Settembre 2011  Supplemento alla rivista EL.LE - ISSN: 2280-6792
Direttore Responsabile: Paolo E. Balboni
Progetti Comenius/Grundtvig. Qualche informazione per una loro maggiore diffusione di Roberta Barazza

ABSTRACT

L’argomento che vorrei trattare in questo articolo riguarda i progetti Comenius/Grundtvig che promuovono iniziative culturali di livello europeo, a volte ancora poco sfruttate in Italia. Dopo vari anni di insegnamento nella scuola secondaria italiana, vorrei parlare di tali finanziamenti evidenziando alcuni dei motivi per i quali restano a volte ignorati, spesso solo per poca informazione o fraintendimenti riguardo la loro preparazione

 

Le borse di studio Comenius e Grundtvig appartengono ai programmi LLP, o Life Long Learning Programmes, istituiti dal Parlamento e dal Consiglio Europeo nel 2006, che riuniscono varie iniziative di cooperazione europea nel campo dell’istruzione e della formazione. Sostituiscono, unendoli in un unico programma, i precedenti Socrates e Leonardo, attivi dal 1995 al 2007. Tra i principali obiettivi vi è quello di promuovere attività di scambio, cooperazione e mobilità tra i sistemi di istruzione all’interno della Comunità Europea.

 

http://www.programmallp.it/llp_home.php?id_cnt=1

 

L'ambito Comenius riguarda l'istruzione di bambini e ragazzi, il Grundtvig la formazione degli adulti. I progetti Comenius possono essere suddivisi in Mobilità, Partenariati, Progetti Multilaterali, Reti e Misure di Accompagnamento. Ho partecipato personalmente a progetti di mobilità individuale quali l'assistentato Comenius, la formazione in servizio e l'ospitalità di un assistente straniero. Soprattutto di questi vorrei parlare per incoraggiarne la partecipazione.

 

http://www.programmallp.it/home.php?id_cnt=11

 

Con assistentati si intende, da un lato, la copertura di un posto di assistente in un paese straniero, dall'altro l'accoglienza, da parte di una scuola, di un assistente straniero che collaborerà nell'attività didattico-linguistica.

 

http://www.programmallp.it/index.php?id_cnt=18

 

Gli assistenti di solito sono studenti universitari che stanno concludendo il ciclo di istruzione accademica. Si candidano per insegnare in una scuola straniera dove non sostituiranno gli insegnanti di cattedra, bensì li aiuteranno nello svolgimento di lezioni in lingua straniera. Un futuro assistente può insegnare la propria lingua, o la lingua di laurea, o una lingua che conosce molto bene. Mi è capitato di fare l’assistente in una scuola superiore lituana nel 2003, quando ancora in quelle scuole si festeggiava l'imminente entrata nell’Unione Europea: la Lituania sarebbe diventata paese comunitario, infatti, nel 2004. Essendo italiana, laureata in inglese, seconda lingua straniera tedesco, mi sono candidata per insegnare italiano, inglese e tedesco, ma ho insegnato, poi, solo inglese. Ovviamente gli insegnanti madrelingua sono i più ambiti: ospitare un assistente inglese per delle lezioni di inglese è una grande opportunità per la scuola. Ma chi si candida può insegnare anche altre materie e altre lingue comunitarie. In Lituania non interessava molto l’italiano, quanto piuttosto lo spagnolo perché in quegli anni vi era una forte emigrazione verso la Spagna. Sono esperienze molto interessanti sostenute da borse di studio sufficienti per vivere del tutto indipendentemente.

