Aprile 2005  Supplemento alla rivista EL.LE - ISSN: 2280-6792
Direttore Responsabile: Paolo E. Balboni
La didattica della traduzione come strumento di approfondimento della competenza linguistica e culturale in italiano LS di Antonella Vignati

ABSTRACT

La traduzione non è più una prassi finalizzata all’apprendimento di una lingua straniera; tuttavia offre delle grandi potenzialità in questo senso: studenti già in possesso di un buon livello di conoscenza dell’italiano, soprattutto se parlanti di lingue affini all’italiano, possono trarre molti benefici dalla pratica della traduzione, applicandoli all’uso attivo della lingua italiana.

Quando l’esercizio della traduzione non è destinato a formare traduttori professionisti, può essere piuttosto usato come strumento per acquisire una maggiore competenza linguistica e culturale in italiano.

Nell’articolo si esaminano diversi approcci didattici a diversi tipi di traduzione.

Nella traduzione letteraria, si esaminano le capacità di mediazione linguistica e culturale necessarie ad una buona traduzione, e si illustra in che modo si possa affinare questa abilità attraverso lo stimolo alla riflessione sulla “visione del mondo” soggiacente alla lingua di partenza e di arrivo.

La parte relativa alla traduzione “tecnica” illustra come si possa partire dalle esigenze concrete degli studenti per formare una competenza linguistica solida in certi ambiti professionali o scientifici, nonché la capacità di consultare risorse online o biblioteche specializzate. Molte delle tecniche utilizzate e degli obiettivi perseguiti coincidono con quelli della didattica delle microlingue.

Infine, nell’ultima parte, vengono presentate proposte pratiche di didattica comunicativa della traduzione.

 

1. LA TRADUZIONE LETTERARIA: COS’È, COME SI INSEGNA E QUALI VANTAGGI OFFRE IN AMBITO GLOTTODIDATTICO

La traduzione “letteraria” non è esclusivamente legata alla letteratura. Ogni testo destinato a più di una interpretazione e in cui dunque si riscontrano alcuni significati connotativi, è un “testo letterario”; per connotazione si intende il fenomeno per cui una parola, oltre a denotare un significato preciso, ne richiama altri. Se questo tipo di testo richiede una fruizione non passiva da parte del lettore, a maggior ragione richiederà un certo acume interpretativo da parte del traduttore.

Un primo passo nell’affinamento dell’interpretazione di un testo, è l’osservazione delle figure retoriche come strumenti stilistici per esprimere un concetto in modo non neutro, ma connotato. Questo tipo di analisi parte dalla constatazione che la retorica non è una funzione esclusiva della lingua letteraria o della poesia, ma anzi, è una parte essenziale del linguaggio comune: uno scambio di battute in un bar o un mercato, sarà tanto ricco di artifici retorici quanto una poesia o un testo letterario. Per tradurlo, si dovrà prendere coscienza della presenza di questi artifici, e anche capire a quale visione del mondo rimandano. Ed è proprio questo esercizio di decifrazione della connotazione la parte che più interessa il traduttore-studente di italiano LS.

I tipi di stile che possono caratterizzare un testo offrono a loro volta interessanti spunti didattici. In ambito di traduzione letteraria si esaminano in particolare lo stile letterario, colloquiale, giornalistico, retorico, saggistico, divulgativo, religioso1.

Dopo un certo numero di traduzioni di testi caratterizzati dallo stesso stile, è particolarmente efficace utilizzare la cosiddetta retroversione, cioè la traduzione dalla L1 alla LS, naturalmente solo a scopo didattico e per testi molto brevi. Sono praticamente esercizi di scrittura mirati all’uso attivo di alcuni elementi dello stile; si veda ad esempio l’uso del condizionale, della forma passiva e impersonale e della paratassi nello stile giornalistico.

Successivamente si può passare all’analisi che costituisce il punto di partenza degli studi traduttologici in generale, cioè l’analisi della lingua come visione del mondo.

Senza voler entrare nel merito delle questioni ampiamente sviscerate dalla linguistica e dalla semiotica, si dovrà ricordare che la lingua non è un contenitore o un veicolo neutro di un determinato contenuto identico per tutta l’umanità, ma costituisce anche il contenuto stesso, cioè il modo in cui viene percepita e organizzata la realtà.

