Febbraio 2012  Supplemento alla rivista EL.LE - ISSN: 2280-6792
Direttore Responsabile: Paolo E. Balboni
L’italiano in Guatemala. A colloquio con Erica Berra di Paolo Torresan

ABSTRACT

Erica Berra dirige l’Istituto Italiano di Cultura di Città del Guatemala. L’intervista è stata realizzata nel 2009. Viene ritratta la situazione dell’italiano nel paese e le sfide che l’istituto si prefigge per incrementarne la diffusione.

 

Gentile Dott. Berra, ci può descrivere in breve l'evoluzione dello studio della lingua italiana in Guatemala?

Negli ultimi anni, in virtù del fatto che il Ministero degli Affari Esteri italiano ha promosso una politica di diffusione della lingua e della cultura italiana che ha interessato i paesi dell’America centro-meridionale, possiamo dire che lo studio della lingua italiana ha avuto uno sviluppo tendenzialmente crescente.
Da tre anni è infatti in vigore un Accordo triennale di Cooperazione Culturale siglato il 27.10.03, convertito in legge numero 11 del 09.01.2006, che eroga un contributo a sostegno della creazione di cattedre in scuole e università guatemalteche. Il progetto si è concretizzato nell’attivazione dei corsi d’italiano in alcune scuole, le quali hanno potuto così garantire l’offerta di corsi d’italiano, e nell’apertura di nuove cattedre presso il Centro d’Apprendimento Linguistico dell’Università San Carlos (CALUSAC) e presso l’Università Rafael Landivar. Quest’ultima è un’istituzione privata molto prestigiosa in Guatemala ma che in passato si è limitata a promuovere corsi d’italiano nella categoria di ‘corsi liberi’ esterni al controllo e all’intervento del dipartimento di Lingüística. Dal 2007 lo studio della lingua italiana, pur continuando ad essere facoltativo per gli studenti iscritti alle varie facoltà, è stato annesso al dipartimento di lingüística e ad esso subordinato in termini di coordinazione, scansione dei livelli, strumenti e materiali didattici ecc. L’elaborazione e la realizzazione dei nuovi progetti di insegnamento è stata resa possibile dalla collaborazione dell’Istituto Italiano di Cultura, dall’ex lettore, prof.ssa Lucia Bonato e dall’attuale lettore Prof.ssa Alessandra Rossi [nota dell’intervistatore: ci si riferisce all’anno in cui è stata effettuata l’intervista: 2009]. Il corso di formazione per docenti locali è stato concepito proprio in vista di una necessaria risposta alla maggiore richiesta di corsi d’ italiano nelle scuole, risposta che l’università non è in grado di dare in quanto la formazione di insegnanti di lingua è limitata ai futuri docenti di inglese.
Questa carenza non ha permesso l’apertura di corsi d’italiano all’interno del paese, infatti , pur essendoci una crescente richiesta, mancano docenti qualificati in grado di far fronte a questa domanda.
Consultando i dati ci accorgiamo che le scuole e i centri dove s’insegna l’italiano sono concentrati esclusivamente a Città del Guatemala. I circa 4400 studenti d’italiano frequentano corsi attivati presso le seguenti istituzioni: Colegio Don Bosco (1550 studenti), Colegio Italiano (1000 studenti), Colegio Montessori (40 studenti), CALUSAC de la Universidad San Carlos (500 studenti), Società Dante Alighieri (200 studenti), Universidad Rafael Landivar (190 studenti), Istituto Italiano di Cultura (960 studenti).
Attualmente, l’italiano può considerarsi la terza lingua rispettivamente dopo l’inglese e il francese.

 

 

Ho osservato, per inciso, la nutrita serie di corsi che l'Istituto fornisce, valorizzando le competenze degli insegnanti: corsi di latino, corsi di cucina, corsi di italiano commerciale, corsi di dizione, ecc. Ce ne può dare un breve accenno?

Presso l’IIC di Città del Guatemala sono attivi corsi ordinari d’italiano tutti i giorni dal lunedì al sabato con degli orari che coprono tutta la mattinata a partire dalle sette e anche la fascia pomeridiana a partire dalle due e mezzo alle 8 di sera. I professori che tengono i corsi sono in possesso di un titolo universitario e alcuni sono altresì titolari di Master in glottodidattica. I corsi di cucina, che sono molto gettonati, sono tenuti in orari infrasettimanali la mattina o nel tardo pomeriggio. I corsi d’italiano settoriale, che continuano a ottenere un discreto successo, hanno riguardato l’italiano dell’economia, si sono realizzati poi dei seminari tematici sul cinema e sull’arte.

 

 

Ci sono delle iniziative promosse dall'Istituto per la diffusione della cultura che, a suo modo di vedere, possono valere da esempio per altre istituzioni operanti all'estero?

