Novembre 2008 | Supplemento alla rivista EL.LE - ISSN: 2280-6792 Direttore Responsabile: Paolo E. Balboni |
ABSTRACT
Il progetto interculturale “Ci sono anch’io” ha integrato in maniera sperimentale ed innovativa - in relazione al territorio in cui si realizza - tre elementi: educazione lingua e didattica.
L’articolo consiste nella descrizione del progetto che la Soc.Cooperativa Sociale S. Martino Onlus ha realizzato durante l’anno scolastico 2007-2008 e che proseguirà nel corso del 2008-2009 in partnership con alcuni Istituti Comprensivi della periferia Nord-Ovest di Milano grazie ad un finanziamento del Comune di Milano (ex l.285/97 III annualità).
1. LA COOPERATIVA ED IL CONTESTO TERRITORIALE
La Soc. Coop. San Martino Onlus progetta e realizza interventi socio-educativi e attività di formazione ed orientamento rivolte ai minori e alle loro famiglie dal 1999. Molti dei progetti realizzati in questi anni sono finalizzati alla prevenzione del disagio e alla promozione del benessere degli adolescenti e si radicano nel tessuto sociale dove ha sede la Cooperativa, ovvero nella periferia nord-ovest della città di Milano (zona otto).
La definizione del progetto “Ci sono anch’io” nasce, dunque, da due considerazioni: la prima è strettamente esperienziale e si basa sul lavoro svolto da anni in partnership con le scuole del territorio. Inoltre, la realizzazione di laboratori di lingua italiana per stranieri, sportelli di mediazione culturale, counselling psicologico ed attività di aggregazione e socializzazione hanno permesso alla Cooperativa S. Martino di svolgere un ruolo privilegiato di osservatorio della situazione di ragazzi e famiglie immigrate. I diversi progetti hanno permesso di rilevare i bisogni degli utenti, di monitorare e di valutare gli interventi al fine di renderli maggiormente aderenti alle necessità espresse dal territorio.
La seconda considerazione, che ha determinato la struttura del progetto, si riferisce ai dati emersi da due ricerche effettuate nel 2005 e nel 2008 con lo scopo di individuare bisogni impliciti ed espliciti dei ragazzi immigrati e delle loro famiglie. In sintesi, è emerso che nelle scuole primarie e secondarie del territorio in cui opera la Cooperativa, la presenza dei minori stranieri è in continuo aumento e le istituzioni possiedono sempre meno strumenti per far fronte ad un disagio crescente sia dei ragazzi che delle famiglie. Molte situazioni di emarginazione portano alla devianza e all’abbandono scolastico anche per le scarse possibilità (sia economiche che comunicative) da parte della famiglia immigrata di far fronte a bisogni nuovi in una società che ancora non conosce bene e alla quale non sente di appartenere. Diventa, dunque, fondamentale offrire strumenti alle famiglie e ai ragazzi immigrati per raggiungere la piena autonomia affinché si integrino nel tessuto sociale e affinché sviluppino un senso concreto e condiviso di appartenenza e di cittadinanza. Ma diventa altrettanto fondamentale educare ogni persona (italiana o straniera che sia) affinché possa acquisire le conoscenze, gli atteggiamenti e le capacità necessarie per convivere in una società in cui la diversità venga valorizzata a scapito di identità rigide ed autoreferenziali.
2. GLI OBIETTIVI DEL PROGETTO
L’ingresso nella scuola dei bambini e dei ragazzi immigrati rappresenta la prima tappa di un percorso verso l’appartenenza al paese d’immigrazione. Rappresenta un passo cruciale nel viaggio che porterà alla cittadinanza. Si accoglie un bambino con la sua storia, i suoi timori, i suoi progetti, le sue relazioni, ma si accoglie anche la sua famiglia che si trova di fronte alla complessità del mondo scolastico spesso senza conoscerne le regole, con delle aspettative diverse e con grandi difficoltà di comunicazione. A partire da ciò abbiamo focalizzato il progetto interculturale “Ci sono anch’io” sugli obiettivi generali che seguono:
- Facilitare i percorsi di accoglienza ed inserimento degli alunni stranieri;
- Promuovere integrazione sociale e culturale;
- Creare occasioni di aggregazione e socializzazione per i ragazzi immigrati;
- Agevolare il rapporto e la comunicazione tra famiglie ed istituzioni scolastiche.
