Settembre 2011  Supplemento alla rivista EL.LE - ISSN: 2280-6792
Direttore Responsabile: Paolo E. Balboni
Nuove prospettive per la diffusione dell’italiano all’estero: il caso della Bulgaria di Paola Del Giudice

ABSTRACT

Negli ultimi anni però l’assetto economico di alcuni paesi in via di sviluppo dell’Est europeo hanno aperto nuove prospettive per la lingua, non più considerata solo per le potenzialità ed il fascino legati al mondo dell’arte, della letteratura e della musica, ma anche e soprattutto per l’utilità e la spendibilità nel mondo del lavoro. Conoscere l’italiano oggi significa per gli studenti di alcuni paesi poter accedere più facilmente al mondo professionale delle numerose piccole e medie imprese italiane che si stanno aprendo soprattutto in Romania e in Bulgaria. Conseguenza felice del nuovo panorama è l’importanza che la nostra lingua ha assunto stimolando così il rafforzamento delle poltiche linguistiche e l’aumento dei corsi di italiano specialistico per il settore aziendale e commerciale.

1. LA DIFFUSIONE DELL’ITALIANO OLTRE I CONFINI NAZIONALI

L’assetto che l’italiano possiede oggi sia in Europa che nel resto del mondo è il frutto di un’articolata evoluzione. Sono molte le tappe nella storia che hanno segnato la diffusione della nostra lingua e cultura al di fuori dei confini nazionali.

L’italiano si è avvalso, sin dal Medioevo, di un alto grado di rispettabilità all’estero specialmente nelle cerchie più elitarie della società, quelle legate alla letteratura, all’arte e alla musica. Possiamo però parlare di una vera e più consistente diffusione della lingua e cultura italiana solo da tempi più recenti.

Un’ enorme opera di diffusione la attuarono, seppur inconsapevolmente, i 27 milioni di italiani che emigrarono in tutto il mondo in un lasso di tempo relativamente contenuto. A partire dagli anni Settanta dell’Ottocento la maggior parte di loro si distribuì, nell’arco di un secolo, prevalentemente tra l’Europa, le Americhe e l’Australia, alla ricerca di un lavoro che le condizioni indigenti dell’Italia non potevano offrire.

Se si pensa ai 27 milioni di persone e ai loro potenziali discendenti, verrebbe quasi da immaginare una buona parte del mondo che parla l’italiano. Prima di tutto, però, bisogna precisare che la maggior parte di loro fece presto ritorno in patria e solo 7000000 si fermarono definitivamente nei Paesi esteri. Inoltre, più che parlare l’italiano, quella parte del mondo oggi “mastica” solo qualche parola e ha qualche confuso ricordo della nostra lingua. Chi espatriò non portò con sé la lingua attuale, ma prevalentemente dialetti, che, fino agli anni 40 e 50, rimasero le forme di comunicazione più diffuse tra gli strati sociali dei migranti. In tutte queste aree interessate all’emigrazione si sono originate varietà di italiano a forte connotazione regionale, che spesso si sono perse nelle generazioni successive. Questo spiega il fatto che non ci sia proporzione tra le grandi comunità di emigrati italiani all’estero e le comunità di italofoni; nonostante questo nelle aree ad alta intensità di emigrazione italiana è rimasto molto forte e sentito il legame con la nostra cultura ed il nostro Paese.

A partire dallo stato di maggior benessere sociale degli anni 50, la crescita della produzione italiana, l’intensificazione degli scambi commerciali ed il prestigio che il marchio Made in Italy ha conquistato in tutto il mondo, hanno garantito alla nostra lingua un’area di diffusione molto più vasta.

Dagli anni 70, inoltre, la nostra Penisola, da Paese di emigranti è diventata Paese di emigrati e l’italiano ha assunto le funzioni di lingua ospite, da imparare, per potersi integrare. La condizione dell’italiano da quel momento è cambiata ed ha acquisito, anno dopo anno, sempre più valore; anche l’interesse delle istituzioni si è concretizzato in iniziative e politiche linguistiche più capillari sia all’estero che in Italia.

Le indagini degli ultimi tre decenni, di cui adesso presento una rapida analisi, delineano nella maniera più esaustiva lo “stato di salute” dell’italiano in questo nuovo contesto.

