Aprile 2009 | Supplemento alla rivista EL.LE - ISSN: 2280-6792 Direttore Responsabile: Paolo E. Balboni |
ABSTRACT
Eszter Salamon ha conseguito un dottorato in sociolinguistica Italiana presso l'Università di Pécs e insegna italiano all'Università dell'Ungheria Occidentale, sede di Szombathely.
Cara Eszter, tu insegni italiano all'Università di Szombathely in Ungheria. Vorresti parlarci del tuo lavoro nel campo della lingua italiana?
Volentieri. Nel 1993 ho cominciato a lavorare a Szombathely presso il Dipartimento di Lingua e Letteratura Italiana che nel 2008 è entrato a far parte del Dipartimento di Romanistica dell'Università dell'Ungheria Occidentale. Questo accorpamento sembra un passo avanti, in realtà, nonostante vi siano colleghi davvero appassionati e competenti, per motivi di politica culturale il campo della nostra attività diventa sempre più ristretto.
Io per molti anni ho insegnato Storia del Cinema Italiano, poi, seguendo i corsi di dottorato, mi sono orientata verso la sociolinguistica e in generale verso la linguistica italiana. Così ormai insegno anche morfologia, sintassi e linguistica contrastiva.
Hai fatto il dottorato in Italia o in Ungheria? Quali argomenti in particolare hai approfondito?
Ho conseguito la laurea in Ungheria all'Università Eötvös Loránd di Budapest, mentre ho fatto il dottorato all'Università di Pécs (Ungheria).
Il tema della mia tesi di dottorato era la standardizzazione di due lingue minoritarie, il friulano e il sardo, dopo la legge 482/1999 che le ha riconosciute come lingue. Per me è stato un tema bellissimo, perché potevo studiare come si forma una lingua standard dall'insieme dei vari dialetti (soprattutto nel caso del sardo), attraverso un complesso processo di diffusione e modernizzazione della lingua e grazie all'accordo tra i parlanti che, peraltro, non è mai interamente raggiungibile.
È sorprendente vedere quanti sforzi hanno fatto le due comunità, quella sarda e quella friulana, per tenere vivo il proprio idioma: a partire dallo scrivere testi scolastici, organizzare la formazione degli insegnanti, tradurre la Bibbia in brevissimo tempo, tradurre leggi e decreti, introdurre la lingua nell'amministrazione pubblica, promuovere l'uso della lingua in differenti domini formali. E tutto questo partendo praticamente dal nulla, perché si tratta di due comunità senza un retroterra linguistico in altri paesi, come invece hanno, per esempio, la minoranza tedesca o slovena in Italia
Da allora anche nell'insegnamento utilizzo questi argomenti.
Vorresti parlarci dell'insegnamento dell'italiano nella città di Szombathely e in Ungheria?
In Ungheria l'insegnamento della lingua italiana è presente in vari contesti.
Ci sono dipartimenti d'italianistica nelle Università di quasi tutte le grandi città ungheresi (Budapest, Pécs, Szeged, Debrecen, ecc.); nei posti in cui non c'è il dipartimento, l'insegnamento di lingue necessarie per ottenere il diploma, tra cui anche l'italiano, spetta ai centri linguistici delle università.
C'è poi l'Istituto Italiano di Cultura di Budapest che offre vari corsi di lingua, a partire dai corsi per principianti. L'Istituto ha anche una biblioteca e una filmoteca molto ampia, e chi si interessa di cultura italiana ci trova sempre qualche programma interessante: mostre, concerti, conferenze, proiezioni, vari corsi di cultura.
L'italiano è presente anche nel piano dell’offerta formativa di vari licei e lo si può eventualmente portare alla maturità. Esistono, ma sono pochissime, scuole licei in cui l'italiano è lingua veicolare. Vi sono inoltre in tutta l'Ungheria moltissime scuole private di lingua dove l'italiano viene insegnato.
Per quanto riguarda più in particolare l'Università di Szombathely, abbiamo una cattedra di italianistica e nel nostro dipartimento si insegna letteratura, linguistica e civiltà italiana.
Fino a due anni fa si iscrivevano circa 20-30 nuovi studenti ogni anno in corsi normali, cioè con regolare frequenza in alcuni giorni della settimana, e altri 20-30 nei corsi serali o per corrispondenza, cioè corsi in cui gli studenti venivano a Szombathely solo una volta ogni due settimane per due giorni intensivi. Quindi vi erano ogni anno 40-60 studenti nuovi.
Negli ultimi due anni, invece, a causa di decisioni ministeriali che mirano a centralizzare la formazione universitaria, le iscrizioni sono calate.
I corsi sono finalizzati al conseguimento della laurea in italiano, come, del resto, in ogni dipartimento d'italianistica in Ungheria.
A Szombathely non c'è un Istituto Italiano di Cultura; tuttavia abbiamo molti contatti con l'Italia. Borse di studio ci arrivano da anni dall'Università di Udine sia per gli studenti che per i professori. I nostri studenti vanno anche a Perugia, all'Università per gli Stranieri. Adesso tra i docenti vi sono due professori madrelingua, più una professoressa che è in aspettativa per maternità. Ogni due anni organizziamo un Convegno di Civiltà e Cultura Italiana.
I nostri studenti in gran parte utilizzano la lingua italiana nel loro lavoro dopo la laurea. Molti diventano insegnanti (scuola media, scuole di lingua), molti interpreti, traduttori o guide turistiche, o trovano posto presso ditte multinazionali. Oltre alle borse di studio, molti vanno in Italia, anche durante gli studi, per lavorare o praticare la lingua (lavorando in vari campi, anche solo come camerieri o au-pair). Alcuni, poi, ci rimangono. Ma ci sono anche studenti che si sono già stabiliti in Italia e che vengono a studiare e a laurearsi nel nostro dipartimento.
