Settembre 2007  Supplemento alla rivista EL.LE - ISSN: 2280-6792
Direttore Responsabile: Paolo E. Balboni
EU Elearning Conference 2006, la tecnologia che migliora l'apprendimento di Gianluigi Bodi

ABSTRACT

L’Elearning in Europa sta vivendo un momento particolarmente complicato. Da un lato si moltiplicano le iniziative di corsi online, dall'altro la pluralità dell'offerta non va di pari passo con l'effettiva innovazione e con la reale qualità dei corsi e delle strutture offerte.
Durante la EU Elearning Conference del luglio 2006 si è cercato di mettere in luce i problemi che stanno ostacolando lo sviluppo dell'Elearning e di proporre soluzioni valide per risolverli.

 

1. QUALI PROBLEMI?

Durante la conferenza del luglio 2006 tenuta ad Espoo alle porte di Helsinki, l’intento degli organizzatori è stato subito chiaro. Da un lato si è cercato di affrontare in maniera razionale e costruttiva le difficoltà che l’elearning sta vivendo in questo momento. Tali difficoltà sono:

 

  • La mancanza cronica di fondi;

  • La scarsa circolazione dei risultati ottenuti dalle ricerche sul campo;

  • La frammentazione dei progetti;

  • La sovrapposizione di ricerche pressoché uguali;

  • La mancanza di uno standard nella progettazione dei contenuti delle piattaforme di elearning.

 

Dall’altro lato i promotori della conferenza hanno voluto dare una panoramica delle risorse e delle strategie utili per risolvere i problemi esposti. Per fare ciò, gli esperti del settore che si sono avvicendati al microfono hanno dipinto uno scenario che mostrasse ad oggi, lo stato dell’elearning e le possibili strade da percorrere per avere uno sviluppo ottimale. L’impressione che se n’è avuta è stata quella di essere in presenza di un campo in continuo (anche se a volte caotico) sviluppo, con enormi potenzialità e con gli strumenti idonei a rendere concrete queste potenzialità.

Con la “Lisbon Agenda” (LA) del maggio 2000 la EU aveva programmato di far diventare L’Europa: “la più competitiva e dinamica economia del mondo basata sulla conoscenza, in grado di avere una crescita economica sostenibile con lavori migliori e una migliore coesione sociale”.1

Purtroppo, allo stato attuale delle cose le prospettive ottimistiche teorizzate dalla LA non sono ancora state realizzate e già nel 2004, tra aprile e novembre, un gruppo di dodici professionisti nel campo del sociale e dell’economia ha portato avanti una revisione della LA in cui l’aspetto sociale è stato messo in secondo piano e quello economico ha preso il sopravvento.

Nel 2006 l’European Open and Distance Learning Liaison Committee (ODL) ha cercato di individuare i motivi del parziale insuccesso della LA, lo studio che ne è risultato e che è stato pubblicato nel maggio 2006 con il nome di “Learning innovation for the Adapted Lisbon Agenda” ha messo in risalto due problemi principali:

 

  • La mancanza di un’innovazione dell’apprendimento che prenda in considerazione tutti i programmi di ricerca fino ad ora effettuati;

  • La mancanza dell’accumulazione e utilizzo delle pratiche correnti e dei pochi risultati della ricerca che sono disponibili, incluso il consolidamento della conoscenza raccolta e disponibile.

 

L’elearning Europeo non ha lo stesso passo di quello Americano o Asiatico perché viene a mancare la coesione tra le strutture e una rete di condivisione tra tutti i soggetti che lavorano in questo ambito. I ricercatori tendono a dimenticare i contributi già presenti e frutto di complesse ricerche sul campo. Così facendo si rischia di ricominciare sempre dall’inizio, di sovrapporre più ricerche e quindi di rallentare lo sviluppo dell’elearning.

I ricercatori stessi lamentano una scarsa disseminazione della conoscenza del loro campo di studi. C’è una sempre crescente difficoltà ad accedere ai risultati delle ricerche già portate a termine, inoltre, i risultati delle sperimentazioni più complesse e di più alto valore rischiano di venire confuse con quelli di ricerche a basso profilo e di dubbio valore.