 

 

2. LE POLITICHE LINGUISTICHE

 

I primi segni di un più forte interesse delle istituzioni per la difesa e la diffusione dell’italiano sono emerse in ritardo rispetto alle politiche culturali di altri Paesi. È stato solamente nel 1999 che il Ministero degli Affari Esteri si è impegnato in una nuova indagine sullo stato della lingua italiana nel mondo, e solo allora è stato possibile effettuare un confronto con i dati dell’indagine di Baldelli della fine degli anni Settanta. La recente inchiesta, che è stata pubblicata nel 2002 con il titolo Italiano 2000. I pubblici e le motivazioni dell’italiano diffuso fra stranieri è stata portata avanti da un’ équipe qualificatissima, presieduta da Tullio De Mauro. I dati emersi sono molto diversi da quelli raccolti venti anni prima. La differenza non è dovuta solo al significativo arco temporale che distanzia le due indagini, ma ai cambiamenti sociali ed economici di cui l’Italia in quel periodo è stata protagonista.

Dai dati è emerso che gli studenti di italiano sono aumentati dal 1995 al 2000 di quasi il 40%. Anche l’offerta dei corsi nella maggior parte degli Istituti Italiani di Cultura è aumentata notevolmente, mentre il numero dei docenti non è cresciuto in proporzione.

La grande novità scoperta in Italiano 2000 è che, oltre alla crescita della domanda di italiano nel mondo, cambiano anche i pubblici e le motivazioni allo studio della lingua: pur rimanendo primarie le motivazioni personali e culturali, emerge con forza, ed inaspettatamente, la motivazione legata al lavoro, soprattutto in settori in rapporto con ditte ed imprese italiane.

È una fortuna che la nostra lingua sia così legata alla sua identità culturale, ma questo non deve essere visto come il fattore esclusivo e determinante per la sua espansione. Infatti l’italiano ha così conquistato un’immagine nuova di lingua utile, strumentale e spendibile anche nel settore lavorativo.

Sul mercato mondiale, anche se la concorrenza di altre lingue come l’inglese, lo spagnolo, il francese ed il tedesco, è schiacciante, l’italiano si colloca tra le prime cinque più studiate al mondo soprattutto come seconda, terza, o quarta lingua scelta.

In definitiva, quindi, i risultati ricavati dall’indagine sono abbastanza confortanti e fanno sperare in un’ importante evoluzione dell’italiano, a patto che la politica linguistica ottimizzi tutte le più proficue potenzialità legate alle nuove motivazioni in crescita.

 

 

3. LE SORTI DELL’ITALIANO NEL NUOVO CONTESTO ECONOMICO

 

Sull’importanza dell’utilità dell’italiano come fattore determinante alla sua diffusione voglio soffermarmi citando alcune righe che Barbara Turchetta ha scritto in merito (Turchetta 2005: 123).

 

Un Paese capace di concepire prodotti, tecnologie e progetti innovativi, di produrre arte e cultura e di attirare imprese, tecnici, artisti, e ricercatori vedrà naturalmente promosso l’uso della sua lingua, perché imparare questa lingua risulterà utile agli altri cittadini europei per realizzare i propri obiettivi di sviluppo. Il posto dell’italiano in Europa, oltre che dal successo di un programma di promozione linguistica o dalla forza di un accordo politico, dipenderà dunque in larga parte anche dalla capacità del nostro Paese di crescere economicamente e culturalmente e di contribuire in questo modo alla crescita economica e culturale degli altri Paesi europei.

 

L’italiano può riscattare la sua utile spendibilità tanto in settori specifici (quali la cultura, la moda, il turismo, l’enogastronomia, il design, e anche, più semplicemente, gli sport di grande successo) quanto in aree geografiche specifiche. La competitività dell’italiano infatti in alcune zone, specialmente europee, potrebbe emergere ed imporsi in virtù degli scambi commerciali che gli possono garantire di affermarsi in seria concorrenza con le lingue generalmente più diffuse.

Tra queste aree è di grande ed attuale interesse l’Est europeo che da diversi anni è rivolto all’Italia nel suo processo di crescita economica ed integrazione europea.

La situazione dell’italiano nell’Europa centro-orientale e Balcanica è stato oggetto di un’ indagine della Società Dante Alighieri i cui risultati sono stati pubblicati nell’annuario del 2006, con una relazione molto approfondita e divisa in sezioni, ognuna dedicata ad un paese diverso.