 

Quando insegnavo inglese al Liceo Fermi di Bologna, invece, un’assistente Comenius madrelingua inglese, laureanda in italiano, teneva conversazioni in inglese nelle mie ore di cattedra. Invitare un assistente nella propria scuola è molto semplice; basta compilare il modulo seguendo le indicazioni di questa pagina:

 

http://www.programmallp.it/index.php?id_cnt=122

 

La presenza di un assistente straniero è così preziosa per la scuola ospitante che, secondo me, vale la pena in ogni caso di candidarsi. Perché relativamente poche scuole fanno questa richiesta? Sento spesso, tra i colleghi, le seguenti obiezioni: gli assistenti sono riservati ai licei, i moduli richiedono un lavoro lungo e complesso, è molto impegnativo organizzare e seguire il lavoro dell'assistente, non è facile procurargli/le un alloggio. Queste opinioni sono facilmente confutabili. Consideriamole singolarmente.

 

Gli assistenti sono riservati ai licei.

Non è vero. Viene ovviamente data la precedenza alle scuole in cui lo studio delle lingue straniere è più importante, ma queste non sono necessariamente licei. In Lituania io insegnavo in una scuola superiore generale, non ad indirizzo linguistico. La scelta dipende, inoltre, anche dal numero degli assistenti disponibili, e questo varia ad ogni singola scadenza.

 

I moduli richiedono un lavoro lungo e complesso.

Il modulo di quest’anno è composto da una decina di pagine, di cui circa la metà deve essere compilata solo con informazioni generali sulla scuola ospitante: la dirigenza, l'indirizzo, il numero di insegnanti e alunni, ecc. La maggior parte dei quesiti, inoltre, richiede una risposta a scelta multipla. I moduli, quest’anno, sono solo in inglese ma si può rispondere in italiano o in altre lingue comunitarie. Oltre alla descrizione della scuola, occorre spiegare i motivi per cui un assistente può essere importante nella propria istituzione. Potrebbero bastare un paio d’ore per compilare l'intero modulo e avere un lettore gratis per un intero anno scolastico. Certo, occorre avere qualche conoscenza di internet e saper compilare un modulo online, ma questo dovrebbe ormai far parte delle conoscenze di base di ogni docente.

 

È molto impegnativo organizzare e seguire il lavoro dell'assistente.

Al contrario: l’assistente è un aiuto che alleggerisce il lavoro dell’insegnante di cattedra. Può organizzare in maniera autonoma le lezioni mentre il titolare può limitarsi a suggerire gli argomenti da trattare in classe. L'assistente può scegliere da sé il materiale da proporre e il modo in cui trattare l'argomento. L’insegnante di cattedra può condividere la gestione della lezione o semplicemente ascoltare e collaborare con l'assistente.

 

Non è facile procurare un alloggio all'assistente.

Questo problema non esiste. Gli assistenti ricevono una borsa di studio dall’Agenzia Comenius del loro paese e, economicamente, la scuola non deve loro niente, tanto meno l'alloggio. Una domanda del modulo di candidatura chiede se la scuola è disponibile a dare un alloggio all’assistente o informazioni utili per un alloggio. Se c’è questa possibilità tanto meglio per l’assistente, ma la scuola non ha nessun obbligo in questo senso. A me è capitato il problema contrario: la scuola lituana, dove ero assistente, pretendeva che mi fermassi nell'alloggio da loro offerto. Io preferivo invece vivere in città vicine più grandi. I colleghi lituani sembravano per questo un po' risentiti ma, appunto, la scuola non ha né l’obbligo di procurare un alloggio all’assistente, né il diritto di imporglielo.

 

 

Un’altra esperienza Comenius molto interessante è quella delle borse di studio per la formazione degli insegnanti in servizio:

 

http://www.programmallp.it/index.php?id_cnt=121

 

