L'uso veicolare della lingua

Questo numero monografico raccoglie una serie di riflessioni su una delle nuove frontiere della didattica delle lingue straniere: il CLIL (Content and Language Integrated Learning), cioè l’ uso veicolare della lingua nell’insegnamento integrato di lingua appunto e di contenuti extralinguistici. Come ben chiarisce l’intervista iniziale di Serragiotto a Mary Carmel Coonan (la massima esperta italiana nel settore), la parola chiave è “integrato”: non si tratta di una prospettiva microlinguistica, in cui, ad esempio, si deve insegnare la lingua dell’economia o dell’elettronica avendo come centro dell’attenzione il fenomeno linguistico nel suo complesso (non solo la terminologia) e in cui, quindi, si lavora su contenuti disciplinari già noti allo studente. Al contrario, si tratta di un insegnamento svolto in lingua straniera relativamente a contenuti disciplinari che lo studente non conosce ancora, per cui si applica il rule of forgetting elaborato da Stephen Krashen, secondo cui si impara spontaneamente una lingua quando ci si dimentica che la si sta imparando, quando si focalizza l’attenzione sui contenuti (l’economia, l’elettronica) più che sulla lingua intesa come insieme di regole da memorizzare. La prerogativa specifica del CLIL sta proprio nell’abilità dell’insegnante di far maturare anche la padronanza d’uso della lingua durante queste fasi in cui lo studente si focalizza sul contenuto, e di richiamare alla padronanza sull’uso, cioè sulla lingua in quanto tale, prima e dopo l’esperienza di studio disciplinare di altra materia condotto in lingua straniera.

La seconda parte di questo numero monografico presenta alcuni percorsi esemplificativi: storia dell’arte in inglese (E.J. Kismarjay), Storia dell’arte in spagnolo (M. Martini), Filosofia in inglese (E. Bernardini), Storia in tedesco (P. De Matteis).