Il progetto è diviso in quattro azioni (1. ragazzi nelle scuole, 2. ragazzi estate, 3. famiglie e mediazione culturale, 4. comitato scientifico), ognuna con i relativi obiettivi specifici suddivisi come segue:
AZIONE RAGAZZI NELLE SCUOLE (uno)
- Educare ad un approccio interculturale del sapere da parte di alunni e docenti;
- Promuovere l’integrazione degli alunni stranieri all’interno della classe;
- Migliorare le competenze comunicative dell’alunno attraverso lo studio in L2 di contenuti disciplinari.
AZIONE RAGAZZI ESTATE (due)
- Favorire l’aggregazione e la socializzazione nel tempo extrascolastico;
- Promuovere il dialogo interculturale tra i ragazzi italiani e stranieri;
- Consolidare le competenze linguistiche dei ragazzi immigrati.
AZIONE FAMIGLIE E MEDIAZIONE (tre)
- Fornire strumenti alle famiglie straniere per comprendere il sistema scolastico italiano;
- Sostenere il ruolo del docente nella relazione educativa scuola-famiglia in un contesto interculturale;
- Promuovere le capacità delle famiglie di muoversi in modo autonomo all’interno della scuola;
- Approfondire la riflessione sui vissuti e i comportamenti che possono nascere nella situazione di migrazione per i bambini e per le loro famiglie.
3. I DESTINATARI E LA TEMPISTICA DEL PROGETTO
Destinatari diretti del progetto durante gli anni scolastici 2007-2008 e 2008-2009 sono gli alunni dei seguenti plessi:
Scuole secondarie di primo grado:
Giancarlo Puecher (IIB – due laboratori) e Cristoforo Colombo (IB e IIB)
Su 59 alunni, 40 sono immigrati
G.B. Vico - Istituto Comprensivo di via Val Lagarina (IA,IB,IC,ID,IID,IIE)
Su 119 alunni, 42 sono immigrati
Scuole primarie:
Console Marcello (IB,IC)
De Rossi (IB,IC)
Su 106 alunni, 48 sono immigrati
Durante l’anno scolastico 2008-2009 il progetto si amplierà con l’ingresso dei seguenti partner:
ISTITUTO COMPR. VIA TRILUSSA: alunni stranieri 224, neoarrivati 35 su 819 totali
ISTITUTO COMPRENSIVO "SORELLE AGAZZI": alunni stranieri 217, neoarrivati 35 su 780 totali
(Fonte di tali dati è l’ufficio scolastico provinciale per la Lombardia).
Si stima di lavorare in modo più approfondito con tre classi per plesso e quindi di raggiungere circa 300 ragazzi sia italiani che stranieri e circa 80 famiglie.
Destinatari indiretti sono gli insegnanti e in generale l’ambiente scolastico dove si promuove uno stile di lavoro in un’ottica interculturale e secondo una progettazione partecipativa e condivisa.
4. LA DESCRIZIONE DELLE ATTIVITA’
Il progetto si articola in quattro azioni distinte poiché realizzate in ambiti ed in tempi diversi, ma strettamente complementari e trasversali al fine di garantire un intervento coerente ed efficace.
4.1 AZIONE RAGAZZI NELLE SCUOLE
Nel corso dell’anno scolastico 2007/2008 l’equipe ha realizzato dei laboratori interculturali rivolti all’intero gruppo classe al fine di consolidare le conoscenze linguistiche e disciplinari di tutti gli alunni (non solo degli immigrati) e di prevenire atteggiamenti di discriminazione attraverso il lavoro di gruppo, il dialogo ed il confronto critico. I laboratori sono stati progettati a partire dai bisogni specifici emersi dopo la fase del primo contatto con i singoli gruppi.