Questa parcellizzazione delle ricerche ha un’origine nella continua scoperta di nuovi ambiti di ricerca. Mentre all’inizio, l’elearning era un campo di studi limitato, ora non è più così. L’avvento di nuove tecnologie, della portabilità delle informazioni e dei terminali per potervi accedere ha dato vita ad una serie di indirizzi di studio che non possono più essere inglobati nello stesso filone. L’etichetta elearning viene quindi ad essere il nome sotto il quale si trovano molteplici argomenti di studio. E’ quindi inevitabile che le ricerche siano di generi molto diversi tra loro. Il fenomeno della parcellizzazione non è negativo di per sé, è una strategia per affrontare la continua espansione dell’ambito di studio, diventa negativo nel momento in cui non ci sia un modo per collegare in maniera logica i risultati delle ricerche e quindi venga meno la trasparenza degli stessi.

 

 

2. POSSIBILI SOLUZIONI

In questo scenario confuso e in continuo cambiamento si colloca il lavoro di Helios (Horizontal Elearning Integrated Observation System). Il progetto Helios si prefigge di stabilire una piattaforma di osservazione sostenibile che si occupi di monitorare lo stato dell’elearning in Europa in relazione alle politiche tematiche europee, filtrando le ricerche esistenti e organizzandole per aree di studio. Nella fase di monitoraggio, Helios si occupa anche di osservare come l’elearning possa contribuire a sviluppare alcuni punti espressi dalle politiche europee in materia di educazione, innovazione e integrazione sociale e, inoltre, di prevedere i possibili scenari futuri.

Allo stato attuale, il progetto Helios si occupa di:

 

  • Eliminare il divario tra l’informazione esistente e il bisogno di dati utili per chi si occupa di prendere decisioni nel campo dell’elearning. Helios ha prodotto dodici rapporti che si sono focalizzati sulle ricerche teoriche e pratiche e due analisi comparative che coprono tutta l’unione europea.

  • Stimolare la sinergia e lo scambio di conoscenza tra gli osservatori già esistenti (Eurobarometer, Euridyce, Eurostat, Elearning Observation Projects, OECD, EUN, IEA, EENet) in vista della creazione di una piattaforma che includa tutti gli osservatori, che presenti tutte le informazioni raccolte per segmento/area di studi, in modo da delineare un quadro completo dello sviluppo dell’elearning in Europa.

  • Supportare i legislatori, gli azionisti e i ricercatori nella definizione di future linee di azione nella politica, nell’implementazione e nelle priorità future della ricerca. Vengono prodotti due report annuali focalizzati sulla definizione dello scenario attuale e sulle previsioni per lo sviluppo futuro.

  • Coinvolgere attivamente gli utenti e o professionisti dell’elearning nell’analisi, in modo da garantire l’adattabilità e la flessibilità dei servizi, degli osservatori e della dimensione dell’innovazione.

 

Helios è quindi a tutti gli effetti un punto di incontro tra chi utilizza l’elearning, chi lo progetta e chi lo regolamenta, riuscendo così a favorire un interscambio di informazioni e idee che vanno a diminuire il divario tra le varie parti in causa.

 

Un altro problema sorto durante la conferenza è la mancanza di connessioni tra i vari programmi di “education and training” degli stati europei. In pratica, la mancanza di circolazione delle informazioni acquisite dai vari enti e organizzazioni, fa si che alcuni studi vengano riprodotti più volte senza che ci sia un’effettiva innovazione. Ci si trova di fronte ad uno scenario in cui alcune ricerche vengono riprese dall’inizio perché non c’è stata sufficiente disseminazione della conoscenza tra i vari osservatori deputati a monitorare i progressi dell’elearning. Il dispendio di energie, risorse umane e risorse economiche è evidente. Ciò che è meno evidente e che rischia di essere deleterio per lo sviluppo futuro dell’elearning è che un tale caotico assembramento delle informazioni e dei risultati delle ricerche rischia di delegittimare la ricerca dando un’idea di profonda disorganizzazione e mancanza di coesione che tiene lontana gli investitori. Questa situazione caotica è uno dei primi aspetti da affrontare per permettere all’elearning di avere uno sviluppo solido e sostenibile. Si tratta quindi di razionalizzare le risorse già presenti e di utilizzarle al meglio come base per le ricerche future. Come si può immaginare, l’esistenza di un osservatorio che sia in grado di monitorare le ricerche e di mettere in contatto enti, organizzazioni, associazioni e investitori permetterebbe di ottimizzare le risorse esistenti e gli investimenti.