È noto l’esempio riportato da Whorf sulla lingua degli eschimesi, che prevede varie decine di parole per designare il concetto di “neve”, a seconda che essa sia bagnata o ghiacciata o stia cadendo e così via. Ciò significa che la segmentazione di significati e la rappresentazione della realtà è strettamente vincolata alla lingua. “Per i parlanti il cui background linguistico fa sì che ne diano una formulazione diversa, i fatti sono diversi”2. Apprendere una lingua straniera significa dunque acquisire un punto di vista diverso sulla realtà. Ciò ha delle ripercussioni importanti sul concetto di traducibilità.

La traduttologia ha mutuato dalla semiotica il concetto di residuo, cioè di scarto di significato tra un testo e il suo traducente; o anche perdita di comunicazione di fronte a un elemento intraducibile o troppo irrilevante per la cultura ricevente (la cultura dei lettori nella lingua di arrivo).

Una certa presenza di residuo è considerata inevitabile alla luce della relazione tra lingua e rappresentazione della realtà che rende “difficile dire quale sia la cosa che un testo vuole trasmettere, e come trasmetterla”. È dunque necessario “cercare di capire come, pur sapendo che non si dice mai la stessa cosa, si possa dire quasi la stessa cosa” 3.

Ciò vale non solo per problemi di “equivalenze” lessicali, ma anche per tutti gli altri aspetti della lingua, compresi quelli sociologici.

Un altro aspetto sociolinguistico strettamente culturospecifico è la questione dei dialetti; anche qui è molto difficile negoziare il residuo senza “sentire” prima come interagisca il dialetto con la lingua, che cosa voglia esprimere il suo uso. La questione si può esaminare facilmente attraverso il testo cinematografico, oltre che naturalmente attraverso alcuni testi letterari. Si pensi al caso di Camilleri e ai problemi che questo autore può sollevare per un traduttore4.

Altre volte ciò che si perde è l’elemento ritmico dato dal numero di sillabe, o il particolare “suono” dato da allitterazioni, o da un uso conscio di alcune consonanti o vocali. Questo non si verifica solo in poesia, ma anche in prosa. È quindi importante che il traduttore sappia “sentire” tutti gli elementi estetici del testo e li sappia poi “far sentire” al lettore nella sua lingua.

In traduttologia il concetto di reversibilità indica il fenomeno per cui se un testo in una lingua A viene tradotto nella lingua B, ritraducendolo dalla B alla A si dovrebbe tornare al testo originale. Ora, la reversibilità assoluta si ha in casi piuttosto rari, in testi elementari. In generale, sia a livello lessicale che a livello stilistico o genericamente legato alla connotazione, la reversibilità è un concetto piuttosto relativo; si deve tendere alla massima reversibilità possibile affinché sia chiaro che il testo B è la traduzione del testo A e non di un altro, ma con un margine di approssimazione molto elastico. L’esercizio della prova di reversibilità è utile per toccare con mano l’assenza di un’esatta corrispondenza di termini che nelle diverse lingue indichino la stessa cosa; per sentire invece quanto diversa sia l’organizzazione della realtà tra le lingue. L’effetto di straniamento è più forte quando lo si percepisce nella propria lingua.

A questo proposito bisogna introdurre il concetto di equivalenza, particolarmente importante quando ci si imbatte in espressioni idiomatiche, proverbi, giochi di parole, metafore culturospecifiche; tutto ciò è infatti profondamente legato alla cultura relativa.

Quest’argomento è anche divertente da approfondire attraverso alcuni strumenti a disposizione su internet, ad esempio consultando i repertori di frasi idiomatiche e proverbi; esercizio peraltro utile anche in vista del difficile compito di “scovare la citazione”.

Affinché il lettore nella lingua di arrivo possa leggere il testo nelle condizioni più possibile simili a quelle del lettore nella lingua di partenza, il traduttore deve dunque conoscere molto bene la cultura di provenienza di un testo e deve avere la capacità di cogliere non solo il senso generale del testo, ma anche l’uso di artifici stilistici e retorici, la marcatezza, il ricorso a citazioni, ecc. E deve anche essere un po’ autore, deve dominare le tecniche di scrittura nella lingua materna e conoscere profondamente la propria cultura. Quanto poi alla sua “visibilità” nella fruizione del testo, esistono diverse posizioni: le traduzioni “localizzate”, cioè quelle in cui ogni riferimento a realtà diverse o esotiche è addomesticato, a cominciare dai nomi (Giovanni invece di John, ad esempio); o in generale le traduzioni “scorrevoli” in cui ogni elemento culturalmente insolito per il lettore nella lingua ricevente è limato; questo tipo di traduzioni è fedele alla scuola di pensiero che vuole il traduttore completamente invisibile.