La scelta di coinvolgere l’intera classe è stata operata alla luce di esperienze dirette e sulla base delle seguenti riflessioni:
- riduce la sensazione di esclusione che provano spesso i ragazzi stranieri;
- evita che restino ulteriormente indietro rispetto al programma svolto dai compagni;
- favorisce l’apprendimento cooperativo valorizzando le competenze di ognuno;
- evita di far percepire la diversità come uno svantaggio, ma si condivide come ricchezza e valore;
- promuove l’integrazione dei ragazzi nati in Italia da genitori immigrati;
- previene il disagio e aiuta a migliorare i risultati scolastici e le abilità sociali degli alunni stranieri e degli alunni italiani insieme;
- viene incontro alle necessità degli insegnanti di rimanere al passo con i programmi ministeriali;
- sviluppa una sensibilità interculturale nei docenti.
Lavorare con l’intera classe utilizzando la metodologia CLIL (Content and Language Integrated Learning) risulta essere un elemento di forte innovazione per le scuole partner di progetto fornendo una soluzione diversa per migliorare la qualità degli interventi di insegnamento della lingua italiana come lingua seconda. A tal fine, è stata di fondamentale importanza la partecipazione attiva dei docenti in tutte le fasi di lavoro (progettazione, realizzazione e valutazione).
I laboratori, inoltre, hanno interessato più discipline (area linguistica e scientifica) attraverso una selezione oculata dei contenuti, in stretta collaborazione con gli insegnanti che hanno condotto il gruppo insieme agli educatori.
Lo sguardo diverso che educatori ed insegnanti portano su di uno stesso studente è riconosciuto come valore e come grande potenzialità per accompagnare i ragazzi ad una crescita più armonica. In questo modo, insegnanti ed educatori colgono la sfida di lavorare in sinergia per il benessere dei ragazzi.
Il fine dell’intervento dell’educatore, infatti, si integra con quello del docente (maggiormente orientato al superamento di carenze contenutistiche e all’apprendimento della lingua due) favorendo un percorso di consapevolezza e una possibilità di cambiamento.
La didattica, insomma, viene utilizzata come strumento per accompagnare alla crescita e non come fine ultimo dell’intervento.
Uno dei fulcri della metodologia del progetto è costituito dalla valutazione interna. Durante i laboratori, infatti, sono stati somministrati test di verifica o sono stati svolti colloqui singoli di approfondimento con gli alunni. I risultati sono stati confrontati con gli insegnanti di classe ai quali è stata consegnata una scheda con il profilo di ogni singolo ragazzo prima dell’elaborazione dei giudizi allo scopo di offrire ai docenti uno sguardo diverso sui ragazzi con un taglio maggiormente educativo e di offrire l’occasione di confrontare comportamento, rendimento e motivazione in un ambiente di apprendimento diverso dall’abituale.
Il confronto costante degli educatori con i docenti è un elemento essenziale ai fini del raggiungimento degli obiettivi stabiliti nei confronti dei ragazzi, allo scopo di garantire un intervento coerente e unitario ed un reciproco arricchimento professionale.
Il processo di valutazione è stato effettuato anche attraverso:
- la discussione in equipe;
- i colloqui formali con i docenti (iniziale di progettazione, finale di verifica);
- i colloqui informali con i docenti (in itinere);
- i colloqui individuali con i ragazzi;
- gli incontri tra educatori, insegnanti e alunni;
- la redazione di una scheda di valutazione individuale da allegare alla pagella scolastica.
Inoltre, a fine anno, è stata somministrata a tutte le classi coinvolte nel progetto una scheda di valutazione per poter raccogliere le impressioni e i suggerimenti dei ragazzi/e rispetto ai percorsi fatti e al rapporto con l’educatore.
Infine, una strategia per dare continuità alle azioni progettuali è stata quella di finalizzare le attività alla costruzione di prodotti come materiali didattici (cartelloni, dispense) e multimediali.
