Giugno 2009  Supplemento alla rivista EL.LE - ISSN: 2280-6792
Direttore Responsabile: Paolo E. Balboni
L’italiano a Malta: quale lingua? di Rosario Vitale

ABSTRACT

La nota distinzione tra Lingua Seconda e Lingua Straniera è in grado di rappresentare e di valorizzare anche realtà linguistiche particolari come quella maltese, nella quale l’italiano per tradizione culturale, vicinanza geografica ed esposizione mediatica, ricopre da secoli un ruolo speciale? In un contesto così peculiare, come definire e classificare l’italiano di Malta?

Da queste domande di fondo trae spunto l’articolo, nel quale si delineano le diverse implicazioni didattiche e il profilo storico-linguistico maltese.

 

 

 

1. INTRODUZIONE

In tempi di globalizzazione e di società complesse in continua trasformazione, se «la glottodidattica non può più offrire una risposta unitaria, monolitica, statica, universale» (Balboni 2002: 11), nemmeno la nota distinzione tra L2 e LS impiegata per focalizzare meglio «le diverse realtà di apprendimento e le relative problematiche didattiche» (Tronconi 2001: 120), sembra in grado di rappresentare e di valorizzare anche realtà linguistiche particolari, nelle quali l’italiano gode di uno status di privilegio rispetto ad altre lingue concorrenti, quali per esempio il francese, il tedesco ecc. È il caso dell’isola di Malta, che ha sì per lingue ufficiali il maltese e l’inglese, ma dove l’italiano per retaggio culturale, vicinanza geografica ed esposizione ai mezzi di comunicazione di massa (soprattutto la televisione) ricopre da secoli un ruolo determinante nella vocazione plurilingue dell’isola (Brincat 2003).

 

 

2. L2 VS LS

Se nell’accezione più ampia si considera L2 «ogni lingua appresa dopo la prima» (Pallotti 1998: 13), in senso stretto si distingue tra una lingua appresa in un ambiente allofono e una lingua appresa nel Paese di origine. Precisamente, per L2 si intende (Tronconi 2001: 121):

 

la lingua appresa da una persona alloglotta nell’ambiente sociale dove la lingua d’arrivo costituisce il mezzo di comunicazione quotidiana, cioè essa è lo strumento principale per interagire nella vita sociale. Nel caso specifico, l’italiano è lingua seconda quando è appreso da parlanti non italofoni in un contesto situazionale dove la lingua italiana è lingua veicolare. Pertanto la lingua italiana è lingua seconda per il discente straniero che la studia in Italia […] anche per le minoranze linguistiche presenti nel territorio italiano e tutelate dalla Costituzione.

 

Invece per LS si intende (Ivi: 124):

 

la lingua assente dall’ambiente sociale in cui viene appresa, vale a dire quella lingua che viene insegnata in un contesto nel quale non è presente se non nella scuola e, in maniera occasionale, in alcuni mass media. Pertanto l’italiano è lingua straniera se studiato, per esempio, in Francia, in Svezia o negli Stati Uniti.

 

 

2.1 ITALIANO L2 O ITALIANO LS? LE DIVERSE IMPLICAZIONI DIDATTICHE

Classificare una lingua come L2 o LS non è ovviamente un problema di poco conto, perché a seconda del caso cambiano le modalità d’insegnamento e di apprendimento, le tecniche didattiche da impiegare (Balboni 1998), considerato che sono differenti i bisogni, le mete e gli obiettivi dei discenti (Diadori 2000), ed è in gioco anche il diverso ruolo del docente, perché (Balboni 2002: 58-59):

 

l’input in lingua straniera è fornito (direttamente o con tecnologia didattica) dall’insegnante, che quindi sa che cosa è stato presentato agli studenti e a quale livello di profondità […] La situazione di lingua seconda prevede che molto dell’input linguistico su cui si lavora provenga direttamente dall’esterno, dal mondo extrascolastico, e che sia spesso portato a scuola dagli stessi studenti.