Esiste però la scuola opposta, secondo la quale è giusto che nella lettura di una traduzione si “inciampi” costantemente nella sensazione di straniamento, nelle note, nella presenza insomma del traduttore. Nel primo caso si parla di traduzioni target oriented, cioè orientate alla cultura ricevente; nel secondo caso di traduzioni source oriented, cioè più orientate al testo originale. Nel nostro caso, cioè nel lavoro di traduzione a fine didattico in un contesto di apprendimento dell’italiano LS, le traduzioni devono essere più del secondo tipo. Infatti è la “fonte” che viene maggiormente presa in esame e non il risultato o la resa migliore nella cultura della lingua di arrivo.

 

1.1. LA TRADUZIONE IN OTTICA GLOTTODIDATTICA

1.1.2. OBIETTIVI

Gli obiettivi principali di un corso di questo tipo devono, secondo noi, essere la capacità di:

-comprensione di diversi tipi di testi;

-riflessione su un testo a livello lessicale, morfologico, sintattico, stilistico, e di riconoscimento dei livelli di connotazione;

-riconoscimento e decifrazione di citazioni integrale o parafrasi, figure retoriche, espressioni idiomatiche o proverbi culturospecifici;

-mediazione e resa negli “equivalenti” adeguati e all’occorrenza di “arrendersi” all’intraducibile con note del traduttore;

-giustificare le proprie scelte, motivandole con argomenti teorici e/o pratici.

 

1.1.3. METODI

Le metodologie saranno invece orientate verso la discussione e la collaborazione affinché le competenze dei singoli studenti vengano messe in comune e si discutano le soluzioni migliori. Naturalmente l’insegnante mette a disposizione la propria competenza linguistica e culturale italiana (oltre che la propria competenza traduttiva) mentre gli apprendenti collaborano con gli insegnanti sul piano della resa e della competenza nella lingua e cultura d’arrivo.

Anche l’aspetto ludico può essere ampiamente incluso nella didattica della traduzione: gli esperimenti sull’efficacia dei software di traduzione o dei siti di dizionari o traduttori online; la “caccia alla citazione”; i giochi di scrittura e manipolazione di testi (secondo criteri di traduzione intralinguistica), le drammatizzazioni ed i role play in fase di motivazione o di verifica: tutto ciò rende più interessante e spesso divertente l’acquisizione delle nuove conoscenze.

 

1.1.4. MATERIALI

1.1.4.1. TESTI

Il brano letterario sarà naturalmente protagonista, e nel primo approccio al testo si dovranno fornire informazioni e stimolare la ricerca personale sull’autore e il contesto storico e letterario; ma anche saggi, articoli giornalistici, pubblicità, film e opere teatrali, canzoni, fumetti, barzellette e indovinelli.

L’autenticità del materiale è indiscutibile, trattandosi di testi non appositamente concepiti per stranieri; inoltre l’atto del tradurre presuppone una vera e propria sfida, un problem solving molto stimolante in quanto mette in gioco tutte le abilità interpretative e creative del traduttore.

 

1.1.4. 2. STRUMENTI

Lo strumento principe per la traduzione è il dizionario. L’ideale è avere in classe, insieme al dizionario bilingue:

-un buon dizionario monolingua italiano, come ad esempio il Battaglia5 della Utet, che riporta anche varie citazioni di autori;

-un dizionario enciclopedico, possibilmente in CD-Rom;

-un repertorio di opere artistiche;

-uno o più computer con accesso ad Internet, dove poter cercare non solo glossari e dizionari online, ma anche repertori di citazioni, bibliografie ed altre fonti di informazione.

 

1.1.5. RICADUTE DIDATTICHE

I risultati a livello di competenza linguistica e culturale attiva in italiano LS sono di solito:

-un netto miglioramento delle abilità ricettive e nella capacità di analisi di qualsiasi testo;

-una maggiore consapevolezza nella fruizione di testi letterari;

-una maggiore motivazione ad avvicinarsi alla letteratura italiana e alla lettura di riviste e giornali;

-un certo gusto per l’etimologia e la ricerca di somiglianze e differenze lessicali e strutturali tra italiano e L1;

-una maggiore competenza culturale;

-un miglioramento generale delle abilità espressive, a livello di produzione sia orale che scritta.

