Giugno 2003  Supplemento alla rivista EL.LE - ISSN: 2280-6792
Direttore Responsabile: Paolo E. Balboni
Recensione del sito “Tante vie per imparare” di Paolo Torresan

 

www.learningpaths.org

 C’è un iceberg, dice Luciano Mariani, che sta alla base delle competenze esplicite: al fondamento di ciò che il discente dimostra di sapere e di saper fare, c’è sempre un come (strategie e processi) che è così intrinsecamente legato a variabili soggettive (stili, intelligenze e abitudini), tanto da essere sempre unico e irripetibile- e sua volta variabili e processi vanno a poggiare su convinzioni, atteggiamenti e motivazioni che determinano in profondità la voglia di sapere o la rinuncia, la fiducia nelle risorse personali o l’effetto boomerang di convinzioni e credenze limitanti.

 

 

 
 


  

 

L’iceberg tratto dal sito di Luciano Mariani

Palombaro coraggioso, questo insegnante di inglese, formatore e autore di manuali didattici nonché di vari saggi e articoli, in parte riprodotti nel sito, scende in solitaria sotto la superficie, forte delle indicazioni che gli vengono dalla tradizione anglosassone e cerca di esplorare i tratti spigolosi e bui dell’iceberg, di sondare cioè il “curriculum nascosto”. La sua prosa è limpida, rigorosa, attenta, continuamente corroborata da intuizioni ricavate dall’esperienza. È evidente che c’è un occhio di riguardo alla glottodidattica, eppure la portata delle conclusioni, la precisione delle osservazioni, la varietà dei questionari e delle schede d’osservazione si prestano a sollevare interrogativi che investono chiunque insegni, e a snidare così quelle infelici contraddizioni nelle quali il mondo della scuola si dibatte senza saperlo. Per fare un esempio, sarebbe bene chiedersi quant’è superficiale e gratuita la (classica) risposta del docente al genitore del figlio svogliato: “Non ha trovato ancora un metodo di studio; si deve applicare di più”. Ebbene, argomenta Mariani, che cos’è questo “metodo di studio”? Un buco nero della didattica? Si ottiene forse per infusione? Perché insomma lo si esige se nessuno mai lo insegna? E supposto che possa essere oggetto di ricerca, chi se ne deve occupare e lo potrebbe poi trasmettere agli allievi? Occorre prender fiato a volte nella prosa di Mariani, tanto è rapido lo slalom che egli impone alla ricerca delle soluzioni, passando in rassegna e mettendo in relazione i temi che costituiscono il terreno fertile della psicologia dell’apprendimento: la motivazione, la multisensorialità, la bimodalità, le strategie di inferenza, solo per fare qualche esempio. È interessante però che alla fine il lettore sia indotto ad interrogarsi se le “tante vie per imparare”, anziché essere un dono di natura caduto dal cielo, non dipendano decisamente dai “tanti modi di insegnare”, ed ad intuire, per converso, che la benedetta formula “imparare ad imparare” anziché risiedere nell’iperuranio di una scuola ideale fatta di cervelli di studenti ideali, si possa realizzare, nel concreto, come il primo tra gli oggetti del verbo “insegnare”.

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