 

La tabella riportata di seguito (Santipolo 2006: 5-6) illustra in modo schematico le principali differenze d’insegnamento tra una L2 e una LS in riferimento a quattro aspetti: psico-affettivo (motivazione allo studio); contenutistico (input linguistico e culturale); funzionale (autenticità pragmatica) e socioculturale (riferimenti socioculturali):

 

 

LS

L2

 

Aspetto
psico-affettivo

 

La motivazione per lo studio della lingua, specie quando questa non venga appresa per necessità strumentali (ad esempio un progetto migratorio verso l’Italia) deve essere continuamente stimolata e mantenuta viva.

 

 

La motivazione allo studio nasce dai bisogni strumentali quotidiani, cioè l’interazione con il contesto.

 

Aspetto contenutistico

 

Tutto l’input linguistico e culturale, o comunque una sua percentuale altissima, che arriva ai discenti viene non solo fornito, ma anche controllato, gestito e messo in sequenza dal docente.

 

La maggior parte dell’input linguistico e culturale perviene ai discenti dal contesto esterno alla classe, quindi senza una programmazione logica. Il ruolo dell’insegnante diventa pertanto quello di sistematizzarlo, renderlo comprensibile, non solo dal punto di vista semantico in senso stretto, ma anche in termini culturali e sociali.

 

 

Aspetto funzionale

 

 

L’autenticità pragmatica è scarsa.

 

L’autenticità pragmatica è assoluta.

 

Aspetto socioculturale

 

I riferimenti socioculturali sono mediati dall’insegnante che può quindi selezionarli e adattarli, presentandone alcuni e tralasciandone altri a sua piena scelta.

 

I riferimenti socioculturali sono diretti, privi di alcuna mediazione da parte dell’insegnante, non vi sono cioè attenuazioni anche di quegli aspetti che potrebbero costituire cause di disagio o malessere per il discente (ad esempio forme di razzismo, di luoghi comuni, di stereotipi ecc. nei confronti di culture diverse).

 

 

Tabella 1. Le principali differenze d’insegnamento tra L2 e LS.

 

In sintesi: l’insegnamento dell’italiano come L2 implica «una didattica in presenza (o abbondanza) di stimolo, nel caso della LS siamo di fronte a una didattica in assenza (o scarsità)» (Ivi: 6).

L’alta competenza linguistico-comunicativa (Consiglio d’Europa, 2001: 16-17) in italiano dei maltesi (competenza trasversale che investe i vari strati sociali), rivela che Malta è una realtà a se stante e che in virtù della sua specificità sembra sfuggire alla dicotomica classificazione L2/LS.

Come definire e classificare, quindi, l’italiano di Malta?

 

 

3. L’ISOLA DI MALTA: LE COORDINATE STORICO-LINGUISTICHE

A causa della posizione strategica che occupa nel Mediterraneo, l’isola di Malta è stata da sempre un territorio da conquistare. Le varie dominazioni che si sono succedute nel corso dei secoli hanno determinato sotto il profilo linguistico una realtà composita e in continua evoluzione. Tralasciando le antiche conquiste, è con la dominazione musulmana dell’870 che si determinano «le condizioni essenziali per la formazione di quello che doveva diventare l’idioma locale» (Cassola 1998: 1).

 

 

3.1 LA CONQUISTA NORMANNA: LATINO E SICILIANO

Nel 1091 i Normanni sconfiggono gli Arabi, conquistano l’isola e adottano il latino come lingua amministrativa e cancelleresca. Non solo (Cassar 2000: 36):

 

Joseph Aquilina fa notare che sono stati i normanni ad introdurre il siciliano che, insieme al latino, è diventato la lingua ufficiale di Malta sin dal XV sec. L’italiano, nella sua forma toscana, si è consolidato come lingua franca intorno alla metà del XVI sec., all’incirca trent’anni dopo l’avvento dell’Ordine: così, grazie alla regola dell’Ordine, è rimasto al sicuro tra l’élite culturale. Il che era evidente nel XVII sec. e in particolar modo nel XVIII sec. Questa situazione è chiaramente rappresentata dal Dr Francesco Saverio Farrugia, Consigliere del Supremo Tribunale di Giustizia, che non solo scrisse in italiano, ma che anche lo considerava come la lingua materna1.

