Giugno 2010 | Supplemento alla rivista EL.LE - ISSN: 2280-6792 Direttore Responsabile: Paolo E. Balboni |
ABSTRACT
Nell’intervista che qui di seguito vi proponiamo, Lucio Izzo, Direttore dell’Istituto Italiano di Cultura di Seul, ci illustra le diverse strategie e gli indirizzi che hanno contribuito in maniera determinante a rilanciare “ un’ immagine coerente ed efficace del Sistema Italia” in Corea e a conferire all’IIC un ruolo di protagonista nel coordinamento di un programma accurato di attività finalizzato alla promozione e all’integrazione della dimensione culturale italiana e dei suoi prodotti nel contesto locale.
Nel febbraio 2008, nel corso di una riunione di coordinamento tenutasi a Roma presso il Ministero degli Affari Esteri, promossa dall’Ambasciata d’Italia e dall’Istituto Italiano di Cultura a Seoul, è stata indetta la manifestazione speciale “Italia in Corea”, che avrebbe dovuto estendersi per tutto il 2008 ma che, in virtù del suo successo, si è conclusa alla fine del 2009. Alla manifestazione hanno collaborato le più importanti istituzioni pubbliche e private italiane, così come molti esponenti del mondo dell’imprenditoria e del lavoro.
Gli obiettivi di “Italia in Corea” sono stati molto chiari e, al tempo stesso, molto complessi ed impegnativi: rilanciare i rapporti bilaterali a livello culturale in stretta interconnessione con i settori scientifico e tecnologico, commerciale, turistico, in un’ottica di sistema, favorendo una migliore conoscenza del nostro Paese in Corea. L’Istituto ha quindi deciso di puntare alla massima sinergia con il mondo dell’imprenditoria e della ricerca, sia per presentare un’immagine coerente ed efficace del Sistema Italia, sia per sottolineare come il Sistema stesso sia il prodotto di una tradizione, nella più ampia accezione di questo termine, che nelle sue diverse espressioni, dalla letteratura alla moda, dal design alla tecnologia, dalle arti figurative al teatro o all’architettura; tutte espressioni di una cultura riccamente sfaccettata ed interconnessa.
In una congiuntura economica mondiale quale quella attuale è stato necessario, naturalmente, trovare preliminarmente adeguati finanziamenti per poter realizzare tale progetto.
All’inizio è stato difficile catalizzare l’interesse delle imprese italiane e di quelle coreane. Si è verificato, piuttosto, un grande interesse da parte di enti ed istituzioni che offrivano servizi, ma non avevano copertura finanziaria. Con un lavoro capillare ed intenso siamo riusciti a raccogliere i primi consensi partendo da imprese già collegate a fondazioni culturali sino a raggiungere istituzioni e imprese coreane. Questo è stato un doppio successo in quanto, se da un lato la sponsorizzazione da parte coreana ha reso possibile la realizzazione di eventi italiani, dall’altro ha dato essa stessa la misura dell’interesse suscitato dalla nostra cultura e dalla sua capacità di “fare sistema”.