In questa zona europea gli studenti che si avvicinano alla nostra lingua sono in aumento non solo per motivi culturali, ma soprattutto per motivi di lavoro. La nostra lingua infatti costituisce lo strumento per una facile integrazione da parte di coloro che vogliono intraprendere la loro professione nella nostra Penisola. In particolare la zona Balcanica è particolarmente sensibile a questo processo: è qui, infatti, che le condizioni dell’italiano godono di un maggiore benessere. In tutti questi Paesi la diffusione della lingua è in crescita sia nelle scuole (primarie e secondarie, pubbliche e private) che nei corsi universitari e in quelli di diversa tipologia. (Giugni Barbi 2006:173)

Tutti i Paesi dell’area centrale e orientale europea hanno da sempre conosciuto una buona intesa con la cultura italiana. La data di inizio di questa apertura linguistica si può rintracciare nella caduta del Muro di Berlino, del 1989, che inaugurò una nuova stagione per tutti quei Paesi che avevano vissuto sotto l’ombra sovietica. Alcuni, che già avevano una grande stima e attrazione per il Bel Paese, riallacciarono i rapporti con la nostra cultura. La simultanea apertura delle frontiere causò un grande movimento di persone dell’Est verso il nostro Paese, e dall’Italia molti imprenditori puntarono all’Est per i loro investimenti. In questo doppio legame con l’Italia la conoscenza della lingua è diventata indispensabile.

L’importanza strategica di questa zona è stata presa in considerazione da molti enti italiani che hanno intensificato le attività legate alla diffusione della lingua. Tra queste la più importante è stata effettuata dal Ministero degli Affari Esteri che, già a partire dagli anni ’90, ha avviato importanti iniziative nelle scuole, sia italiane che straniere, dell’Europa centro-orientale e dei Balcani. A seguito di accordi bilaterali, si sono istituite scuole o sezioni bilingui riconosciute dalle autorità locali ed italiane.

La Società Dante Alighieri inoltre, ha intensificato i rapporti con i suoi Comitati e le istituzioni del luogo con corsi di aggiornamento della certificazione di italiano PLIDA cui ultimamente ha partecipato un grande numero di docenti dell’Est Europa.

La situazione è particolarmente promettente in ambito scolastico, il che corrobora la diffusione della lingua nello strato più solido della società e assicura un’offerta ed un interesse anche da parte delle istituzioni locali. La maggior parte dei giovani studenti e dei loro genitori riconosce l’utilità della lingua per i rapporti commerciali che interessano biunivocamente il loro ed il nostro Paese. Scuole con moduli bilingui e biculturali sono state attivate in Ungheria, Repubblica Slovacca, Repubblica Ceca, Romania, Bulgaria, Albania, Serbia e Montenegro.(La Francesca 2006: 103-104).

 

In alcuni Paesi come Austria, Polonia, Macedonia, Montenegro e Romania l’italiano è tra le prime lingue insegnate e materia d’obbligo. Il numero di studenti in costante crescita è a volte vertiginoso. Le punte più alte sono toccate dalla Polonia con 11 milioni e 500 mila alunni nell’anno scolastico 2005-2006.

In alcuni Paesi come la Romania si può parlare di un vero e proprio boom da quando, circa venti anni fa, gli imprenditori italiani investirono ingenti capitali sul territorio rumeno, tanto che oggi si contano più di 19 000 imprese. Il fattore economico ha dato una spinta considerevole all’italiano anche in Austria (fra le prime tre lingue studiate); in Bosnia Erzegovina e in Croazia. Qui, come in Slovenia, anche importanti comunità italiane autoctone contribuiscono a tenere viva la nostra lingua e le relazioni con il nostro Paese.

In tutti gli stati infine hanno giocato e continuano a giocare un ruolo fondamentale la diffusione dei canali Rai via satellite, che qui conoscono un’importante diffusione, e i processi di unificazione europea ancora in atto.

 

 

4. LA PARTICOLARE SITUAZIONE DELL’ITALIANO IN BULGARIA

 

Da questo contesto generale emerge con particolare vigore la condizione dell’italiano in Bulgaria dove si sta assistendo, da alcuni anni, ad uno sviluppo intenso e veloce della diffusione della nostra lingua.

Questo Paese ha dimostrato, già in tempi abbastanza remoti, una stima verso la cultura e la società italiane, tanto che l’insegnamento dell’italiano veniva considerato elitario nei sistemi scolastici ed universitari.

Più recentemente la Bulgaria è coinvolta in scambi commerciali ed investimenti importantissimi che hanno portato numerosi imprenditori italiani a spostare qui la loro produzione. Il più ampio contesto europeo, poi, oltre a rendere più frequenti e facili i movimenti di beni e persone, sta coinvolgendo anche la Bulgaria nella politica culturale di apertura verso le lingue europee, e l’italiano, già particolarmente diffuso in contesti scolastici, universitari e lavorativi, potrà trarre da ciò ulteriori benefici.

