Febbraio 2010 | Supplemento alla rivista EL.LE - ISSN: 2280-6792 Direttore Responsabile: Paolo E. Balboni |
ABSTRACT
Il progetto, realizzato all'interno dei laboratori d'italiano e socializzazione in L2 organizzati dal Servizio Immigrazione del Comune di Venezia, vuole mettere in evidenza il percorso attraverso il quale i ragazzi stranieri neoarrivati raggiungono l'autonomia mettendo in campo il loro “saper fare”.
Gli obiettivi di un tale lavoro sono molteplici. Il laboratorio si relaziona con il vissuto dei ragazzi e la quotidianità, ne è parte integrante. Si tratta di uno spazio che promuove le relazioni sociali sia all’interno del laboratorio ma anche e soprattutto all’esterno.
Per emancipare i ragazzi e prepararli allo “sganciamento” va riconsegnato loro quanto acquisito durante questo lungo percorso durato un anno.
Questo feedback restituisce sia i progressi strettamente linguistici ma anche il “saper fare con la lingua”, le competenze relazionali, comunicative, operative, metodologiche e metacognitive.
Il progetto si fonda sulla volontà di sviluppare la competenza comunicativa che si concretizza in un approccio umanistico-affettivo atto a creare un clima di benessere all'interno del laboratorio. Col supporto di dati oggettivi, registrati attraverso la ricerca-azione, è stato progettato un percorso che guidasse i ragazzi proponendo loro attività percepite come motivanti e che non creassero ansia1.
1. APPROCCI TEORICI E METODOLOGIE DIDATTICHE PER LA PROGETTAZIONE DI LABORATORI L2
Il quadro di riferimento teorico della glottodidattica ludica su cui poggia l’intera progettazione del nostro percorso laboratoriale, realizzatosi nell’anno scolastico 2007/2008, si basa sull’approccio comunicativo e soprattutto su quello umanistico – affettivo. La competenza comunicativa, ciò che una persona deve possedere e padroneggiare per poter comunicare e che l’insegnante di lingue deve mirare a sviluppare, può essere visualizzata come una piramide a tre lati che indicano un «sapere» o «saper fare» e che hanno dimensioni non isolate ed indipendenti ma che anzi si realizzano solo attraverso la loro interrelazione: saper fare lingua, saper fare con la lingua e sapere i linguaggi verbali e non verbali (Byram e Zarate 1994)2.
L’approccio umanistico-affettivo trova fondamento nel tentativo di un insegnamento naturale, che segua il percorso e la struttura della mente umana e nell’atteggiamento sereno e non ansioso in tutti i momenti dell’acquisizione, dalle intuizioni che ci fanno sentire bravi, agli errori che, se mal gestiti, ci fanno sentire poco intelligenti.
La metodologia ludica è stata funzionale nel perseguire i nostri obiettivi d’incidere sulla memoria a lungo termine degli apprendenti, di eliminare stress ed ansia e di ricercare costantemente una significatività intesa come coinvolgimento del discente nel processo educativo (Caon e Rutka 2004). Il ragazzo diventa così soggetto dinamico e produttivo anziché restare spettatore passivo. Esemplificative possono essere le tecniche di “dettato in corsa” e “indovina chi?” utilizzate soprattutto nella fase motivante che introduce il lavoro sui prodotti.
Il T.P.R., Total Physical Response, prevedendo una fase di ascolto silenzioso nella quale l’insegnante (“regista” della classe) fornisce input linguistici ai quali l’apprendente (“attore”) deve dare risposte fisiche e non verbali, è stato particolarmente utile nei primi mesi di laboratorio caratterizzati dalla fase del silenzio.
Il Cooperative Learning è stata la metodologia che ci ha permesso di creare gli ambienti di apprendimento in cui gli studenti hanno trasformato ogni attività in un processo di problem-solving di gruppo.
La ricerca-azione, infine, è stata parte integrante del lavoro come strumento di supporto e gestione della nostra ricerca, come momento d’osservazione delle dinamiche di gruppo ed individuali durante le diversi attività proposte. Il fine è stato quello di registrare, in modo più possibile “oggettivo”, gli atteggiamenti linguistici dei ragazzi con l’obiettivo d’intervenire, in corso d’opera, nel caso di difficoltà (Coonan 2004).