Un’organizzazione di questo tipo rispecchierebbe la filosofia che l’elearning sta facendo propria. Infatti, uno dei concetti fondamentali esplorati durante la conferenza di Espoo è stato quello dell’apprendimento collaborativo. Gli studiosi sono stati d’accordo nel dire che l’apprendimento di gruppo è di gran lunga migliore e più proficuo dell’apprendimento individuale. La ricerca stessa nel campo dell’elearning va quindi considerata come una ricerca collaborativa e un processo di aggregazione sociale. Le molte ricerche incomplete, portate avanti individualmente, rischiano di non offrire nulla di nuovo al panorama attuale dell’elearning.

 

 

3. TECNOLOGIE AL SERVIZIO DELL'INSEGNAMENTO

Un ulteriore aspetto affrontato durante la conferenza è stato quello della tecnologia al servizio dell’elearning. L’insegnamento può giovarsi delle innovazioni tecnologiche. In Finlandia, la Nokia sta puntando molto sul mobile learning e sulla tecnologia di Pulling2

L’idea che sta alla base di questo concetto è quella di poter permettere ad ogni singolo individuo di imparare qualsiasi cosa, in qualsiasi luogo e in qualsiasi momento. Allo scopo si prestano i telefoni cellulari di ultima generazione, i PDA, i notebook, i subnotebook, i palmari e ogni altro dispositivo portatile provvisto di connessione ad internet. Volendo allargare il campo d’azione si possono tenere in considerazione anche i lettori multimediali portatili che, pur non avendo una connessione ad internet, hanno un hard disk capiente che permette di immagazzinare dati audio e video (oltre che in formato testuale) e che viste le esigue dimensioni può essere utilizzato per ascoltare e vedere lezioni. Nokia è convinta che, in qualsiasi parte del globo ci si trovi, sia sufficiente possedere uno dei dispositivi portatili menzionati per poter richiedere ed ottenere informazioni. Lo scopo di questo progetto della ditta finlandese è quello di supportare l’apprendimento informale (informal learning), per distaccarlo da uno schema fisso come quello tradizionale e dare l’opportunità a tutti di ottenere una conoscenza su misura mettendo l’apprendente al centro del processo di apprendimento.

Sullo stesso campo di azione si svolge il lavoro di MobilED, la quale si propone di progettare degli ambienti di apprendimento che siano in grado di dialogare con i servizi e la tecnologia mobile. Una delle funzioni attualmente utilizzabili è quella della ricerca delle informazioni tramite SMS. L’utente invia un SMS dal proprio cellulare al server di MobilEd specificando i termini della ricerca ai quali è interessato, il server chiama l’utente e un sintetizzatore vocale legge gli articoli presenti nell’istallazione mediawiki di MobilED.

Anche la Pearson Foundation con il suo progetto Bridgeit utilizza gli SMS. Gli insegnanti infatti utilizzando il telefono cellulare possono richiedere intere lezioni e farsele spedire sul desktop in classe. Il materiale ottenibile va dal semplice documento Word ai file audio fino ad arrivare ai filmati. Bridgeit si occupa quindi di creare una banca dati di contenuti mettendo in comunicazione i content provider con gli insegnanti. Allo stato attuale la sperimentazione lanciata nelle filippine sta avendo un ottimo successo.

Questi ultimi due progetti sono rivolti a quelle realtà economicamente svantaggiate in cui non è possibile avere ingenti investimenti per acquistare libri di testo. Le aziende che operano in questo settore cercano di implementare un modello efficace e a basso costo in modo da contribuire ad eliminare il digital divide. La ricerca in questo campo è molto attiva e sta facendo passi da gigante. A prescindere dalla validità o meno delle teorie su cui si basa il concetto di mobile learning è utile osservare come si stia tentando sempre più di portare l’apprendimento anche al di fuori delle classi, ma che non si cerchi di eliminare l’apprendimento cosiddetto formale, bensì si cerchi di affiancargli l’insegnamento informale in modo che l’apprendente abbia una più ampia possibilità di scelta e una maggior consapevolezza del proprio processo di apprendimento.