Complessivamente le iniziative culturali organizzate dall’Istituto Italiano di Cultura durante “Italia in Corea” hanno raggiunto un altissimo grado di integrazione con l’azione di promozione scientifica, commerciale e turistica sia nelle strategie che nei risultati ottenuti. Tra i 75 eventi prodotti nel 2008 dall’I.I.C. spiccano ad esempio, per il design e la moda, la mostra Italian Genius Now presso il Korean Institute for Design Promotion e la partecipazione al Seoul Design Festival con lo studio Migliore e Servetto. La mostra Nodi Italiani in collaborazione con la Samsung per la moda. Per l’arte contemporanea Energie Sottili della Materia, con la sponsorizzazione della Regione Piemonte e del Comune di Torino, del Sole 24 Ore e di Toro Assicurazioni e la partecipazione di ben quaranta capolavori di maestri vetrai veneziani alla Biennale d’Arte e Artigianato di Cheonju, che ha permesso di mettere a confronto le due tradizioni vetrarie, con ricadute anche sul piano tecnico, oltre che creativo. In campo musicale, tra i tantissimi eventi di qualità, spicca la tournée della Filarmonica della Scala sponsorizzata dalla Bracco e la tournée del jazzista Giovanni Mirabassi in collaborazione con LG. Ugualmente nel 2009, sui circa 80 eventi da noi prodotti, molti hanno ottenuto un notevolissimo impatto di pubblico, ma hanno soprattutto consolidato relazioni più profonde anche tra istituzioni formative. Basti ricordare la mostra “2RC: doppio sogno dell’arte”, inaugurata dal Presidente della Repubblica, On. Napolitano, nel corso della sua visita di Stato: organizzata presso la massima istituzione universitaria coreana, la Seoul National University, la mostra non solo ha presentato cinquant’anni di arte italiana e mondiale attraverso la produzione della celebre stamperia di Valter ed Eleonora Rossi, ma ha anche permesso di creare un nuovo flusso di scambi formativi tra diversi atenei ed accademie italiane e coreane. Ugualmente la partecipazione italiana al grande salone del Seoul Design Olympiad coordinata dall’Istituto con lo studio Valle di Roma e lo studio Architecture and Vision dell’arch. Arturo Vittori, non solo ha valorizzato i raggiungimenti italiani, che vanno dall’architettura d’interni a quella aerospaziale, all’urbanistica ed alla progettazione ecocompatibile, ma ha gettato le basi per una proficua presenza dei nostri architetti nella progettazione delle grandi opere che contraddistinguono la Corea del XXI secolo.
Quali sono i modelli di comunicazione che l’Istituto ha privilegiato per promuovere e integrare la cultura italiana in un sistema segnato da un linguaggio tecnologico così pervasivo?
Nel paese che ha la rete internet più sviluppata al mondo ed il maggior numero relativo di utenti, essenziale per il successo delle manifestazioni, e quindi per il conseguimento dei nostri obiettivi, e’ stata un’ampia e costante attenzione alla comunicazione, in specie quella telematica. Un eccellente rapporto con i media ci ha quindi permesso di raggiungere un numero elevatissimo di persone e di ricevere da esse un feed-back prezioso e stimolante.
Nel corso degli ultimi due anni la risposta del pubblico e degli operatori culturali ed economici alle nostre proposte è stata davvero molto positiva, sia in termini quantitativi che qualitativi. Si è moltiplicato l’interesse verso il nostro Paese, verso la sua cultura e le sue Istituzioni e, dato particolarmente significativo per l’I.I.C., verso lo studio della nostra lingua.
Che cosa rappresenta l’Italia per i coreani e quale idea di cultura l’Istituto vuole trasmettere?
Vi è in Corea, come nel resto del mondo, molta ammirazione verso il nostro stile di vita e verso certi prodotti della creatività e della tecnologia italiane. Il numero di negozi ed attività commerciali che in Corea utilizzano ed espongono insegne con nomi italiani, spesso di fantasia, è davvero incredibile. In certi quartieri sembra quasi di essere per le strade di una futuristica città italiana. Si tratta soprattutto di ristoranti e caffè, di negozi di moda, di arredamento di design, di centri benessere, ma non mancano i prodotti tecnologici.
Accanto a questo interesse verso una cultura del “buon vivere” vi è poi il tradizionale apprezzamento per la nostra tradizione culturale “classica” che va dall’antichità romana all’arte rinascimentale, al melodramma ottocentesco. Agli occhi del grande pubblico coreano questi frammenti costituiscono aspetti disgiunti della nostra civiltà, spesso considerati lontani tra loro non solo cronologicamente ma soprattutto concettualmente.
Partendo da questi dati di fatto, l’Istituto Italiano di Cultura si è posto come obiettivo di illustrare al pubblico coreano come dietro questi successi in campi ed epoche diverse vi sia un’unica filosofia del vivere e del produrre, ispirata a concetti come l’unione dell’utile e del bello, già ben presenti nella nostra cultura sin dal Rinascimento, e come arte e artigianato siano solo espressioni di diversa intensità della stessa concezione creativa. E che questa filosofia sia ben presente e radicata anche nei successi attuali.