2. CONTESTO
Il Servizio Immigrazione e Promozione dei Diritti di Cittadinanza del comune di Venezia da anni si occupa di facilitare l’accesso al diritto allo studio di minori stranieri attraverso l’attivazione di laboratori di lingua seconda che sostengano i ragazzi nell’apprendimento dell'italiano e nella socializzazione con il gruppo di pari. L’obiettivo principe è l’acquisizione delle strutture di base della comunicazione in L2 seguendo un percorso tematico vicino all’esperienza dei ragazzi. Si lavora sul lessico della quotidianità e si riflette, una volta superata la fase del silenzio, su alcune tematiche di confronto tra i diversi paesi d’origine, su desideri e proiezioni per il futuro (Cardona 2004). Le attività sono anche una scoperta di abitudini, pratiche e saperi degli altri paesi da cui provengono i compagni. Si lavora molto sulla promozione del gruppo come risorsa per valorizzare le competenze di ognuno, per mettersi in gioco con i pari fuori dallo spazio dei laboratori. Ogni anno si propone ai ragazzi di tutti i livelli di lavorare ad un prodotto finale per comunicare all’esterno (scuola, famiglia, città) la loro esperienza e per promuoverne l’autonomia e l’integrazione nel territorio di arrivo.
I laboratori hanno acquisito nel tempo una struttura aperta in grado di accogliere i continui nuovi arrivi e sono diventati spazi flessibili e modellabili dai ragazzi a misura dei loro bisogni di socializzazione e comunicazione tra pari.
Si dividono in quattro livelli: “neo-principianti”, “principianti assoluti”, “falsi principianti”, “avanzati”. Si tratta di classi multietniche composte da ragazzi/e neoarrivati/e di età compresa fra gli 11 e i 17 anni.
3. PERCORSO FORMATIVO E DIDATTICO DEI LABORATORI
Per organizzare un percorso formativo e una programmazione adeguata si deve tenere in considerazione il bacino d’utenza specifico. Di seguito riportiamo due tabelle schematiche relative ai dati anagrafici (età e genere), ai paesi di provenienza e alla L1 dei ragazzi che hanno frequentato i laboratori nell’anno 2007/2008.
Laboratorio “falsi principianti”:
12 anni | 13 anni | 14 anni | 15 anni | 16 anni | 17 anni |
4 | 7 | 5 | 4 | 1 | 2 |
femmine | maschi |
10 | 13 |
Bangladesh | Cina | Turchia | Ucraina | Romania | Filippine | Brasile |
6 | 7 | 3 | 1 | 3 | 2 | 1 |
Laboratorio “principianti assoluti”:
12 anni | 13 anni | 14 anni | 15 anni | 16 anni | 17 anni |
3 | / | 4 | 4 | 3 | 2 |
femmine | maschi |
9 | 7 |
Bangladesh | Cina | Macedonia* | Ucraina | Repubblica Dominicana |
5 | 1 | 6 | 1 | 3 |
*3 dei ragazzi macedoni sono d’origine turco-macedone
3.1 ORGANIZZARE SPAZI E MATERIALI
Il setting dell’aula e il modo in cui i materiali vengono gestiti sono due elementi facilitanti l’apprendimento. Per fare in modo che tutti si guardino contemporaneamente i banchi vengono disposti a ferro di cavallo. Questa forma agevola il confronto mettendo tutti i ragazzi sullo stesso piano. Lo sguardo passa dall’essere unidirezionale, da singolo alunno ad insegnante, all’essere “multidirezionale” poiché si crea una circolarità e una interdipendenza tra tutti i componenti del gruppo. In questo modo si favorisce l’interazione spontanea tra il gruppo dei pari e la facilitatrice diventa parte integrante del cerchio.
Uno spazio flessibile è funzionale sia ad obiettivi linguistico-comunicativi che ad obiettivi educativi: i ragazzi sono i responsabili del contesto di apprendimento in cui si trovano ad operare.
L’ambiente classe viene costruito dai ragazzi e diventa testimone del percorso di acquisizione linguistica. É un luogo che entra a far parte del loro processo di apprendimento e quindi dev’essere vissuto dal gruppo che ne trasforma le pareti in risorse da riutilizzare durante il percorso formativo (Balboni 2002).