 

Nel periodo normanno (Caruana 2003: 26-27):

 

se in Sicilia la romanizzazione linguistica procedeva abbastanza rapidamente, lo stesso non si può dire di Malta, dove l’idioma locale ha mantenuto le sue radici semitiche. Comunque il contatto con la Sicilia ha avuto un’importanza notevole sul piano linguistico e questo è testimoniato dal fatto che nel ’400, quando Malta dipendeva dal Regno di Sicilia, a Malta si usava il siciliano per i contatti tra il governo locale e l’amministrazione siciliana [...] In questa maniera il maltese cominciò ad assumere la fisionomia che conserva ancora oggi – una lingua semitica con forti influenze romanze, in particolar modo a livello lessicale.

 

 

3.2 I CAVALIERI GEROSOLIMITANI E L’USO DEL VOLGARE TOSCANO

Se ancora nel ’400 per la corrispondenza ufficiale tra l’Universitas di Malta e il governo siciliano si usava o il latino o il siciliano, con l’arrivo dei Cavalieri dell’Ordine di San Giovanni la situazione cambia. Infatti prima del loro arrivo, ovvero (Brincat 2001: 71):

 

prima del 1530 le lingue di cultura erano il latino e il siciliano, in un rapporto di diglossia a tre membri, col maltese che aveva funzioni esclusivamente parlate (tranne qualche esperimento in versi), il latino che era esclusivamente scritto, mentre il siciliano occupava una posizione intermedia fra l’acroletto e il basiletto poiché nella sua varietà cancelleresca veniva adoperato regolarmente nei documenti d’interesse locale, per esempio negli atti dell’università (il comune dell’isola), ed era frequente sia nella conversazione dotta sia in quella quotidiana delle famiglie nobili e dell’alta borghesia, grazie ai matrimoni misti con persone di origine siciliana.

 

Nel 1530 l’imperatore Carlo V con un privilegio imperiale decreta (Cassola 1998: 5-6):

 

concediamo, e liberalmente doniamo al prefato molto Reverendo Gran Maestro, alla Religione, & Ordine sopradetto di S. Giovanni Gierosolimitano, in perpetuo Feudo, nobile, libero, e franco, le Città, le Castella, i Luoghi e l’Isole nostre di Tripoli, di Malta, e del Gozo... sotto feudo solamente d’uno Sparviero, o sia Falcone, da presentarsi ogni anno.

 

È evidente che la storia linguistica di Malta è legata alle vicende politiche. I Cavalieri Gerosolimitani (Ivi: 5 n. 3) vi resteranno fino al 1798. La lingua ufficiale dell’Ordine era il latino, ma si usava regolarmente il volgare toscano come lingua dell’amministrazione e della cancelleria, che nel corso degli anni si rafforza sempre più a danno del siciliano al punto da diventare la lingua di cultura dell’isola.

 

 

3.3 IL COSIDDETTO PERIODO FRANCESE

Nel giugno 1798 Napoleone conquista Malta e intraprende alcune iniziative per incentivare l’uso della lingua francese: nelle scuole maltesi si adottano programmi basati sul modello francese, si assegnano nomi francesi alle strade della Valletta e all’inizio di dicembre il francese viene affiancato all’italiano come lingua ufficiale dei tribunali. Il cosiddetto periodo francese dura soltanto due anni: un lasso di tempo troppo breve perché questi provvedimenti possano intaccare il primato dell’italiano.

Bisogna però segnalare «la nascita del primo giornale maltese che, annunciato come Malta libera, esce invece col nome di Journal de Malte in edizione bilingue, italo-francese» (Cassola 1998: 12). Ne vengono pubblicati solo dieci numeri, perché il 26 settembre 1798, a distanza di circa un mese dalla rivolta dei maltesi contro gli occupanti francesi, il giornale cessa di essere pubblicato (Ivi: 95).

 

 

3.4 LA RIVOLTA DEI MALTESI E LA PROTEZIONE INGLESE

I maltesi decidono di proclamare il re delle Due Sicilie sovrano dell’isola, ma quando Napoli viene conquistata dalla Francia chiedono protezione agli inglesi. Con la pace di Amiens (1802) Malta viene sì restituita ai Cavalieri Gerosolimitani, ma di fatto passa sotto l’amministrazione inglese. Con il Trattato di Parigi (1814) l’isola diventa territorio britannico (Ivi: 110-111).