Gli educatori privilegiano la forma laboratoriale come spazio di apprendimento e di consolidamento della lingua, ma anche come spazio di riflessione sull’esperienza. I ragazzi sono coinvolti attivamente mediante tecniche di lavoro in gruppo (Cooperative learning) cercando di affrontare problemi il più possibile concreti promuovendo l’apprendimento consapevole e la motivazione. In questo modo, l’apprendimento dell’italiano come lingua due diventa veicolo di integrazione all’interno del contesto scolastico attraverso un approccio globale che prende in considerazione non solo obiettivi cognitivi ma anche etico-morali, affettivi e relazionali.
Inoltre, nei gruppi linguisticamente più avanzati, i contenuti didattici e linguistici sono integrati da insegnamenti curricolari ed extracurricolari riguardanti la conoscenza di altre culture o la conoscenza della cultura autoctona dal punto di vista delle altre culture.
La peculiarità del nostro metodo di intervento risiede nel non fornire solamente un supporto didattico al minore immigrato, ma nel proporre un’offerta di relazioni che permettano di acquisire non solo la padronanza della lingua italiana ma anche gli strumenti per costruire un nuovo “mondo vitale” che divenga contesto “positivo”.
Riteniamo altresì che la dimensione linguistica, come chiave d’accesso in un contesto complesso e frammentato come quello contemporaneo, può diventare per tutti gli immigrati luogo di sintesi e di ricomposizione “identitaria”, così fortemente minacciata e messa in discussione. L’identità “combinata” che si crea costituisce una tappa fondamentale per stimolare il senso di appartenenza al nostro Paese.
Tale approccio, inoltre, coinvolge attivamente anche i ragazzi italiani e le altre persone che vivono il contesto scolastico promuovendo una modalità partecipativa, di ascolto, di dialogo, di confronto, senza nascondere ostacoli e difficoltà. Il conflitto non viene, infatti, negato, ma analizzato, scomposto e restituito come esperienza costruttiva.
4.2. AZIONE RAGAZZI ESTATE
Durante il periodo estivo (giugno-luglio) l’equipe ha realizzato dei laboratori didattico-creativi rivolti ai ragazzi immigrati delle scuole secondarie del territorio (zona otto della città di Milano).
Creare dei contesti di apprendimento in una dimensione ludica è una strategia vincente poiché trova giustificazione innanzitutto nel valorizzare uno stato emotivo di piacere e di soddisfazione che rinforza la motivazione alla partecipazione. Questa proposta assume valore a maggior ragione durante le vacanze scolastiche, quando i ragazzi cercano, da un lato, di riempire il proprio tempo con attività strutturate e, dall’altro, di sentirsi liberi di aderire e di gioirne senza soffrire dello stato di noia, o di mancanza di interesse e perfino di frustrazione che spesso li opprime durante l’anno scolastico.
La realizzazione dei laboratori avviene negli spazi del Centro di Aggregazione Giovanile Poliedro gestito dalla Soc. Coop. S. Martino Onlus durante il pomeriggio, due volte a settimana. Tale spazio abitato da ragazzi e giovani italiani e stranieri favorisce l’integrazione e il dialogo anche attraverso la condivisione e la gestione di un luogo comune a cui appartenere. Si tratta, infatti, di diversi locali che offrono giochi di gruppo come il calcetto, il ping pong, giochi da tavolo, postazioni internet, computer, sala musica e campo da calcio.