E ciò vale per le arti come per il design industriale, che investe virtualmente ogni aspetto della nostra vita quotidiana, o per l’architettura, e persino per la flessibilità di certi modi di produzione industriale o per la qualità del prodotto agroalimentare.
In altri termini l’Istituto Italiano di Cultura si è impegnato a presentare ogni possibile espressione del nostro patrimonio culturale, con particolare enfasi sulla contemporaneità, partendo da due assunti: che si tratta di una tradizione viva e ininterrotta che lega passato, presente e futuro in modo indissolubile e che la cultura è al tempo stesso il linguaggio e il contenuto che permeano tutti i campi delle attività sociali e che, dunque, parlare di cultura italiana significa presentare tutto il nostro Sistema Paese. Quest’ultimo messaggio sembra colpire molto la società coreana, proiettata verso i vertici mondiali dello sviluppo economico, ma ancora alla ricerca di modelli culturali che permettano di coniugare la tradizione con l’innovazione, l’utile con il bello, come l’Italia invece sa fare da sempre.
Allo stato attuale, quali sono i progetti di scambio culturale attivati?
Esistono a tutt’oggi molti progetti di scambio culturale tra istituzioni italiane e coreane in numerosi settori, molti dei quali nati grazie all’azione di mediazione dell’Istituto Italiano di Cultura e dell’Ufficio dell’Addetto Scientifico dell’Ambasciata d’Italia in Corea.
In particolare, vi sono diciotto accordi nei settori delle Scienze Umane, Sociali ed Economiche, mentre quelli nel settore Scientifico e Tecnologico sono quattordici.
Le università coreane attualmente attive negli scambi sono le seguenti:
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Seoul National University
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Yonsei University
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Sogang University
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Hankuk University of Foreign Studies
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Chung-Ang University
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Daegu University
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Catholic University of Daegu
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University of Soong Sil
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Kyungpook National University
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Sungshin Women University
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MyungJi University.
Per l’Italia i partner sono:
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Università “Bocconi” di Milano
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Istituto Universitario Orientale di Napoli
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Università di Bari
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Università “La Sapienza” di Roma
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Università “Ca’ Foscari” di Venezia
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Accademia di Belle Arti di Brera
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Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano
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Conservatorio Statale di Musica “Giuseppe Verdi” di Milano
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Conservatorio di Musica di Monopoli
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Conservatorio di Musica “Santa Cecilia” di Roma
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Università di Siena
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Università degli Studi di Milano
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Università per Stranieri di Perugia
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Conservatorio di Musica di Torino
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Istituto Universitario di Architettura di Venezia
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Conservatorio di Musica di Foggia.
Inoltre, l’Ambasciata d’Italia e l’Istituto Italiano di Cultura, in collaborazione con i ministeri della Cultura e degli Esteri coreani assegnano ogni anno a cittadini coreani borse di studio da utilizzarsi presso istituzioni italiane per un ammontare di circa 40 mensilità.
Ci potrebbe anticipare la programmazione delle iniziative e delle manifestazioni culturali dell’Istituto per il 2010?
Il programma per il 2010 si annuncia ricco sia in termini qualitativi che quantitativi e sono certo che risponderà e rafforzerà le aspettative che il pubblico coreano, stimolato dal successo di “Italia in Corea” ha nei confronti della cultura italiana e delle proposte dell’I.I.C. Prevediamo quest’anno di portare a circa novanta gli eventi organizzati da soli o in collaborazione con altre istituzioni. Il 2010 si apre con una significativa mostra di design organizzata in collaborazione con la Fondazione Sartirana Arte e con la Korea Foundation. Contemporaneamente avremo la tournée de “I Musici”, uno dei complessi cameristici più famosi al mondo. A febbraio presentiamo, presso il Museo del Cinema di Seul, una bellissima mostra di manifesti pubblicitari cinematografici dagli anni ’40 fino agli anni ’70, associata ad un’ampia retrospettiva. Numerosi saranno poi gli appuntamenti operistici e in particolare è attesa una produzione di Pier Luigi Pizzi e del Festival di Macerata in maggio. Ritornerà in Corea il Piccolo Teatro di Milano da me invitato per la prima volta lo scorso novembre in occasione del Seul Performing Arts Festival. In agosto ospiteremo presso il Museo d’Arte Contemporanea della Seoul National University la rassegna d’arte “Le primavere del bianco” curata dalla Prof.ssa Biasi dell’Accademia di Belle Arti di Firenze, che suggellerà la nascita di un nuovo rapporto di collaborazione italo-coreano che vedrà unite queste due istituzioni accademiche. E ancora una nuova mostra presso la sede coreana della Triennale di Milano, ed i tradizionali appuntamenti in ottobre col festival Internazionale del Cinema di Pusan, che ha visto negli ultimi due anni la presenza dei fratelli Taviani e di Dario Argento quali ospiti d’onore, così come quella dei più importanti nuovi registi italiani.
