Febbraio 2006  Supplemento alla rivista EL.LE - ISSN: 2280-6792
Direttore Responsabile: Paolo E. Balboni
Anna Cattana, Maria Teresa Nesci Analizzare e correggere gli errori di Paolo Torresan


AUTORI: Anna Cattana, Maria Teresa Nesci
TITOLO: Analizzare e correggere gli errori
CITTÀ: Perugia
EDITORE: Guerra Edizioni
ANNO: 2004
PAGINE: 237

 

Ci sono due, forse tre ambiti (se si include anche la scrittura e più in generale la testualità), che rischiano di rimanere nello scantinato della glottidattica italiana: la fonetica e la correzione dell’errore. Se per la prima esiste una discrasia evidente tra la ricerca teorica (ricca) e la didattica (povera), per la seconda il problema non si pone: pochissimi sono i contribuiti scientifici sulla correzione degli errori, altrettanto rari i suggerimenti nei libri di testo. Eppure il ruolo significativo del feedback è riconosciuto in molta letteratura scientifica. La questione spesso da risolvere non è tanto se correggere o meno, quanto quando e come correggere.

Le indicazioni che provengono dai più recenti manuali di italiano per stranieri tendono a convergere sui seguenti punti:

a)      la correzione riveste un ruolo diverso a seconda del livello di competenza dello studente: più uno studente è avanzato, maggiore è l’accuratezza che gli viene richiesta sotto tutti gli aspetti (fonologico, morfosintattico, pragmatico, socio-culturale);

b)      maggiore è l’età, maggiore è la disponibilità a riflettere sulla dimensione formale della lingua, anche se maggiore può essere la sensazione di perdere la faccia di fronte ai compagni/colleghi quando si è corretti;

c)      è necessario variare la correzione in funzione dell’attività didattica: durante un ripasso/rinforzo di forme apprese l’insegnante può intervenire immediatamente (o affidare questo compito al compagno o al gruppo, se si tratta di attività di coppia o di gruppo); per quanto riguarda invece le attività più propriamente comunicative (scritte o orali), la correzione va differita, attraverso una modalità che sarà l’insegnante stesso a decidere (correzione a coppie; correzione collettiva, ecc.), tenendo conto, in primo luogo, degli stili di apprendimento degli studenti e della loro autonomia in termini di riflessione metalinguistica.

Senza negare l’utilità di questi criteri generali, Anna Cattana e Maria Teresa Nesci puntano a una sistemazione più organica e articolata della questione, scendendo a chiarire, per ogni tipo di tecnica e di fase dell’Unità Didattica, le modalità più efficaci di correzione e di rinforzo.

C’è da dire che lo spirito acuto e amante del dettaglio (forse le autrici avrebbero potuto scrivere questo testo, se non avessero avuto questo pungolo?), indugia a discriminare i pro e i contro di una serie di tecniche che sono conosciute ai più (la correzione rilevativa, la correzione classificatoria, la correzione risolutiva, la correzione mista, l’autocorrezione, la correzione con correttori automatici), ma non apre la strada a nuove strategie di gestione dell’errore (come per esempio la correzione mirata, descritta in John J. Collins, Selecting and Teaching Focus Correction Areas. A Planning Guide; oppure la correzione ludica, cf. P. Davis, B. Garside, M. Rinvolucri, Ways of Doing, CUP 2001, § 6), se non per rapidi accenni.

Potremmo dunque giudicare il testo come brillante nei paragrafi che riguardano l’analisi dell’errore, mentre limitato a una sorta di rapporto sullo status quo circa le tecniche di correzione e di rinforzo.

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