La prima fase di lavoro è consistita nella promozione delle attività estive nelle scuole attraverso un gioco svolto nelle classi con elevato numero di alunni stranieri e attraverso la diffusione di volantini informativi. In una fase successiva, l’equipe ha raccolto le segnalazioni degli alunni stranieri da parte delle scuole e ha convocato gli utenti per un primo incontro di conoscenza reciproca. Durante questo incontro, è stato somministrato un test per comprendere il grado di conoscenza della lingua italiana dei ragazzi al fine di ripartirli in tre gruppi (alfabetizzazione, intermedio, avanzato). La suddivisione in base alle competenze linguistiche permette di realizzare attività ludico-didattiche in relazione alle capacità e agli interessi del gruppo stimolandone la motivazione e la partecipazione. Gli educatori utilizzano il laboratorio come strumento di lavoro privilegiato per instaurare una relazione educativa poiché si tratta di una modalità operativa estremamente flessibile e dinamica, in grado di adattarsi alle esigenze di gruppi eterogenei in termini di età, cultura, paese di provenienza e frequenza. La progettazione dei laboratori in termini di contenuti didattici e ludici, e stata effettuata di volta in volta a partire dalle esigenze dei singoli gruppi.
Parallelamente alle attività estive per i ragazzi, sono stati organizzati alcuni incontri per i genitori in orario tardo pomeridiano, per far conoscere le attività proposte ai figli, gli spazi utilizzati, gli educatori e favorire lo scambio tra persone di diversa provenienza. Gli incontri, “Aperitivi per le famiglie”, si sono svolti in un clima estremamente conviviale nei mesi di giugno e luglio 2008, e hanno visto la partecipazione di famiglie provenienti da: Perù, Salvador, Ecuador, Marocco, Honduras, Angola, Italia, Cina.
Ognuna delle famiglie ha portato un piatto tipico della sua cucina, che ha poi condiviso con tutti i partecipanti. L’aperitivo multietnico è stato così l’occasione per presentarsi, per valorizzare le tradizioni dei diversi paesi d’origine e per permettere a ciascuno, italiano o straniero, di raccontare la sua storia di vita. Oggetto del confronto sono state anche le difficoltà emerse nell’accompagnare la crescita dei figli nella nostra città e ha permesso di iniziare a sviluppare dinamiche di mutuo aiuto tra genitori.
4.3. AZIONE FAMIGLIE E MEDIAZIONE
L’azione di mediazione culturale rivolta alle famiglie degli alunni immigrati si struttura alla luce di quanto segue:
- la presenza degli alunni stranieri pone la scuola di fronte a nuove difficoltà linguistiche e relazionali, alla prima comunicazione e all’accoglienza, alla necessità di rispondere a delle nuove domande;
- l’ingresso dei figli nella scuola in Italia è per le famiglie straniere occasione di contatto con un ente nuovo di cui esse non conoscono regole e richieste, ma verso il quale nutrono aspettative influenzate dalla precomprensione del ruolo di cui sono portatori.
Compito della mediatrice è quello di mettere le famiglie degli studenti immigrati in relazione con i docenti ed in generale con l’istituzione scuola, con l’obiettivo di rendere i genitori consapevoli e partecipi al processo educativo dei propri figli. Vengono così facilitati il dialogo ed i rapporti fra le diverse componenti, spesso molto difficili a causa della reciproca incomprensione linguistica. È come se i genitori chiedessero “scuola chi sei?”: questa domanda provoca la scuola ad esplicitare la propria identità e la propria modalità di relazione con le famiglie straniere. Se l’incontro non avviene molti aspetti vengono lasciati impliciti generando incidenti interculturali. Da un lato, lo sguardo diverso dei genitori immigrati aiuta a vedere la scuola in modo nuovo e a chiarire delle prassi tradizionali; dall’altro, il rapporto con la scuola fa interrogare le famiglie sul piano dei diritti e dei doveri (si impara a conoscere il tipo di stato, il modo di convivere e di relazionarsi del paese). In quest’ottica, dunque, il punto di vista dell’immigrato diventa uno stimolo importante e fecondo, una risorsa per la scuola che vuole sperimentare e rinnovare.