I rapporti che legano l’Italia e la Bulgaria nella solida collaborazione odierna hanno radici lontane nella storia. Anche se si può parlare di un contatto già dai tempi dei romani, le relazioni più significative risalgono al XIX secolo, quando gli eroi del Risorgimento italiano divennero popolari tra il popolo bulgaro ancora irredento. Da allora il rispetto e l’ammirazione che il nostro Paese conquistò in Bulgaria non si è mai affievolito. La storia dei rapporti tra i due Paesi è segnata da personaggi di grande rilievo, sulla scena politica e religiosa internazionale, che hanno contribuito non solo al consolidamento degli affari diplomatici, politici ed economici, ma anche alla diffusione della cultura e della lingua italiana. Questa iniziò a diffondersi in seguito al vasto consenso che l’immagine del nostro Paese conquistò grazie all’attività di eminenti personalità, la cui opera si è distinta per il grande rispetto nei confronti della cultura ospitante e per la grande generosità di azioni caritatevoli e rivolte ai più bisognosi in epoche di grande indigenza. Non furono solo italiani ad essere impegnati nel panorama della promozione linguistica e culturale del nostro Paese, ma furono moltissimi i bulgari che si contarono tra le fila dei professori, degli scrittori e dei traduttori già dal secolo scorso. Le congiunture storiche internazionali hanno creato una cornice molto pittoresca e, per certi versi, romantica nei rapporti tra i due stati.

La traccia che l’Italia ha lasciato nel Paese è segnata da un forte valore culturale, è così che lentamente la nostra lingua ha conquistato la platea bulgara ed il suo affetto, un elemento, quest’ultimo, difficilmente ponderabile ma assolutamente decisivo per le sorti della nostra cultura tanto nel passato quanto nel futuro della Bulgaria.

L’isolamento del Paese negli anni del regime comunista causò un brusco allentamento di tutti i rapporti internazionali, con conseguenze ancora non totalmente risolte. Quasi tutte le attività culturali italiane furono sospese nei primi anni del regime: la pubblicazione della rivista letteraria di Damiani fu interrotta e mai più ripresa già nel 1943, il Comitato di Sofia della Dante Alighieri venne chiuso nel 1946, le scuole cattoliche e le fondazioni religiose non ortodosse in cui l’italiano era insegnato già dagli anni ‘20 subirono la Legge per le Confessioni sovietica del 1948, e in alcuni casi furono distrutte o bruciate, l’insegnamento dell’italiano nelle scuole dall’anno scolastico 1948-49 fu interrotto per essere ripreso solo nel 1979.

L’avvento del comunismo fece calare anche un’ombra di sospetto sui simpatizzanti della cultura italiana e della cultura tedesca, i quali venivano considerati possibili sostenitori di idee fasciste o naziste. La nuova politica portò alla chiusura dei rapporti internazionali con le potenze occidentali e di conseguenza il blocco dello scambio culturale. Gli indottrinamenti politici delinearono un assetto culturale rivolto quasi esclusivamente alla Russia, alla sua lingua e alla sua cultura.

Il sistema di istruzione nel periodo 1944-1989 fu profondamente centralizzato e subordinato all’ideologia comunista. Le lingue che furono mantenute nei programmi didattici furono, dopo il russo il francese e l’inglese. Per l’italiano e per il tedesco, fino ad allora la lingua di cultura dominante, le porte dell’insegnamento venivano chiuse. L’insegnamento fu mantenuto solo presso la Facoltà di Filologia dell’Università San Clemente d’Ocrida di Sofia, il cui numero di studenti, nell’anno accademico 1967/68 era arrivato a 40 e nel 1973/1974 a 107!

Per quanto i paesi comunisti presentassero un sistema scolastico sostanzialmente identico, vanno rilevate le dovute differenze: la Bulgaria, così come la Romania, presentava fortunatamente una situazione interna molto più aperta. Infatti, superata la primissima fase del comunismo bulgaro si assistette ad un lenta ma importante riapertura verso le culture straniere tra cui quella italiana: verso la fine degli anni 50 e soprattutto negli anni 60 i pochi libri stranieri, le canzoni e i film occidentali che riuscivano ad oltrepassare i confini della cortina di ferro erano proprio italiani. Non conosceva problemi poi, la diffusione del quotidiano L’Unità, che rimaneva l’unico contatto con i mass media del nostro Paese. A partire dagli anni 60 furono ripresi i rapporti bilaterali: al 1963 risale il primo accordo per la cooperazione scientifica e tecnica tra i due Paesi, e al 1970 quello in materia di cooperazione culturale; nel 1979 in alcune scuole medie l’italiano veniva reintrodotto come prima o come seconda lingua straniera. Dieci anni dopo, la caduta del Muro di Berlino dava inizio al processo di democratizzazione e riapertura della Bulgaria ai vicini occidentali.