I materiali didattici a disposizione dei laboratori sono:
-
Vari. È molto importante variare l’input dato ai ragazzi attraverso l’utilizzo di diversi materiali (Torresan 2006): lavagna, cartelloni, fogli colorati, pennarelli, pennelli, riviste, fotografie, disegni, stereo, giochi, vocabolari…
-
Colorati. Meglio utilizzare fotocopie a colori perché più motivanti oppure in alternativa materiali autentici, come depliant, cartoline, biglietti del treno e autobus, locandine, scontrini…
3.2 COME CREARE UN LABORATORIO ACCOGLIENTE
Per instaurare fin dal primo giorno di laboratorio un clima d’interdipendenza positiva tra gli apprendenti e un contesto motivante , il percorso viene strutturato in modo da prevedere una prima fase di accoglienza e conoscenza reciproca che può durare anche 1 o 2 settimane.
Questo modello viene proposto, variato nelle diverse attività, in tutti i 3 livelli, “principianti assoluti”, “falsi principianti” e “avanzati”.
Di seguito diamo alcuni esempi di attività proposte durante questa prima fase:
Gioco del gomitolo.
Obiettivo |
Conoscenza del gruppo, sapersi presentare |
Durata |
Dai quindici ai trenta minuti |
Partecipanti |
Gruppo di almeno sei ragazzi |
Materiali |
Un gomitolo di lana o di spago |
Livello |
Tutti |
Svolgimento |
1. I ragazzi e la facilitatrice si dispongono in cerchio.
2. La facilitatrice con il gomitolo in mano si presenta dicendo il suo nome, paese di provenienza, dove abita e cosa le piace.
3. La facilitatrice tiene un pezzo di filo arrotolandoselo al dito e lancia il gomitolo ad uno dei ragazzi.
4. Il ragazzo a sua volta si presenta come al punto 2.
5. Il ragazzo tiene un pezzo di filo e rilancia il gomitolo ad un compagno
6. Completato il giro si osserva la ragnatela di filo che tiene unito il gruppo
7. Il filo viene riavvolto ripassando i nomi in ordine inverso |
Note |
Modalità sensoriali coinvolte: cinestetica, visuale e uditiva. |
Il cartellone delle regole.
Obiettivo |
Lavoro sulle regole di laboratorio. Imparare a “stare nel gruppo” e “lavorare col gruppo” per esprimere liberamente le proprie richieste e creare un ambiente di lavoro sereno, motivante, accogliente e accettato. |
Durata |
Due ore |
Partecipanti |
Gruppi di dieci ragazzi al massimo. |
Materiali |
Cartelloni e riviste |
Livello |
Tutti |
Svolgimento |
|
Note |
La modalità di lavoro cambia nel gruppo dei “principianti assoluti”. La classe viene divisa in gruppi: le regole vengono stese mediante un codice semplificato come il disegno o il collage. Sarà cura del facilitatore linguistico fare in modo che i ragazzi rispettino il “patto” da loro stessi stipulato, interrompendo la lezione ogni qualvolta una o più regole non vengano rispettate |
Foto 1. Il cartellone delle regole
3.3 RITI DI LABORATORIO
Le due ore di laboratorio si svolgono seguendo alcune precise ritualità, strutture contenitive che nel tempo, man mano che vengono introiettate dai ragazzi, perdono la loro rigidità. Queste hanno l’obiettivo di restituire un metodo di lavoro ai ragazzi nel quale riconoscersi e che diventi per loro uno strumento utile per affrontare i diversi compiti in modo via via sempre più autonomo.
Tutti i ragazzi possiedono una cartellina all’interno della quale inseriscono le schede-esercizio del laboratorio, i disegni e i collage prodotti in classe. Ognuna è personalizzata e porta il nome del proprietario. Non appena i ragazzi entrano al laboratorio e si siedono, un responsabile (nominato o volontario a rotazione), consegna a ciascuno la sua cartellina. Lo stesso si preoccuperà di recuperarle e di riordinarle alla fine delle due ore. La cartellina non esce mai dallo spazio classe anche perché è un “oggetto” carico di significati emozionali, che i ragazzi ritrovano sempre lì a testimoniare il percorso linguistico ed educativo del laboratorio.
