Febbraio 2012  Supplemento alla rivista EL.LE - ISSN: 2280-6792
Direttore Responsabile: Paolo E. Balboni
Il profilo del docente di italiano in Messico. A colloquio con Franca Bizzoni e Sabina Longhitano di Manuela Derosas

ABSTRACT

Il mio proposito con questa intervista è di offrire ai lettori una panoramica generale sul profilo del docente di italiano in Messico: chi è, come e dove si forma, in quali istituzioni lavora, cercando di mettere in luce sia il cambiamento di questa figura nel corso degli anni sia eventuali aspetti formativi che richiedono ancora un miglioramento. Considero molto importante conoscere le iniziative messe in atto in ogni contesto riguardo alla professionalizzazione del docente di italiano, perché ciò permette di riflettere su quali siano le risposte locali a esigenze di professionalizzazione di questa figura che sono ormai mondiali. Ho chiesto, quindi, a due figure di rilievo nella formazione dei docenti di italiano e nella diffusione della lingua e la cultura italiane in Messico, la dott.ssa Franca Bizzoni e la dott.ssa Sabina Longhitano, di aiutarmi a tratteggiare questo profilo.

 

Iniziamo, a mo’ di inquadramento generale, col fare una breve storia dell’insegnamento dell’italiano in Messico: quando comincia, dove, come si è sviluppato nel tempo…

F. B.: Prima di rispondere direttamente alla tua domanda, mi piacerebbe ricordare che la lingua e la cultura italiane sono state presenti in Messico fin dal primo sbarco di Hernán Cortés nel 1519. Dopo i soldati, infatti, arrivarono anche i missionari che cominciarono a diffondere la cultura italiana attraverso libri di diversi autori. Nel 1539 arrivò anche la stampa con Giovanni Paoli da Brescia, riconosciuto poi come il primo stampatore d’America con il nome di Juan Pablos. Tra i primi libri giunti in Messico, secondo un inventario realizzato nel 1564 presso la libreria del mercante di libri Alonso de Castilla, ci furono le Novelas de micer Juan Bocacio, che naturalmente poco dopo furono mandate al rogo.
Per quanto riguarda propriamente l’insegnamento dell’italiano, la prima data sicura è quella del 1903, quando apre le porte la sede della Società Dante Alighieri. Nel volume pubblicato in occasione dei primi 70 anni della Facoltà di Filosofia e Lettere della Universidad Nacional Autónoma de México (UNAM), troviamo un documento della “Escuela de Altos Estudios de la Universidad Nacional de México” che annuncia l’apertura il 13 marzo 1914 di un corso di lingua e letteratura italiana impartito dalla Sig.na Jenny Bozzano, laureatasi presso la “Regia Università di Torino”. Nel 1924 la “Escuela de Altos Estudios” diventa l’attuale Facoltà di Filosofia e Lettere, che nel 1926 contava già 233 alunni, di cui 14 iscritti ai corsi d lingua italiana.
Possiamo dire, però, che è con Ida Appendini che si consolida l’insegnamento dell’italiano in Messico. Nel 1919 comincia a insegnare letteratura spagnola e universale e lingua italiana. Dal 1928 al 1932 la “signorina”, com’era affettuosamente chiamata, dirige la Dante Alighieri di Città del Messico e insegna lingua e letteratura italiana presso la Facoltà di Filosofia e Lettere e presso la “Escuela de Ciencias Políticas”, la “Escuela de Música”, sempre dell’UNAM, e al Conservatorio Nazionale.
Raccoglie l’eredità di Ida Appendini una sua studentessa, Conchita Franco López, che una volta conseguito il dottorato in Lettere Spagnole, decide di andare a Roma a perfezionarsi in lingua e letteratura italiana e torna ad insegnarle nella sua facoltà.
Altra icona indimenticabile dell’insegnamento dell’italiano in Messico è stato Carlo Arienti, direttore dei corsi della Dante Alighieri e professore della “Escuela Nacional Preparatoria”, autore di vari testi per l’insegnamento. Già negli anni ‘70 è impossibile non ricordare nel “Centro de Enseñanza de Lenguas Extranjeras” (CELE) della UNAM Laura Versini, Maria Luisa Quaglia e il prof. Sergio Vellaccio, che non si lasciava convincere da nessuna metodologia e insegnava con un suo metodo personalissimo. Nel Corso di laurea in Lingua e Letteratura italiana hanno sicuramente lasciato un segno profondo e indelebile Mariannina Montalto, Alaíde Foppa, Giuseppina Agnoletto, rientrata in Italia recentemente, e tanti altri docenti. Difficile menzionarli tutti! Infine, è da citare il magnifico lavoro svolto da Mariapia Lamberti, caparbia creatrice della Cattedra Straordinaria Italo Calvino presso la Facoltà di Filosofia e Lettere. Indubbiamente, la creazione della Cattedra ha rappresentato l’inizio di un periodo di rinnovamento e di diffusione degli studi di italianistica in Messico: ai convegni internazionali organizzati ogni due anni dalla Cattedra partecipano sempre più numerosi studiosi messicani di differenti campi, compresi neo-laureati del corso di laurea in lingua e letteratura italiana. Inoltre la Cattedra promuove un continuo approfondimento di temi soprattutto letterari, ma anche di linguistica italiana, attraverso corsi monografici, della durata di 20 ore, impartiti da professori italiani invitati. Per citarne solo alcuni, sono stati realizzati corsi con Alfonso Berardinelli, Marco Santagata, Marina Zancan, Marco Mazzoleni, Manuel Carrera, ecc.
A Città del Messico l’italiano si insegna all’Istituto Italiano di Cultura, alla UNAM e nei centri di lingue delle sue sedi decentrate (Facultad de Estudios Superiores di Acatlán, di Aragón, di Cuautitlán Izcalli) e all’Instituto Politécnico Nacional, alla Dante Alighieri, in molte università private e in alcune scuole di lingue che, accanto ai corsi di inglese e talvolta francese, hanno aperto anche dei corsi di italiano. Questo per quanto riguarda la capitale del paese. In provincia, l’italiano si insegna nei centri di lingue di quasi tutte le Università Statali e nelle sedi della Dante Alighieri (Monterrey, Guadalajara, Aguascalientes, San Luis Potosí, Tlaxcala, Veracruz, per citarne solo alcune).

