Settembre 2004  Supplemento alla rivista EL.LE - ISSN: 2280-6792
Direttore Responsabile: Paolo E. Balboni
Che cosa c'è da salvare nell'idea di costruire un sito web nella classe di lingua di Leonardo Gandi

 

Comincio col raccontare una mia esperienza di formatore. Proseguo descrivendo un piano di lavoro per avviare la costruzione di un sito web con studenti di lingua. Concludo con commento sui testi in rete e con una mia fantasia. Non dico niente sugli aspetti più tecnici della realizzazione di un sito web. In rete si trovano tutti i suggerimenti necessari. I più inesperti possono provare a collegarsi a http://digiland.libero.it/home/crea.php e seguire le istruzioni partendo dal link "crea il tuo sito web".

Nel mondo delle idee

Negli ultimi tre anni ho lavorato con dei gruppi di insegnanti di lingua sul tema di questo articolo. Avevo imparato, da autodidatta, a realizzare dei siti, e mi ero accorto, primo, che mi divertivo a farlo, secondo, che costruire siti elementari non era poi tecnicamente così difficile (terzo: questi siti potevano anche servire, a me ed altri, nel lavoro).
Poi mi era capitato di leggere un articolo (Tom Robb, Projecting your students onto the Web, "Modern English Teacher", n.1, 2001) e mi ero messo a fantasticare su questa strana coppia, per me, allora, "classe di lingua/sito web".
Nel frattempo aveva continuato ad attirarmi l'idea di trattare la classe come un gruppo e non una semplice somma di individui, ed ero sempre più convinto che portare il gruppo a realizzare dei prodotti "veri", e non solo a esercitarsi più o meno artificialmente all'uso della lingua, aggiungeva una dimensione importante all'esperienza di apprendimento. Una volta, per esempio, uno studente di mezza età si era lagnato di una qualche villania subita all'ufficio turistico. La cosa sarebbe rimasta un aneddoto fra i tanti di "stranieri indignati", se non fosse che la rabbia dello studente non sbollì subito. Per due o tre giorni ci tormentò con continue rievocazioni della vicenda. Tutto ciò che di nuovo gli accadeva confermava i suoi veleni: sgarbi nei negozi, passanti che non davano informazioni e via dicendo. Proposi allo studente di scrivere una lettera di protesta alla Repubblica, cronaca locale. Prima di spedirla, gli altri studenti avrebbero dovuta leggerla, discuterla punto per punto (erano tutti più giovani e, non so se per questo, più indulgenti) e migliorarla per quanto possibile nella grammatica e nello stile. Accettarono tutti la proposta, nata sul momento. Uno studente austriaco mise addirittura a disposizione il suo portatile, si nominò dattilografo, e la lettera uscì dunque nella sua versione finale, senza refusi e un po' meno sdegnata rispetto alla prima bozza. Fu quindi spedita. La Repubblica non la pubblicò, ma lo studente di mezz'età fu orgoglioso dell'impresa, e al termine del corso mi regalò una voluminosa cornice di silverplate.

Se mi è venuto da pensare a questo episodio è perché credo che dica alcune cose su come la vedo ora intorno al tema di questo articolo, "costruire un sito web nella classe di lingua".

(1) Bisogna poter contare su un gruppo di persone; una classe in cui ognuno prevalentemente fa per sé, o dove ci sono gruppetti e sottogruppetti non è l'ambiente ideale.

(2) Bisogna che ci sia uno scopo comune, una ragione che lega (non so se a legare quel mio gruppo di studenti fosse stata la solidarietà verso l'offeso, o l'idea di scrivere una vera lettera a un vero giornale).

(3) Bisogna che ci sia qualcuno fra gli studenti, meglio se più di uno, che ha voglia di trafficare col computer; il fatto che, viceversa, possa esserci qualcuno che detesta i computer, per quanto non di aiuto, non è necessariamente un inconveniente grave: gli si può sempre affidare una parte del lavoro interamente "umana".

(4) Bisogna che l'insegnante sia disposto a deviare un po' o anche abbastanza dal programma, perché di norma ne avrà uno. Per ottemperare a (2) si dovrà infatti accettare il fatto che le idee possano venire da qualsiasi fonte e siano di qualsiasi tipo.