Il periodo più buio per la lingua italiana era passato, la democratizzazione, avviata dal 1989, ha dato il via alla ripresa dei rapporti con i paesi occidentali. Tra la Bulgaria e l’Italia, in special modo, si sono sviluppati gli scambi commerciali che hanno spianato una nuova e più proficua via per la diffusione dell’italiano.

 

Negli ultimi venti anni si è registrato un forte movimento migratorio nel nostro Paese da parte di popolazioni dell’Europa dell’Est, e in direzione contraria molti imprenditori italiani hanno spostato la loro produzione nei paesi orientali dove possono contare su una manodopera a bassissimo costo. Non a caso in questi Paesi lo studio dell’italiano si sta sviluppando velocemente. Dopo la Romania, la Bulgaria è il Paese su cui maggiormente sono indirizzati gli investimenti dei nostri imprenditori. Il boom degli scambi italo-bulgari ha avuto inizio dopo l’uscita del Paese balcanico da una grave crisi finanziaria, nel 1997. Secondo i dati di fine 2006 l’Italia, insieme a Russia e Germania, è ai tre primi posti nella classifica dei maggiori partner commerciali della Bulgaria. La caratteristica della presenza italiana è data dalla diffusione nel mercato del Paese, oltre che di grandi aziende, soprattutto di piccole e medie imprese che hanno contribuito a renderla più stabile e duratura. L’Italia si è distinta nel settore bancario, edilizio, tessile, dell’energia, dei trasporti e nel settore immobiliare1. Nel settore degli scambi merceologici l’attività è molto viva in entrambe le direzioni ed è maggiormente sviluppata in articoli meccanici, tessili e di abbigliamento. Oggi si contano oltre 1200 imprese italiane presenti in Bulgaria, queste sono diffuse soprattutto nelle zone industriali delle città di Plovdiv, Burgas e Varna. Le risorse umane impiegate in tali ditte devono possedere spesso una conoscenza molto buona dell’italiano. E’ rilevante notare che la diffusione più massiccia della piccola e media impresa costituisce una fortuna anche nel quadro della diffusione della nostra lingua. Infatti a differenza delle grandi aziende e multinazionali, le piccole ditte non ricorrono all’uso esclusivo dell’inglese come lingua veicolare, ma comunicano spesso nella lingua del Paese di appartenenza. Anche Barbara Turchetta nel suo recente libro “Il mondo in italiano” ha evidenziato che “Il ruolo delle piccole e medie imprese italiane nell’ultimo decennio è stato fondamentale per la diffusione delle informazioni relative al nostro Paese e alla nostra lingua”. (Turchetta 2005: 127)

La crescente domanda di corsi di italiano aziendale registratasi negli ultimi tempi in Bulgaria, testimonia quanto la lingua italiana stia diventando indispensabile e prestigioso per un numero importante di lavoratori

 

 

4.1. LE NUOVE OFFERTE CULTURALI IN BULGARIA

 

L’attività italiana di promozione culturale odierna ha come obiettivo un’offerta di elevatissimo livello qualitativo per la società bulgara, che è molto sensibile alla cultura e ben preparata a recepire le iniziative artistiche soprattutto se proposte da un Paese ad essa tanto caro quale è l’Italia.

Protagonisti nell’ organizzazione di grandi eventi e accordi culturali sono l’Ambasciata e l’Istituto Italiano di Cultura (d’ora in poi IIC). Inoltre, con il fine di allargare e migliorare l’offerta culturale, sono spesso coinvolti altri attori impegnati nella diffusione del sistema Italia in Bulgaria, si tratta dell’Istituto per il Commercio Estero (d’ora in poi ICE), degli enti locali, nonché della comunità imprenditoriale italiana e delle espressioni della collettività residente e degli ambienti italofoni ed italofili, tra cui l’importantissimo Comitato di Sofia della Società Dante Alighieri.

La frequenza ed il successo registrati negli ultimi anni di eventi ed incontri con la cultura italiana segnalano una tendenza decisamente positiva sia per numero, che per portata e qualità. La gamma di manifestazioni è molto ampia e variegata: spazia dai concerti di musica leggera e classica, alle rappresentazioni delle nostre opere liriche, alle sfilate di moda, agli eventi per la promozione del Made in Italy, alle rassegne cinematografiche, alle mostre d’arte e alla convegnistica.

Molte sono le manifestazioni artistiche di promozione della lingua e della cultura: tra queste si sono confermati negli anni appuntamenti musicali, congressuali ed espositivi. E’ importante anche l’attività in campo cinematografico, con la partecipazione ormai tradizionale al Festival Internazionale del Cinema di Sofia e rassegne cinematografiche dedicate alla produzione italiana recente e passata.

