Aprile 2006  Supplemento alla rivista EL.LE - ISSN: 2280-6792
Direttore Responsabile: Paolo E. Balboni
Griff Griffiths, Kathy Keohane Personalizing Language Learning di Paolo Torresan


AUTRICI: Griff Griffiths, Kathy Keohane
TITOLO: Personalizing Language Learning
CITTÀ: Cambridge
EDITORE: Cambridge University Press
ANNO: 2000
PAGINE: 196

 

Non è raro che i manuali di lingua si presentino neutri, con un ventaglio di temi e situazioni lontani dalla vita reale, e conditi di personaggi anonimi, grigi; incorniciati in una grafica senza troppe pretese.

Il minimo comune denominatore delle tecniche presentate in questo saggio è invece la personalizzazione, ovvero l’intenzione di coinvolgere gli studenti, tenendo conto dei loro gusti e dei loro interessi, e facendo presa sulle loro esperienze pregresse.

Personalizzare, per le autrici, stimola:

a) un’atmosfera più partecipativa e stimolante;

b) dinamiche di gruppo positive;

c) un sentimento di fiducia tra studenti e insegnante.

Nelle attività illustrate il docente è spronato a fornire un esempio agli studenti, raccontando qualcosa di sé; tale partecipazione ha un effetto positivo e favorisce un clima aperto e amichevole.  

Le autrici dimostrano inoltre una particolare attenzione nel presentare attività che non violano il diritto individuale della privacy; consigliano talora di far valere il right to pass: il diritto, riconosciuto allo studente, di astenersi da un’attività e cedere il turno.

Il libro si divide in otto capitoli:

1) attività di conoscenza reciproca tra gli studenti, da usare specie a inizio corso;

2) warming up, ovvero rapide esercitazioni che possono essere inserite nella programmazione didattica con una certa flessibilità;

3) scrittura creativa (sceneggiature; brevi racconti; ecc.);

4-5-6) attività di consapevolezza emotiva;

7) attività di produzione basate su immagini;

8) attività di chiusura di un corso.

Nel complesso, si tratta di una raccolta preziosa per gli insegnanti che desiderano infondere calore e dare una sfumatura emotiva alla vita di classe, senza cadere però nell’istrionismo o nell’artificio, facendo leva piuttosto sulle energie e i bisogni di affermazione e di riconoscimento di coloro che imparano.   

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