Tutto questo, come dicevo, è piuttosto ovvio e tuttavia, penso, abbastanza arduo da ottenere.
È proprio questa miscela di ovvietà e difficoltà che ha caratterizzato l'esito delle conversazioni con gli insegnanti cui accennavo all'inizio.

Ecco cosa concludevano molti di loro:
"Sì, far costruire ai miei studenti un sito web può essere una buona idea. Capisco che le finalità di un progetto del genere, qualunque sia il suo contenuto specifico, sono compatibili con quelle di un corso di italiano. Per costruire un sito dovranno infatti leggere, scrivere e riscrivere dei testi, discutere e prendere una serie di decisioni sugli argomenti di cui occuparsi, sui ruoli che assumeranno nella realizzazione ecc., e tutto questo in italiano. Credo anche che costruire un sito possa essere una novità per gli studenti e le novità spesso danno più energia. Un sito, poi, cioè costruirne uno, è una cosa concreta; è "meno scuola" e "più lavoro vero": e non dicono tutti o quasi tutti che "così è meglio"? Infine, proprio perché si fa più sul serio, gli studenti ci possono mettere davvero una parte di se stessi. E poi, e poi … le ragioni a favore sembrano molte, ma: ce la faremo? E, soprattutto, funzionerà?".

Non ho avuto notizia di un solo insegnante che abbia seguito quel corso e abbia poi provato a mettere in pratica qualcosa che si avvicinasse a quello che avevano cominciato a imparare a fare (ne ho sentiti parecchi in seguito). Eppure erano tutti insegnanti che si erano iscritti a un corso sull'uso delle tecnologie multimediali nella didattica delle lingue. Come mai questa astensione totale o questo insuccesso (da parte mia)? Come stavano insieme l'interesse espresso per il tipo di lavoro, la convinzione dei suoi meriti, e il nulla di fatto?

Un fatto certo è che quasi tutti i partecipanti erano venuti al corso proprio per imparare qualcosa sull'uso del computer in un corso di lingua: digiuni di tutto o quasi, sarebbe solo normale un tempo anche piuttosto lungo per metabilizzare le novità. Eppure il nocciolo del discorso che cercavo di fare - il seme non germogliato, a quanto ne so - non era affatto tecnico. Certo, il "mezzo" poteva ben intimidire, ma nello scusarsi (proprio così) di molti per non aver, mai o ancora, fatto un'esperienza come quella del sito non c'era tanto una dichiarazione di incompetenza tecnica (in fondo alla fine qualcosa avevano pure imparato a farlo) ma una forma più generale di evitamento.

Durante l'ultimo corso ho chiesto ai partecipanti: "Provate a immaginare: siete ormai convinti che realizzare un sito web è cosa didatticamente e pedagogicamente buona e giusta; siete inoltre ormai in grado di fronteggiare tecnicamente l'impresa. Fra una settimana volete avviare il progetto. Cominciate a stendere un piano dettagliato per lanciarlo: cioè, scrivete quelle che farete voi e che faranno gli studenti, diciamo, nei primi due giorni di lavoro".

Risultato: molte idee sui contenuti, idee buone e meno buone - sul "resto": quali attività, in quale successione, con quali procedure, come organizzare il lavoro degli studenti, quasi niente. È vero che il tempo a disposizione per la stesura del piano era limitato - 1 ora - ma è significativo che gli insegnanti abbiano scelto di dedicarlo tutto a discorrere, e litigare, sui contenuti: il "resto" per loro doveva essere meno importante, meno interessante o scontato.

(Due idee comunque non erano affatto male: 1. una raccolta degli esempi interessanti di lingua parlata colti dagli studenti quando sono fuori dalla classe; 2. una rassegna dei locali fiorentini che non cercano di copiare pub irlandesi, wine-bar, ecc.).

Io penso invece che il "resto" è la cosa più importante, anche perché i contenuti sarebbe meglio se fossero scelti dagli studenti.