4. PRODOTTI FINALI DEI LABORATORI D’ITALIANO L2
L’idea di realizzare, per ciascuno dei quattro laboratori d’italiano e socializzazione in L2, un prodotto finale nasce dal desiderio di restituire ai ragazzi un feedback informale di quanto appreso.
Il compito della facilitatrice è quello di preparare un percorso per la realizzazione di qualcosa che sia percepito come bello e significativo dal gruppo. Può essere un prodotto semplice o complesso, a seconda di ciò che i ragazzi si sentono in grado di realizzare e di quanto hanno voglia d’investire.
Inoltre deve monitorare la loro capacità emotiva di parlare e di riflettere su di sé. Soprattutto per i ragazzi neoarrivati, che hanno da poco affrontato un percorso migratorio non ancora accettato e rielaborato, può essere difficile esporsi, mettersi in gioco, parlare del proprio vissuto, delle proprie esperienze, dei propri paesi d’origine e di ciò che hanno trovato in Italia, paese diverso, sconosciuto, sentito a volte come ostile.
L’osservazione di quanto i ragazzi sono in grado di “dire” e “produrre” in L2 tiene in considerazione sia le variabili culturali e sociali che le capacità e attitudini personali.
Il prodotto finale diventa così un momento di rielaborazione collettiva del percorso affrontato, uno spazio di riflessione su quanto acquisito, una valutazione delle proprie abilità personali, un riscontro tangibile ed oggettivo del miglioramento.
La sua caratteristica di resoconto di gruppo e individuale legato al laboratorio deve far sì che questa esperienza venga portata fuori, mostrata a scuola e in famiglia. Ecco che allora viene soddisfatta la necessità di creare un momento d’incontro, di scambio e confronto con l’esterno che sta alla base del progetto. In questo modo i ragazzi acquistano autonomia, sicurezza nelle loro capacità.
4.1. IL NOSTRO MONDO
Obiettivo |
Realizzazione di un gioco dell’oca rappresentativo dei paesi d’origine dei ragazzi del laboratorio. Obiettivi linguistico-grammaticali: verbo potere e il si impersonale, i verbi irregolari fare e andare, uso dell’imperativo (come si costruisce una “penitenza”, la fraseologia del verbo fare, gli avverbi interrogativi, parlare del proprio paese d’origine, leggere una cartina geografica). Obiettivi funzionali: funzione personale, interpersonale e poetico immaginativa. Obiettivi lessicali: lessico del gioco, lessico della geografia e ripasso del lessico del cibo, degli animali e dei vestiti. |
Durata |
4 ore alla settimana per 3 mesi. |
Partecipanti |
16 ragazzi neoarrivati, dai 14 ai 17 anni. |
Materiali |
Giochi in scatola, pc portatile, immagini dei paesi d’origine, carta geografica mondiale. |
Livello |
Pincipianti assoluti (livello A1). |
Svolgimento |
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Note |
Il gioco contiene: un tabellone del gioco dell’oca, due dadi, 28 carte domanda, 6 pedine raffiguranti le bandiere dei paesi e il foglietto di presentazione. Il fronte del gioco viene rappresentato da 25 caselle, alcune sono riempite da disegni o collage fatti dai ragazzi del laboratorio, altre rappresentano le caselle domanda. Se giocando si capita in una di queste caselle, bisogna estrarre a sorte una domanda e rispondere, altrimenti si deve fare la penitenza corrispondente alla casella. Sul retro si vede il disegno stilizzato del mondo e si leggono le regole del gioco |
Fase di motivazione:
Attività: Cartellini “Mi piace”, “Non mi piace”
Obiettivo |
Ricognizione sulle attitudini personali dei ragazzi e sui loro bisogni. Creare un clima di fiducia reciproca all’interno del gruppo. Ripassare il lessico del tempo libero e la struttura “mi piace” seguita dal verbo all’infinito. |
Durata |
1 ora. |
Partecipanti |
Gruppo classe. |
Materiali |
Fogli colorati. |
Svolgimento |
|
Fase di analisi:
Attività: Le regole del gioco
Obiettivo |
Acquisire il lessico del gioco, riflessione grammaticale sulla costruzione del si impersonale, costruire il “libretto di istruzioni” di un gioco. |