 

2. LA DIDATTICA DELLA TRADUZIONE TECNICA E LE SUE AFFINITÀ CON LE MICROLINGUE

La traduzione tecnica riguarda tutti gli ambiti tecnico-scientifici.

Un testo tecnico o scientifico è caratterizzato dall’uso di una terminologia precisa, che dunque porta il testo sul terreno della denotazione a svantaggio della connotazione.

La terminologia tecnico-scientifica non è toccata dai fenomeni di evoluzione naturale delle lingue, ma cambia solo in funzione del progresso, cioè viene aggiornata da appositi enti normativi.

Al contrario del linguaggio naturale e letterario, il linguaggio tecnico-scientifico è isomorfo dal punto di vista lessicale: ad ogni concetto corrisponde un solo segno; e ad un concetto A espresso da un segno A1 in una lingua, corrisponde inequivocabilmente un segno B in un’altra lingua.

Tutto questo implica la difficoltà di comprensione del testo “chiuso”; tant’è vero che il lettore profano di un testo tecnico anche divulgativo, o di un manuale di istruzioni, deve compiere un vero e proprio atto di traduzione intralinguistica: dalla lingua tecnica alla lingua naturale.

D’altra parte, l’uso della terminologia specifica in un settore facilita la comprensione (e la traduzione) una volta che si domina o si ha accesso alla terminologia adottata.

 

2.1. OBIETTIVI E DESTINATARI DELLA DIDATTICA DELLA TRADUZIONE TECNICA IN ITALIANO LS

Il traduttore non letterario deve possedere o approfondire la conoscenza di un certo numero di settori, trovandosi spesso a saltare da un argomento all’altro senza soluzione di continuità. Ciò obbliga il traduttore o l’aspirante tale ad adottare delle strategie di ricerca rapide ed applicabili a qualunque settore tecnico-scientifico.

Dunque, una didattica della traduzione tecnica non specializzata in alcun settore, tenderà a fornire allo studente, oltre alle competenze traduttologiche di base:

-indicazioni pratiche su come reperire glossari e testi informativi;

-indicazioni su come utilizzare questi strumenti.

Tuttavia le peculiari condizioni di lavoro date dal fatto di veicolare le informazioni in italiano LS, nel contesto di un altro Paese, fanno sì che a questi obiettivi se ne aggiungano degli altri.

Infatti le motivazioni degli studenti di traduzione tecnica non sono solo legate ad ambizioni professionali in questo campo. Molto spesso vi convergono futuri studenti Erasmus e professionisti di varie aree che lavorano o desiderano lavorare a contatto con l’italiano.

Ciò rende il corso di traduzione tecnica più simile ad un corso di microlingue scientifico-professionali, nel senso che gli obiettivi diventano anche:

-riflettere su tutti gli aspetti del linguaggio settoriale, non solo a livello lessicale, ma anche morfosintattico e stilistico.

-raggiungere una competenza linguistica attiva nel settore desiderato, sia nel parlato che nello scritto.

 

2.2. AREE TEMATICHE: QUALI MICROLINGUE?

A partire dalle esigenze concrete di ogni gruppo si può costruire un percorso di microlingue scelte fra le varie aree: medicina, architettura, ingegneria, giurisprudenza, economia e turismo sono di solito le più richieste.

 

2.3. METODOLOGIA E RUOLO DELL’INSEGNANTE

L’approccio è improntato sia all’autonomia che alla collaborazione: in autonomia gli studenti svolgono le proprie ricerche e studiano la soluzione ai problemi proposti; in classe poi condividono gli strumenti e le soluzioni trovate, e ne discutono.

Ogni studente offre una diversa competenza specifica (in L1) in ogni settore e la mette a disposizione dei colleghi e dell’insegnante.

L’insegnante a sua volta delinea il curricolo insieme agli studenti, convoglia le informazioni, orienta il lavoro, organizza la gestione delle risorse e mette a disposizione la propria competenza linguistica in LS e le competenze traduttologiche in generale.

Tutto ciò genera dinamiche comunicative sui vari assi, che rendono il corso un vero e proprio laboratorio di traduzione.

 

2.4. MATERIALI

2.4.1. TESTI

Esistono diversi materiali didattici specifici di microlingue scientifico-professionali in italiano LS. Il loro ruolo nell’economia di un corso di traduzione tecnica può essere legato all’introduzione di un argomento o, meglio ancora, alla fase di fissazione degli elementi acquisiti, di sintesi e verifica. In generale, invece, la traduzione vera e propria viene effettuata su materiali autentici: letteratura specializzata, acta di congressi, bandi di concorso, ecc.