 

 

Chi sono gli insegnanti di italiano in Messico e come si diventa insegnanti di italiano? Esistono certificazioni nazionali o internazionali?

S. L.: Credo che si possano distinguere due grandi categorie: gli insegnanti italiani e quelli messicani. Da italiani residenti in Messico si diventa insegnanti d’italiano a volte per caso, forti del proprio essere parlanti nativi. Poi, se si è seri –e se si lavora per un’istituzione seria– si cresce, ci si prepara, ci si aggiorna. Attualmente, chi non ha la laurea, la prende a distanza in insegnamento dell’italiano. Alcune colleghe italiane hanno scelto il nostro corso di laurea in Lettere Italiane o il corso di formazione professori del CELE (Centro di lingue dell’UNAM). Molto meno comune è il caso di chi arriva in Messico già con una laurea specializzata in didattica dell’italiano.
Per quanto riguarda i messicani, invece, io identifico due tipologie di professori: coloro che hanno imparato l’italiano, magari vivendo per un periodo in Italia, e sono entrati ad insegnare parecchio tempo fa, formandosi “strada facendo”, e i nuovi professori di italiano, molti dei quali vengono dal nostro corso di laurea (e non solo dall’indirizzo didattico, che sarebbe quello più appropriato: c’è una gran richiesta di professori d’italiano, pertanto anche i nostri studenti dell’indirizzo di critica letteraria e traduzione finiscono spesso col diventare professori di lingua italiana) o dal corso di formazione professori del CELE.
A livello nazionale, quindi, conta la laurea in lettere italiane o il corso del CELE. Inoltre, per entrare a lavorare all’UNAM, è necessario affrontare un esame piuttosto impegnativo, che valuta la conoscenza della lingua ma anche aspetti metodologici e didattici.
Le certificazioni linguistiche internazionali, che si applicano in Messico, sono il CELI, il CILS e il PLIDA: alcune istituzioni richiedono ai loro professori una certificazione linguistica di questo tipo.