Fondamentale è inoltre il tradizionale appuntamento annuale costituito dal complesso di manifestazioni di promozione culturale ed economico-commerciale denominato Festival Italiano, realizzato in collaborazione tra l’Ambasciata, il locale Ufficio ICE e l’IIC, giunto nel 2010 alla settima edizione e volto a promuovere la diffusione del Made in Italy in Bulgaria con numerose iniziative nel settore dell’economia, della moda, del design italiano, dello sport e della tradizione culinaria.

Da non dimenticare inoltre è la diversificata opera di traduzione, che permette la diffusione in Bulgaria dei capolavori della nostra letteratura, di opere di diffusione scientifica e di sussidio didattico.

Il programma culturale è studiato con l’ulteriore e importante obiettivo di offrire maggiore attenzione alle giovani leve, offrendo loro occasioni di confronto con i coetanei italiani ed ampliando le opportunità di apprendimento della nostra lingua.

Il quadro normativo di riferimento per le attività di tali settori culturali è stato aggiornato nel 2005 con la stipula di un nuovo accordo bilaterale in materia di cooperazione culturale, scientifica e tecnologica, firmato in occasione della visita in Bulgaria dell’allora Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, che ha sostituito i due distinti accordi del 1963 e del 1970.

Gli enti culturali italiani stanno elaborando la crescente richiesta di italiano settoriale (economico-commerciale) istituendo corsi ad hoc. L’IIC di Sofia è l’unico nell’Est europeo ad avere istituito corsi per il settore bancario e finanziario e per il settore commerciale ed aziendale. La Dante Alighieri inoltre ha ideato appositi corsi a distanza per raggiungere un maggior numero di lavoratori che di solito vivono lontano da Sofia, laddove c’è una maggiore presenza di imprese italiane, e a partire dal 2008 ha istituito corsi di italiano aziendale. Se la lingua italiana in Bulgaria ha da sempre avuto un grande valore culturale e si è sviluppata negli ambiti della letteratura, dell’arte e della traduzione, è solo da pochi anni che sta offrendo proposte anche nell’ambito delle microlingue dell’economia e del commercio. Probabilmente in Bulgaria ci sarebbe bisogno di un intervento più mirato alle zone interessate dagli investimenti italiani, la presenza dei più importanti enti culturali è limitata alla sola capitale e questo blocca considerevolmente l’offerta linguistica.

 

 

4.2. LA COOPERAZIONE SCOLASTICA

 

In quasi quindici anni di intese le iniziative per la promozione dell’insegnamento della lingua italiana sono aumentate considerevolmente, portando l’offerta in Bulgaria, in tutte le iniziative legate alla diffusione della lingua, a circa 13 mila studenti, 54 scuole e 250 insegnanti.

La cooperazione tra l’Italia e la Bulgaria nel settore scolastico è molto sviluppato e in via di accrescimento. Le relazioni sono tutte delineate in base a precisi accordi stipulati tra i Ministeri competenti dei due paesi, il primo di questi fu firmato nel 1992 e l’ultimo nell’ottobre 2006. Una felice caratteristica degli accordi è la diffusione indiscriminata ed eterogenea di classi con insegnamento di italiano presso Istituti e Licei pubblici su tutto il territorio bulgaro.

I progetti scolastici ed universitari sono tutti monitorati dall’ Ufficio Scuole, istituito poco tempo fa, nel 2005, proprio per gestire questa crescente attività presso l’Ambasciata d’Italia. Tale Ufficio si occupa di controllare:

 

  • l’andamento delle sezioni di italiano;

  • il coordinamento tra Ministero degli Affari Esteri e le singole scuole per l’invio di professori di ruolo dall’Italia e per i finanziamenti annuali;

  • il rilascio delle Dichiarazioni di valore, i documenti ufficiali per la convalida del titolo di studio e che ne permettono la spendibilità in Italia, sia per motivi di lavoro che di studio. Precisamente sono rilasciate circa 600 dichiarazioni di valore all’anno: di cui 250 sono utilizzate per studio 350 per lavoro.

  • Altro compito dell’Ufficio Scuole è quello di verificare la corretta applicazione e il funzionamento degli accordi culturali e scolastici vigenti.