 

 

3.5 IL PRIMATO DELL’ITALIANO FINO ALL’UNITÀ D’ITALIA

 

Nell’Ottocento l’uso dell’italiano si consolida grazie alla presenza degli esuli risorgimentali che danno un notevole impulso alla letteratura dell’isola «introducendo tra l’altro il romanzo storico d’ispirazione patriottica e il romanzo d’appendice. Le statistiche mostrano che nel 1842 sapeva parlare l’italiano l’11% della popolazione maltese mentre solo il 4,5% sapeva parlare l’inglese» (Brincat 2001: 75). Inoltre (Eynaud 1991: 9-10):

 

pochissimi sono i giornali tra il 1800 e il 1838, in italiano, come appunto il Giornale di Malta e altri come lo Spettatore imparziale, il Portafoglio maltese. La libertà di stampa fu concessa nel 1839 e ciò significò una nuova e importante fonte culturale soprattutto in italiano. Nel contesto dunque della lotta per la libertà di stampa la Giovane Italia mandò macchinari e altro materiale tipografico. Molti esuli italiani arrivarono a Malta durante i moti di unificazione della penisola; la presenza fino al 1860 di esuli intellettuali italiani in Malta dava all’antico legame nuove dimensioni e doveva anche influire sulla vita sociale e artistica dell’isola [...] Le Mie Prigioni del Pellico e le tragedie del Guerrazzi e del Niccolini erano molto conosciute a Malta come anche le opere del Gioberti e del Settembrini. Era anche nota la figura di Garibaldi il quale insieme ai suoi due figli Menotti e Ricciotti sostò a Malta per due giorni, il 23 e il 24 marzo del 1864.

 

 

3.6 ITALIANO, INGLESE, MALTESE: LA LANGUAGE QUESTION

Il primato dell’italiano comincia ad essere messo in discussione dopo l’Unità d’Italia, perché gli inglesi, timorosi che la nascita di questo nuovo stato potesse creare una certa agitazione nei maltesi, che si sentivano parte integrante dell’Italia sotto il profilo culturale, iniziano a prendere dei seri provvedimenti a vantaggio della loro lingua (Cassola 1998: 109):

 

Questa lotta per la supremazia linguistica tra italiano e inglese, col maltese a fare da terzo incomodo, doveva dar vita a quella language question che ha caratterizzato la storia socio-politica dell’isola a cavallo tra i due secoli, fino allo scoppio del secondo conflitto mondiale.

 

I britannici per rinsaldare il loro legame con Malta a danno dell’Italia, decidono di introdurre la lingua inglese nelle scuole. Questo tentativo di sminuire il ruolo dell’italiano incontra una forte opposizione soprattutto nei ceti colti maltesi, che da secoli si identificavano con la cultura italiana.

Si tenga presente che «un commissario inglese, un certo Keenan, scelto dal governo per indagare sul sistema educativo dell’isola nel 1879, scrisse appunto che l’italiano era largamente diffuso e che aveva una grande importanza nel campo dell’insegnamento» (Eynaud 1991: 10).

 

 

3.7 L’INTRODUZIONE DEL MALTESE NELLE SCUOLE E IL DECLINO DELL’ITALIANO

Gli inglesi restano fermi nel loro proposito e trovano un escamotage attraverso l’uso della lingua locale: con l’introduzione dello studio del maltese nelle scuole riescono a togliere un ampio spazio allo studio della lingua italiana (Caruana 2003: 29 n. 11):

 

le motivazioni dei colonizzatori inglesi alla diffusione dell’uso del maltese erano politiche e non erano dettate dal rispetto o dalla simpatia per il patriottismo o per il nazionalismo maltese […] questa politica dei britannici alla lunga favorì l’isola nella sua lotta per ottenere l’autonomia politica. Infatti, la diffusione del maltese portò alla sua standardizzazione e la lingua diventò uno degli elementi più significativi dell’identità autonoma maltese, che fu alla base delle spinte per l’indipendenza.