L’istituto è riuscito ad inserirsi nel mondo culturale, diventando un vero e proprio punto di riferimento grazie alla ricca offerta di iniziative culturali, che non si limitano solamente all’area delle scienze sociali, letteratura ,arte, musica, ma anche al settore scientifico.
Nel nostro Istituto ogni elemento, sia che appartenga al corpo docente che a quello amministrativo, in modo trasversale coopera in qualsiasi contesto afferente la diffusione dell’idioma e della cultura italiana. In altri termini ciascuno dà il massimo contributo indipendentemente dal ruolo corrispondente, in modo tale da non avere un istituto che procede a compartimenti stagni: l’interdisciplinarietà nel nostro contesto si estende dunque alle mansioni lavorative. La flessibilità, intesa come l'esecuzione di talune funzioni da parte dei diversi soggetti (indipendentemente dalla loro caratterizzazione professionale) è una strategia che abbiamo adottato per far fronte alle difficoltà consuete o a quelle contingenti, anche per far fronte all’esiguo numero del personale. Con ciò non voglio affermare che il lavoro debba essere svolto alla garibaldina o che tutti dobbiamo diventare dei factotum disposti a fungere da direttori d’istituto, direttori didattici, professori, organizzatori di eventi, bibliotecari ecc. Dico semplicemente che la collaborazione nella risoluzione di un problema o nell’elaborazione e messa in pratica di un progetto non può fondarsi solo su una rigida burocratizzazione dei compiti. In questo modo, non solo la nostra agenda culturale risulta ogni mese molto fitta di appuntamenti (la invito a consultare il nostro sito www.iicguatemala.esteri.it) ma la maggiore coordinazione ci consente anche di prevedere con un certo margine di anticipo i problemi più ricorrenti cercando soluzioni che progressivamente si sedimentano in strategie d’intervento sempre più consolidate. Un altro punto di forza è senz’altro la tendenza a coinvolgere i discenti nelle nostre attività: in occasione delle feste di fine anno, di Carnevale e del 2 Giugno, molti studenti sono stati incentivati dai professori a partecipare alla messa in scena di pièce teatrali, a piccole esibizioni musicali, e a altre performance con le quali si sono potuti rafforzare i legami fra l’IIC e il corpo discente, la cui azione non si è quindi limitata alla mera frequentazione dei corsi. Dal punto di vista dei corsi occorre aggiungere un’altra cosa: in termini di organizzazione di eventi culturali in Guatemala un’attività culturale (rilevante e poco frequente o minore e con una scadenza costante che sia) ha un’effettiva ricaduta in termini di nuove iscrizioni quando riesce a coinvolgere, almeno indirettamente, la figura del paese ospitante e anche in questo caso il nostro IIC è riuscito a soddisfare questa esigenza attraverso la collaborazione con i principali enti culturali e università locali. Da qualche anno a questa parte, inoltre, l’IIC ha stipulato una convenzione con alcune scuole e università italiane riguardanti l’assegnazione di borse di studio di circa un mese per gli studenti meritevoli. Alcuni di questi hanno quindi potuto usufruire di un servizio che gli ha permesso di vivere in prima persona la cultura italiana direttamente sul posto.

 

 

Quali sono le maggiori sfide che un Istituto di Cultura operante in Centro America, oggi come oggi, si trova ad affrontare?

l’Istituto Italiano di Cultura del Guatemala è l’unico che opera in Centro America e vorrebbe assumere il ruolo di testa di ponte rispetto agli altri paesi dell’area, sia nel campo culturale che nella formazione glotto-linguistica.
In ogni modo, non dobbiamo dimenticare che il Guatemala è un paese che presenta notevoli problemi strutturali che impediscono la soddisfazione dei bisogni primari della popolazione studentesca in generale. Dalla scuola pre-primaria al diversificado (secondo ciclo di scuola secondaria), il livello d’efficienza è abbastanza basso, il che si riflette in un’elevata percentuale di diserzioni, assenteismo, anni ripetuti e bassa motivazione. Queste deficienze provocano un alto numero di analfabeti funzionali soprattutto nelle aree rurali, che sono le zone in cui il problema della carenza di mezzi e personale qualificato è sentito in modo drammatico. A livello di preparazione didattica, inoltre, l’ attaccamento a rigidi schemi d’insegnamento arroccati nella pretesa di impartire le lezioni attraverso il metodo grammaticale-traduttivo denota una certa obsolescenza che impedisce un’adeguata trattazione dell’idioma con il ventaglio di funzioni linguistiche ad esso afferenti (funzione referenziale, funzione personale, funzione strumentale, ecc.). La necessità di promuovere un aggiornamento che produca un miglioramento dell’offerta della didattica dell’italiano tuttavia non si esaurisce nell’acquisizione degli approcci e dei metodi più recenti ma contempla, nella fattispecie, la necessità di affinare ed approfondire la competenza linguistico-grammaticale e la conoscenza dei meccanismi della morfo-sintassi, domini, questi, che si possono analizzare meglio per mezzo di un approccio “contrastivo”, il quale mette in risalto i maggiori ostacoli, le similitudini e le differenze strutturali tra la lingua italiana e quella madre dei discenti.
Date queste peculiarità di fondo, si può facilmente concludere che la didattica dell’italiano deve fare i conti con un contesto evidentemente marginale in cui gli approcci e i metodi devono essere opportunamente calibrati ai particolari bisogni dei destinatari.