Durata |
1 ora. |
Partecipanti |
Gruppo classe. |
Materiali |
Giochi da tavolo (il Taboo, il Gioco dell’oca, la Tombola, il Monopoli...). |
Svolgimento |
|
Attività: Il gioco dell’oca (Baulini e Consonno: 2005)
Obiettivo |
Ripasso degli ambiti lessicali del cibo, degli animali; ripasso delle azioni/movimenti del corpo; utilizzare l’imperativo; creare un gioco a tema. |
Durata |
1 ora |
Partecipanti |
Gruppo classe. |
Materiali |
2 cartelloni nei quali è riportato lo schema vuoto del gioco dell’oca (un percorso di caselle vuote). Un gioco dell’oca sulla cultura e civiltà italiane (costruito ad hoc dalla facilitatrice) |
Svolgimento |
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Fase di riflessione:
La fase di riflessione si articola in tre momenti:
-
riflessione sul contenuto da dare al prodotto finale (un gioco dell’oca sui paesi d’origine), attività legate alla scelta del contenuto (In viaggio, I nostri paesi)
-
Attività di gruppo finalizzate alla costruzione delle carte domanda (la divisione in gruppi corrisponde ai diversi paesi d’origine; possibilità di utilizzare la L1 con l’aiuto di un mediatore linguistico culturale) e alla costruzione delle penitenze del gioco.
-
Attività finalizzate alla costruzione delle pedine del gioco (corrispondenti alle bandiere dei paesi d’origine) e alla costruzione della caselle-immagine (collage individuale sul paese d’origine).
Foto 2. Collage per la casella-immagine del Bangladesh
Attività: In viaggio
Obiettivo |
Consultare un atlante geografico, saper leggere una carta geografica |
Durata |
1 ora |
Partecipanti |
Gruppo classe. |
Materiali |
Atlante geografico mondiale, carta geografica del planisfero |
Svolgimento |
|
Traccia di partenza consegnata ad ogni gruppo nello svolgimento dell’attività:
IN VIAGGIO!
Chiudi gli occhi e pensa a dove ti piacerebbe andare…
Hai un mese di tempo e tutti i mezzi di trasporto a disposizione (macchina, aereo, treno e … mongolfiera). Decidi da dove partire e dove arrivare, ricordati di segnare l’itinerario, di attraversare almeno cinque stati diversi, di fare un giro nelle capitali e di visitare le bellezze naturali…
…Buon viaggio!
-
Segna l’itinerario sulla cartina geografica
-
Quali continenti e quali stati attraversi? Quali mezzi di trasporto usi?
-
Per ogni stato indica: confini, capitale, luoghi importanti da visitare, lingua, bandiera
Attività: I nostri paesi
Obiettivo |
Raccogliere e saper dare informazioni sui paesi d’origine |
Durata |
1 ora |
Partecipanti |
Gruppo classe. |
Svolgimento |
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Tabella utilizzata per lo svolgimento dell’attività:
CAPITALE
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LINGUA
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CIBO TIPICO
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SPORT NAZIONALE |
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ATTORE/ATTRICE FAMOSA |
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MONTI
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FIUMI
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MONUMENTI
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CITTA’
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Fase di sintesi:
la fase di sintesi si articola in due momenti:
Montaggio del gioco: tutto il materiale prodotto dai ragazzi viene perfezionato da un esperto grafico e successivamente stampato. I ragazzi al laboratorio procedono al montaggio pratico del gioco dell’oca
Presentazione del gioco (produzione scritta con l’utilizzo della tecnica della scrittura collaborativa)
foto 3. Il gioco dell’oca “Il nostro mondo”
foto 4. Retro del tabellone di gioco
foto 5. Le carte-domanda
Fase decondizionante:
Il gioco “Il nostro mondo” è stato presentato e mostrato dai ragazzi del laboratorio durante la festa al Parco della Bissuola a Mestre.