 

Nel 1921 sia l’inglese sia l’italiano vengono riconosciute come lingue ufficiali: la prima era la lingua dell’Impero Britannico, quindi dell’amministrazione; la seconda era la lingua della Curia e della Corte. In Parlamento si poteva usare il maltese nei dibattiti, ma gli interventi dovevano essere trascritti in inglese o in italiano. Qualche anno dopo anche gli atti notarili potevano essere redatti in maltese su richiesta delle parti.

Ben presto il maltese affianca l’inglese e l’italiano come lingua ufficiale del paese e diventa la prima lingua d’uso dei tribunali. Intanto la presenza del maltese nelle scuole viene rafforzata: nel 1935 viene incluso tra le materie degli esami di matricola insieme all’inglese e all’italiano. Due anni dopo si istituisce la prima cattedra di maltese all’Università, che viene assegnata a Joseph Aquilina (Brincat 1992: 3).

 

 

3.8 LA DECLASSAZIONE DELL’ITALIANO DA LINGUA UFFICIALE

Successivamente la lingua italiana viene estromessa dall’Università e dai tribunali: «la declassazione definitiva dell’italiano da lingua ufficiale dell’isola avviene effettivamente nel maggio 1936. Poi, l’entrata in guerra dell’Italia nel 1940 pone il sigillo definitivo alla questione» (Cassola 1998: 122).

Malta era la base centrale della flotta britannica nel Mediterraneo e proprio per questo motivo era sottoposta a duri e quotidiani attacchi aerei (Cassar 2000: 220-221):

 

I maltesi erano indignati e contrariati con i loro vicini italiani per aver portato la guerra in casa [...] Field-Marshal Kesserling, che comandava l’attacco su Malta, aveva assicurato a Hitler che la Luftwaffe, con il supporto dell’aviazione militare italiana, avrebbe “cancellato Malta dalla carta geografica” [...] L’effettivo bombardamento di Malta cominciò nella prima settimana del marzo 1942 [...] L’avversione iniziale che i maltesi avevano provato nei confronti degli italiani aumentò, per poi inasprirsi in un odio isterico represso, per di più fomentato dalla campagna propagandistica anti-italiana intrapresa dalla stampa locale e per radio. L’antico sogno britannico di alienare completamente i maltesi dai loro vicini italiani era stato finalmente raggiunto2.

 

Questa situazione determina il rafforzamento della lingua inglese nei confronti dell’italiano. Tra l’altro bisogna tenere presente che (Manduca 2004: 33):

 

Nella labirintica politica maltese e a causa dei complotti e delle ambizioni di Mussolini, essere favorevoli alla lingua e alla cultura italiane veniva talvolta interpretato come essere pro-Italian e anti-British, esattamente come mostrarsi a favore della lingua e della cultura inglesi significava essere etichettati come pro-British e anti-Italian. Dopo una prolungata contesa, l’inglese e il maltese sono diventate le lingue ufficiali di Malta e Gozo e lo sono ancora oggi3.

 

Infatti, nella Costituzione indipendentista del 1964 il maltese viene dichiarato lingua nazionale dell’isola e affianca l’inglese come lingua ufficiale di Malta. La “conquista” viene confermata dalla Costituzione repubblicana del 1974.

 

 

3.9 IL QUADRO LINGUISTICO DEGLI ANNI SESSANTA: IL “RITORNO” DELL’ITALIANO

Il quadro linguistico cambia decisamente negli anni Sessanta a favore della lingua italiana (Cassola 1998: 117-118):

 

La trasmissione nell’isola dei programmi Rai a partire dal 1957, la riapertura dell’Istituto Italiano di Cultura nel 1974, la larga diffusione di giornali e periodici italiani, il buon afflusso di turisti italiani nonché la liberalizzazione delle TV private nella penisola – con conseguente teledipendenza pressoché totale dall’Italia di buona parte dei maltesi – hanno sicuramente contribuito all’allargamento della base dei parlanti.