 

2.4.2. STRUMENTI

Indispensabili sono anzitutto i dizionari monolingui ed enciclopedici italiani e in L1 degli studenti (per gli stessi motivi indicati nel I cap.) In secondo piano, i dizionari bilingui, possibilmente tecnici.

Inoltre, naturalmente, occorre fare riferimento alle risorse online: ad esempio, attraverso siti come http://www.lai.com/lai/companion.html e http://www.uwasa.fi/comm/termino/collect/, si accede ad un elenco di glossari e repertori terminologici in moltissime lingue (compreso l’italiano e il portoghese) ed aree, dall’architettura al vino. Ma naturalmente attraverso Internet è possibile anche accedere a tutte le informazioni di contorno necessarie a comprendere un testo.

 

2.5. RICADUTE DIDATTICHE

Dal punto di vista della competenza linguistica in italiano LS, l’apprendimento della traduzione tecnica apporta sicuramente un maggiore rigore terminologico, sia nella produzione scritta che in quella orale. Infatti attraverso le attività di rinforzo, fissazione e verifica, gli studenti hanno modo di riutilizzare attivamente il lessico e le strutture sintattiche esaminate. Queste attività possono essere il completamento di schemi e piante “mute”, la redazione di una sintesi o la presentazione orale di un argomento.

 

3. PROPOSTE DI DIDATTICA COMUNICATIVA DELLA TRADUZIONE

Finora abbiamo illustrato i vantaggi della pratica traduttiva ai fini di una maggiore competenza linguistica e culturale in italiano come lingua straniera; abbiamo anche affermato che la didattica della traduzione può (e in questo contesto, deve) seguire alcune delle strategie comunicative normalmente utilizzate in glottodidattica. In questo capitolo vorremmo illustrare concretamente in che modo si possono alleare la glottodidattica con la didattica della traduzione veicolata in italiano LS.

 

3.1. LO SVILUPPO DELLE QUATTRO ABILITÀ

Si potrebbe pensare che la traduzione eserciti esclusivamente l’abilità di lettura (in LS) e di scrittura (in L1); tuttavia nella nostra ipotesi e prassi di lavoro, la didattica della traduzione può perfettamente inglobare alcune strategie che sviluppano tutte e quattro le abilità in LS: parlare, scrivere, leggere e ascoltare.

Naturalmente chi accede ai corsi di traduzione possiede già una competenza linguistica assai alta, dunque si parte dal presupposto che si tratti di strategie di perfezionamento.

 

3.1.1. PARLARE

L’interazione orale è altamente incoraggiata in classe dal momento che, come abbiamo già visto, esiste una collaborazione tra insegnante e studenti e tra studente e studente. In plenum si discute:

-la teoria della traduzione, il che presuppone un efficace esercizio di espressione su argomenti teorici, in particolare di riflessione sulla lingua e sulla cultura;

-la pratica, la ricerca delle soluzioni ai problemi che i testi sollevano dal punto di vista dell’interpretazione e della loro possibile resa in L1.

Entrambi gli argomenti si prestano all’interazione orale in classe, sia sotto forma di discussione, sia sotto forma di risoluzione cooperativa di problemi.

Data la complessità degli argomenti e la riflessione metalinguistica comparativa che presuppone, si tratta di un tipo di interazione orale piuttosto complesso, che coinvolge e sviluppa tutte le abilità espressive.

Inoltre è utile l’uso delle tecniche esercitative e di simulazione tipiche della classe di lingua:

Drammatizzazione

Utile a formulare ipotesi sulla connotazione. La stessa frase può avere significati diversi a seconda di come venga pronunciata, del contesto in cui rientra, ecc. Se, ad esempio, uscendo di casa e scoprendo che ha cominciato a piovere per l’ennesima volta in pochi giorni, qualcuno dice “e ti pareva!”; questa frase sarà comprensibile solo in relazione alla pioggia e all’intonazione con cui viene pronunciata.

La drammatizzazione di un dialogo è un’ottima fase preparatoria all’analisi e alla traduzione del testo. Si possono confrontare le diverse versioni per cercare di formulare ipotesi sul contesto e sulla connotazione. La drammatizzazione è specialmente efficace con i dialoghi cinematografici, di cui si prende prima in considerazione il solo testo scritto, e poi lo si confronta con lo spezzone del film originale, dove risultano evidenti tutti gli elementi paralinguistici su cui riflettere: l’intonazione e il contesto rivelano il significato profondo del testo.