 

 

Sabina, come coordinatrice del dipartimento di lettere italiane, potresti descriverci come è organizzato il corso di laurea in lettere? Quanti studenti avete? Che cambiamenti in termini quantitativi e qualitativi sono avvenuti in questi ultimi anni? E, infine, quali le opportunità professionali per chi studia lettere italiane?

S. L.: L’organizzazione del nostro corso di laurea è cambiata parecchio in questi ultimi anni per l’entrata in vigore del nuovo piano di studi di Lettere Moderne (che in Italia corrisponderebbe alla Facoltà di Lingue), che comprende cinque dipartimenti: inglese, francese, tedesco, portoghese e italiano. Nel primo biennio si studia intensivamente la lingua (se si parte da zero, che è il caso più frequente, il piano di studi prevede venti ore di lingua italiana a settimana durante il primo semestre e dieci ore per i restanti tre semestri) e la storia della letteratura italiana (che si impartisce in italiano fin dal secondo semestre) divisa in sei semestri. Le altre materie, in spagnolo, sono comuni ai cinque corsi di laurea: storia della cultura europea, letteratura e filosofia grecoromana, cultura giudeocristiana e cultura europea dal Medioevo al XX secolo. Si studia, inoltre, la storia della letteratura ispanica e si frequentano dei corsi di introduzione alla critica e analisi testuale, divisi per macrogeneri (poesia, teatro, saggistica e narrativa). Il secondo biennio, invece, chiamato “di pre-specializzazione” (si considera che una vera specializzazione si potrà ottenere solo negli studi post-laurea), pur mantenendo l’obbligatorietà e la centralità dello studio della letteratura, con l’offerta di vari corsi monografici sulla letteratura nella lingua di specialità e di corsi di critica ed analisi testuale, offre anche la possibilità di scegliere materie complementari in diverse aree: didattica, traduzione, lingua, cultura, per dare la possibilità ad ogni studente di progettare un suo percorso autonomo nello studio dell’italianistica.
Per quest’anno accademico abbiamo poco più di cento iscritti al nostro corso di laurea, di cui venticinque sono matricole di primo anno. L’anno scorso ne avevamo circa centoventi e l’anno precedente circa centotrenta. Gli studenti sono adesso un po’ meno, ma in generale si laureano di più rispetto al passato. Credo che questo si debba anche al fatto che negli ultimi anni abbiamo applicato criteri di selezione delle matricole basati fondamentalmente sulla motivazione e sull’attitudine alla lettura riflessiva e la passione per la letteratura. Abbiamo adesso studenti più coscienti, con una motivazione meno generica rispetto a qualche anno fa, e in alcuni casi studenti di una seconda laurea, che hanno quindi interessi molto specifici.
Inoltre, le attività del nostro dipartimento di italiano, a cui gli studenti partecipano attivamente, sono in aumento: da ormai quattro anni funziona un cineforum interamente gestito da loro e quest’anno inauguriamo un primo corso intensivo di redazione “da studente a studente”. Da alcuni anni è stato istituito un congresso di studenti di Lettere Moderne, che è un’occasione per i nostri studenti di iniziare a confrontarsi con l’aspetto di diffusione delle proprie ricerche.
Per quanto riguarda, infine, le possibilità di sbocco professionale, mi sembra che siano in aumento: oltre all’insegnamento, che è sicuramente l’attività prevalente, alcuni dei nostri laureati si sono occupati anche di programmazione curriculare e disegno di materiali didattici, altri sono stati assunti all’Istituto Italiano di Cultura o presso l’Ambasciata italiana. Un’altra possibilità è costituita dalla collaborazione a vario titolo con case editrici, per esempio come traduttori o come editori. Infine, last but not least, alcuni dei nostri studenti intraprendono la carriera di ricercatori, continuando i loro studi in Messico, in Italia o in altri paesi. In particolare, la UNAM offre master e dottorati in Letteratura Comparata e in Linguistica Ispanica e Applicata, così come il Colegio de México, che è un’istituzione molto prestigiosa di studi post-laurea. Molti dei nostri studenti frequentano, inoltre, i master delle Università per Stranieri di Perugia o di Siena o il master a distanza dell’Università Ca’ Foscari di Venezia. Altri prendono la strada degli Stati Uniti e del Canada, in genere occupandosi di italianistica o di letteratura comparata.
Infine, stiamo cercando di realizzare una convenzione col Dipartimento di Letteratura Ispanoamericana dell’Università di Bologna, per un programma regolare di scambio di lettori. Già da alcuni anni, infatti, uno dei nostri laureati è lettore di spagnolo presso il suddetto dipartimento.