Permettono di seguire un corso di aggiornamento sulla propria materia di insegnamento in un paese europeo e in una lingua straniera. Ci si può candidare tre volte l’anno: a gennaio, aprile e settembre. Si può organizzare una propria attività di formazione, ma la cosa più semplice è scegliere uno dei corsi già preparati dalle tante associazioni culturali dei vari paesi. Il corso può durare fino a sei settimane, ma la durata più comune è di due settimane. Non è solo per insegnanti di lingue: può candidarsi un insegnante di qualsiasi materia purché abbia una minima conoscenza di una lingua straniera. Il corso deve aver luogo obbligatoriamente all'estero e in una lingua straniera. Quale difficoltà comporta la candidatura? Ben poca: si tratta di compilare, anche solo in italiano, un modulo scritto in inglese, dando informazioni personali e spiegando perché la partecipazione ad una simile attività può migliorare le proprie competenze e essere utile, oltre che a sé, alla scuola dove si lavora, agli studenti e ai colleghi. Possono candidarsi sia docenti di ruolo che supplenti. La candidatura deve essere firmata dalla scuola di appartenenza. Io ho ricevuto due di queste borse di studio per insegnanti di inglese e ho seguito un corso a Exeter, nel 2008, e uno a Dunfermline, Scozia, nel 2011, entrambi della durata di due settimane. Ecco quali dubbi e perplessità sento spesso opporre a tali iniziative: poiché i corsi di formazione possono aver luogo anche durante l’anno scolastico, il dirigente può non concedere il permesso di assentarsi. E' un problema lasciare la famiglia per la durata del corso. E' impegnativo anticipare la spesa del corso. Occorre un CV brillante. La propria candidatura è stata rifiutata e per questo non la si vuol più ripresentare. Ed ecco che cosa si può obiettare.

 

Il dirigente può non concedere il permesso di assentarsi.

È vero che il dirigente può non essere entusiasta di un’assenza che la scuola deve sostituire a proprie spese, ma sono programmi sostenuti dal ministero, del tutto autorizzati dal MIUR, e a cui un dirigente non potrebbe opporsi. Anzi, dovrebbe essere fiero se qualcuno del proprio staff vince borse di studio poiché tali riconoscimenti innalzano il prestigio di una scuola e rappresentano pratiche arricchenti e brillanti, di livello internazionale. Ho usufruito di una mia prima borsa di studio a Exeter, nel giugno del 2008, quando ero supplente in un liceo di Bologna. Avevo un contratto fino a giugno, non ero impegnata nella preparazione della maturità e per la scuola è stato quasi un vantaggio perché, per quel viaggio, ho usato giorni di ferie che la scuola mi avrebbe altrimenti dovuto pagare. A giugno, dopo la fine delle lezioni, gli impegni non sono molti se non si è coinvolti negli esami. Il mio secondo corso si è svolto lo scorso luglio in Scozia: la scuola non è stata minimamente danneggiata perché tutte le attività si erano già concluse. Per me è stata un'interessantissima vacanza finanziata dalla borsa di studio.

 

È un problema lasciare la famiglia per la durata del corso.

In realtà i finanziamenti potrebbero bastare anche per portare con sé la famiglia. La quota quotidiana è di circa 100 euro al giorno per vitto e alloggio, a cui si aggiungono i soldi del corso e del viaggio. Con 100 euro al giorno si può pagare un albergo di medio budget anche per più di una persona. Una caratteristica piuttosto antipatica, secondo me, delle scuole che organizzano questi corsi, è quella di insistere sull’alloggio in famiglia, probabilmente perché hanno convenzioni con le famiglie locali. Per insegnanti molto giovani può essere una buona soluzione, ma chi ha qualche anno in più difficilmente apprezza questo tipo di sistemazione. Tuttavia la stragrande maggioranza dei colleghi europei incontrati in UK durante questi corsi, accettavano la sistemazione in famiglia. Poi si lamentavano un po’ tutti, ma pochissimi sceglievano autonomamente alberghi o B&B. Mentre la soluzione in famiglia è organizzata dalla scuola stessa, chi opta per alloggi diversi deve trovarseli da sé.

 

È impegnativo anticipare la spesa del corso.