Role play

Come variante più creativa della drammatizzazione, il role play si può usare con lo stesso fine, essendo comunque un’attività motivante e spezza-routine. Tuttavia la possibilità di usarlo o meno in classe dipende dalle dinamiche instaurate in ogni gruppo: generalmente è meglio accetto verso la fine del corso, quando gli studenti si sentono più a proprio agio. Data la situazione, i personaggi e la battuta finale, gli studenti improvvisano un dialogo che poi verrà confrontato con il testo da tradurre, che sia un brano di prosa, o una pièce di teatro, o uno spezzone di film.

 

3.1.2. SCRIVERE

Scrivere in LS non è un’attività inerente alla pratica della traduzione; tuttavia si possono adottare tecniche di esercitazione dell’abilità di scrittura anche nella classe di traduzione: se infatti quest’abilità non è richiesta a livello professionale ad un traduttore, è comunque indispensabile allo studente avanzato che ha bisogno di progredire nella propria competenza linguistica attiva.

La redazione di un testo di un determinato genere è il coronamento dell’analisi che se ne è fatta attraverso la traduzione, ed è applicabile tanto ai testi di traduzione letteraria quanto a quelli di traduzione tecnica. Dunque, lettere formali o informali, articoli, narrazioni, relazioni di eventi, descrizioni, istruzioni, processi, ecc., sono tipi di testo che gli studenti sono invitati a creare in italiano usando come modello i testi precedentemente tradotti.

Alla scrittura si può applicare in particolar modo la parte ludica della didattica della traduzione, attraverso giochi e manipolazioni ispirate alle traduzioni intralinguistiche.

 

3.1.3. LEGGERE

La lettura è l’abilità per antonomasia nell’ambito della classe di traduzione. Il traduttore deve sviscerare il testo fino a comprenderne le più recondite sfumature di significato, i rimandi intra ed intertestuali, il senso profondo. Ciò implica l’analisi della tipologia di testo, delle strutture sintattiche, del lessico, dell’effetto fonico, del registro e dello stile; e naturalmente tutto questo implica (e contribuisce a formare) una buona competenza linguistica e culturale.

Tutte le attività di comprensione scritta e di analisi del testo sono perfettamente mutuabili dalla glottodidattica. Vero/falso, cloze di completamento, domande aperte, griglie, transcodificazioni, analisi del testo letterario (individuazione della letterarietà, manipolazione, apprezzamento critico): sono tutte attività propedeutiche alla traduzione in quanto permettono di acquisire la strumentazione critica necessaria ad operare con consapevolezza e precisione.

 

3.1.4. ASCOLTARE

In posizione subordinata rispetto alle altre abilità, l’ascolto è tuttavia una parte indispensabile del lavoro di traduzione quando si lavora con la traduzione del teatro, del cinema e della poesia. Per i motivi esposti nel primo capitolo, è infatti fondamentale la comprensione di tutti i tratti sovrasegmentali del testo cinematografico e teatrale; in poesia è invece necessaria una grande sensibilità per la resa fonica del testo.

 

3.2. ESEMPI DI UNITÀ ED ATTIVITÀ DIDATTICHE

Per motivi di spazio, presentiamo qui solo un’attività didattica di traduzione letteraria ed una unità di traduzione tecnica. La L1 di riferimento è qui il portoghese, essendo state testate su studenti lusofoni.

 

3.2.1. ATTIVITÀ DIDATTICA DI TRADUZIONE LETTERARIA: CACCIA ALLA CITAZIONE

DESTINATARI

Adulti studenti del corso di traduzione letteraria. Livello linguistico tra B2 e C1.

DURATA

3 ore.

L’obiettivo di quest’attività è sensibilizzare gli studenti alla possibile presenza di citazioni esplicite o occulte nel testo; l’atteggiamento deontologicamente corretto per il traduttore è sempre quello di riferirsi a una traduzione ufficiale del testo citato nella propria lingua, ma non sempre è possibile applicare sistematicamente questo criterio. I materiali a disposizione devono essere dizionari bilingui, monolingui, enciclopedici; repertori di citazioni e un computer collegato ad Internet.

Si divide la classe in due gruppi e si distribuiscono fotocopie per ogni gruppo: al gruppo A un breve testo da tradurre, e al gruppo B un repertorio di citazioni con tutti i riferimenti bibliografici. Le citazioni sono presenti nel testo del gruppo A, ma non sono riconoscibili come tali.

