“La valutazione del parlato degli studenti: implicazioni sul testing linguistico”
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In questo articolo Cecilia Varcasia presenta il progetto di costruzione del test di valutazione della produzione orale degli studenti della Libera Università di Bolzano (LUB). La LUB, infatti, offre una formazione accademica plurilingue (italiano, tedesco e inglese) e dal 2012 prevede che gli studenti certifichino le loro competenze linguistiche sia in ingresso, al momento dell’iscrizione all’università, sia in uscita, quando completano il percorso di studi. Nell’articolo si fa riferimento al modello sviluppato da Glenn Fulcher in Practical Language Testing (2010, Hodder Education), e alle diverse fasi di costruzione di un test descritte dallo studioso: definizione dello scopo del test, criterio in base al quale esso viene costruito, definizione del costrutto, elaborazione degli item, fase di revisione e di pre-testing, assemblaggio del formato finale e somministrazione su campo, inferenze sui dati raccolti e decisioni su come utilizzare i risultati. Varcasia mette a confronto i formati e i task dei test di produzione orale di livello B2 e C1 delle certificazioni di lingua italiana CELI, rilasciata dall’Università per Stranieri di Perugia, CILS, rilasciata dall’Università per Stranieri di Siena e PLIDA, rilasciata dalla Società Dante Alighieri (le cui differenze riguardano principalmente la durata del test – che varia da 5’ a 15’ – e il tipo di interazione previsto: simmetrica o asimmetrica, a seconda che questa avvenga tra coppie di candidati o tra candidato ed esaminatore). Varcasia presenta quindi il lavoro fatto dal gruppo di Bolzano, da lei diretto, che ha sviluppato un test che intende misurare la competenza linguistica in ambiti accademici. Il formato, infatti, mira a elicitare la capacità di sostenere un monologo su argomenti astratti e la capacità di interagire con l’interlocutore esprimendo le proprie opinioni e argomentando il proprio punto di vista. La studiosa spiega come alla costruzione della fase di interazione, affidata in un primo momento a un esaminatore, sia stata data un’attenzione particolare, e come quindi si sia preferito, dopo un controllo, prevedere l’interazione tra coppie di candidati senza l’intervento dell’esaminatore. Lo studio è interessante perché Varcasia spiega i vantaggi e gli svantaggi di questa scelta: da un lato l’interazione simmetrica che si stabilisce tra due candidati può rappresentare una situazione più autentica e complessa; dall’altro, c’è il rischio che alcune componenti caratteriali come l’introversione o i diversi livelli di competenza tra i due candidati influenzino la performance di entrambi, e possano quindi compromettere l’affidabilità del test.