 

Per presentare il quadro della diffusione dell’insegnamento della lingua italiana nel sistema scolastico è giusto fare una precisazione: tra le 54 scuole in cui è insegnato l’italiano nella maggior parte l’italiano è insegnato come seconda o terza lingua ricoprendo una parte, seppur importante, meno impegnativa dell’orario scolastico. Solo in 6 è attivo l’ indirizzo specialistico con studio dell’italiano come prima lingua

 

 

4.3 LA COOPERAZIONE INTERUNIVERSITARIA

 

La cooperazione interuniversitaria tra l’Italia e la Bulgaria è delineata da diversi memorandum di intesa e convenzioni stipulate tra le Università dei due Paesi, con la supervisione dell’Ambasciata e dell’Ufficio Scuole. Dalla parte bulgara sono coinvolte: l’Università degli Studi San Clemente d’Ocrida e la New Bulgarian University, entrambe nella città di Sofia, l’Università Paisii Hilendarski della città di Plovdiv, secondo centro più importante della Bulgaria e l’Università San Cirillo e Metodio dell’antica capitale bulgara Veliko Turnovo,.

Qui di seguito riporto alcuni dati relativi alle più recenti convenzioni:

 

  • l’Università San Clemente d’Ocrida di Sofia ha stipulato, nel 2001, una convenzione con l’Università La Sapienza di Roma per la cooperazione culturale bilaterale. Nell’ambito di tale convenzione è stato istituito, nel 2006, un Corso di laurea specialistico (magister) di tre semestri dal titolo Studi Antropologici del Mediterraneo e dei Balcani: Italia - Bulgaria.

Questo corso di laurea specialistica si affianca al tradizionale corso di laurea di 4 anni (bachelor) in Filologia Italiana su cui tornerò a breve.

Nel marzo del 2007 è stata avviata, inoltre, una nuova collaborazione con l’Università degli Studi di Siena.

  • la New Bulgarian University di Sofia ha stretto rapporti di collaborazione attraverso la sottoscrizione di Convenzioni con Università Italiane. Particolarmente meritevole di menzione sono:

    • la collaborazione tra il Centro di Ricerche Semiotiche dell’Ateneo bulgaro e le Università di Modena, Bari e Torino;

    • la collaborazione tra il Dipartimento di Cinema, Pubblicità e Impresa dello Spettacolo e l’Università di Milano - Facoltà di Design Grafico;

    • la collaborazione tra il Dipartimento di Antropologia e l’Università degli studi di Roma.

Inoltre, il Dipartimento di Storia della Cultura ha sottoscritto una convenzione con la fondazione “Romualdo Del Bianco” per la cooperazione e lo sviluppo delle relazioni istituzionali culturali.

Per la cooperazione nel settore musicale e per il sostegno dei giovani operisti è stato stipulato, nell’aprile 2005, un accordo con il teatro sperimentale “A. Belli” di Spoleto.

  • l’Università Paisii Hilendarski di Plovdiv e l’ Università degli studi di Firenze hanno sottoscritto, nel 2003, un accordo per la collaborazione nel settore degli studi sulla società, la politica e la comunicazione. Per la stipula di tale convenzione si sono impegnate, per la parte bulgara, le Facoltà di Filologia, Economia e Scienze Sociali, e Pedagogia. Per la parte italiana la Facoltà di Scienze Politiche.

La collaborazione si sviluppa attraverso scambi di visite fra docenti e ricercatori, dottorandi di ricerca e studenti dei Corsi di Laurea delle Scuole di Specializzazione nonché attraverso pubblicazioni.

 

A partire dall’а.а. 2010 -2011 nell'ambito del Master in traduzione e redazione della Facoltà di slavistica dell’Università San Clemente d’Ocrida ha avuto inizio il modulo “Lingua italiana - traduzione”. Si tratta di una formula innovativa che riunisce in sé esercitazioni di traduzione incentrate sia sulla narrativa che sui linguaggi settoriali. Per la prima volta il modulo propone anche un corso di interpretariato (it-bg) svolto in cabina con le cuffie. Il piano di studi prevede inoltre un paio di materie online in collaborazione con il Consorzio Universitario italiano ICoN. Questo Master della Facoltà di Slavistica (che riunisce studenti specializzati in varie lingue,tra le quali l'italiano) fornisce inoltre la possibilità di fare tirocinio presso case editrici e periodici letterari, nonche' istituzioni pubbliche. Grazie a questa collaborazione gli studenti del modulo di lingua italiana pubblicano le proprie traduzioni di diversi autori italiani contemporanei rendendoli noti al pubblico bulgaro.

 

Le tre Università sono impegnate con numerosi Atenei italiani per facilitare gli scambi di studenti nell’ambito del progetto Erasmus.

Infine all’Università San Cirillo e Metodio nell’antica Veliko Turnovo, è attivo, da anni, un lettorato presso il Corso di laurea in Linguistica Applicata.