Il gruppo A traduce cooperativamente il proprio testo senza avere accesso alle citazioni del gruppo B, il quale a sua volta traduce le citazioni.

Alla fine della traduzione, i due gruppi si scambiano i lavori: il gruppo A ha modo di verificare quante citazioni gli siano sfuggite, mentre il gruppo B può vedere in che modo esse siano state inserite nel testo.

In plenum, si discutono le possibili soluzioni per ogni problema. I problemi possono essere:

  1. Non esiste o non è reperibile alcuna traduzione ufficiale del testo citato;

  2. La citazione ha una funzione specifica nell’economia del testo, ma non è significativa per la cultura ricevente.

Quest’attività può essere ripetuta varie volte con diversi gradi di difficoltà, ed arricchita da un gioco di scrittura: la manipolazione delle citazioni proposte, o l’invenzione di citazioni verosimili ma false.

 

3.2.2. UNITÀ DIDATTICA: I CEREALI

L’unità qui presentata è parte di un modulo composto da tre unità didattiche (ma virtualmente estensibile a molte di più). Si tratta delle scienze dell’alimentazione. L’idea è quella di esplorare attraverso tre argomenti specifici, il settore lessicale degli alimenti (qui i cereali e in particolar modo l’intricato mondo dei tipi di pasta, problema complicatissimo per tutti coloro che si trovano a dover tradurre un menù italiano); il settore sintattico e morfologico attraverso le caratteristiche che le scienze dell’alimentazione condividono con le altre microlingue (qui si esplorano le tecniche di cottura); e infine, di nuovo, il settore lessicale, con riferimento all’aggettivazione peculiare del mondo dei vini.

Questo tipo di modulo è spesso richiesto da parte di traduttori o altri professionisti che lavorano nel campo del turismo e della gastronomia.

 

DESTINATARI

Studenti di traduzione tecnica, con competenze specifiche varie. Livello linguistico tra B1 e B2.

 

MATERIALI

Cartaceo e online (necessaria sala multimedia); dizionari monolingui e bilingui, e enciclopedici.

 

DURATA

circa 6 ore

 

OBIETTIVI

-esplorazione del lessico di un settore delle scienze alimentari: ingredienti di base, e preparazioni alimentari;

-tradurre testi di scienze dell’alimentazione specialistici e/o semispecialistici.

 

MOTIVAZIONE

Brainstorming sul lessico alimentare già noto.

Presentazione del sito http://digilander.libero.it/slowfoodnapoli/master_rep.htm.

Qui troviamo il programma del Master of Food, ciclo di corsi in ambito agroalimentare: si tratta di 20 corsi tematici sulle materie di studio del settore enogastronomico, spaziando dal vino al formaggio, all’olio, ai salumi, della carne, alla storia e cultura della gastronomia, ecc.

In vista di un’unità didattica sui cereali, ricerca di siti attinenti al tema.

 

GLOBALITÀ

Lettura di testi su cerali, pasta e riso tratti dalla dispensa del Master of Food “Cereali, pasta, pane e riso” e da W. Pedrotti, I Cereali, Demetra, 2003. Riportiamo qui appena il programma del corso:

 

Primo incontro

I Cereali

Aspetti botanici: specie, cultivar, ibridi, nuove sperimentazioni

Tecniche di coltivazione, malattie e condizioni avverse

Aspetti nutrizionali

Aspetti merceologici (etichette,…)

 

[...]

Terzo incontro

La pasta

Caratteristiche del grano duro

La semola di grano duro: tipologie e usi

La pasta: cenni storici

Produzione industriale e artigianale della pasta

Aspetti merceologici e nutrizionali

 

Quarto incontro

Il riso

La coltivazione e la lavorazione del riso (mondatura, pilatura, ecc.)

Il riso: origini e cenni storici e le specie europee ed indiche

Il riso parboiled

I difetti le varietà e le caratteristiche nutrizionali

Utilizzo gastronomico delle specie europee ed indiche

Farine ed oli di riso

 

ANALISI

Esplorazione e classificazione del lessico relativo ai tre generi alimentari e alle procedure di preparazione.

 

SINTESI

Traduzione dei testi in forma collaborativa. Con l’aiuto dei glossari e dei siti trovati nella fase precedente, costituzione di griglie di questo tipo:

 

I CEREALI

 

NOME ITALIANO

SPECIE BOTANICA

(LAT.)

POSSIBILI FORME

TRADUZIONE PORTOGHESE

Grano/frumento

Triticum aestivum (grano tenero);

triticum durum (grano duro).