A Szombathely il Dipartimento d'Italianistica funziona come un bellissimo laboratorio. Non c'è quella rigidità che caratterizza molti dipartimenti universitari, quanto piuttosto una felice collaborazione sia tra professori che tra professori e studenti.
Secondo me questo è ciò che veramente importa.
Bello che vi sia un clima da laboratorio di ricerca in cui studenti e professori si appassionano allo studio. Sono nate idee e attività particolari sulla lingua e cultura italiana in questa collaborazione tra studenti e studiosi di italiano?
Non direi attività particolari nel senso stretto della parola. Ci sono invece convegni internazionali d'italianistica ogni due anni oppure i "Giorni del Dipartimento" con vari programmi, tra cui una festa in maschera, gare culinarie e quiz realizzati dai nostri studenti.
Ma quello che ritengo più importante è che, finita la lezione, si continua, fuori del Dipartimento, a discutere sugli argomenti delle lezioni: gli studenti parlano del film visto, della poesia letta o della regione conosciuta.
Mi viene in mente un esempio. Un nostro collega, andato in pensione poco tempo fa, continuava molte volte le sue lezioni di letteratura per strada, ed era accompagnato da molti studenti. Anch'io lo seguivo volentieri, perché potevo sentire delle cose che durante le normali lezioni universitarie non avevo mai sentito. Erano lezioni in stile peripatetico, se vogliamo, creative, personali ed efficaci, e spesso andavano oltre il normale orario di lavoro.
Quando sono venuta all'Università di Szombathely vi era un convegno su ciò che la cultura italiana rappresenta per l'Ungheria. Sembra che in Ungheria vi sia un diffuso amore per la cultura italiana. Potresti dircene qualcosa di più? Che cosa piace dell'Italia in Ungheria? Qual è l'immagine dell'Italia nel tuo paese, tra stereotipi e una più complessa conoscenza della realtà? È cambiata questa idea dell'Italia negli ultimi anni, dopo l'entrata dell'Ungheria nella Comunità Europea?
Dovremmo partire da più lontano. Negli anni '50 e '60 in Ungheria si era sorpresi e affascinati dalla dolce vita (dalle macchine, il lusso, la musica, i gusti, il comportamento gentile degli italiani), ma giungevano anche immagini più drammatiche della vita in Italia, quelle proposte da certi film del Neorealismo (si consideri che i film ci sono arrivati con un certo ritardo), dai film di Rossellini, De Sica, Visconti, e di Fellini, Antonioni, Pasolini.
Forse in Italia e negli italiani noi vediamo un modo di vivere molto umano, pieno di sole, di calore, di famiglie ancora molto unite. Come se la natura e la naturalezza dei modi di vivere fossero più vicine a voi che a noi. Poi, a molti ungheresi sembra che voi siate più leggeri di noi: che prendiate le cose un po' meno a cuore, per cui soffrite meno di depressione.
Ecco, sembrate forse più naturali e sani.
Ovviamente questi sono stereotipi, ma se vedi le ore solari nei nostri due Paesi, l'alto numero di gente gravemente depressa, l'alto numero di suicidi e di alcolizzati in Ungheria rispetto all'Italia, vien da pensare che non sia solo uno stereotipo.
Quali materie sulla cultura italiana hai insegnato? Corsi generali di lingua o argomenti più specifici? Che materiale usi per le lezioni?
I temi del mio dottorato li utilizzo in più materie: innanzitutto "Dialettologia" di cui c'è un insegnamento specifico da noi ed è un argomento, del resto, che propongo anche in altre lezioni più generali. Per esempio, nell'insegnamento della "Lingua italiana di oggi", partendo dal libro "Storia linguistica dell'Italia unita" di De Mauro, arrivo sempre ai diritti linguistici, ottenuti da poco, dei vari dialetti e lingue dell'Italia di oggi. C'è poi un "Seminario speciale di linguistica italiana" il cui tema dipende sempre dal docente incaricato. Nell'ultimo semestre, per esempio, ho cominciato a parlare agli studenti della situazione sociolinguistica dell'Italia, e più in generale dei concetti fondamentali della sociolinguistica. Dopo qualche lezione pensavo di passare ad altri temi di linguistica, ma gli studenti volevano continuare a parlare di sociolinguistica; abbiamo così proseguito per tutto il semestre, con mio grande piacere.
I materiali che utilizziamo sono molti. Ci sono i grandi dizionari (Zingarelli, Garzanti ecc.), libri di linguistica (Devoto, De Mauro, Beccaria, Berruto, Frau, ecc.), film italiani.
In quanto ai libri di testo, per i principianti usiamo "In italiano" di Chiuchiù. Per la letteratura italiana vengono adottate varie opere, ma i testi più recenti un docente se li deve comprare.
Ultimamente ho trovato un sito veramente bello per l'insegnamento di dialettologia. È una cartina e cliccando nelle varie zone senti pronunciare certe parole o frasi nei vari dialetti. Si chiama Vivaldi Maps.
CONCLUSIONI
La Dott.ssa Eszter Salamon è docente di italiano a Szombathely, che è una delle sedi dell'Università dell'Ungheria Occidentale. Si interessa in particolare dei temi che sono stati oggetto del suo dottorato in sociolinguistica italiana, cioè le lingue friulano e sardo e la loro codificazione, dopo la legge del 1999, in lingue standard a partire dalle diverse varianti locali. In quest'intervista ci ha parlato dell'insegnamento dell'italiano in Ungheria: perché agli ungheresi interessa la nostra lingua e cultura, quali scuole e università insegnano l'italiano, quali materiale didattico viene usato.