“Non scholae, sed vitae. Educazione letteraria e didattica della letteratura”
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Il saggio è l’introduzione al volume (vedi scheda) e offre una piattaforma concettuale comune su cui può fondarsi lo studio delle letteratura italiana, classica e straniera, che oggi viene condotto in maniera scissa, non coordinata, e che invece in un concetto unitario di “educazione letteraria” può trovare un nuovo significato e risultare fortemente motivante per adolescenti e giovani.
Secondo Balboni “educazione letteraria” significa far scoprire – e per la vita, non solo per la scuola, con i suoi miti della completezza, della storicità, ecc. – il valore esistenziale, estetico e documentale dei testi letterari; tale scoperta, da trasformare in acquisizione personale permanente e non solo in apprendimento momentaneo finalizzato ad interrogazioni ed esami, richiede:
a.un didattica della letteratura intesa come “insegnare a leggere testi letterari” scoprendone le caratteristiche linguistiche e comunicative
b.una motivazione – che deve essere alta per sostenere un simile sforzo – basata non sul “dovere”, cioè sul voto, o sul valore storico-estetico che la tradizione e l’insegnante attribuiscono al testo, ma sui meccanismi di bisogno di riflessione esistenziale e di piacere testuale che un ragazzo può provare a contatto con determinati testi presentati in determinati modi
c.l’organizzazione del curricolo non solo su base cronologica, dall’antico all’oggi, ma anche su base cronologica inversa (recuperando via via il passato a partire dall’oggi: cioè da quello che lo studente “tocca” nella sua vita), e con percorsi organizzati anche intorno a temi, a generi, a tipi di personaggi e figure, a correnti, non solo secondo la scansione cronologica tradizionale
d.la programmazione dei percorsi come macro-unità didattiche, costituite da tante unità d’apprendimento (per queste nozioni, cfr. Le sfide di Babele, dello stesso autore) quanti sono i testi, seguite da fasi di riflessione e sintesi nonché da un momento di valutazione.
Come sempre questo autore si sforza di non abusare nell’uso della microlingua specialistica, introducendola quando serve e in maniera rispettosa del lettore implicito, l’insegnante o lo studente universitario.
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