Con l’avvento del Web 2.0 internet è diventato a tutti gli effetti uno strumento sociale. In precedenza era estremamente facile recuperare informazioni su qualsiasi campo di studio. Portali dedicati o i motori di ricerca come Google e Yahoo erano in grado di restituire miglia di pagine web contenenti informazioni sull’argomento desiderato. Ciò che invece era più difficile era la pubblicazione di contenuti da parte dell’utente medio. Era necessario avere una buona conoscenza dei linguaggi di programmazione (HTML o PHP) per poter creare un sito internet e pubblicarvi le proprie ricerche. Di fatto, queste capacità di programmazione erano in mano a poche persone se si considera il bacino di utenti che ogni anno utilizzano i motori di ricerca per attingere alle informazioni presenti su internet. Il web è ora uno strumento di gran lunga più evoluto. Pubblicare video o foto, impaginare un giornale online, avere un blog (Weblog) personale è diventato molto più semplice. Non si tratta più solamente di assorbire informazioni dalla rete, bensì di metter in moto un interscambio continuo tra gli utenti e internet, creandola suo interno una rete sociale per la disseminazione delle informazioni. Con le nuove specifiche del web 2.0 internet si è calato in una realtà più democratica e a portata di utente medio. Servizi come Flickr (per la condivisione di foto), Del.icio.us (per la condivisione dei link) e Feedburner (per la condivisione dei feed RSS presenti nella maggior parte dei blog e in molti portali) mettono facilmente a disposizione di ogni individuo le risorse personali degli utenti di internet, inoltre, questi stessi servizi riescono a creare una rete nella rete, i cui nodi sono gli utenti e i cui collegamenti sono i link e gli interessi condivisi. Un esempio molto significativo di questo tipo di filosofia è Myspace, la più grande community del web nella quale ogni utente ha la sua pagina web personale. L’utente può personalizzare la propria pagina inserendo lettori multimediali, pubblicando un bollettino e un blog, pubblicando un proprio profilo nel quale fa riferimento ai propri gusti in materia di musica, cinema etc. Le connessioni avvengono solitamente sulla base degli interessi comuni. Gli utenti possono aggiungere alla propria lista di “amici” qualsiasi altro utente di Myspace e i contenuti pubblicati sul bollettino e sul blog vengono spediti a tutti i membri della lista. Myspace è stato lo scenario di alcuni fenomeni mediatici. Gruppi rock, libri e personaggi sono riusciti a rompere la barriera del fenomeno legato ad internet e a diventare realtà televisive e musicali di enorme successo.

Educare fin da giovani ad utilizzare internet con un fine sociale può essere la base di partenza per insegnare alle persone cosa significa condividere realmente le proprie idee. Così facendo, i ricercatori del futuro, avrebbero già una formae mentis portata verso la collaborazione e lo scambio di idee cosa che eliminerebbe, almeno in parte, uno dei fattori che limitano l’efficacia dell’elearning.

Un altro dei problemi che attualmente sta osteggiando lo sviluppo dell’elearning riguarda la progettazione e la diffusione delle piattaforme di elearning. Allo stato attuale delle cose si nota la mancanza di uno standard condiviso nella creazione dei materiali didattici. E’ frequente il caso in cui un materiale didattico prodotto all’interno di una determinata piattaforma non sia esportabile su altre piattaforme a causa di problemi di incompatibilità. Si viene a creare una guerra tra formati che, lungi dall’essere positiva come la libera concorrenza, contribuisce ad allontanare tra loro le varie iniziative di elearning. E’ chiaro che, per eliminare parte dei problemi dovuti alla presenza di troppi formati diversi tra loro e quindi riuscire a mantenere un buon livello di coesione tra le varie iniziative, è necessario poter contare su un formato unico e con un’elevata esportabilità.

In questa direzione si sta muovendo il progetto Mobilearn che con lo standard OMAF (Open Mobile Learning Abstract Framework) si è dedicato alla progettazione di uno standard che sia condivisibile e riesca a dialogare con tutti gli strumenti utilizzati per l’elearning, dal desktop ai PDA. Lo scopo del progetto Mobilearn è quindi quello di fornire un modello replicabile su più piattaforme. Si vuole evitare che il terminale dal quale si accede ai servizi di elearning diventi un vincolo. Inoltre Mobilearn si occupa di studiare il panorama attuale e proporre nuove opzioni per il futuro, tenendo conto delle diverse realtà economiche e delle diverse esigenze.