Infine, sempre in ottobre, il tradizionale appuntamento con la Settimana della Lingua Italiana nel mondo che dovrebbe vedere nel 2010 uno speciale convegno dedicato alla poesia italiana.
Per un quadro esaustivo della nostra programmazione e di tutte le nostre attività consiglio comunque di visitare sistematicamente il nostro sito web.
Inquadriamo la situazione della lingua italiana in Corea. Dove e come viene insegnato l’italiano?
Innanzitutto a livello accademico presso la Hankuk University of Foreign Studies, la principale università coreana per l’insegnamento delle lingue straniere, insieme alla Pusan University of Foreign Studies, dove pure esiste un fiorente dipartimento di italiano. In queste due università è possibile conseguire un dottorato in studi italiani.
Vi sono poi altri atenei, ed in primo luogo la prestigiosa Sogang University, dove si può studiare l’italiano anche se non è possibile conseguire una laurea in italianistica: la Seoul National University, la Sungshin University di Seul, la Keimyung University di Daegu e l’Università Cattolica di Gwanju. I corsi attivati nel 2009 presso la SNU, la Sungshin e la Keimyung sono frutto dell’iniziativa dell’I.I.C. Credo, infatti, che l’apprendimento della lingua italiana sia il primo passo per una vera e profonda conoscenza della nostra cultura. Complessivamente gli studenti che seguono tali corsi sono circa 1000 all’anno in tutta la Corea.
Ai corsi accademici si aggiungono quelli aperti al pubblico ed organizzati dall’Istituto Italiano di Cultura a Seoul in collaborazione con la Sogang con circa 200 studenti l’anno.
Infine, bisogna calcolare le numerose scuole di lingua private con un numero stimato di studenti, soprattutto in corsi elementari e intensivi, di circa 2000 l’anno.
Quali sono le motivazioni che spingono gli studenti coreani a studiare l’Italiano e quali sono gli sbocchi professionali?
Nel complesso l’italiano in Corea è in settima posizione tra le lingue straniere studiate, come emerge dai risultati dei questionari ufficiali in occasione delle ultime edizioni dell’annuale Fiera dello Studente a cui l’Istituto partecipa da anni, agendo anche da catalizzatore dell’offerta di studi in Italia. Stesso posto occupa rispetto al numero di studenti di lingue straniere nelle università. A parte le due lingue asiatiche, cinese e giapponese, l’italiano è quarto nella graduatoria delle lingue europee. Dopo l’inglese, la posizione di precedenza del tedesco e del francese va ascritta ai legami della Corea con Germania e Francia dovuti a tradizionali correnti migratorie e al prestigio riconosciuto alle università di tali paesi per la preparazione dei quadri medio-alti, sia amministrativi che professionali. Germania e Francia hanno intensificato negli ultimi anni i loro investimenti e la presenza di operatori economici nella Corea del Sud, anche nella prospettiva di una riunificazione con la Corea del Nord. Tale incremento ha portato alla creazione di un indotto anche linguistico.
L’italiano, dunque, si colloca come lingua di nicchia sul mercato delle lingue straniere: è la lingua della musica, del canto, della moda, del design, della gastronomia. Ciò rispecchia sostanzialmente le caratteristiche già citate della presenza della cultura italiana in Corea, ed in particolare di quella che potremmo definire una “cultura di prodotti”. Tale situazione ha però subito un notevole miglioramento grazie ai risultati di “Italia in Corea” di cui ho precedentemente parlato.