 

 

Al di fuori dell'Istituto, ci sono altre realtà operanti nel territorio: scuole, istituti, università? E soprattutto, esistono delle reti di solidarietà o comunque di collaborazione con istituzioni locali?

La collaborazione con le istituzioni locali si traduce in una serie di accordi con alcuni enti per quanto attiene alle attività extradidattiche promosse dall’istituto. Per esempio l’Istituto Guatemalteco Americano, il Ministero di Cultura e l’Universidad Francisco Marroquín mettono a disposizione i loro teatri per i concerti di artisti italiani. Nel caso dell’Universidad Landivar è l’IIC che ospita le loro conferenze due volte al mese ma soprattutto ricordiamo la serie di accordi per l’attivazione e il potenziamento dei corsi d’italiano cui si fa riferimento nella prima risposta.
Per quanto concerne la Società Dante Alighieri, con cui il rapporto rimane sempre fondato sulla massima cordiale disponibilità, in passato si sono coordinati degli eventi in comune come per esempio alcune conferenze tenute presso la loro sede ed eventi promozionali come per esempio la festa d’Italia.
Venendo alla seconda parte della domanda, l’Istituto collabora attivamente con l’Associazione delle Dame Italiane che realizzano uno splendido lavoro a livello sociale con i bambini delle zone emarginate della capitale guatemalteca mediante presentazioni di libri, concerti, opere teatrali e offrendo lo spazio per esposizioni o mercatini a scopo di beneficenza. Con le ONG italiane che si dedicano alla cooperazione allo sviluppo abbiamo un organico rapporto di collaborazione che periodicamente trova una sua concretizzazione in incontri, convegni, dibattiti vertenti sulle problematiche locali o presentazioni di documentari inerenti a temi sociali, oppure nell’allestimento di esposizioni di tessuti tipici realizzati dalle reti di artigiani indigeni, coordinati e patrocinati dalle ONG del nostro paese nelle varie zone del Guatemala.

 

 

Ci può dipingere, anche sulla base delle testimonianze raccolte dagli insegnanti, il profilo di un giovane guatemalteco appassionato alla lingua italiana? Quali sono le motivazioni che lo spingono ad avvicinarsi alla nostra cultura? Esistono degli argomenti, invece, di particolare contrasto tra la cultura italiana e quella guatemalteca?

Un giovane guatemalteco che s’iscrive a un corso d’italiano normalmente è una persona di estrazione medio-alta con un discreto grado d’alfabetizzazione ma con una competenza metalinguistica non molto sviluppata, il che rende molto problematica la sistematizzazione dei meccanismi morfosintattici nella fase di sintesi grammaticale. Le ragioni che conducono un giovane guatemalteco ad intraprendere lo studio della lingua italiana presso l’Istituto Italiano di Cultura, la Dante Alighieri oppure all’Università Landívar sono legate alla curiosità nei confronti di una cultura millenaria il più delle volte associata all’arte, alla musica, all’opera, alla buona cucina e al calcio. Una parte molto ridotta di discenti è costituita da coloro che per la natura del loro lavoro (molte volte commerciale) devono esprimersi oppure scrivere in italiano. Vi è anche una parte, tuttavia poco consistente, di discenti figli o discendenti di oriundi che risiedono in Guatemala da molti anni, che optano per lo studio dell’italiano per il recupero delle proprie origini. Un altro motivo di forte contrasto fra la cultura italiana e quella guatemalteca ovviamente riflette la profonda sperequazione e le forti contraddizioni socio-economiche del paese centroamericano. Per esempio, come facevo notare prima, la classe sociale dello studente d’italiano che frequenta i corsi dell’IIC, dell’Universidad Landivar e della Società Dante Alighieri è notevolmente diversa da quella di uno studente universitario del CALUSAC dal momento che solo in quest’ultimo caso il pagamento dell’iscrizione non costituisce un onere troppo elevato.

 

 

Esiste una comunità di italiani emigrati in Guatemala? Ho notato, tra l'altro, la presenza di un Club Italiano a Città del Guatemala.

La comunità di italiani in Guatemala è composta da circa 4100 persone, un dato inferiore rispetto a altre comunità di oriundi italiani dislocate in America Latina come per esempio in Argentina o in Brasile ma che comunque può considerarsi consistente in rapporto sia all’estensione territoriale che alla demografia del paese. Gli italiani e i discendenti si concentrano nella capitale, Antigua e Quetzaltenango e sono per lo più impiegati nel settore imprenditoriale. Un loro punto di riferimento è il Circolo Sociale Italiano, sorto negli anni ’30, e al cui interno ha sede la Società Dante Alighieri, che imparte corsi d’italiano e il Comites.

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