4.2. DIVERSI MA UGUALI
Obiettivo |
Realizzazione di un cd musicale, contenente 9 canzoni, accompagnato da un libretto introduttivo. Obiettivi linguistico-grammaticali:
Obiettivi funzionali:
Obiettivi lessicali:
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Durata |
4 ore alla settimana per 3 mesi |
Partecipanti |
23 ragazzi neoarrivati, dai 14 ai 17 anni. |
Materiali |
Computer portatile, registratore, macchina fotografica, cd musicali |
Livello |
Falsi principianti (livello A2) |
Svolgimento |
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Fase di motivazione:
Attività:Disegno la mia mano
Obiettivo |
Ricognizione circa le considerazioni dei ragazzi rispetto al lavoro proposto, all’ambiente che li circonda, alle loro attitudini personali e al contesto di laboratorio. |
Durata |
1 ora |
Partecipanti |
Gruppo classe. |
Materiali |
Cartoncini colorati e immagine allegata. |
Svolgimento |
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Note |
Lo SCHEMA A consiste in un lavoro individuale mentre lo SCHEMA B in un lavoro di gruppo. Dallo schema riassuntivo emerge la volontà dei ragazzi di raccontare attraverso le immagini e la musica ma anche di scrivere bene in italiano. Dopo un excursus, attraverso l'utilizzo di materiale autentico (giornali, riviste, cortometraggi, musica, foto, volantini), sui diversi modi di raccontare comincia a prendere forma quella che sarà poi la struttura definitiva: un CD musicale accompagnato da un libretto contente in copertina le foto dei ragazzi. |
SCHEMA A:
5 domande a risposta aperta, una in corrispondenza di ciascun dito
-
Pollice: Come posso raccontare il laboratorio?
-
Indice: Cosa so fare bene?
-
Medio: Cosa non so fare bene ma voglio imparare?
-
Anulare: Cosa non mi piace di Mestre?
-
Mignolo:Cosa mi piace di Mestre?
Foto 6. La mia mano
SCHEMA B:
Tabella riassuntiva alla lavagna:
Pollice |
Indice |
Medio |
Anulare |
Mignolo |
Come posso raccontare il laboratorio? |
Cosa so fare bene? |
Cosa non so fare bene ma voglio imparare? |
Cosa non mi piace di Mestre? |
Cosa mi piace di Mestre? |
1)__________
2)__________
3)__________
4)__________
5)__________
…...................
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1)__________
2)__________
3)__________
4)__________
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…................... |
1)__________
2)__________
3)__________
4)__________
5)__________
…................... |
1)__________
2)__________
3)__________
4)__________
5)__________
…................... |
1)__________
2)__________
3)__________
4)__________
5)__________
…................... |
Fase di analisi:
La fasi di analisi si struttura in tre momenti specifici:
-
lavoro sul contenuto del testo di una canzone
-
ascolto e selezione delle musiche proposte dai ragazzi
-
attività legata all'immagine di sé e all'espressione dei sentimenti.
Attività: Bella di Jovanotti (Naddeo e Trama 2000)
Obiettivo |
Sviluppare la comprensione orale attraverso l'ascolto Essere in grado d'interpretare ciò che l'autore vuole esprime attraverso l'analisi di testo e ritmo Accordo aggettivo-sostantivo |
Durata |
1 ora e ½ circa |
Partecipanti |
Gruppo classe |
Materiali |
Cd audio e lettore; testo della canzone e testo con cloze degli aggettivi |
Svolgimento |
|
Note |
Le attività di ascolto vengono fatte insieme mentre l'esercizio di cloze è individuale. |
Testo canzone:
Testo originale E gira gira il mondo e gira il mondo e giro te |
Testo con cloze E gira gira il mondo e gira il mondo e giro te ……… come sposa come una finestra che mi illumina il cuscino come un passaporto con la foto di un bambino ………come il mondo |
Attività: Vi presento la mia canzone
Obiettivo |
Migliorare la comprensione orale Saper parlare in pubblico in modo convincente Tradurre dalla L1 alla L2 |
Durata |
2 ore circa |
Partecipanti |
Gruppo classe |
Materiali |
Cd audio e lettore; pc; testi delle canzoni scritte in L1 |
Svolgimento |
|
Note |
L'ascolto, la presentazione e la votazione della canzone sono attività di gruppo mentre la traduzione dei testi vede la necessità di far lavorare in piccoli sottogruppi di ragazzi accomunati dalla stessa L1. |
Di seguito due esempi di testi da tradurre:
Foto 7. Esempio A: Ti amo, canzone bengalese
Foto 8. Esempio B: Tè amaro, canzone cinese
Attività: Come sono “dentro”?
