontananza che ha caratterizzato la letteratura per molto tempo, anche nelle aule di lingua straniera, pare qui lasciare il posto ad un rapporto personale con l'opera. Qualcuno potrà obiettare che così facendo l'insegnante si troverà davanti a giudizi e a percezioni lontani dalla natura dell'opera. E in effetti, è raro (ma non impossibile) che gli studenti di una lingua straniera dispongano di quegli strumenti che la critica letteraria offre, e di cui, appunto, l'insegnante è il depositario (e quindi il potenziale diffusore). Ma di questo il nostro autore non si preoccupa: è talmente concentrato a come intrigare il lettore-studente, da farsene per gioco suo complice, ed ammettere che è lecito sbagliare, che nulla vieta che nell'atto di giocare, lo studente formuli giudizi discutibili, imprecisi. Ma, diremmo noi, parafrasando le intenzioni dell'autore, non è forse questo lo scopo di un corso di lingua: discutere? Ogni trasmissione del sapere, ogni verdetto che sancisce tra le tante, la/le interpretazione/i più corretta/e, andrebbe spostato alla fine della lezione o alla lezione successiva. Ad un'altra discussione, ad un altro approfondimento.È chiaro dunque che Guastalla altri non è che un raffinatissimo grammatico travestito da giullare. Oppure, se si preferisce, un giullare che si diverte a mostrare che la letteratura e la lingua si possono imparare sorridendo.
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