 

 

Franca, credo che ci sia una certa differenza fra i docenti di italiano in provincia e a Città del Messico, se non altro a livello di opportunità formative. Potresti descriverci questa “differenza”, ammesso che tu sia d’accordo con me nel rilevarla?

F. B.: Le differenze, al plurale, esistono e vanno dal titolo di studio alla formazione accademica professionale: a Città del Messico possiamo dire che la maggior parte degli insegnanti di italiano, direi l’80%, ha una laurea, mentre in provincia circa il 40% ha un diploma di scuola media superiore e circa il 50% una laurea; i dati non sono aggiornatissimi, come sai si riferiscono a una ricerca che avevo svolto qualche anno fa1. All’interno di queste cifre bisogna però considerare che a Città del Messico circa il 50% dei laureati ha una laurea in lettere italiane, mentre in provincia solo il 9% si trova in questa situazione.
Il quadro è più preoccupante a livello di opportunità formative: come già diceva Sabina, a Città del Messico è possibile seguire il corso di Laurea in Lingua e letteratura italiana della UNAM, con esami di didattica dell’italiano LS, oppure il corso di formazione docente presso il CELE, oppure una laurea in docenza delle lingue straniere presso la Facultad de Estudios Superiores di Acatlán (UNAM). È possibile seguire i corsi di perfezionamento linguistico e i corsi di cultura italiana presso l’Istituto Italiano di Cultura. E in provincia?
Proprio per superare questa situazione riguardo al titolo di studio, che peraltro non è esclusiva del docente di italiano, e migliorare il livello d’insegnamento, da alcuni anni si sono prese una serie di iniziative. Per esempio, in due o tre università statali anni fa si aprì un corso di professionalizzazione per l’insegnamento della lingua italiana della durata di tre o quattro anni, all’interno di Corsi di Laurea per l’insegnamento dell’inglese, ma con materie specifiche della lingua italiana (fonetica, morfosintassi, sociolinguistica, storia e geografia, letteratura, tirocinio docente ecc.). In un secondo momento questi corsi sono stati incorporati ai Corsi di Laurea per l’insegnamento delle Lingue straniere, che rilasciano un diploma di laurea valido per l’insegnamento della lingua italiana.
Ultimamente, poi, la possibilità della formazione on line ha aperto altri cammini per chi vuole veramente prepararsi in questo campo.

 

Franca, come fondatrice e per ben due volte presidente della Asociación Mexicana de Italianistas (AMIt)2, potresti spiegarci quali sono gli obiettivi di questa associazione, quanti soci ha e qual è la sua missione?