Per questa ragione buona parte del tempo trascorso con gli insegnanti del corso è passato cercando di mettere in piedi scrupolosi piani di lavoro attraverso i quali anticipare e focalizzare lo svolgersi delle varie fasi del lavoro - fra le larvate proteste o le ironie di molti, forse dei più. Sembrava che il famoso sito web fosse finito in un angolo e che dal vasto ambizioso orizzonte che esso annunciava si fosse tornati all'angusto spettacolo delle regole per far funzionare una certa attività. Peccato che mentre sulla prima cosa eravamo tutti d'accordo, sulla seconda fioccavano i dissensi: a maggior ragione, perciò, su quest'ultima avremmo dovuto insistere e aspettarci di imparare qualcosa.

In classe

Le fantasie mosse dalla strana coppia "classe di lingua/sito web" mi hanno portato alla traduzione pratica che qui presento sotto forma di possibile piano di lavoro per chi volesse provare a mettere in piedi un progetto web. Il piano di lavoro, benché relativo solo all'avvio del progetto, si estende per quattro giorni perché ho visto che diluire è meglio che concentrare.

PRIMO GIORNO
Attività 1
Porto in classe una fotocopia di una mia (anche finta) pagina web personale, la faccio vedere, la illustro un po', ci racconto magari una storiella sopra, come mi è venuta voglia di farla ecc., ma non parlo più di 3 minuti. È solo uno spunto che mi serve per avviare le conversazioni.
Le tracce su cui voglio che si svolgano le conversazioni sono 2:
(1) "Chiedi al tuo compagno: Se potessi fare una tua pagina web personale o addirittura un tuo sito, che cosa vorresti metterci?";
(2) "La scuola mette a disposizione tua e dei tuoi compagni lo spazio per costruire un sito web della vostra classe: quale contenuto o quali contenuti vorresti dare al sito? Parlane col tuo compagno".
La prima traccia è più personale, la seconda dovrebbe portare a ragionare più in termini di gruppo.
Divido gli studenti in 2 gruppi, A e B.
Divido ogni gruppo in coppie. Faccio sedere i componenti delle coppie uno di fronte all'altro. C'è un po' di spazio fra le varie coppie.
Consegno la traccia (1) a uno solo dei due studenti che formano le varie coppie del gruppo A.
Consegno la traccia (2) a uno solo dei due studenti che formano le varie coppie del gruppo B.
(Perché se tutti e due hanno il foglio passano troppo tempo a decifrare ecc, in questo modo, invece, le conversazioni partono prima)
Rispondo a eventuali domande di chiarimento.
Quando vedo che le conversazioni languono, posso cambiare le coppie.
Dopo una ventina di minuti faccio formare nuove coppie, composte questa volta da uno studente del gruppo A e uno del gruppo B.
La nuova traccia, che comunico a voce, è: "Scoprite dal compagno quello di cui ha parlato finora".
Anche qui se le conversazioni languono si possono cambiare le coppie.
Durante tutte le conversazioni gli studenti possono chiamarmi per chiedere parole ecc.
Allo scadere del tempo previsto (45 minuti) una o due coppie sono chiamate a ripetere l'ultima conversazione davanti agli altri compagni. Questa conversazione può essere registrata o videoripresa. Durata complessiva prevista, 1 ora

Attività 2
Uno studente va alla lavagna e scrive sotto dettatura degli altri i "risultati" della conversazione appena "recitata". Dovrebbero uscirne alcune idee su cosa mettere in un sito. Quindi un altro studente sollecita i compagni a riassumere i risultati delle loro conversazioni e li annota alla lavagna. In questo modo dovremmo avere un quadro piuttosto articolato di che cosa gli studenti metterebbero in un (loro) sito. Tempo massimo di questa fase, 20 minuti (deve essere rapida, non è ancora il momento delle discussioni e delle scelte).

Conclusione
Chiedo agli studenti se hanno voglia di provare a fare un loro sito. Se le risposte sono incoraggianti, annuncio che il giorno x (può essere l'indomani o 2/3 giorni dopo) cominceranno a lavorare sulla definizione dei contenuti. Intanto prenderanno nota di quello che è scritto alla lavagna e si ricorderanno di portare il foglio il giorno stabilito.