Un altro fattore trainante per la diffusione della nostra lingua è, infine, rappresentato dal 10% di cattolici coreani che considerano l’italiano lingua franca della Chiesa Cattolica e che costituiscono un importante ponte culturale tra i due paesi a cui Ambasciata ed Istituto dedicano una particolare attenzione.
Gli sbocchi occupazionali per i laureati in italiano in Corea sono, a parte la carriera accademica, soprattutto nel settore commerciale. Dato il forte interscambio tra i due Paesi la richiesta di traduttori, ma anche di manager bilingui, è abbastanza elevata e, paradossalmente, il numero di laureati non riesce a soddisfare tale domanda. Per sostenere e rinnovare l’italianistica e per corrispondere anche alle aspettative degli studenti in termini di sbocchi occupazionali, l’Università di Studi Stranieri Hankuk ha aperto per l’anno accademico 2008/2009 il primo corso di laurea in interpretariato per l’italiano. Come sa bene, per il primo anno i corsi sono stati previsti solo nel campus di Yong-In mentre, a partire dal 2009/2010, dovrebbero essere attivati anche nella sede centrale di Seoul. Questo nuovo corso di laurea, oltre ad andare incontro alle aspettative degli studenti e dei numerosi operatori economici italiani e coreani attivi nell’interscambio tra i due Paesi, può rappresentare un’occasione per uniformare la strutturazione dei livelli dei corsi di italiano agli standard fissati dai protocolli internazionali sulla certificazione delle lingue straniere ed in particolare di quelli europei (sei livelli da A1 a C2).
Quali sono le proposte formative e linguistiche offerte dall’IIC e quali sono, a suo parere, gli aspetti di ordine metodologico e didattico che andrebbero migliorati per un insegnamento qualitativo dell’Italiano?
Sin dal mio arrivo in Corea ho cercato di raccogliere le proposte degli italianisti attivi nelle università coreane e degli operatori culturali locali. Perciò l’Istituto ha cercato, nel corso degli ultimi due anni, di fornire il proprio sostegno alle attività organizzate dalle locali università, ma anche di creare e rinsaldare un ponte con il mondo accademico e della ricerca italiana, nonché di fornire un contributo attivo in specifici settori.
Nel 2008 e nel 2009 pertanto sono stati organizzati per la prima volta due corsi di aggiornamento per docenti di italiano rispettivamente presso la Hankuk University of Foreign Studies di Seoul e la Pusan University of Foreign Studies. Il primo corso è stato tenuto dal Prof. Serragiotto dell’Università di Venezia, mentre il secondo è stato condotto dal Prof. Chiuchiu’ dell’Università per Stranieri di Perugia.
L’Istituto, inoltre, assegna le borse di studio che le principali università italiane offrono ogni anno a docenti e ricercatori stranieri che desiderano specializzarsi o aggiornarsi nella didattica dell’italiano.
Un aspetto che ritengo particolarmente importante ed al quale l’I.I.C. sta dedicando molte energie è quello della traduzione. In primo luogo mi sono impegnato a stimolare la partecipazione degli editori coreani alle periodiche selezioni da parte del Ministero degli Affari Esteri e del Ministero per i Beni Culturali e Ambientali italiani per l’assegnazione di premi e contributi e, con molta soddisfazione, dal 2007 ad oggi ben otto libri italiani tradotti e pubblicati in Corea hanno ricevuto detti riconoscimenti. Un motivo di particolare soddisfazione per me è poi il prestigioso Premio Nazionale alla Traduzione assegnato nel 2009 dal M.I.B.A.C. alla Prof.ssa Lee Hyun-Kyung per la sua opera di traduttrice.