Obiettivo |
Lessico dei diversi stati d'animo Parlare e descrivere le emozioni Riconoscere quali sentimenti esprimono le diverse espressioni del volto |
Durata |
1 ora circa |
Partecipanti |
Gruppo classe |
Materiali |
Scheda di abbinamento immagine - parola |
Svolgimento |
e poi affiancarvi la corretta emozione espressa
|
Consegna 1: Abbina le immagini alle emozioni.
Consegna 2: Rispondi con poche parole a queste domande: Quando ti senti felice? Quando hai paura?
Fase di riflessione:
Obiettivo |
Stesura del testo che farà da introduzione al libretto contenuto nel CD attraverso la tecnica della scrittura collaborativa |
Durata |
1 ora circa |
Partecipanti |
Quattro gruppi di almeno 3 persone |
Materiali |
Scheda con riportate le domande guida |
Svolgimento |
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SCHEDA con le domande guida:
AMORE
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FAMIGLIA
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AMICIZIA
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PAESE D’ORIGINE
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Fase di sintesi:
In questa fase è stata ideata la copertina del CD con le foto dei ragazzi che lo hanno realizzato
Ecco il risultato:
Foto 9. Copertina del cd Diversi ma Uguali
Fase decondizionante:
Il libretto con CD è stato mostrato durante la festa al Parco della Bissuola a Mestre.
I ragazzi, sia di livello base che intermedio, hanno potuto presentare ad amici, genitori, insegnanti e alla comunità il lavoro realizzato durante l'ultima fase di laboratorio.
Foto 10. Presentazione dei lavori alla festa
5. CONCLUSIONI
Per un ragazzo neoarrivato, che sia principiante assoluto o un “falso” principiante, mostrare in classe e durante la festa un lavoro che testimonia la frequenza costante ad un percorso formativo in L2, diventa un tassello importante nella costruzione di un’autonomia in Italia. Significa aver acquisito delle competenze linguistiche che permettono di parlare in pubblico in L2, sentire il desiderio di mettersi in gioco, riportarsi ad un livello paritario con i compagni, mostrarsi capaci di “saper fare”. La presentazione del prodotto finale a scuola ha spesso delle ricadute positive sulla valutazione dell’alunno.
Uno degli obiettivi del laboratorio è stato quello di dare al ragazzo tutti gli strumenti per inserirsi nel territorio, cambiando così la propria condizione: da “ragazzo straniero” a “ragazzo”. L’autonomia è fondamentale e il laboratorio rappresenta solo un momento di passaggio che agevola e velocizza tale cambiamento.
Questo è uno spazio in cui si provano a “fare delle cose” con la lingua, dove s’impara ad auto correggersi e in cui i tempi e le sequenze d’apprendimento vengono rispettati.
BIBLIOGRAFIA
Balboni P.E., 2002, Le sfide di Babele. Insegnare le lingue nelle società complesse, Utet, Torino.
Baulini S. e Consonno S., 2005, Ricette per parlare. Attività e giochi per la produzione orale, Alma, Firenze
Byram M. e Zarate G., 1994, Definitions, Objectives and assessment of socio-cultural competence. Strasbourg: Conseil de l’Europe.
Caon F. e Rutka S., 2004, La lingua in gioco. Attività ludiche per l’insegnamento dell’italiano L2, Guerra, Perugia.
Coonan C.M. Ricerca-azione per insegnanti di italiano L2 in Luise M.C. (a cura di), 2004, Italiano Lingua Seconda: Fondamenti e Metodi. volume 3, Guerra, Perugia.
Cardona, M., 2004, Apprendere il lessico di una lingua straniera. Aspetti linguistici, psicolinguistici e glottodidattici, Adriatica, Bari.
Naddeo C. M. e Trama G., 2000, Canta che ti passa. Imparare l'italiano con le canzoni, Alma, Firenze.
Torresan P. 2006, Le intelligenze multiple applicate alla CAD in Caon F. (a cura di), Insegnare italiano nella classe ad abilità differenziate, Guerra, Perugia.
Giulia Bortolon Guidolin ha curato i paragrafi 3 – 3.1 – 3.2 – 3.3 – 4.1