SECONDO GIORNO
Attività 3
Divido gli studenti in gruppi di 3/4. Ogni gruppo ha il compito di proporre una traccia del contenuto e della struttura del sito. Il contenuto potrà essere un certo argomento (magari suddiviso in sottoargomenti) oppure una collezione di argomenti diversi. Come possibile base per la discussione e la stesura del testo, gli appunti presi il giorno prima. L'idea sarebbe di avere non più di 3/4 testi, come accadrebbe in una classe di 10-15 studenti). I testi prodotti sono fotocopiati. Durata dell'attività, 1 ora.

TERZO GIORNO
Attività 4
Si ricompongono i gruppi che hanno steso i vari testi. Uno studente di ciascun gruppo prende il posto di uno studente di un altro gruppo e porta con sé il proprio testo. Il testo viene sottoposto a revisione grazie alla consulenza degli studenti del nuovo gruppo così formato.
La seconda versione del testo è fotocopiata.
Lo studente torna al gruppo di partenza e sottopone ai compagni le proposte di miglioramento e i miglioramenti già accettati. Il gruppo stende una terza versione, che viene fotocopiata. Durata dell'attività, 1 ora.

QUARTO GIORNO
Attività 5
Ogni gruppo di autori nomina un lettore. Tutti gli studenti si siedono in cerchio. I testi vengono letti dai lettori e discussi da tutti. L'obiettivo della discussione è arrivare a un schema definitivo del sito. Quando lo si è sufficientemente definito, si attacca a una parete un grande foglio e uno studente, sotto dettatura degli altri, traccia lo schema, in forma molto precisa e sintetica.
Lo schema dovrebbe contenere almeno:
? il genere di testi che entreranno nel sito (descrittivi, narrativi, poetici, interviste, elenchi, ecc.);
? le fonti (giornali, riviste, libri, Internet, interviste, osservazioni ecc.);
? un'idea della struttura del sito: quante sezioni, sottosezioni, pagine;
Poiché tutti gli studenti dovrebbero partecipare, o averne almeno l'opportunità, è consigliabile stabilire, e magari metterlo per iscritto nel nostro schema, anche:
? "chi farà che cosa" (e, si può qui aggiungere, la disponibilità di ciascuno a svolgere una certa quantità di lavoro fuori dagli orario di classe).
A seconda del tipo di struttura prescelta si potranno poi nominare "capisezione" o in generale dei responsabili delle varie componenti del lavoro.
Per esempio qualcuno potrebbe farsi carico di suggerire un tipo di impaginazione e grafica da adottare in tutto il sito; ma d'altra parte si potrebbe anche decidere che ogni pagina ne abbia di proprie; così come si potrebbe decidere che ogni studente, o ogni coppia di studenti, sarà interamente responsabile di una certa pagina o sezione.
Anche la questione della scelta di eventuali immagini da inserire e del modo di procurarsele (Internet, camera digitale, scanner) potrà essere utilmente affrontata in questa fase.
Durata massima dell'attività, 1 ora.

"E a questo punto, se le cose finora sono andate avanti in maniera promettente, non resta, finalmente, che mettersi a riempire il contenitore così definito".

Un momento.
Resta ancora da concordare la durata del progetto. Anche un progetto molto contenuto, come quello che potrebbe coinvolgere studenti con poche ore di studio alle spalle, richiede un po' di tempo. Il tempo necessario perciò va quantificato in modo preciso, nei limiti del possibile, e prelevato dal tempo complessivo disponibile.
Ciò significa non solo definire un'agenda, ma un'agenda attendibile. Il solo modo che io conosco per farlo è questo:
L'insegnante torna a casa con lo schema del progetto e costruisce le attività in cui si concretizzeranno i vari momenti del lavoro predisposto, cioè che portino, di norma, alla redazione di testi.
Costruite le attività o parte di esse, l'insegnante tornerà in classe e comunicherà agli studenti i tempi necessari per portare a buon fine il progetto nella sua versione presente, tempi ottenuti semplicemente sommando insieme la durata massima delle singole attività (mi riferisco alle sole attività svolte in classe; non affronto qui la possibilità di far lavorare gli studenti fuori dall'orario di lezione).
Poiché questi tempi potrebbero rivelarsi non (più) realistici agli studenti o all'insegnante stesso, all'occorrenza si discuterà se ridurre anche drasticamente la portata del progetto, modificando perciò lo schema di partenza. Restare con il lavoro a metà, ve lo assicuro, è molto deludente.

