“150 anni di insegnamento dell’italiano”
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Il volume che include il saggio del Prof. Balboni è nato dal desiderio di raccontare la lingua italiana e la storia del suo insegnamento in questi 150 anni d’Italia. Non si poteva raccogliere davvero così tanta eredità fra le pagine di un solo libro, così come non si sarebbero potute raccontare le storie in essa incluse. Si è scelto quindi di pubblicare pagine capaci di raccontare squarci di passato ma che sappiano anche anticipare i temi di un imminente futuro. Il racconto dei 150 anni d’insegnamento dell’italiano prende avvio, come è giusto che sia, dal 1861 con la Legge Casati e la sua declinazione, tramite De Sanctis, allora Ministro della Pubblica Istruzione del Regno d’Italia, in una politica di monolinguismo, dove l’italiano era, in alternativa ai dialetti, la lingua di status, la lingua nazionale. La visione di una lingua italiana come “materna”, “nazionale” e “patria” viene ripresa dal Ministro Amari il quale ne propone l’insegnamento attraverso l’analisi grammaticale e l’analisi logica, avendo come fine ultimo, il purismo. La grammatica e il suo insegnamento diventano, in queste pagine, l’indicatore significativo delle diversità di approccio didattico rappresentato, alternativamente, nel susseguirsi delle politiche scolastiche. Così fra le Istruzioni dei Programmi di Gabelli, anno 1888, leggiamo “Quanto alla grammatica è da fare assai poco; non per vero che non importi, ma perché giova assai meglio insegnarla praticamente”. L’excursus continua ripercorrendo gli anni di Croce e Giolitti che condurranno infine, alla creazione della scuola di stato (1911). Il periodo oscuro dell’era fascista sarà segnato dall’imponente figura di Lombardo Radice, dimissionario dal suo ruolo ministeriale già nel 1922. Le pagine propongono al lettore alcuni suoi passi e le sue idee lasciano allibiti per capacità anticipatrice di temi che saranno affrontati solo dopo molti anni a seguire. La narrazione attraversa i cambiamenti delle politiche scolastiche dalla nascita della Repubblica, per arrivare fino ai giorni d’oggi. Il Prof. Balboni si sofferma quindi in una rilettura delle 10 tesi del Giscel -Gruppo di Intervento e Studio nel Campo dell’Educazione Linguistica- del 1975, così come non manca di rimarcare il passaggio decisivo della Commissione dei Sessanta: “dall’insegnamento della grammatica” si passa alla “riflessione sulla lingua” decentrando l’insegnante a favore dello studente; era il 1977. Le pagine si chiudono con l’amarezza di chi ha seguito il realizzarsi delle “Indicazioni” della riforma Moratti-Bertagna del 2004, ottenendo di retrocedere l’orologio della storia glottodidattica di mezzo secolo.
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