Farina, chicchi,

fiocchi, crusca,

germe

(grano tenero); semola, bulgur, cuscus,

pasta (grano duro).

Trigo

Amaranto

 

 

 

Avena

 

 

 

Farro

 

 

 

Grano kamut

 

 

 

Grano saraceno/

grano nero

 

 

 

Granoturco/mais

 

 

 

Miglio

 

 

 

Orzo

 

 

 

Riso

 

 

 

Segale

 

 

 

 

TIPI DI PASTA DI GRANO DURO (NON ALL’UOVO)

 

NOME/I ITALIANO/I

FOTO

TRAD. PORT.

(SE ESISTENTE)

Anelli lisci

-

Anelli rigati

-

Armellette

-

Avemarie/cannolicchi

Macarronetes

 

TIPI DI RISO ITALIANO

 

CATEGORIA GENERALE

CARATTERISTICHE

VARIETÀ

Comuni

Chicchi piccoli e tondi

Originario; Balilla

Semifini

Chicchi tondeggianti di media lunghezza

 

Rosa Marchetti, Padano,

Vialone nano, Italico R.

Fini

Chicchi lunghi e affusolati

R.B., S. Andrea, Europa

Superfini

Chicchi grossi e lunghi

Roma, Carnaroli e Baldo

 

(per il riso il problema della traduzione non si pone, non esistendo le stesse categorie in Portogallo).

 

RIFLESSIONE

In plenum, confronto delle traduzioni degli studenti.

 

4. CONCLUSIONI

 

Nel corso degli ultimi anni gli studi traduttologici hanno conquistato una sempre maggiore importanza, comportando la produzione di saggi, congressi, corsi e dipartimenti. Ciò è sicuramente dovuto ai fenomeni di globalizzazione, all’espansione dell’informatica che cerca di mettere a punto strumenti di traduzione artificiale sempre più precisi, ed anche ad un certo sviluppo interno degli interessi della semiotica; qui infatti si enfatizza il ruolo della traduzione anche in ambiti più estesi, indicandola come atto di mediazione per eccellenza.

Le riforme universitarie recentemente attuate in Italia hanno messo in luce questi nuovi orientamenti con la creazione dei nuovi corsi di Mediazione linguistica e culturale.

In definitiva, gli studi sulla traduzione vertono sempre più sull’aspetto culturale e sull’atto di mediazione e negoziazione in essa implicito, esattamente come avviene per la glottodidattica. Ciò mette in luce la necessità di stimolare lo sviluppo di una certa consapevolezza sia della cultura italiana, sia di quella materna dello studente; e dunque l’esigenza di creare una vera competenza comunicativa interculturale.

In quest’articolo speriamo di aver mostrato come la traduzione rappresenti un’occasione unica di approfondimento, in quanto angolo di osservazione privilegiato dei valori impliciti delle lingue e delle culture che si mettono in comunicazione, e in quanto atto di mediazione interculturale per antonomasia.

Inoltre lo studio delle tecniche di traduzione inevitabilmente implica il confronto diretto tra le lingue anche a livello di strutture e sintassi; ciò è particolarmente benefico nel caso dei parlanti di lingue affini all’italiano, tendenzialmente molto esposti alle interferenze della lingua materna.

 

1 Si fa riferimento alla catalogazione degli stili funzionali individuata da František Miko, in The Programme of the Text , Nitra, 1978. Secondo Miko, gli stili funzionali sono caratteristici di determinati ambiti della comunicazione. Si suddividono in primari e secondari. I primari sono: lo stile letterario, colloquiale, scientifico, burocratico; i secondari sono: lo stile giornalistico, retorico, saggistico, divulgativo e religioso.

2 Whorf , B. L., Linguaggio, pensiero e realtà, Torino, Boringhieri, 1970, p. 235.

3 U. Eco., Dire quasi la stessa cosa, Milano, Bompiani, 2003, p. 10.

4 Alla pagina web www.vigata.org/traduzioni/bibliost.shtml , sono reperibili le dichiarazioni rilasciate da alcuni traduttori delle opere di Andrea Camilleri nelle diverse lingue; questi raccontano le difficoltà incontrate e gli espedienti adottati, oscillanti tra la rinuncia e la ri-creazione di lingue “equivalenti”.

5 Grande Dizionario della Lingua Italiana, Utet, XXI vol.(1961-2002) meglio conosciuto come il "Battaglia", dal nome del suo fondatore.

 

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