Sempre nel 2009, l’I.I.C. ha partecipato per la prima volta alla Fiera Internazionale del Libro di Seoul con un proprio stand, al quale sono stati invitati tutti gli editori italiani e coreani, per favorire un ulteriore ampliamento dell’offerta di traduzioni dalla nostra lingua. Nell’ambito della fiera, l’I.I.C. ha quindi organizzato, oltre a diverse presentazioni di volumi, un seminario dedicato allo stato della traduzione dall’italiano verso il coreano. Al seminario hanno partecipato tutte le categorie di addetti ai lavori: accademici, editori, traduttori e, naturalmente, lettori. Il vivace e fattivo dibattito che ne è scaturito ha evidenziato le principali problematiche attualmente esistenti in tale settore: un mercato di lettori non grandissimo, un limitato numero di traduttori qualificati dall’italiano con un conseguente ricorso alla traduzione di secondo grado da altre lingue (principalmente europee, ma anche dal cinese) non auspicabile. In tal senso l’Istituto si è impegnato da subito a rafforzare il proprio programma di sostegno agli editori, ma anche agli atenei che intendono maggiormente impegnarsi nella formazione di traduttori.
Circa la Sua domanda sui possibili miglioramenti metodologici e didattici nell’insegnamento dell’italiano, come ho già ricordato in precedenza, l’I.I.C., nell’ambito dei propri corsi di lingua, si sforza di offrire ai docenti le migliori opportunità di aggiornamento metodologico sia in Corea che in Italia, possibilità che, naturalmente, sono offerte a tutti coloro che desiderano utilizzarle, sia che provengano dal mondo accademico che dell’insegnamento scolastico pubblico o privato. In generale, per quanto riguarda le problematiche della didattica, la nostra funzione è soprattutto quella di facilitatori, per permettere agli esperti di entrambi i Paesi di conoscersi e di trarre il massimo beneficio dallo studio e dalla conoscenza dei reciproci approcci e dalle esperienze metodologiche.
Il Ministero degli Esteri Italiano, inoltre, invia in Corea un lettore di scambio che attualmente insegna in tre diverse università, e che costituisce una vera e propria “antenna” di scambio didattico e metodologico, il cui lavoro si affianca al meritorio e profondo impegno dei diversi docenti italiani attivi nelle università coreane.
Quali diverse strategie di promozione secondo Lei possono essere attuate per potenziare la conoscenza della lingua e della cultura italiana?
In generale l’obiettivo a breve e medio termine è la creazione di più centri d’insegnamento, sia a livello accademico che dei corsi pubblici dell’I.I.C., nell’area urbana di Seoul e in quella delle principali città del Paese. Date le dimensioni dell’area urbana di Seoul, che comportano lunghe distanze e ugualmente lunghi tempi di percorrenza, la capillarizzazione della nostra presenza permetterebbe di avvicinare un pubblico di utenti più vasto. Per quanto riguarda l’ambito accademico, un primo risultato è stato già raggiunto nel 2009 con una convenzione effettuata dall’Istituto con l’Università Keimyung di Daegu, mentre sono in corso le trattative per la stipula di un accordo analogo con l’Università Hanyang di Ansan.
Naturalmente, come dicevo a proposito degli sbocchi occupazionali, sarebbe opportuno incrementare il numero degli italianisti “puri”. In tal senso un obiettivo misurabile è dato dalla crescita del numero di laureati e di dottorati in italiano. Ma va anche incrementato il numero degli studenti che scelgono l’Italia come paese di riferimento per la loro formazione anche in settori diversi. In tal senso occorrerebbe differenziare le proposte didattiche al fine di attirare un pubblico più ampio.
Nel quadro attuale, infatti, la maggioranza degli studenti, è data da coloro che aspirano a intraprendere o continuare gli studi in Italia, spesso prima ancora di aver conseguito un titolo coreano (B.A. o M.A.). in specifici campi: Musica, Design e Architettura. Pochi conoscono le eccellenze italiane in altri settori anche a carattere scientifico e tecnologico quali la fisica e la medicina, nonostante le più importanti istituzioni di ricerca coreane abbiano già da tempo stipulato proficui accordi di cooperazione con i loro omologhi italiani.
Infine, ritengo che un passo importante per favorire lo sviluppo degli studi italiani sia l’introduzione dell’italiano come materia curriculare nelle scuole coreane. Un obiettivo impegnativo, data anche la grande differenza dei rispettivi ordinamenti, ma rispetto al quale Istituto ed Ambasciata si sono da tempo attivati. Un primo passo in tal senso è già stato fatto, sia pure a livello universitario, con la stipula di un accordo per il reciproco riconoscimento dei titoli di studio che dovrebbe essere firmato entro il 2010.