Nel campo strettamente legato alla creazione di contenuti lo standard SCORM (Shareable Content Object reference Model) è quello che al momento sta avendo un successo maggiore. Questo standard consente lo scambio di contenuti relativi all’elearning in maniera indipendente dalla piattaforma. SCORM non si occupa della qualità dei contenuti, ma ha un’attenzione puramente tecnica. Avere uno standard condiviso permette di potersi concentrare sulla qualità dei contenuti in quanto questi saranno visualizzati ed utilizzati allo stesso modo a prescindere dalla piattaforma che si utilizza. La promozione dello standard SCORM è stata vista, all’interno della EU conference, come uno dei passi da compiere per poter rendere più solido l’elearning. Avere una singola tipologia di Learning Object può far diminuire la confusione degli utenti e aumentare la compattezza di tutto il panorama della formazione a distanza.

Per essere compatibile con lo standard SCORM ogni Learning Object deve:

 

  • Essere catalogabile attraverso dei metadati (campi descrittivi predefiniti) in modo da poter essere indicizzato e ricercato all’interno dell’LMS (Learning Management System). I campi dei metadati descrittivi sono molti, ma non tutti sono obbligatori. Può ad esempio essere richiesto il nome dell’autore, la versione, la data dell’inserimento o la data dell’ultima modifica. In questo modo ogni Learning Object può essere aggregato ad altri in base a parametri prestabiliti. Inoltre, sfruttando le potenzialità di un motore di ricerca interno all’LMS si possono fare ricerche in base ai metadati inseriti;

  • Poter dialogare con il LMS in cui è incluso. C’è quindi un passaggio di dati tra LMS e i Learning Objects che è utile a tracciare il percorso di apprendimento del discente. Si può ad esempio determinare il tempo impiegato per il completamento di una data lezione, si possono visualizzare i risultati ottenuti nei test e stabilire a priori i vincoli che possono precludere al passaggio ad un livello successivo. Tale dialogo avviene attraverso dei dati che passano dal Learning Object all’LMS o viceversa. Il linguaggio di programmazione con cui i due elementi riescono a comunicare è il Javascript che viene interpretato da un’API che fa da unione tra i dati che i sue elementi si trasmettono;

  • Essere riutilizzabile. Il Learning Object deve poter essere trasportabile su qualsiasi piattaforma compatibile senza in questo modo perdere di funzionalità. Questo principio è alla base dello standard, in quanto, rispettando le direttive di programmazione, l’oggetto e la piattaforma non devono essere modificati per utilizzare le modalità di catalogazione e tracciamento dei risultati.

 

 

4. CONCLUSIONI

Le novità tecnologiche e le proposte politiche sono state coerenti con lo sforzo di riuscire a dare all’elearning una prospettiva di sviluppo futuro su basi solide e razionali. In questo senso, il modello da adottare maggiormente citato è stato quello finlandese. In Finlandia infatti, le Information Technologies sono da qualche anno in continua espansione, il rilancio dell’economia finlandese è stato di fatto affidato alla gestione intelligente e competente di tali tecnologie. Sono stati creati numerosi portali per ogni livello di educazione con lo scopo di fornire servizi di elearning, come ad esempio corsi online, materiale di supporto e gruppi di discussione. Il panorama è vasto e la legge della domanda e dell’offerta esige che sia mantenuto un certo equilibrio. Vista la crescente richiesta di contenuti online e di servizi di elearning si è venuta a creare una situazione per cui accanto ai progetti di matrice istituzionale (scuole, ministero dell’educazione, università), si sono affiancati nel corso degli anni numerosi progetti promossi da organizzazioni pubbliche e da società private nel campo dell’elearning. Questo è stato possibile, in quanto in Finlandia l’elearning ha raggiunto un livello talmente alto di efficienza da riuscire a favorire l’ingresso di investitori privati.

1 Nostra traduzione.

2 Le tecnologie di Pulling permettono all’utente di richiedere l’informazione di cui a bisogno ogni qual volta che lo desidera. Tale tecnologia si contrappone al Pushing, in cui l’informazione è inviata senza che ci sia un’effettiva necessità. Il vantaggio del Pulling è quello di poter avere sul proprio terminale solo ciò che serve quando serve.

 

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