F. B.: La spinta a creare un’associazione che raggruppasse i professori di italiano è venuta proprio dai professori messicani che sentivano la necessità di un confronto, di una verifica del lavoro che stavano svolgendo. Devo dire che questa necessità era nell’aria, se ne parlava nei corsi di aggiornamento che ogni tanto organizzava l’Istituto Italiano di Cultura, finché alcuni colleghi della Universidad Autónoma di Querétaro, in primis Jaime Magos e Anita Orlandi, organizzarono nel 1992 il Primo Incontro Nazionale in Provincia di Professori di Italiano. Da allora sono continuati ogni anno e dal 1999 è incaricata di organizzarli l’attuale Asociación Mexicana de Italianistas.
L’associazione è stata così chiamata perché si pensa che dovrebbe rappresentare tutti coloro che lavorano nell’ambito dell’italianistica, quindi professori di lingua, ma anche di letteratura, traduttori, studiosi di linguistica, di storia, di filosofia, di storia dell’arte, di cinema, ecc.
Gli obiettivi sono chiaramente la diffusione della lingua e cultura italiana, ma prima di tutto il miglioramento e la professionalizzazione dei docenti di italiano. A questi fini sono diretti gli incontri annuali che l’associazione organizza, sempre in un’università o in un centro di studi in provincia, con uno schema che finora sembra aver funzionato: un corso di 12 ore su vari temi di glottodidattica, impartito da un docente generalmente di un’università italiana, e una sorta di sezione congressuale, che prevede la partecipazione attiva dei colleghi con interventi su esperienze didattiche, ricerche in corso, o altro, e conferenze di carattere culturale su temi di letteratura, storia, cinema, ecc. Si organizza, inoltre, un secondo momento di formazione a Città del Messico; si tratta di un seminario di aggiornamento di 9 ore, di carattere più pratico, che viene a costituire un altro momento di incontro e di studio.
Infine, grazie al sostegno delle Università per Stranieri di Perugia e Siena e della Torre di Babele di Roma, l’AMIt assegna borse di studio a professori o a studenti in formazione docente.
Fino a un paio d’anni fa l’associazione riceveva un contributo da parte del Ministero degli Affari Esteri italiano. Purtroppo, questo contributo è stato ritirato, nonostante il magnifico momento che sta vivendo l’insegnamento dell’italiano in Messico in continua espansione, per cui adesso l’associazione può contare solo sulle quote annuali dei soci (circa 350) e su eventuali sponsor.

 

Per concludere, quali sono a vostro avviso gli aspetti che dovrebbero essere migliorati nella formazione del docente di italiano in Messico?

S. L.: Credo che da una parte bisognerebbe insistere maggiormente sull’aggiornamento riguardo ad aspetti socioculturali dell’Italia contemporanea e agli autori italiani, obiettivo che richiede scambi e contatti costanti con l’Italia. Inoltre, tradizionalmente si è fatta molta enfasi sull’insegnamento-apprendimento di un certo tipo di grammatica, spesso con metodi pedagogici antiquati quali la memorizzazione. Ciò proviene in parte da una cultura generale dell’insegnamento-apprendimento in Messico ancora basata su un’idea autoritaria dell’insegnante, un’idea cumulativa del sapere, organizzato secondo schemi mnemonici e acritici, e sulle deficienze del sistema educativo in generale, specialmente nella scuola elementare e media. La scrittura nella propria lingua materna e la capacità di riflessione sulla stessa, sulla sua ortografia e sintassi, sono veri e propri problemi educativi qui in Messico. Perciò, sarebbe importante istituire un laboratorio permanente di grammatica pedagogica e contrastiva, incentrata sull’efficacia dei metodi e sull’analisi della situazione di partenza degli studenti ma, soprattutto, su principi pedagogici di formazione critica, attiva, riflessiva e cosciente. L’AMIt, in questo senso, ha un ruolo importante, ma si potrebbero anche creare più vincoli istituzionali fra i vari centri universitari di insegnamento dell’italiano, per favorire il flusso di saperi dal centro alla provincia, con la possibilità di organizzare corsi di aggiornamento intensivi e/o a distanza.

