Mediatori perché
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Il volume rappresenta un contributo alla riflessione, non ancora abbastanza approfondita, sulla differenza nella natura e nel ruolo di due figure essenziale nel processo di accoglienza ed integrazione degli alunni migranti nella scuola italiana: il facilitatore linguistico (un madrelingua italiano o comunque un bilingue con altissimo livello di italiano) ed il mediatore linguistico (uno straniero, o comunque un bilingue con altissima padronanza della lingua e di aspetti culturali d’origine degli studenti stranieri). Nato nell’ambito del programma della Regione Veneto e delle sue Province relativo agli studenti stranieri, il volume è composto da una serie di quattordici brevi interventi di mediatori di altrettante lingue/culture, introdotti da due interventi concettualmente più sostanziosi. Il primo, di Valentina Medda, entra nel tema della ambiguità della definizione di “mediatore linguistico culturale” e ne descrive la natura giuridica presente nella normativa italiana sull’integrazione degli immigrati. Il secondo, dalla curatrice del volume, parte invece dalla domanda che è ripesa dal titolo: perché una persona trasferitasi da tempo in Italia, spesso con una famiglia, divenuta cittadina italiana ed integrata nel nostro tessuto sociale, decide di fare il mediatore? Il leit motiv delle risposte – spesso di persone che hanno o avevano altre professioni ed hanno scelto di impegnarsi nella mediazione interculturale, è che “se ci fosse stato ai loro tempi un Mediatore Linguistico Culturale a indicargli la via, forse per loro e per i loro figli una parte della vita non sarebbe stata così difficile” (p. 10).
Ne risulta quindi una figura professionale (formata ma anche bisognosa di continua formazione interculturale, normativa, psicologica e, in parte, anche glottodidattica) che, accanto alle competenze “acquisite” nella mediazione, porta con sè una carica emozionale, un vissuto specifico tale da costituire una componente caratterizzante (e assai rilevante) della sua professionalità.
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