Le principali richieste ed i bisogni espressi dai genitori, a cui l’intervento di mediazione ha dato risposta nel corso dell’anno scolastico 2007/2008 sono stati i seguenti:
- Conoscere la struttura organizzativa della scuola e le modalità di comunicazione con le insegnati, soprattutto per i genitori di prima elementare;
- Essere accompagnati e rassicurati all’ingresso del figlio nel sistema formativo (genitori di prima elementare);
- Comprendere i criteri di valutazione scolastici e poter governare il successo formativo del proprio figlio;
- Poter comprendere le richieste dei docenti, non solo per quanto riguarda la comprensione linguistica, ma soprattutto la comprensione del senso di tali richieste;
- Comprendere e far fronte alle difficoltà del figlio evidenziate dai docenti; essere sostenuti ed accompagnati ai servizi competenti;
- Esercitare i propri diritti e propri doveri, in particolare per quanto riguarda l’iscrizione alla mensa, l’accesso al prescuola e ai giochi serali, l’accesso ai centri estivi e alle colonie comunali.
Le richieste e i bisogni espressi dai docenti, a cui l’intervento di mediazione ha dato risposta sono stati i seguenti:
- Confrontarsi con la mediatrice sui bisogni espressi o impliciti dei genitori della loro classe;
- Confrontarsi con la mediatrice su come intervenire con le famiglie di alcuni alunni;
- Mediare con i genitori che sembrano non seguire il percorso scolastico del figlio;
- Accompagnare alcuni alunni inviati a servizi specifici per minori;
- Facilitare l’accesso a mensa, prescuola, giochi serali, centri estivi e colonie comunali.
I colloqui di mediazione hanno permesso ai genitori di chiarire la struttura organizzativa della scuola e, nella maggior parte dei casi, hanno incrementato la qualità della comunicazione tra genitori ed insegnanti. Alcuni colloqui hanno dato origine a percorsi di accompagnamento della famiglia, in stretta collaborazione con i docenti.
L’azione di mediazione, infine, lavora in sinergia e si raccorda costantemente con gli educatori che svolgono i laboratori nelle classi al fine di offrire un intervento maggiormente incisivo.
4.4. IL COMITATO SCIENTIFICO
L’equipe di lavoro ha istituito un comitato scientifico composto dagli insegnanti referenti delle scuole coinvolte nel progetto per il monitoraggio degli interventi e la valutazione del raggiungimento degli obiettivi.
Il confronto tra gli insegnanti, condotto dalla coordinatrice dell’equipe e dal supervisore metodologico, permette di condividere le diverse esperienze vissute all’interno della propria classe e al tempo stesso di verificarne gli esiti e le declinazioni differenti. Questo momento risulta, quindi, essere una preziosa occasione di arricchimento reciproco di competenze e di auto-formazione.
Compito di tale organo è anche quello di dare visibilità al progetto attraverso la sua promozione e diffusione nelle scuole (incontri, partecipazione ai collegi docenti, riunioni di genitori) e nel territorio coinvolgendo altre agenzie educative.
5. METODOLOGIA
La Soc. Coop. S. Martino Onlus lavora da diversi anni nel campo dell’immigrazione e della prevenzione del disagio dei minori e degli adulti sviluppando una metodologia che pone al centro la persona, la sua storia, le sue capacità e la possibilità di essere protagonisti attivi di cambiamento.
Nello specifico di questo progetto il migrante (minore o adulto che sia) è inteso:
- come una persona nella sua globalità rispetto al suo percorso di vita antecedente alla migrazione, un percorso fatto di saperi acquisiti, di esperienze, di competenze, di vissuti significativi;
- come cittadino e dunque come parte di una collettività in cui integrarsi e portare attivamente il proprio contributo;
- questo approccio è funzionale al progetto nella misura in cui tende ad abbattere la visione limitata dello straniero come problema o come curioso soggetto esotico;
- la presunzione di conoscere i bisogni di utilizzo della lingua italiana da parte degli immigrati;
- in questa visione, la lingua italiana diventa lo strumento per poter parlare di sé prima di tutto, per poter essere persona in relazione con altre. Tale riconoscimento di sé porta ad un rafforzamento della motivazione nell’apprendimento linguistico, ma anche nell’apprendimento delle regole e della struttura della nostra società;
- l’approccio interculturale, inoltre, implica uno scambio, un confronto tra culture e tra persone stimolando i cittadini italiani ad una lettura non centrata su uno sguardo che presume di conoscere l’altro, ma che lo interroga, lo ascolta e costruisce il percorso dell’individuo reale e della sua storia.