I testi in rete

Un sito sarà composto prevalentemente di testi scritti. Ho già mostrato come questa limitazione sia solo apparente. Infatti, per arrivare alla stesura di un testo gli studenti hanno svolto una serie di attività di tipo orale. Il piano di lavoro avrà permesso all'insegnante di dosare la quantità di tempo da dedicare alla lingua orale e alla lingua scritta. In questo senso il fatto che si voglia, si possa e eventualmente si sappia mettere sul sito anche dei testi orali (spezzoni audio o audiovisivi) aggiunge qualcosa soltanto al sito come prodotto finale, non all'esperienza di apprendimento degli studenti.
Sorge però un dubbio. Che aspetto avranno i testi pubblicati sul sito? Più esplicitamente: saranno testi corretti o no, potranno cioè contenere errori?
Ho fatto questa domanda agli insegnanti durante i corsi. La risposta quasi sempre è stata: bisogna che i testi siano corretti, perché sarebbe "scorretto", appunto, mettere in rete del "materiale difettoso". Qualcuno è arrivato perfino a parlare di effetti perniciosi su eventuali lettori stranieri.
Non sono d'accordo. Io penso che i testi dovrebbero essere pubblicati (naturalmente col consenso dell'autore) così come sono dopo tutte le revisioni e riscritture che saranno state reputate necessarie dallo studente.
Se fossi uno studente vorrei che il sito mostrasse il mio testo, con tutte le tracce dei miei sforzi, con tutti i tratti tipici del mio italiano (del resto anche in questo momento faccio lo stesso).
Per gli studenti e gli insegnanti più timorosi: sfruttate il paratesto: avvertite il lettore che quelli che sta per leggere sono dei testi scritti da studenti della lingua in cui sono scritti.

Finestre aperte: una fantasia

Un sito web può essere una finestra aperta sulla classe di lingua.
Le classi di lingua, e le classi in genere, sono così spesso dei luoghi chiusi. Che succede fra quelle pareti? Non lo sappiamo quasi mai, di prima mano: c'è quasi sempre di mezzo uno studioso, un osservatore specialista, un ricercatore.
Che strano effetto fa entrare in una classe: conoscevo gli studenti, conoscevo l'insegnante, eppure quello che ora vedo è proprio una scoperta.
Un sito web: una bella opportunità per far vedere un po' di lavoro vero, di convivenza vera.
Apertura, trasparenza. Solo belle parole?
Immagina i tuoi piani della lezione (le tue lezioni quotidiane, non quelle che forse faresti apposta per un pubblico di esperti), i materiali che eventualmente hai preparato, a disposizione di tutti, le trascrizioni del parlato degli studenti (che magari qualcuno di loro ha realizzato), i testi da loro scritti e riscritti, tutti i miglioramenti che sono usciti, e le loro reazioni ad attività, le discussioni che ogni tanto si fanno per vedere e dirsi come va, la ricostruzione di una regola grammaticale, i vicoli ciechi, le discussioni sul metodo che ogni tanto un certo studente solleva, e le tue repliche, tutto questo in rete, liberamente, senza tante prudenze e reticenze. Una, dieci, cento finestre come queste.
Immagina delle videoriprese che mostrano come si sta e come si lavora nella tua classe, com'è l'atmosfera, come ti muovi, che insegnante sei.
A fine giornata gli studenti si prendono cinque minuti e scrivono una memoria della lezione appena finita - anche questa finisce in rete. E fotografie di tutti.
Tu e i tuoi studenti quotidianamente aggiungete qualcosa al vostro sito, che è un po' una vostra prosecuzione, un lasciare traccia.
Finisce il corso e chi parte si porta a casa un bel cd rom.
E che cambiamenti nel proprio lavoro, per insegnanti e formatori, a partire da finestre aperte come queste …

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