Non è necessario. Mi è capitato di dover anticipare la spese il primo anno, nel 2008, mentre la seconda volta, nel 2011, il denaro mi è stato anticipato per l’80%. Al momento della candidatura chiedono se si è disposti ad accettare la borsa anche dovendola anticipare, o se la si accetta solo se anticipata.

 

Occorre un CV brillante.

Non è sempre così. Un CV brillante è sempre un bel vantaggio, ma le priorità per la selezione dei candidati possono variare. Può capitare che, riguardo agli insegnanti di lingue, per esempio, l'Agenzia Comenius privilegi la formazione degli insegnanti delle scuole primarie: molti di essi insegnano una lingua straniera senza essere laureati in tale materia o avendo frequentato corsi di lingua solo per poche decine di ore. Il CV di un insegnante di scuola superiore può essere più brillante di quello di un insegnante di scuola primaria, ma può capitare che la candidatura di questi ultimi sia privilegiata in base alle priorità ritenute più urgenti per un paese. Anche per questo non è il caso di prendersela se la propria candidatura è rifiutata: non si tratta quasi mai di un giudizio di valore.

 

La propria candidatura è stata rifiutata e per questo non la si vuol più ripresentare.

Conviene invece sempre ricandidarsi. A volte le domande non sono accettate per motivi banali come un’errata compilazione del formulario o, come accennato, perché vengono sostenute certe priorità rispetto ad altre che nulla dicono del valore del candidato. Le priorità variano di anno in anno. In caso di candidatura rifiutata viene spiegato il motivo del rifiuto e questo può aiutare a formulare in maniera più adeguata una richiesta successiva. Insomma, candidarsi costa davvero poco: il tempo di compilare qualche pagina al computer. E con così poco si possono ricevere viaggi e corsi all’estero davvero interessanti. Aggiungo dicendo che, ai tempi della mia prima candidatura, nel 2008, era vietato ricandidarsi nei due anni successivi alla borsa ricevuta. Quest’anno, invece, ho notato, il limite è stato ridotto: ci si può ricandidare già l'anno seguente. Forse vi è un maggior numero di borse di studio disponibili. Se invece la propria domanda non è stata accettata, la si può ripresentare alla scadenza immediatamente successiva, e vi sono ben tre scadenze l’anno.

 

Esistono poi i partenariati Comenius/Grundtvig, progetti un po' più lunghi e complessi, ma sicuramente molto coinvolgenti e interessanti. Consistono in un lavoro didattico comune tra due o più scuole di diverse nazioni; si sviluppano tramite contatti online cui possono seguire incontri in presenza. L’insegnante dovrà cercare la/e scuola/e partner con le quali realizzare un lavoro di comune interesse. I partenariati si sviluppano in due fasi: un primo periodo dura due anni e può concludersi, poi, definitivamente o proseguire nel secondo partenariato, della durata di tre anni. Durante il primo progetto le scuole collaborano per un attività comune perlopiù online, durante la quale insegnanti e studenti possono incontrarsi in uno dei due paesi partner per un breve periodo di dieci o quindici giorni. Solo le scuole che, negli ultimi tre anni, hanno sviluppato questo primo partenariato, possono chiedere di avviare il secondo, durante il quale al massimo venti alunni per istituto possono studiare per qualche mese o un anno scolastico intero nel paese partner. Al ritorno in Italia il loro anno scolastico viene riconosciuto dal ministero. Il lavoro comune può riguardare vari argomenti, ad esempio, come funzionano le scuole o quali sono le abitudini dei giovani nei rispettivi paesi. Online si cercano i contatti, ci si scambia materiale che può essere elaborato in vario modo: essere raccolto in un sito web, presentato in una mostra, descritto in racconti ...