 

F. B.: A mio parere, uno dei problemi ancora aperti per quanto riguarda i docenti messicani è quello della padronanza della lingua. Concordo, dunque, con Sabina. Sono ancora troppi gli errori di tutti i tipi (ortografia, sintassi, organizzazione del discorso, lessico) che commettono, anche dopo periodi più o meno lunghi di soggiorno in Italia. D’altra parte, trattandosi di due lingue con un altissimo grado di affinità, questo aspetto è fra i più spinosi e purtroppo a volte credo che non si possa fare molto.
Esiste poi, come accennava Sabina all’inizio dell’intervista, il rovescio della medaglia, quello dell’improvvisazione: qualunque italiano che arriva in Messico con un titolo di laurea non specifico per l’insegnamento, si sente autorizzato, per il solo fatto di essere parlante nativo, a insegnare italiano e sfortunatamente esistono molte istituzioni, soprattutto scuole private di inglese che desiderano aprire un corso di italiano, che non vanno troppo per il sottile e li accettano.
Se personalmente sono sempre stata del parere che alcune persone, indipendentemente dalla formazione accademica, abbiano un dono speciale, un talento per l’insegnamento e sono forse i migliori docenti, ciò non toglie che anche nel caso di questi professori “nati” la formazione e la professionalizzazione siano importanti.
Attualmente, grazie anche, come dicevo, alle opportunità formative on line, alcuni colleghi che hanno cominciato ad insegnare anni fa da “improvvisati” lo hanno capito e stanno frequentando i corsi Icon o quelli di Perugia o di Venezia.

 

Franca Bizzoni si è laureata in Lingua e Letteratura Inglese presso l’Università di Roma. Ha svolto un periodo di formazione in glottodidattica e linguistica presso l’università di York, Inghilterra, e un master in linguistica presso la UNAM, dove ha realizzato anche studi di dottorato. Ha lavorato come funzionaria presso l’IIC di Città del Messico e, dal 1974 al 2008, come docente di italiano e didattica dell’italiano presso la Facultad de Filosofía y Letras della UNAM. Ha collaborato per molti anni come docente nel corso di formazione per professori del CELE della UNAM, centro per il quale ha svolto numerosi lavori di ricerca. Ha pubblicato numerosi articoli sia di linguistica che di didattica delle lingue, oltre al manuale Ciao, ragazzi! (con Alaíde Foppa e Silvia Villalobos), il primo libro per l’insegnamento dell’italiano a messicani pubblicato in Messico. Con la Dott.ssa Mariapia Lamberti è stata capo del Dipartimento di Lettere Italiane della Facultad de Filosofía y Letras della UNAM, nonché coordinatrice della Cátedra Extraordinaria Italo Calvino, istituita dal Governo Italiano presso la UNAM. È stata, inoltre, per due volte Presidente della Asociación Mexicana de Italianistas.

 

Sabina Longhitano si è laureata in Lettere Classiche presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e ha ottenuto il titolo di master in linguistica applicata presso l’UNAM. È dottoranda in filosofia del linguaggio, con una tesi sul linguaggio figurato. In questa università insegna dal 1997. Attualmente è capo del Dipartimento di Letras Italianas della Facultad de Filosofía y Letras -UNAM- ed è professore associato presso il Colegio de Letras Modernas. Si occupa di didattica dell’italiano come LS, di produzione di materiali didattici, di formazione professori, di letteratura italiana delle origini, del Rinascimento e del Novecento, e di cultura popolare italiana, in particolare dei canti. Ha pubblicato diversi articoli ed è coautrice di un manuale sull’uso del dizionario in italiano.

1 Franca Bizzoni, “Panorama dello studio dell’italiano in Messico”, in: M. Lamberti – F. Bizzoni (Eds.), Italia a través de los siglos. Lengua, ideas, literatura. VI Jornadas Internacionales de Estudios Italianos, 24-28 noviembre 2003, Cátedra Extraordinaria "Italo Calvino", México D.F.: Facultad de Filosofía y Letras, Universidad Nacional Autónoma de México, 2005: 23-33.

 

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