4.3.1 GLI STUDENTI E LE LORO MOTIVAZIONI

Data l’importante offerta presente su tutto il territorio bulgaro da parte di imprese italiane o italo-bulgare, non stupisce se al termine dei quattro anni gli studenti trovino anche occupazione nel settore economico-imprenditoriale. Sono proprio le imprese che contattano direttamente i professori dell’Università per reperire nuovi lavoratori.

 

Non manca mai il fattore personale e la passione per la lingua e la cultura del nostro paese, che spinge questi giovani ad intraprendere tale carriera universitaria, ma tutti sono consapevoli che sapere l’italiano nel loro paese è una “carta in più” spendibile nel mondo del lavoro. La maggior parte si è dimostrata poco convinta di fronte all’idea dell’insegnamento,2alcuni sono interessati alla carriera di traduttori e la maggior parte è intenzionata a lavorare nel settore imprenditoriale. Chi tra di loro è originario di centri come Burgas, Varna, Ruse, Plovdiv dove gli italiani hanno investito maggiormente, è certo di poter tornare nella propria città con un’offerta di lavoro assicurata. Tra gli studenti del quarto anno già qualcuno lavora presso ditte italiane sia a Sofia che in altre città.

Infine una parte degli studenti studia Filologia Italiana per poter proseguire la propria formazione in Italia. C’è chi riesce a partire, e a volte trasferirsi permanentemente nel nostro Paese, per molti, invece, risulta difficile per motivi economici, ma grazie alle borse di studio offerte dal nostro Ministero degli Affari Esteri, chi sia intenzionato può trascorrere almeno un periodo limitato (2-3 mesi) presso un’università italiana.

 

 

5. CONCLUSIONI

 

Dal panorama delineato si può affermare che l’italiano sta vivendo in questo Paese una fase piuttosto felice, in ascesa sia presso gli enti di istruzione che presso gli enti di cultura. L’interesse da parte di entrambi i Paesi è dimostrato dall’intensa attività di cooperazione culturale che ha dato concreti risultati soprattutto nelle scuole e nelle università. La crescita del numero di studenti è notevole ed in continuo aumento e le motivazioni degli alunni tendono sempre di più ad obiettivi concreti per l’inserimento nel mondo del lavoro. Questa è, però, una fase ancora iniziale da cui non bisogna trarre delle conclusioni affrettate. Bisognerà aspettare qualche anno per vedere se la collaborazione nel campo dell’istruzione darà i suoi frutti e specialmente se tutte le scuole e le università vedranno arrivare maggiori sussidi.

La grande forza d’attrazione esercitata dall’Italia è ben riscontrabile nell’interesse che hanno molti giovani bulgari di proseguire la loro formazione universitaria nel nostro Paese. Gli indirizzi di studio scelti da chi arriva in Italia, sono perlopiù legati all’economia ed alle relazioni internazionali e ciò riconferma la tendenza a considerare la nostra lingua, come il nostro Paese, in stretto legame con le opportunità che il settore dell’economia e del commercio stanno offrendo.

La grande conquista dell’italiano nel panorama economico ed imprenditorale è stata assecondata e rafforzata anche grazie all’attività dell’Istituto Italiano di Cultura e del Comitato Dante Alighieri di Sofia che recentemente hanno attivato corsi di lingua per il commercio e per l’impresa.

Rimangono, però, irrisolti grandi problemi, tra cui l’invio di docenti madrelingua, la formazione di docenti locali ed il mercato librario sono quelli più significativi. Dispiace constatare ciò, dopo aver parlato delle grandi potenzialità che stanno garantendo all’italiano un ruolo importantissimo in questo Paese. Per difendere e sostenere il peso strumentale che l’italiano conosce in questa misura solo in pochissimi altri Stati, sarebbe auspicabile un maggiore investimento ed una politica linguistica più forte e capillare, che raggiunga più persone e soprattutto più luoghi.

 

 

BIBLIOGRAFIA

 

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1 Secondo i dati resi noti dall’Ufficio Commerciale dell’Ambasciata d’Italia a Sofia, dal 1998 i maggiori investimenti sono stati operati dalle seguenti ditte: Miroglio Tessile, Italcementi, Unicredito, Enel, Safil Tessile, Salvamed farmaceutica e Amga, per citare i nomi più rilevanti.

2 Le condizioni degli insegnanti in Bulgaria attualmente sono molte critiche: nell’autunno del 2007 l’intero apparato scolastico è rimasto paralizzato per uno sciopero durato sei settimane. Dopo un mese di proteste e manifestazioni, il Ministro dell’ Istruzione e della Scienza Daniel Valchev ha acconsentito ad un aumento degli stipendi: dai 300 leva al mese (circa 150 euro) ora gli insegnanti guadagnano 524 leva al mese (circa 260 euro).

 

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