 

Comunque è la televisione (cfr. sul linguaggio televisivo Diadori, 1994 e Marshall – Werndly, 2002) rispetto agli altri mezzi di comunicazione: radio, giornali, libri ecc., lo strumento di maggiore diffusione dell’italiano a Malta (Caruana 2004) ed è quello che espone i maltesi non solo all’italiano standard, ma anche alle varietà dell’italiano contemporaneo (cfr. Lepschy – Lepschy 1981; Sobrero 1993 e Coveri - Benucci - Diadori 1998). In questo modo (Brincat 1993: 271):

 

quella che nel passato era la lingua della scuola, della corte e della curia, cioè dei pochi privilegiati, è ora diventata accessibile a e desiderata da tutti. La lingua della letteratura è così diventata la lingua dell’informazione e del divertimento. Sganciato dall’ambiente scolastico l’italiano non è rimasto legato alla lettura ma si è diffuso tramite l’ascolto; cioè al registro letterario, aulico e artificioso, è subentrato il registro parlato, naturale, concreto e immediato.

 

 

3.10 DAGLI ANNI NOVANTA IN POI: IL NUOVO SCENARIO

A partire dagli anni Novanta si verifica un nuovo scenario, perché sull’isola si ricevono altri canali televisivi stranieri (via cavo e via satellite) e questa concorrenza ha diminuito il numero dei telespettatori maltesi che seguono programmi in lingua italiana (Caruana 2003: 42). In ogni caso (Brincat 2003: 14):

 

l’ultimo censimento indica che il 98% della popolazione di Malta conosce il maltese, il 76% conosce l’inglese, mentre l’italiano è conosciuto dal 36%. Dunque non può considerarsi una semplice lingua straniera, come lo sono il francese (10%), il tedesco (2%) e l’arabo (2%) […] Un altro fattore interessante è che si distingue dall’apprendimento degli immigrati in Italia perché l’ambiente maltese non offre l’immersione totale.

 

 

4. CONCLUSIONE

Il profilo storico-linguistico maltese dimostra che l’italiano di Malta si colloca in una posizione diversa (il che implica delle scelte glottodidattiche differenti e mirate) rispetto alla comune distinzione tra L2 e LS, perché non può essere considerato semplicemente come una lingua straniera, ma nel contempo non può essere classificato in senso stretto nemmeno come una vera e propria lingua seconda.

Per concludere, riteniamo necessario che la comunità scientifica adotti in tempi brevi una definizione appropriata e una sigla specifica per l’italiano di Malta in modo da valorizzarlo e identificarlo inequivocabilmente.

 

 

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1 In originale: «Joseph Aquilina points out that the Normans introduced Sicilian, which, together with Latin, became the official language of Malta by the fifteenth century. Italian in its Tuscan form, had established itself as lingua franca around the mid-sixteenth century, thirty years or so after the advent of the Order. Thus, throughout the Order’s rule, it remained entrenched among the cultural élite. This was evident in the seventeenth century, and especially in the eighteenth century. This situation is expressively manifested by Dr Francesco Saverio Farrugia, a Councillor of the Supreme Tribunal of Justice, who not only wrote in Italian, but even referred to this language as la lingua materna».

2 In originale: «The Maltese were disgusted and annoyed at their Italian neighbours for bringing the war at home [...] Field-Marshal Kesserling, commanding the assault on Malta, had assured Hitler that the Luftwaffe, with the aid of the Italian Air Force, would ‘wipe Malta off the map’ [...] The real bombing on Malta began during the first week of March 1942 [...] The early disgust the Maltese had felt for the Italians increased, and then soured into a pent-up hysterical hate, further increased by the anti-Italian propaganda campaign waged in the local press and on the radio. The old British dream to alienate the Maltese completely from their Italian neighbours had finally been achieved».

3 In originale: «In the labyrinth of Maltese politics, and because of Mussolini’s intrigues and ambitions, being pro-Italian language and pro-Italian culture was sometimes interpreted as being pro-Italian and anti-British, just as being pro-English language and culture tended to label one as pro-British and anti-Italian. After a long-drawn-out battle, English together with Maltese, became the official languages of Malta and Gozo. They remain so to this day».

 

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