6. CONCLUSIONI
Il progetto si è rivelato complessivamente un’esperienza arricchente e formativa non solo per gli studenti, ma anche per gli insegnanti e per gli educatori. Il percorso intrapreso durante l’anno scolastico 2007/2008 è stato attraversato da difficoltà di tipo organizzativo e tecnico, ma il desiderio di sperimentare e di sperimentarsi e lo sforzo sostenuto dall’equipe di lavoro (due educatrici e due educatori, la mediatrice, il supervisore, la coordinatrice) per rendere efficace l’intervento ha portato a risultati globalmente positivi. L’impegno degli insegnanti e la volontà di partecipare attivamente alla costruzione del percorso sono stati due elementi fondamentali che hanno concorso al raggiungimento dei risultati e alla riproduzione dell’esperienza anche in altri contesti nel corso dell’anno 2008/2009. L’iter di valutazione del progetto a fine giugno 2008 – costruito con l’ausilio di diversi strumenti (questionari, incontri, verifiche) – ha evidenziato un buon grado di soddisfazione da parte di tutti gli attori (insegnanti, studenti, educatori). La progettazione condivisa delle attività e la co-conduzione della classe sono stati gli stili prevalenti. La presenza dell’educatore in classe viene percepita da tutti i docenti coinvolti come una risorsa: in particolar modo l’educatore ha saputo coinvolgere i ragazzi facilitando il dialogo ed il confronto, ha presentato contenuti didattici in modo innovativo e ha avvicinato, ha fatto sperimentare un modo nuovo di stare a scuola e di imparare. I punti di debolezza emersi dai questionari sono stati: necessità di più momenti da dedicare alla progettazione comune tra docenti ed educatori, intervento limitato a poche classi, difficoltà a progettare contenuti a valenza disciplinare, difficoltà a coinvolgere docenti di altre materie, difficoltà a trovare dei parametri di valutazione condivisi, mancata partecipazione degli educatori ai consigli di classe.
I punti di forza, invece, sono stati: operare nella sfera educativa e non solo didattica, instaurare un rapporto di fiducia e confidenza con i ragazzi, utile aiuto didattico, stimolo per il confronto, coinvolgimento di alunni solitamente meno motivati e dotati, valorizzazione dell’interdisciplinarietà e delle diversità culturali, integrazione maggiore del gruppo classe, occasione di riflessione.
Nel complesso i lavori nelle classi si sono conclusi con successo e riconoscimento, molti docenti hanno colto l’occasione per lavorare sulla consapevolezza di sé e la relazione tra gli alunni. Inoltre, alcune classi hanno realizzato dei prodotti finali (cartelloni, tesine, dispense…). Tutti i docenti sono riusciti a valutare l’attività svolta dai ragazzi, a livello didattico e talvolta anche a un livello più globale.
Il Comitato scientifico, infine, si è occupato di concordare alcuni aspetti di riprogettazione per l’anno scolastico successivo.
In conclusione, due sono i nuclei concettuali attorno ai quali sono ruotati e ruoteranno i diversi interventi. Il primo consiste nel rivolgere le azioni progettuali a ragazzi e famiglie italiani ed immigrati indistintamente e non ad un gruppo-bersaglio. La classe, ad esempio, diventa il luogo dove sperimentare la diversità culturale, dove affrontare il conflitto scomponendolo ed analizzandolo restituendo densità e complessità all’interpretazione degli eventi.
Il secondo nucleo è quello della promozione di una nuova idea di cittadinanza non più basata su un concetto di identità rigida, autocentrata e autoreferenziale, ma che valorizzi le diversità e ponga le basi per la costruzione di un’appartenenza comune dove ogni soggetto possa acquisire le conoscenze, gli atteggiamenti e le capacità necessarie per convivere in una società diversificata per sistemi culturali di riferimento.
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