Lo scambio può essere in una lingua comune o in più lingue comunitarie. A questo possono seguire incontri online via Skype, foto, teleconferenze, e incontri reali come visite delle scuole partner o delle città coinvolte, seminari, conferenze, corsi di lingue. Questi progetti riguardano la formazione sia dei giovani che degli adulti: i finanziamenti Comenius servono per la formazione di bambini e ragazzi; quelli Grundtvig per quella degli adulti. La struttura dei progetti può essere simile mentre può differire il contenuto didattico. I corsi di formazione per gli insegnanti che lavorano in ambito Comenius e Grundtvig sono spesso comuni.

 

Vorrei ora descrivere il progetto Grundtvig organizzato da un collega spagnolo incontrato durante l'ultimo corso di formazione Comenius/Grundtvig a Dunfermline, in Scozia, lo scorso luglio.

Il Prof. Isidro Almendàrez Lòpez, responsabile del dipartimento di inglese e docente di inglese presso la Escuela Oficial de Idiomas Léganes di Madrid, nonché lettore di inglese presso la facoltà di Economia dell'Università Complutense di Madrid, sta sviluppando un partenariato Grundtvig per l’insegnamento della lingua inglese ad adulti. I discenti coinvolti provengono dai seguenti paesi: Spagna, Svezia, Bulgaria, Polonia, Romania, Cipro, Belgio, Regno Unito. Il titolo del progetto è 'A lot to learn from our Elderly. Getting a deeper European conscience/identity'. Il lavoro consiste in un confronto tra passato e presente nelle esperienze dei partecipanti che sono maggiorenni giovani, adulti e anziani, appartengono a scuole non necessariamente di indirizzo linguistico, usano, come lingua veicolare, l’inglese. I membri della stessa nazionalità possono discutere nella lingua nazionale, ma i contatti e il lavoro con le altre scuole avvengono in inglese. Gli argomenti trattati, sulla base del fondamentale confronto tra passato e presente, sono vari: feste e celebrazioni, il comportamento delle persone, il lavoro, la scuola, i rapporti con gli altri, i rapporti sentimentali, il cibo, l'abbigliamento, lo studio, il denaro, i giochi dei bambini, le canzoni, la guerra, l'emigrazione, le speranze del dopoguerra ... Da questo scambio è nato il sito

 

http://elderlymemories.wikispaces.com/

 

che sviluppa e riassume il progetto, ma le testimonianze raccolte si sono concretizzate anche in mostre fotografiche, incontri e conferenze, raccolte di foto, video, registrazioni musicali, libri digitali, poesie, ricette ... I temi trattati vengono suddivisi in capitoli, ad esempio i rapporti personali, le abitudini alimentari, le esperienze del dopoguerra, e ogni capitolo, dopo un lavoro comune online, si conclude con un incontro in presenza in uno degli stati partner. L'obiettivo finale consiste nella definizione di una sorta di decalogo del buon vivere scegliendo, dal passato e dal presente, quelle che vengono considerate le abitudini migliori nella vita quotidiana e nei rapporti tra le persone. Ancor più importante e significativo, però, è forse il lavoro in sé: questo scambio di esperienze, conoscenze, ricordi e opinioni che porta ad avvicinare e capire persone di stati diversi, le loro esperienze di vita e i loro valori. Una parte particolarmente interessante risulta, ritengo, quella dedicata alle esperienze di un passato che, a certi europei, può sembrare remoto e superato, mentre è invece ancora vivo nei ricordi dei nostri vicini: il racconto, per esempio, del signore polacco A.A. che, durante il regime comunista, festeggiava il Natale solo di nascosto e con il terrore di essere denunciato alle autorità. O quella della signora rumena D.C. che, insieme alla famiglia benestante, fu deportata dalla Transilvania in Moldavia e costretta ai lavori forzati in una fabbrica. O dei suoi fratelli che dovettero rinunciare agli studi universitari perché dichiarati nemici del comunismo. Simili progetti non solo promuovono l’uso di una lingua comune, ma formano la nuova cittadinanza europea, perché permettono ai cittadini di conoscersi più profondamente. E‘ questo, alla fine, l'obiettivo principale dei programmi europei considerati.  

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